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Re leoni e regine ghepardo

Claudia Cardinale narra il “cerchio della vita” dei felini in African Cats.
di Edoardo Becattini

Una scena del film African Cats.

giovedì 21 luglio 2011 - Incontri

Da piccola, quando viveva ancora a Tunisi, sognava di fare l'esploratrice. Poi, la sua straordinaria bellezza scelse per lei le luci di Cinecittà e i sentieri aurei della celebrità internazionale ai safari nei territori selvaggi. E tuttavia, sono molti gli indizi nel percorso di Claudia Cardinale che rivelano ancora oggi, dopo più di cinquant'anni di carriera, questa disposizione interiore a viaggiare e un certo fascino per i mondi naturali e le creature che vi abitano. Non solo il fatto di essere ancora una ragazza con la valigia sempre in giro per il mondo a ritirare premi o a girare nuovi film, ma anche per via di un curioso destino che la avvicina continuamente ai grossi felini. Così, dopo Il Gattopardo di Visconti e La Pantera Rosa di Blake Edwards, Claudia Cardinale decide di abbracciare tutto il vasto mondo dei “gatti africani” prestando la sua voce particolare come narratrice per African Cats, nuova avventura nel mondo del documentario da parte della Disney. Per una storia che racconta il “cerchio della vita” di veri re leoni e regine ghepardo, descrivendone le migrazioni, i sentimenti e le lotte per la quotidiana sopravvivenza come una grande epopea familiare, la voce della Cardinale, rispetto a quella di Samuel L. Jackson della versione originale, aiuta anche a dare una diversa enfasi ai rapporti fra madri e figli analizzati dal film. Lei stessa, durante l'intervista rilasciata in occasione dell'uscita estiva del film, ne ha spiegato la formula: “La cosa più bella è che sono grandi storie di famiglia, solo che avvengono fra gli animali”.

Come è stata l'esperienza col doppiaggio?
È la prima volta che presto la mia voce per un documentario e devo dire che è stata un'esperienza bellissima. Guardando il film sembrava che questi animali fossero tutti degli attori, erano incredibili! È stata stupendo lavorare per un film sugli animali africani. Amo profondamente la natura e cerco sempre di difenderla come posso; inoltre sono molto legata all'Africa perché ci sono nata e nella mia vita l'ho girata tutta, dal nord al sud, ed è un continente bellissimo.

Nella versione originale la voce narrante è di Samuel L. Jackson. Perché pensa che abbiano scelto lei per quella italiana?
Perché ho una voce da uomo, molto bassa. Il che alle volte genera anche situazioni comiche. Per esempio, al telefono la gente non mi riconosce al telefono e mi chiede: “Salve signore, può passarmi la signora Cardinale?” A parte tutto, credo mi abbiano scelto per il mio impegno per la tutela della natura che svolgo per l'Unesco, oltre che per il fatto che le mie radici sono nel nord dell'Africa.

Com'è stato prestare la propria voce quando per tutta la prima parte della sua carriera lei ha ricevuto una voce attraverso il doppiaggio?
Sì, è una cosa divertente. C'è da dire che quando girai i miei primi film non parlavo ancora bene italiano, e poi avevo questa voce bassa e maschile che dicevano non si adattasse al mio corpo, per cui mi mettevano sempre una voce diversa. Il primo che mi ha lasciato parlare con la mia voce è stato Federico Fellini in 8 ½.

In quale di questi felini si identifica di più?
È complicato da dire, sono tutti bellissimi e tutti così umani. Mentre guardavo il film, mi domandavo spesso come abbiano fatto a riprenderli a una distanza così ravvicinata senza spaventarli. Forse fra i vari protagonisti di African Cats l'animale a cui sono più affezionata è la leonessa Mara. D'altronde anch'io sono stata una Mara nella mia vita, quando ho girato La ragazza di Bube con Comencini. Anche se, per ovvie ragioni, sono molto affezionata anche ai gattopardi...

Cosa l'ha colpita di più del documentario, l'amore per la natura o la forza universale della maternità?
Credo sia molto importante impegnarsi per la difesa degli animali e della natura, infatti non amo molto le persone che vanno a caccia, francamente. Certo, però che questo film è bellissimo perché ci fa vedere una mamma che difende i suoi cuccioli a ogni costo, che è pronta a dare tutto per i propri figli, anche se stessa.

