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Il pesce rosso cambia acqua ma non perde il vizio

Dopo il successo in TV, esce in sala Boris, la fuoriserie tutta italiana.
di Marianna Cappi

Francesco Pannofino (René Ferretti) in una scena di Boris - Il film di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo.
Francesco Pannofino (65 anni) 14 novembre 1958, Pieve di Teco (Italia) - Scorpione. Interpreta René Ferretti nel film di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo Boris - Il Film.

martedì 29 marzo 2011 - Incontri

Dopo Lo Squalo un altro gigante del cinema”, annuncia la locandina. Chi è? È il pesce rosso più famoso d’Italia e si chiama Boris. Secondo il regista René Ferretti porta fortuna, ed è per questo che lo vuole sempre con sé, a casa e sul set. Dopo aver visto il film possiamo assicurare che è vero. Il balzo di Boris dalla boccia televisiva all’acquario del cinema ne preserva la natura e il colore, per la gioia dei fan della prima ora, ma lo rende anche perfettamente godibile per chi non conosce la serie, evitando di parlare esclusivamente il gergo degli iniziati. Storia tragicomica di un regista a cui viene sistematicamente impedito di fare un lavoro di qualità, Boris parla del nostro cinema e del nostro paese con il sorriso sulle labbra e la morte nel cuore, ma anche un po’ viceversa.
La conferenza stampa romana è stata interrotta e animata ad un certo punto da una manifestazione di precari, che allo slogan di “Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta” hanno annunciato che scenderanno in piazza il prossimo 9 aprile per affermare che la precarietà del lavoro e di vita è cosa insostenibile e che la parte dello stagista schiavo non è una parte che nessuno desideri interpretare a lungo. Gli autori del film, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, e tutti gli attori presenti hanno subito solidarizzato con i manifestanti.

Come ha fatto la Wildside a convincere Rai Cinema a fare un film (e 01 a distribuirlo) in cui se non la si prende in giro esplicitamente davvero poco ci manca?
Paolo Del Brocco (Rai Cinema): Quando Lorenzo (Mieli, ndr) ci ha proposto il film ci siamo effettivamente interrogati per 5 minuti, ma poi Cecilia Valmarana ci ha talmente stressato per farlo che ci siamo convinti ed entusiasmati. E poi un po’ di autoironia fa bene.
Lorenzo Mieli: L’autoironia è stata tanta. Gli autori del film ci hanno detto fin dalla prima riunione “parleremo di voi” e così hanno fatto. Ma Boris in tv aveva già fatto tre bellissime stagioni e secondo noi, a questo punto, il cinema era il mezzo più adatto per continuare a parlare dell’Italia, del nostro cinema.

È un film sul cinema italiano, in cui si racconta la condanna alla commedia a cui gli autori sono sottoposti dalle produzioni. Aurelio De Laurentiis ha visto il film?
Mattia Torre: Non so se lo ha visto, non credo proprio. A noi piaceva raccontare il personaggio di Ferretti in questo suo viaggio, che Giacomo ha definito “un road movie da fermo”, perché non riesce a fare quello che spera e viene inglobato in questo vortice, da cui non si esce. Giacomo Ciarrapico: Di fatto anche noi facciamo una commedia per fare ridere, se non accade abbiamo perso, ma, detto questo, c’è commedia e commedia: si può farla fine a se stessa e si può far ridere e anche dire qualcosa.
Luca Vendruscolo: A differenza dei cinepanettoni noi evitiamo di perdonare gli italiani nel loro cialtronismo, come avviene nelle commedie che non hanno dietro un grande senso del tragico. Qui ce n’è, mi pare.

