ennas
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mercoledì 21 novembre 2012
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distanze e speranze
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-“ Non so come fu ma al primo sguardo che diedi all’edificio un senso di abbattimento invase il mio spirito” E:A. Poe. La casa degli Usher.-
Questa citazione finale nel film di Tony Kaye potrebbe secondo me ,comparire all’inizio come incipit di questo suo lavoro.
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-“ Non so come fu ma al primo sguardo che diedi all’edificio un senso di abbattimento invase il mio spirito” E:A. Poe. La casa degli Usher.-
Questa citazione finale nel film di Tony Kaye potrebbe secondo me ,comparire all’inizio come incipit di questo suo lavoro. Il supplente Henry Barthes ( un Adrian Brody altamente espressivo) comunica fin da subito la tristezza esistenziale del suo finto distacco, mentre si dirige verso la scuola dove temporaneamente svolgerà il suo insegnamento, attraversando periferie degradate.
La scuola dove è diretto ci viene presentata brutalmente come un contenitore di barbarie: allievi insolenti,difesi via telefono da genitori assenti e pur minacciosi, si contrappongono ad insegnanti smarriti. In questo ventaglio di soggetti, spiccano tipologie umane quasi caricaturali ( il vecchio insegnante cinico e burlone ( bravissimo l’attore), il ragazzo nero sprezzante, ecc.) Definire degrado un simile girone dantesco mi pare un’eufemismo e “il distacco “ dell’eroe, ultimo arrivato in questo bailamme sembra quasi un dono provvidenziale.
Il protagonista è anch’esso portatore di una propria ferita esistenziale piuttosto pesante , lo apprendiamo da cine-brutti flashbak che intercalano il film, sicchè la sua dedizione affettiva al nonno ( probabile aguzzino della madre suicida) ci viene declinata a mio parere, con scarsa profondità .
Va un po’ meglio nel legame che si instaura , fuori dalla scuola, tra Henry e la giovane prostituta, dove si intrecciano bisogni affettivi e di protezione, attimi fuggenti risucchiati da una realtà spietata. ( Il salvatore affida la ragazza ai servizi sociali ed essa ha forse contratto l’AIDS.)
La cortina difensiva di Henry riesce a conferigli un alone di dignità e fermezza apparenti che lo farà accettare dai suoi allievi ma questo non basterà ad evitare equivoci e tragedie e tutti i personaggi appaiono avviluppati in una solitudine senza rimedi.
E’ un manifesto di solidarietà a quanti operano in una scuola allo sbando? Un applauso al loro continuare la propria “ missione educativa,” nonostante tutto? E’ sicuramente un durissimo atto di accusa contro una situazione che sembra irrimediabile.
Nell’insieme.mi pare che la regia abbia messo troppa carne al fuoco in maniera un po’ frenetica e ciò nuoce alla profondità dei temi sul tappeto. Nè contribuiscono a sufficienza, le diverse citazioni letterarie sparse nel film. Un messaggio prevalente può dare l’idea che gli sforzi messi in campo, volontari o inconsapevoli, non modificano la situazione di fondo e possono determinare danni individuali ( il nostro eroe rischia di essere equivocato dalla giovane collega, la studentessa Meredith si suicida ( tendente al macabro insistito, la ripresa di questa morte).
Un nichilismo pietrificante pervade in modo pesante l’intero film. Forse la regia ha voluto evitare illusioni e facili ottimismi ma trattandosi anche di un contenuto legato al tema educativo è troppo aspirare a qualche timida speranza soprattutto per i giovani?
Per me è comunque un film da vedere, con diversi bravissimi attori a partire dal protagonista ed anche pezzi di buon cinema, preparando in anticipo una cioccolata calda , per il ritorno.
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riccardo tavani
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domenica 11 novembre 2012
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l'cchiappa ragazzi nella voragine della scuola
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Fin dalle prime scene di questo film, torna alla mente un’immagine che è anche il titolo di un celebre romanzo americano del 1951, “The Catcher in the Rye” di J. D. Salinger. In Italia è stato tradotto con “Il giovane Holden”, perché il titolo originale è pressoché intraducibile nella nostra lingua. Corrisponde a qualcosa come “Il raccoglitore nella segale” ed è il mestiere che Holden vorrebbe fare da grande: salvare i ragazzini che rischiano di cadere giù dai bordi di un campo di segale, posto ai limiti di un precipizio. Tale immagine fu scelta anche da un nostro grande neuro psichiatra infantile, Marco Lombardo Radice, morto nel 1989, a soli 41 anni, e autore con Lidia Ravera di un altro furoreggiante romanzo degli anni ‘70, “Porci con le ali”.
