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Vallanzasca: Aspettando l'angelo del male

Michele Placido anticipa i dettagli del suo nuovo romanzo criminale.
di Edoardo Becattini


martedì 13 luglio 2010 - Incontri

Banditi a Milano
Visto che il "romanzo popolare" sul '68 e gli scontri di Valle Giulia non si è rivelato proprio Il grande sogno cinematografico sperato, Michele Placido ritorna al "romanzo criminale" e ai suoi elementi naturali: il ferro e il fuoco, le bande criminali e gli scontri con le forze dell'ordine nel contesto degli anni Settanta. Non più i traffici di droga e la connivenza politica della Banda della Magliana ma le rapine, i sequestri e i processi della banda di Renato Vallanzasca. Giovane bandito per vocazione, Vallanzasca terrorizzò la Milano da bere per diversi anni fra violente rapine e tentativi di fuga da San Vittore, vestiti costosi da ostentare e belle donne da corteggiare. Con Vallanzasca – Gli angeli del male, se l'idea di "romanzo" resta sostanzialmente la stessa, quel che cambia sono i criminali e il loro operare: Kim Rossi Stuart stavolta penetra in prima persona all'interno della mente criminale che è chiamato a interpretare, attraverso una sceneggiatura da lui stesso rielaborata sulla base degli incontri avuti in prima persona con il vero Vallanzasca, e trova ad affiancarlo grandi attori italiani e internazionali come Filippo Timi, Francesco Scianna, Paz Vega e Moritz Bleibtreu. Nel lungo trailer che la Fox ha mostrato in anteprima al pubblico e ai giornalisti del Gran Teatro di Lipari, immagini di sangue e lunghi coltelli si alternano freneticamente a rimandi al più noto film di Placido, così come all'attuale ondata criminale che sta investendo il cinema europeo (se in Italia spopola la versione televisiva del film di Placido, in Francia uno dei film più visti è stato il dittico su Jacques Mesrine con Vincent Cassel). Fortemente voluto dall'attrice e produttrice Elide Melli, il film su Vallanzasca sarà uno dei titoli più anti-natalizi delle prossime feste invernali (e, prima, probabilmente anche della Mostra veneziana), grazie soprattutto al grande impegno di Kim Rossi Stuart e allo sforzo congiunto della Fox Italia e dei capitali francesi.

Cosa racconta il film?
Michele Placido: Il film parte dall'infanzia di Vallanzasca, dai primi furti realizzati coi compagni di scuola a Lambrate, fino agli anni della cattura e dei primi processi, dove emerge davvero tutta la violenza e il carisma del capo della banda, i suoi lati oscuri ma anche la sua ferma volontà a non piegarsi alla criminalità organizzata e alle alleanze con la mafia e con le correnti neofasciste della politica. Vallanzasca ha cominciato il suo ciclo di rapine a metà degli anni Settanta, all'alba di quella Milano da bere in cui aumenta vertiginosamente il consumo di cocaina e la corruzione politica che si trascinerà fino ai tempi di Mani Pulite. Per un certo periodo è solo un normale rapinatore di banche agli occhi dell'opinione pubblica, finché non viene ucciso il primo civile e da quel momento si crea un clima di paura per la "Banda di Vallanzasca", che diviene in poco tempo la banda armata più ricercata d'Italia. La vera differenza con Romanzo criminale è questa: si tratta di un film molto più violento, più attento all'introspezione psicologica che al contesto storico, grazie soprattutto al grande lavoro che Kim ha fatto sul trattamento della sceneggiatura. Gli angeli del male è un film ruvido che non permetterà di simpatizzare con nessuno dei personaggi. Lo stesso Vallanzasca ha in più occasioni rifiutato paragoni con la Banda della Magliana, definendoli dei "venduti". Ho voluto perciò mettere in risalto questa sua "etica" che lo ha sempre portato a rifiutare qualunque intreccio con la politica, senza fare sconti, senza assolvere niente e nessuno.

Il film solleverà molte polemiche?
Michele Placido: Di certo non mi auguro polemiche, ma temo molto che quando il film uscirà si parlerà soprattutto della figura di Vallanzasca e delle sue vittime e mai del film e delle sue qualità. Già durante la lavorazione, ci sono state alcuni problemi con il Comune di Milano e con l'associazione Vittime del Dovere, che ha chiesto espressamente al sindaco Moratti di ritirare il patrocinio al film e al Ministero di non finanziare il progetto. Personalmente non capisco questo atteggiamento: in Francia, in Spagna e in Germania film come Nemico Pubblico n.1, Cella 211 o La banda Baader-Meinhof ricevono finanziamenti di stato e riempiono le sale. Certo, non nascondo che la storia di Vallanzasca apra delle ferite ancora scoperte: è la storia di un bandito che ha fatto molti morti e ognuno di quei morti merita rispetto. Ma non è la storia di un terrorista, è il racconto della vita di un ragazzo votato al crimine fin dalla più giovane età e che prima di compiere 26 anni aveva già commesso molte rapine e fatto diversi morti fra civili e poliziotti. Non mi interessa affatto esaltarne la figura o istituire un'aura romantica attorno a un criminale, voglio piuttosto cercare di far emergere il lato oscuro di un ragazzo che non è stato capace di gestire il proprio fascino per il male senza spargimenti di sangue. Una persona che però, al contrario di molti veri terroristi, si è sempre preso la responsabilità di ogni azione compiuta dalla sua banda e che sta tuttora scontando la sua condanna all'ergastolo.