Il film non deluderà i fan della serie, ma non c’è niente “a c…. di cane”, è un prodotto cinematografico di qualità. Com’è successo?
Ciarrapico: Beh, non è che il film di Ferretti “La Casta” (il film nel film, ndr) sia poi questo capolavoro…. A parte questo, abbiamo scelto di non insistere troppo sui soliti tormentoni, come “smarmella” o “a c…. di cane”, per non abusare.
In una scena coraggiosissima, una scimmia fa la parte del “numero cinque di Medusa”. La Rai non ve l’ha fatta tagliare?
Torre: No, anzi! Ne voleva un’altra con un altro animale. Vendruscolo: In realtà è una scena che ci è stata ordinata, noi non la volevamo mettere.

Rosanna Gentili è Marilita Loy. Come la prenderà Margherita Buy?
Ciarrapico: Marilita non è una caricatura della sola Buy. Molte attrici, con questa dittatura dell’insicurezza comandano più di Corinna e di Stanis.

Avete scartato molto materiale? Prendete in giro le soap e i cinepanettoni, ma non risparmiate nemmeno il cinema d’autore…
Vendruscolo: La prossima volta che ci chiederanno di trarre un film da una serie chiederemo tre ore di tempo, perché è impossibile mettere 15 personaggi che ci hanno tanto divertito in un’ora e 40 minuti. Il cinema d’autore? Ce n’è molto che merita di essere preso in giro, diciamocelo.
Ciarrapico: Il primo premontaggio durava 3 ore e 5 minuti, diciamo che non era ritmatissimo, ma lo dico per dare l’idea di quanta roba è stata eliminata, anche buona. Per esempio la scena in cui Stanis andava in una comunità di barboni convinto che tutti sapessero che aveva interpretato un barbone in un episodio de "Gli Occhi del Cuore 2" e poi li salutava dicendo “non cambiate mai!”.

Iniziare piazzando Ratzinger nel mirino della satira. Perché?
Mieli: In realtà il film cominciava con un’altra gag: Moggi che correva al ralenti in un campo di calcio, nella fiction “Moggi, l’inferno di un innocente”, ma siccome i tre autori sono da sempre preoccupatissimi di come reagirà il pubblico francese, hanno scelto un personaggio più universale.

Carolina Crescentini nei panni di Corinna Negri deve far finta di non far finta di far finta. Un esercizio virtuosistico. Come fai?
Crescentini: il merito è tutto degli sceneggiatori. A volte quando leggevo il copione pensavo: “ma come gli è venuto in mente?”

Scrivere in tre è usuale ma dirigere in tre è abbastanza insolito. Come funzionava sul set?
Rosanna Gentili: Luca è quello serio, che ti dà i riferimenti teatrali colti; Giacomo pensa di più alla recitazioni, dà indicazioni su come fare con la voce e con lo sguardo; Mattia è quello pratico, che riassume gli altri due. Sono anche molto rassicuranti, ti vengono subito a dire: “brava. Faceva ridere”.
Vendruscolo: Anche se non è vero.
Ciarrapico: La verità è che spesso giriamo due versioni e scegliamo al montaggio.
Pannofino: No, la verità è che eravamo noi attori che dovevamo fare la sintesi delle loro indicazioni, se no a quest’ora eravamo ancora sul set.

Nella sua lezione sul cinepattone, Tirabassi cita il discorso della “discesa in campo” di Berlusconi. Perché?
Ciarrapico: Ci sembrava inevitabile.

“L’impepata di cozze” a che genere di sceneggiatura si riferisce esattamente?
Ciarrapico: A quelle in cui l’autore dice delle cose troppo universali, allude, dice e non dice.

Voi certo non alludete, citate Fini, ma anche “Walter”. Avete avuto delle limitazioni o avete scritto in libertà?
Vendruscolo: Non ci siamo posti nessun limite nella scrittura né ce ne hanno posti. C’è qualcosa di incredibile nelle forze in campo che ha reso possibile questa straordinaria libertà di espressione. Ne siamo fieri e felici.

È previsto un sequel o una quarta stagione in tv?
Ciarrapico: Nessuno dei due.

E per chiudere…
Pannofino: Volevo dire che la mamma di René nel film è la mia vera mamma, che è qui in sala. Grazie mamma. Non l’hanno neanche pagata, davvero.

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