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Fin dalle prime scene di questo film, torna alla mente un’immagine che è anche il titolo di un celebre romanzo americano del 1951, “The Catcher in the Rye” di J. D. Salinger. In Italia è stato tradotto con “Il giovane Holden”, perché il titolo originale è pressoché intraducibile nella nostra lingua. Corrisponde a qualcosa come “Il raccoglitore nella segale” ed è il mestiere che Holden vorrebbe fare da grande: salvare i ragazzini che rischiano di cadere giù dai bordi di un campo di segale, posto ai limiti di un precipizio. Tale immagine fu scelta anche da un nostro grande neuro psichiatra infantile, Marco Lombardo Radice, morto nel 1989, a soli 41 anni, e autore con Lidia Ravera di un altro furoreggiante romanzo degli anni ‘70, “Porci con le ali”. La differenza tra il giovane Holden e il personaggio di questo film, l’insegnante di letteratura Henry Barthes, sta nel fatto che il primo sogna di salvare i ragazzini, il secondo no, anzi: vuole svolgere il suo lavoro e vivere la sua vita con distacco, al punto tale che si auto definisce non-persona. Eppure, lo dice una citazione di Albert Camus all’inizio del film: più vivevo con distacco più mi sentivo coinvolto. Henry Barthes non è un insegnante di ruolo ma un supplente permanente. È un tappabuchi nella voragine del sistema educativo americano. Non deve cercare di portare avanti il programma ma tentare di tenere i ragazzi a scuola, di fare loro superare il trimestre di mezzo, per poi riconsegnarli all’insegnante di ruolo per la conclusione dell’anno. Paradossalmente, proprio per questo, il suo ruolo non può essere che quello di “raccoglitore nella segale”. Sa che non può dare solo letteratura ma ragioni esistenziali sonanti per continuare a studiare e vivere la vita in un certo modo – non auto distruttivo. La vicenda del film lo coglie all’inizio del suo incarico di supplente in una tipica pubblica media superiore americana, ma che somiglia molto anche ai nostri istituti. Clima completamente degradato, ragazzi e genitori che insultano, minacciano gli insegnanti e sputano loro in faccia; la direttrice che sta per essere sbolognata e l’intera scuola messa in dubbio di sopravvivenza. La decomposizione della scuola pubblica, però, si riversa anche sulle strade pubbliche. Una notte Henry deve offrire ospitalità a una ragazzina che più che battere per sopravvivere, viene battuta dai suoi clienti e dalla vita stessa. Henry la raccoglie nella folta ombra notturna tra la segale, proprio sul bordo estremo del precipizio. Vede i giovani come ombre sole, insignificanti, private di qualsiasi speranza. Il sistema, non solo quello scolastico, ha completamente fallito nei loro confronti. E i ragazzi vedono nel suo “detachment” qualcosa di autenticamente coinvolgente e gli si attaccano, come a una possibilità se non di salvezza, almeno di speranza. Niente più che la cruciale frase di Walter Benjamin: “Solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza” si addice a questo personaggio. È una speranza, però, senza facili illusioni. La diagnosi è affidata all’immagine dei corridoi della scuola invasi da foglie morte e pagine ingiallite di libri trascinate dal vento. Immagine ispirata a un’altro celebre inizio di romanzo, “Il crollo della casa degli Uscher” di Edgar Alla Poe: “Non so come fu, ma al primo sguardo ch'io diedi all'edificio, un senso intollerabile di abbattimento invase il mio spirito”. Eccellente prova d’attore del protagonista nella coraggiosa scelta di un copione non da botteghino ma vero.
