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I pirati (della strada) dei Caraibi

Vin Diesel, Paul Walker e Tyrese Gibson presentano in Italia Fast & Furious 5.
di Ilaria Ravarino

Vin Diesel e Paul Walker armati fino ai denti in una scena del film Fast & Furious 5, di Justin Lin.
Vin Diesel (Mark Vincent) (56 anni) 18 luglio 1967, New York City (New York - USA) - Cancro. Interpreta Dominic Toretto nel film di Justin Lin Fast & Furious 5.

venerdì 29 aprile 2011 - Incontri

C’era una volta Sylvester Stallone, col muso da duro, il background da ragazzo di strada e i suoi personaggi in cerca di rivincita. C’era Arnold Schwarzenegger, un metro e ottanta di muscoli scolpiti, famiglia di militari, ruoli da macho senza ritorno. E Bruce Willis, ex camionista Duro a morire che oggi va per le 60 primavere e guarda con ironia alla sua carriera da divo d’azione. Ma tutto questo accadeva un millennio fa, in un mondo diverso di uomini duri dal corpo spettacolare, ben prima che la tecnologia permettesse ai film d’azione di far spettacolo indipendentemente dai corpi dei propri eroi. In principio fu Fast & Furious, anno 2001, che tra una corsa in macchina e un inseguimento a folli velocità presentò al mondo il nuovo mito del machismo hollywoodiano: l’afro-italo americano Vin Diesel, generoso attore e talentuoso filmaker invitato a soli 28 anni al Festival di Cannes, che nei panni dell’eroe casual Dom Torretto diede il via alla più longeva saga automobilistica della storia del cinema. Tornato nei panni di Torretto una seconda volta in un cameo nel 2006 con Fast & Furious Tokyo Drift, per il gran rientro nel quinto episodio dell’epopea, Fast & Furious 5 nei cinema dal 4 maggio, Diesel ha riunito intorno a sé la miglior squadra di expendables del nuovo millennio: il fascinoso metrosexual dagli occhi verdi Paul Walker, l’ex modello e vj Tyrese Gibson, il rapper obamiano Ludacris, nella cornice pirat-friendly di Rio e dei Caraibi. Fast & Furious 5, penultimo capitolo di una saga che compie dieci anni, è la consacrazione definitiva del nuovo macho hollywoodiano, poco scolpito nel corpo ma, a dar retta a Vin Diesel, «incredibilmente dotato di cuore».

Dopo Sly e Schwarzenegger, come sono cambiati gli eroi dei film d’azione?
Walker: Sono cambiati moltissimo, oggi eroi come quelli interpretati da Stallone non sarebbero più attuali. Con i social network, Twitter e Facebook, le persone hanno imparato ad apprezzare l’uomo comune, quello che lotta nel quotidiano per ottenere qualcosa. Il mio personaggio è proprio così: un uomo come tanti che finisce per avere una vita da eroe. Ci si identifica di più in un ruolo del genere.
Gibson: Quel tipo di personaggi alla Stallone sono credibili ormai solo nell’ambito dei supereroi, nell’Universo Marvel. Ma si tratta di un genere diverso dal nostro, tutto pura adrenalina, energia, sensualità.
Diesel: Oggi non c’è più bisogno di avere una o più star per vendere un film come questo. Il secondo Fast & Furious ha battuto tutti i record senza grandi nomi, e anche se nel quinto capitolo ci sono molti grandi attori, è solo perché lo richiede la storia.

Quanto conta la storia in un film che punta sull’azione?
Diesel: Tanto. È per questo che sono anche produttore del film, perché volevo migliorare lo standard del prodotto. Ho accettato di fare un cameo nel secondo film della saga, sollecitato dagli studios, per ottenere il controllo creativo sugli ultimi tre capitoli.

Da allora come si è evoluta la saga? Qual è stato il suo contributo?
Diesel: I primi tre Fast and Furious non seguivano una vera e propria evoluzione narrativa. Questo capitolo invece è il primo che comincia con la stessa scena con cui è finito il precedente, e lo ritengo la mia più grande vittoria a Hollywood. Per me era fondamentale rispettare il pubblico continuando la storia, anziché sfruttare un marchio fortunato come quello di Fast & Furious per raccontare qualcos’altro. E uno dei motivi per cui ritengo questo film il migliore è perché è davvero la continuazione di una saga. Gli studios hanno dimenticato una regola fondamentale, cioè che il pubblico deve sempre chiedersi: che cosa succede adesso?

Rispetto al precedente, questo film sembra più leggero. Perché?
Diesel: Il precedente era un film più sobrio, qui siamo nel pieno della seconda parte di una trilogia e sentivamo il bisogno di leggerezza, di ritrovare il sorriso.

Perché avete scelto di ambientarlo a Rio?
Diesel: Era stato pensato fin dall’inizio. Si accenna a Rio nel quarto capitolo, in un dialogo in spiaggia.

Perché tanta attenzione al tema della famiglia? Cosa c’entra con le corse?
Diesel: Quello della famiglia è un tema ricorrente nel mio lavoro. È una cosa che la gente non si aspetta in un action movie. Si tende a pensare che questo genere di film non possa affrontare temi concreti, o avere dialoghi profondi. I film d’azione possono avere un cuore: Fast & Furious 5, che supera per azione tutti i film precedenti, ha il cuore più grande di tutti.
Walker: Parlare della famiglia significa ricordare al pubblico che è normale desiderare di sentirsi parte di qualcosa di più grande. È confortante. Un tema semplice, ma molto ricco.

Le corse in macchina illegali sono una piaga per i più giovani. Che ne pensate?
Walker: Io sono cresciuto nella vallata di San Fernando a Los Angeles, la stessa del primo Fast & Furious. Il cosiddetto tuning, cioè la pratica di modificare le macchine, era un fenomeno molto diffuso quando andavo a scuola. Oggi si è ridotto, e forse abbiamo contribuito noi stessi al declino: la polizia ha chiuso molte strade usate per le corse, l’attenzione mediatica ha calmato i bollenti spiriti. Io stesso sono un appassionato di corse professionali, ho fatto alcune gare, ho una Bmw M3 e un mio garage. Tutto legale.

Diesel, ha mai pensato di tornare alla regia?
Diesel: Recito da quando avevo 7 anni, per me è come una terapia. Dopo 20 anni che cercavo lavoro e non mi prendeva nessuno, diressi un corto, Multifacial, e con un altro film vinsi il Sundance 2007. Se non l’avessi fatto, adesso non sarei qua: era la mia ultima opportunità per realizzare un sogno che stavo abbandonando. L’unica cosa che ho diretto è stato il prequel di Fast and Furious 4, adesso purtroppo non ho tempo per fare altro. Sarò presto Annibale il conquistatore e il mio obiettivo, studios permettendo, sarà di trasformare anche quel film in una trilogia.

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