Qual è il suo rapporto con gli animali?
Quando abbiamo presentato Il Gattopardo al festival di Cannes, io, Luchino Visconti e Burt Lancaster facemmo una passeggiata sulla spiaggia in compagnia di un ghepardo. Quando tentai di avvicinarmi per accarezzarlo, Luchino mi riprese dicendomi che non era mica una gattina... Ma non è l'unico momento in cui ho avuto a che fare con animali pericolosi. Prima ancora, quando giravo Il circo e la sua grande avventura con John Wayne e Rita Hayworth, un giorno sono entrata nella gabbia dei leoni, mentre una volta a Miami, mentre giravo un film con Rock Hudson, sono scesa nel fiume dove c'era un caimano enorme e l'ho accarezzato. Rock Hudson stava per svenire, pensava fossi completamente matta! Poi ancora, tempo fa, per beneficenza, feci una foto con un ghepardo e la cosa buffa e che lo scatto mi riprese abbracciata all'animale mentre mi baciava. Quella foto ha fatto un sacco di soldi... Però non dimentichiamo anche che ho fatto un film in Amazzonia, Fitzcarraldo, dove c'erano scimmie che ci saltavano continuamente addosso e ci mettevano la lingua nell'orecchio. Diciamo che sono abituata all'amore degli animali. Quando abitavo a Roma, nella mia villa avevo molti gatti, ma purtroppo da quando sto a Parigi è più complicato perché sono continuamente in viaggio.

A cosa sta lavorando ultimamente?
Da un po' di tempo lavoro molto all'estero, soprattutto con registi esordienti. Credo sia molto importante aiutare i giovani perché ci sono molte difficoltà per loro nel mondo del cinema. Adesso sto preparando un film nel sud della Francia con Fernando Trueba assieme a Jean Rochefort, anche se prima devo passare a New York per presentare un film che ho girato a Istanbul l'anno scorso. È l'opera prima di un regista turco ed è un film pazzesco, in cui interpreto un personaggio molto bizzarro sulla cui casa c'è scritto: “Gli uomini e i cani non sono ammessi”. Il titolo del film in turco significa “Diventare italiano con la signora Enrica” e in molte parti del film ci sono attori turchi che improvvisano una parlata italiana. È stata un'esperienza pazzesca. Poi dovrò partecipare a un omaggio a Jacques Perrin, con cui ho fatto La ragazza con la valigia. Insomma sono sempre in viaggio... Però sto preparando anche un film da girare nel Sud Italia, una co-produzione con l'Inghilterra. Di film italiani in Francia se ne vedono ormai pochi, perché ci sono sempre meno co-produzioni e questo mi da molto fastidio.

Che ricordo ha di Mario Monicelli, il primo regista con cui lavorò in Italia?
L'ho visto poco tempo che morisse, durante una retrospettiva alla Cinémathèque a Bercy, dove vado spesso per vedere sia vecchi che nuovi film. Quando arrivò Mario, vide che ero seduta in mezzo alla gente e allora saltò su e disse: “Qua c'è una persona che ha cominciato grazie a me!”. È stato un momento importante per me. Quando ho fatto I soliti ignoti non parlavo ancora bene italiano e non capivo niente di quello che mi veniva chiesto di fare, ma Mario è stato davvero eccezionale, era un uomo straordinario.

Qual è il suo film Disney preferito?
Devo ammettere che non amo molto i cartoni animati, ma trovo meravigliosi i documentari sugli animali. Per questo ho amato lavorare per questo film, perché ha delle immagini bellissime.

Quale genere preferisce vedere al cinema?
Ho avuto la fortuna di arrivare nel momento magico del cinema italiano e di lavorare con i più grandi che sono stati i miei maestri. A me piace il cinema che fa sognare, che fa riflettere. Anche un film come African Cats trovo sia un cinema meraviglioso: un film sia per i giovani che per i meno giovani. La cosa più bella è che sono storie di famiglia, che avvengono anche fra gli animali, c'è questo amore che esiste allo stesso modo fra figli, madri e padri.

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