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serena moroni
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sabato 10 novembre 2012
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il distacco:il vero successo di un fallimento
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Questo è un film dove è quello che non vedi, quello che non ti viene detto,e che in parte non saprai mai, quello che ti colpisce al cuore e ti fa condividere il dolore del protagonista, Adrien Brody, come fosse il tuo stesso.E così c'è l'amore e il perdono per il nonno nonostante un intreccio di torbidi ricordi lo annodi al suicidio della madre e alle proprie infnili paure, c'è il non amore come progetto e al contrario l'azione di allontanamento dall'amore-orrore della piccola prostituta e il coinvolgimento progressivo con la sua vita.C'e la proclamazione di un approccio di insensibilità alle offese volgari degli studenti, che frequentano una scuola che si va estinguendo nella proposta educativa e nelle prospettive che offre,e invece una reale dura lotta per una rifondazione umana della loro vita, perseguita con accanimento tenero e irriducibile nella sua tensione al vero.
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Questo è un film dove è quello che non vedi, quello che non ti viene detto,e che in parte non saprai mai, quello che ti colpisce al cuore e ti fa condividere il dolore del protagonista, Adrien Brody, come fosse il tuo stesso.E così c'è l'amore e il perdono per il nonno nonostante un intreccio di torbidi ricordi lo annodi al suicidio della madre e alle proprie infnili paure, c'è il non amore come progetto e al contrario l'azione di allontanamento dall'amore-orrore della piccola prostituta e il coinvolgimento progressivo con la sua vita.C'e la proclamazione di un approccio di insensibilità alle offese volgari degli studenti, che frequentano una scuola che si va estinguendo nella proposta educativa e nelle prospettive che offre,e invece una reale dura lotta per una rifondazione umana della loro vita, perseguita con accanimento tenero e irriducibile nella sua tensione al vero. Tutt'intorno a lui si muove un mondo di personaggi persi nel proprio orticello didattico, a cui la non risposta degli studenti al proprio progetto educativo provoca disagio e delusione, se non disprezzo e odio.Così vediamo lungo il dipanarsi del film che il non amore è amore, il distacco è affezione, il disprezzo è tenerezza,l'insegnamento è trasmissione di un approccio possibile alla vita. E se il drammatico evolversi della vicenda umana dell'infelice e sensibile allieva attaccatasi al prof come ultima ancora di salvezza sembra significare fallimento , ancora una volta ecco il cambiamento operato negli studenti che lo salutano nel suo ultimo giorno di supplenza, la bellezza delle foto dell'allieva che nel giorno del suicidio organizza una propria mostra, e in ultimo l'immagine dell'abbraccio tra lui e la ragazzina che ha salvato dal marciapiede.Tutto ciò ci fa chiaro che possiamo proclamare quanto vogliamo che l'uomo è risultato di condizionamenti sociali e culturali, la realtà che fa emergere il film, anche quando lo negasse, è che ogni vero cuore chiama vero amore, desidera la giustizia la verità e vuole dare amore,e la violenza, anche quella contro se stessi, è l'immonda crosta di cui si ricopre un cuore terrorizzato dalla paura di non trovarlo.
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camilletta85
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sabato 10 novembre 2012
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l'uomo senza volto in una casa abbandonata
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Detachment ci restituisce un'immagine veemente ed impietosa della situazione scolastica nella "provincia" americana, e non solo.
Un uomo triste e senza volto, che tenta disperatamente di trasmettere messaggi di speranza, riscatto sociale,sete di conoscenza ad una classe vuota, invasa da foglie, rami secchi, fogli sparsi vorticanti nell'aria...Un uomo perennememnte con la valigia in mano come un novello Mary Poppins, ma che, a differenza della storia della Disney, non sempre riesce a somministrare la pillola con lo zucchero e a pronunciare le frasi magiche che riescono a salvare un ragazzo dalla strada.
Il film è ricco di immagini e di spunti. I suoi personaggi sono complessi, vari e per nulla stereotipati e scontati.
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Detachment ci restituisce un'immagine veemente ed impietosa della situazione scolastica nella "provincia" americana, e non solo.
Un uomo triste e senza volto, che tenta disperatamente di trasmettere messaggi di speranza, riscatto sociale,sete di conoscenza ad una classe vuota, invasa da foglie, rami secchi, fogli sparsi vorticanti nell'aria...Un uomo perennememnte con la valigia in mano come un novello Mary Poppins, ma che, a differenza della storia della Disney, non sempre riesce a somministrare la pillola con lo zucchero e a pronunciare le frasi magiche che riescono a salvare un ragazzo dalla strada.
