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Lettera aperta ai titolisti cinematografici italiani

Di Giancarlo Zappoli.
di Giancarlo Zappoli

Una scena del film Vento di Primavera, dal 27 gennaio al cinema

martedì 25 gennaio 2011 - News

C'è un film che esce nelle sale in occasione del Giorno della Memoria. Un film di quelli che restano davvero nella memoria e nelle emozioni degli spettatori perché parlano del passato ma lanciano moniti sul presente. Un film importante insomma. Il suo titolo? Vento di Primavera. Leggendolo senza sapere di cosa si tratta saremmo tutti legittimati a pensare che sia ispirato da un romanzo di Isabella Bossi Fedrigotti oppure che si rifaccia a un Turgenev poco noto come accadde con il romantico e non riuscito Acque di primavera di Jerzy Skolimowski. Invece nulla di tutto ciò. Il film di Rose Bosch si occupa della deportazione senza ritorno di migliaia di ebrei (donne, uomini e bambini) ad opera del governo collaborazionista del Maresciallo Petain nella Francia occupata dai nazisti. Titolo originale: La rafle. Traduzione letterale: La retata. Ora direi che viene spontaneo chiedersi: a quale fonte surrealista si è rifatto chi ha 'inventato' il titolo italiano? Qualcuno penserà: ma ci sarà stato un riferimento temporale! La cattura degli ebrei sarà avvenuta ad aprile, a maggio, a giugno. Nossignori. È avvenuta, per la precisione, il 16 luglio 1942. Ora è vero che abbiamo una tradizione 'storica' consolidata per deformare totalmente il senso di un titolo originale. Ne fece le spese François Truffaut con Domicile conjugal che diventò Non drammatizziamo...è solo questione di corna (citato anche da Nanni Moretti in un suo corto). Però, come diceva il grande Totò "Ogni limite ha una pazienza".
Sia chiaro. Innumerevoli sarebbero gli esempi anteriori e posteriori a questo. Dettati talvolta dalla paura di perdere pubblico (The Funeral di Abel Ferrara da noi diventa Fratelli e, sempre per rimanere in tema, Death at a Funeral da noi diventa Funeral Party con un ammicco a Blake Edwards non del tutto improprio ma sicuramente dettato dalla volontà di escludere il termine Morte dal titolo). Dettati in molti altri casi da insipienza. Senza voler riportarne il catalogo ci limitiamo ai film in uscita o già nelle sale. Incendies diventa La donna che canta mutando completamente l'input emotivo. Il noto scrittore americano Ben Sherwood scrive il libro "The Death and Life of Charlie St.Cloud" suggerendo, con l'inversione dei termini (prima la morte e poi la vita), un percorso che può intrigare il lettore. Negli Stati Uniti se ne trae un film che, basandosi sul successo del romanzo, lavora di sintesi. Si intitola Charlie St.Cloud. Da noi l'editore comincia il primo intervento di creatività facendolo uscire come "Ho sognato di te". A questo punto la distribuzione, se proprio vuole, ha un titolo italiano già bell'e fatto. Ma vogliamo forse limitare il potere ideativo del titolista cinematografico? Non sia mai. Ecco allora che il film si chiama Segui il tuo cuore. Se a voi lettori viene in mente la Tamaro non è, ovviamente, colpa vostra. Volete vedere Due date che poteva essere tranquillamente tradotto con A termine facendo riferimento all'imminente nascita che fa da motore alla vicenda? Vedrete Parto col folle. Piaciuto il gioco di parole? D'altronde qualche settimana fa abbiamo forse assistito al pregevole film di Sam Mendes dal titolo Away We Go perfettamente aderente al senso della vicenda. Ma perché dimenticarsi che il regista ha avuto un grande successo con American Beauty? E allora chiamiamolo American Life così qualche spettatore che si illuda che si tratti ancora di una vicenda in cui l'erotismo conta lo troviamo. Insomma cari titolisti italiani non fareste meglio a vedere i film (talvolta c'è il timore che abbiate solo letto una sinossi neanche troppo corretta) prima di lanciarvi a inventare titolazioni improponibili? Perché non avete osato di più e non avete intitolato Avatar La foresta degli uomini blu? Magari qualcuno avrebbe potuto pensare a un film sui Puffi in 3D. Osate, osate ancora e di più. Non datevi limiti. D'altronde, come diceva Flaiano "Il meglio è passato".

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