Come nasce il progetto?
Michele Placido: Elide Melli mi ha proposto la storia raccontata nel libro di Carlo Bonini "Il fiore del male" qualche tempo fa, ma all'inizio non ero molto convinto del progetto: da ex poliziotto non mi piaceva l'idea di concentrare un intero film sulla psicologia di un criminale. Ho cambiato del tutto idea quando ho visto l'entusiasmo di Kim Rossi Stuart, il fatto che secondo lui potevamo realizzare un grande racconto su questo "angelo votato al male", come lo definì lui, e concentrarsi su quegli aspetti della nostra vita che ci portano ad agire contro la morale e a compiere azioni negative. È un'idea che ho trovato molto in linea con l'attualità e con la corruzione civile e politica nella quale viviamo. L'Italia è un paese diviso: destra contro sinistra, politici contro magistrati, ed è ovvio che in questo contesto un film su Vallanzasca possa essere visto come fortemente eversivo. A nessuno fa comodo raccontare la vita di un personaggio che ha seminato molti morti e che ancora si schiera contro una certa ipocrisia dello Stato. Per questo Elide ed io non abbiamo ricevuto nessun aiuto per il film, se non quello proveniente dalla Francia e dalla Fox.

Avete lavorato con il vero Vallanzasca?
Michele Placido: Non è stato facile ottenere il suo coinvolgimento nel progetto. Vallanzasca si è detto fin dall'inizio molto preoccupato delle conseguenze che il film avrebbe potuto avere sulla sua vita privata. Tuttavia, da quando dal febbraio scorso usufruisce del permesso di lavoro esterno per uscire dal carcere e lavorare in una cooperativa, a poco a poco, attraverso una serie di incontri con Elide e con Kim, ha cominciato a collaborare con noi e a raccontare alcuni episodi che sono serviti ad arricchire molto il film. Renato Vallanzasca adesso è un signore di sessant'anni che porta tutti i segni delle rapine e degli scontri a fuoco, delle pallottole che lo hanno colpito alla testa e alla coscia e delle numerose operazioni chirurgiche subite dentro e fuori dal carcere. A parte questo, porta ancora nello spirito la stessa incoscienza della sua gioventù criminale, un'incoscienza che non lo ha mai portato a pentirsi degli omicidi commessi ma neanche a cercare di diventare un simbolo per le nuove generazione.

Come si è svolto il lavoro sul set?
Michele Placido: Come membri della banda, ho voluto principalmente attori milanesi o comunque capaci di adottare facilmente un accento meneghino. Ho studiato attentamente film come Banditi a Milano di Carlo Lizzani nel linguaggio e nel modo di far recitare gli attori. La maggior parte del film si basa sulle cronache giornalistiche e sul libro di Carlo Bonini, ma alcuni personaggi sono inventati, come la figura di Enzo, interpretata da Filippo Timi, che riprende alcuni elementi della vita di un amico d'infanzia di Vallanzasca e di quella di Massimo Loi, uno dei giovani membri della banda pentiti e uccisi in condizioni misteriose. Paz Vega interpreta l'attuale moglie di Vallanzasca, Antonella, con la quale si è sposato pochi anni fa, mentre Valeria Solarino interpreta la prima donna del bandito, Consuelo, quella che gli ha dato il suo unico figlio.

Il rivale di Vallanzasca
Francesco Scianna: Per interpretare il mio ruolo, l'amico-rivale di Vallanzasca Francis Turatello, sono entrato in contatto con il figlio di Turatello, che è stato molto disponibile. Attraverso le sue testimonianze, ho scoperto un uomo dalla doppia identità, una persona che pubblicamente portava una maschera fatta di una certa cura nell'abbigliamento e nell'estetica, ma anche di un temperamento molto romantico e tormentato. Turatello era molto geloso delle sue donne, per le quali ha commesso anche alcune follie. Su di lui aleggia ancora il mistero relativo a certe complicità con la camorra e con la nuova mafia siciliana, che avrebbero poi portato al suo assassinio all'inizio degli anni Ottanta.

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