Il film è ricco di immagini e di spunti. I suoi personaggi sono complessi, vari e per nulla stereotipati e scontati.
Lo stesso Barthes (Adrian Brody) non si dimostra sempre una guida sicura ed un personaggio all'altezza della situazione, come si vede nella storia della piccola Meredith, la ragazza sovrappeso che ha un talento naturale per la fotografia ed il disegno ma è alla disperata ricerca di qualcuno che la sostenga e la ascolti.
La recitazione è intensa e memorabile, dove spicca l'interpretazione di Brody e quella di Marcia Gay Harden (la preside), per non parlare della piccola prostituta di cui si prende cura il protagonista e del redivivo James Caan, nella parte del vecchio professore divertente e stralunato.
Il film vuole essere un inno all'importanza di credere nell'istitutzione scuola e nei suoi protagonisti, grandi e piccoli (nel senso dell'età) che siano.
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laganga
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martedì 2 ottobre 2012
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adrien brody !
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Un Attore eccelso per un film eccellente, interpretazione elegante di un supplente che ha appena ricevuto un incarico in una nuova scuola colma di alunni lavativi e insegnanti rassegnati, ai quali lui cerca di trasmettere qualcosa, cerca la fuga dal distacco, dal cinismo che lo pervade, in continue riflessioni interiori, anche perchè vittima di shock infantile che ritorna in età adulta.
In ogni film questo attore si dimostra impeccabile e riesce a turbare o emozionare chi lo guarda.
Hanry entra in contatto con una classe indisciplinata, poi con una babyprostituta di cui si prende cura ,lei debole, povera di speranze, come lui, cerca di esorcizzare il proprio disagio aiutandola .
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Un Attore eccelso per un film eccellente, interpretazione elegante di un supplente che ha appena ricevuto un incarico in una nuova scuola colma di alunni lavativi e insegnanti rassegnati, ai quali lui cerca di trasmettere qualcosa, cerca la fuga dal distacco, dal cinismo che lo pervade, in continue riflessioni interiori, anche perchè vittima di shock infantile che ritorna in età adulta.
In ogni film questo attore si dimostra impeccabile e riesce a turbare o emozionare chi lo guarda.
Hanry entra in contatto con una classe indisciplinata, poi con una babyprostituta di cui si prende cura ,lei debole, povera di speranze, come lui, cerca di esorcizzare il proprio disagio aiutandola . L'attore riesce ad avere un interpretazione magistrale alternando momenti di disagio personale, cinismo e lucido distacco in brevi monologhi, ad una umanità e comprensione verso gli elementi della classe, verso la prostituta e il padre morente , ciò denota grande sensibilità del regista, anche nella scelta di attore così espressivo ed eloquente.
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anribeil
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domenica 30 settembre 2012
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a scuola di vita
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Straordinaria prova di Adrian Brody: con quella sua faccia da punto interrogativo interpreta letteralmente l'improba difficoltà di insegnare non solo nella reietta scuola pubblica americana. Un film da non perdere anche per l'originale regia di Tony Kaie, incalzante e sperimentale, prestato al cinema dal versatile mondo del videoclip.
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paola d. g. 81
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domenica 26 agosto 2012
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una perla
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Ricco di citazioni esplicite (a Edgar Allan Poe) ed implicite (all'Attimo Fuggente e addirittura all'arte di Munch), questo film comunica messaggi forti e profondi attraverso amare riflessioni sulla scuola e la società americane (le cui dinamiche sono ormai familiari anche da noi), il ruolo della famiglia e la vita in generale. Il delicato equilibrio tra coinvolgimento e distacco, utile a fronteggiare il caos dell'esistenza ma non sufficiente nel momento della ricerca di un "vero appiglio", sembra essere la chiave di lettura più autentica di un lavoro veramente riuscito, a tinte forti e drammatiche ma ricco di un'intensità che sconcerta e lascia comunque filtrare la luce della speranza.
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martino76
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sabato 18 agosto 2012
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il mal di vivere
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Analisi del disagio umano che fa vittime tra tutti: grandi, piccoli, genitori, figli, insegnanti e alunni.
Una straordinaria interpretrazione di Adrien Brody, insegnante precario che si trascina stancamente a causa dei profondi solchi interiori lasciati da problemi familiari. Dentro di se però trova sempre la forza per insegnare ai suoi alunni a sopravvire in questa società che implode e miete vittime quotidianamente.
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eugenio
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lunedì 13 agosto 2012
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la nuova frontiera dell’insegnamento americano
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Atarassia e solipsismo ovvero freddezza e individualismo.Indicazioni di malattie dell’animo umano spesso trascurate che portano, nei casi più estremi, a manifestazioni acute di violenza sociale. Detachment ovvero Distacco di Kaye rappresenta, sotto le mentite spoglie di un mondo a noi ben noto e cioè quello scolastico, l’esemplificazione dei succitati termini contestualizzati alla figura dell’insegnante, il supplente Henry Barthes (Brody). Trasferito in un’istituzione scolastica non meglio identificata,emblema del degrado che contraddistingue un universo culturale in declino, il solitario insegnante dovrà affrontare, “sferzato” dai fantasmi del passato che non gli lasciano requie (il suicidio della madre a seguito di massiccia dose di farmaci e la pazzia del padre relegato in una casa di riposo), una classe di studenti disagiati, trascurati dai genitori spesso troppo inesistenti.
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Atarassia e solipsismo ovvero freddezza e individualismo.Indicazioni di malattie dell’animo umano spesso trascurate che portano, nei casi più estremi, a manifestazioni acute di violenza sociale. Detachment ovvero Distacco di Kaye rappresenta, sotto le mentite spoglie di un mondo a noi ben noto e cioè quello scolastico, l’esemplificazione dei succitati termini contestualizzati alla figura dell’insegnante, il supplente Henry Barthes (Brody). Trasferito in un’istituzione scolastica non meglio identificata,emblema del degrado che contraddistingue un universo culturale in declino, il solitario insegnante dovrà affrontare, “sferzato” dai fantasmi del passato che non gli lasciano requie (il suicidio della madre a seguito di massiccia dose di farmaci e la pazzia del padre relegato in una casa di riposo), una classe di studenti disagiati, trascurati dai genitori spesso troppo inesistenti. Una sfida assai impegnativa considerando il carattere introverso del giovane docente che avrà modo comunque di migliorare ma, soprattutto di aprirsi al mondo scoprendo anche personalità dalla profonda sensibilità spesso incomprese. Con tinte drammatiche accese, l’American Historiano Kaye utilizza ritardi narrativi tipici di spot pubblicitari e ritmi da lunghi piano sequenza per descrivere la crisi di un uomo solo contaminato dal male dell’angoscia che trova il suo naturale contrappunto nel paesaggio studentesco americano inquinato da una generazione senza ideali.Van Sant già in Elephant mostrava il massacro in un liceo americano perpetrato da due studenti come evento eccezionale atto a rompere la noia quotidiana obbligando lo spettatore a comprendere il senso del Male che alberga in psicolabili ragazzi. Kaye con Detachment si allontana dai dettami delle stragi americane mostrando tuttavia una possibile genesi “motivazionale”: ne è esempio la figura del ragazzo uccisore di gatti e della disadattata sociale Meredith incapace di esprimere i propri sentimenti dinanzi al professore nei cui panni Brody non riesce a essere convincente. Maschera di un personaggio emaciato per eccellenza, l’attore newyorkese figlio dei Queens premio Oscar per “il Pianista”, è perfetto nella sua torbida accettazione dello stato degli eventi ma mostra segni di artificiosità evidenti nel classico (ma mai banale) discorso agli studenti sull’importanza del loro futuro sulla forza dirompente della cultura (suggestiva, in questo senso, è la lettura della caduta della Casa degli Usher di Poe) con il rischio di essere troppo “innaturale”.
Detachment intraprende una via difficile da narrare senza stereotipi: è immediata l’associazione mentale al maestro Perboni di Cuore per la vena pessimistica che pervade i due personaggi, il Villaggio di Io speriamo che me la cavo per il contesto disagiato incontrato oppure Begaudeau del recente La classe per l’enfasi retorica delle citazioni letterarie oltre che per il comportamento anti-conformista. Troppe somiglianze con molti (più o meno ) illustri personaggi passati hanno come conseguenza il prevedibile risultato di non riuscire ad assumere sufficiente espressività e forza: Henry appare debole, precario, sconvolto da eventi che pur gravi, lo lasciano indifferente.Va segnalata l’abilità di Kaye nel frammentare le immagini e a intarsiare vita privata con istituzione pubblica; una descrizione dai contorni documentaristici, “un diario di viaggio” dell’equilibrio precario delle fondamenta scolastiche americane.
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fabrizio dividi
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domenica 12 agosto 2012
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we don't need no education
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Spesso la differenza al cinema non la determina l'originalità di una storia, ma il modo di raccontarla.
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Spesso la differenza al cinema non la determina l'originalità di una storia, ma il modo di raccontarla.
Seppur con gradazioni differenti, quando il contesto scolastico degradato e problematico, di "The detachment" è stato raccontato da Solondz abbiamo avuto la sferzante ironia di "Fuga dalla terza media"; con "la classe" di Cantet si percepisce un sobrio positivismo sociale, realistico e costruttivo. Poesia con il maestro Vigo agli albori del cinema con il capolavoro "Zero in condotta" e facile spettacolarità, ma non solo banalmente hollywooodiana, con "Classe violenta". L'elenco potrebbe continuare anche senza scomodare Petri, Truffaut e Weir, ma quel che è certo è la imbarazzante interpretazione di un mondo senza speranza che Tony Kaye ci propone in un film che si rivela un lungo elenco di luoghi comuni, didascalie, "cose che ti aspetti" che sfiorano spesso il ridicolo. Imbarazzante per chi scrive, per abitudine non avvezzo alla stroncatura, per di più di fronte ad una sfilza di premi tanto impressionante quanto inspiegabile, figlia di un epoca, forse, che deve espiare in qualche modo un distacco generazionale così marcato.
Le situazioni sono ovviamente tragiche e senza speranza: il suicidio di un adolescente "talento" incompreso, l'incomunicabilità familiare, il professore prima deriso e poi rispettato (arridatece i poeti estinti!), il tutto nella cornice di un improbabile struttura scolastica popolata da una galleria di grotteschi individui (magari fossero rappresentati in chiave ironica e non al contrario del tutto patetici) che fanno pensare ad un b-movie di fantascienza in cui si è appena liberato il virus dello stress. Nella "scuola più pazza del mondo" infatti troviamo la assistente sociale isterica (povera Lucy Liu), la macchietta del cinico prof (James Caan), e altre figure al di là del verosimile come la preside impasticcata e il frustrato maestrino che ha una famiglia devastata con moglie perennemente lobotomizzata davanti alla tv e figlio attaccato ad internet, esattamente come il 90 % degli abitanti del pianeta Terra.
Lasciamo per ultimo il pur bravo Adrien Brody, bravo si ma reduce da una sfilza di film poco significativi e che forse qui eguaglia il valore artistico di "Predators". Il suo personaggio, un idealista puro neanche a dirsi, si trova a fronteggiare una serie di situazioni talmente paradossali e retoriche da doppiare ampiamente il limes della parodia. Ospita per filantropico senso civico una giovane prostituta in casa propria (ma quando mai), fa innamorare di schianto la più sfigata della classe, accompagna alla morte il nonno (violento con sua madre, ma cosa volete che sia...) e come se non bastasse viene scambiato per pedofilo dalla bella Christina Hendriks, la splendida "rossa" di Mad Men, mentre consola l'obesa e depressa allieva.
Il finale è coerente: un raggio di sole fa capolino tra i tetti, foriero di speranza, accompagnando la conversione laica della piccola emula di Jodie Foster di "Taxi driver" e la lettura di un brano della "Casa degli Usher" prova a dare spessore ad una storia sconclusionata, furba, pretenziosa anche nelle sfocature, nel montaggio, nei mossi e negli zoom e, come se non bastasse, negli interminabili intermezzi animati e nell'espediente del racconto in prima persona del protagonista (pensiamo a "Idioti" o a "District 9" per intenderci), ripetitivo fardello poco integrato con il contesto, Peccato veniale in una cotanta accozzaglia di idee, pessime e confuse, che come unico merito fanno pensare che la realtà, a conti fatti, non può essere così terribile. Fabrizio Dividi
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[+] adrien brody ha denunciato dario argento
(di giovannispada)
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[+] maestro brody perdoni argento anche lui è trash !!
(di giovannispada)
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[+] idee pessime e confuse
(di arnaco)
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