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Sotto il cielo di Roma occupata

I dilemmi di Papa Pio XII nella nuova miniserie di RaiUno.
di Edoardo Becattini

Alessandra Mastronardi ed Ettore Bassi durante il photo call della fiction Sotto il cielo di Roma
Alessandra Mastronardi (Alessandra Carina Mastronardi) (38 anni) 18 febbraio 1986, Napoli (Italia) - Acquario. Interpreta Miriam nel film di Christian Duguay Sotto il cielo di Roma.

martedì 26 ottobre 2010 - Televisione

Nella lunga storia del Novecento, si conoscono e si discutono le colpe e i meriti dei leader politici e militari, ma più difficilmente ci si confronta con il ruolo delle figure spirituali. Pio XII divenne Papa nel marzo 1939, esattamente sei mesi prima che Hitler invadesse la Polonia e in piena promulgazione delle Leggi razziali fasciste, e restò in Vaticano per tutto il periodo delle deportazioni e ben oltre la fine della guerra, fino al 1958, anno della sua morte. Poco tempo dopo, Pier Paolo Pasolini pubblicò una poesia di esplicita denuncia dell'atteggiamento passivo con cui il Papa accettò le persecuzioni nazifasciste ("Quanto bene tu potevi fare! E non l'hai fatto: non c'è stato un peccatore più grande di te"), ma è solo nel 1963, con il testo teatrale di Rolf Hochhuth "Il vicario" (che Costa-Gavras ha trasformato in film nel 2002 con Amen), che si sono mosse le accuse più forti di connivenza e antisemitismo da parte di molti intellettuali e storici. A questo tipo di controversie cercano di replicare adesso RaiFiction e Lux Vide con Sotto il cielo di Roma, miniserie diretta dall'esperto narratore di biopic Christian Duguay (sue le vite di Sant'Agostino e Coco Chanel), con l'ambizione di raccontare gli anni della guerra attraverso sia i dilemmi etici del Papa (interpretato da James Cromwell) che la tragedia dei deportati, nella fattispecie i tre giovani Alessandra Mastronardi, Marco Foschi e Ettore Bassi. Se per il direttore di RaiFiction Fabrizio Del Noce "si tratta di un tema che il servizio pubblico prima o poi doveva affrontare", oltre a rappresentare la possibilità di realizzare "una ricostruzione fedele e uno spettacolo molto intenso che non mancherà di appassionare", per Ettore Bernabei è "rievocazione emotiva, un quadro interessante costruito senza polemiche e senza agiografie in un modo che è molto vicino alla verità". Secondo lo storico fondatore della Lux Vide, adolescente all'epoca delle Leggi razziali, "Pio XII si comportò con grande prudenza e grande intelligenza politica ma corse anche grandi rischi: è certo che risparmiò a Roma un massacro ottenendo che i tedeschi si ritirassero senza aspettare l'arrivo delle truppe anglo-americane in città". Oltre ad annunciare l'intenzione di realizzare un'opera sul quarto Papa (dopo Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e, appunto, Pio XII) più importante del Novecento, Paolo VI (che, nella miniserie vediamo ancora nelle vesti di Mons. Montini, interpretato da Cesare Bocci). Sotto il cielo di Roma, in onda domenica 31 ottobre e lunedì 1 novembre in prima serata su RaiUno, è stato presentato nei pressi della Santa Sede dal regista Duguay, dallo sceneggiatore Fabrizio Bettelli e dagli attori protagonisti.
Come si è approcciato a questa controversa pagina storica?
Christian Duguay: Nel 2003 ho diretto una miniserie sull'ascesa al potere di Adolf Hitler con Robert Carlyle, perciò quando sono stato chiamato a fare questo film avevo già una conoscenza piuttosto approfondita del periodo storico. La vera sfida è stata cercare di raccontare un periodo molto delicato con tutta la drammaticità delle varie famiglie deportate e il dilemma personale di un uomo di potere. Ho cercato di realizzare un film che, attraverso questa continua giustapposizione fra le scelte del Papa interpretato da James Cromwell e la situazione di disperazione e di solidarietà della gente e dei giovani durante i rastrellamenti, coinvolgesse il pubblico soprattutto a livello emozionale.
Potete raccontare i vostri personaggi?
Alessandra Mastronardi: Miriam è una ragazza di vent'anni, orfana di madre, che si trova a vivere una vita con troppe responsabilità all'interno di una famiglia allargata e in un periodo storico per lei molto delicato. È una studentessa che durante il periodo delle Leggi razziali non può più neanche frequentare l'università. Quello del nazifascismo è un periodo storico che conosco piuttosto bene: durante i miei anni di liceo a Roma ho partecipato al progetto della memoria per le scuole e ho visitato i campi di concentramento; tuttavia, il ruolo di Pio XII all'interno di questo periodo non mi era piuttosto chiaro e forse un racconto come questo può aiutare i giovani a farsi un'idea e aprirli al desiderio di conoscere.
Ettore Bassi: Il mio personaggio è Marco, il partigiano di buona famiglia. Insieme a Miriam e a Davide rappresenta i ragazzi del popolo, una serie di caratteri facilmente rinvenibili nei giovani dell'epoca. Il sentimento di comunità e di partecipazione verso quello che gli amici stanno subendo è ciò che porta un carattere fragile e introverso come il suo a tirar fuori un fuoco di ribellione e a cercare lo scontro diretto coi nazifascisti. Come attore, c'è stata da parte mia la ferma volontà di apportare più emozione possibile in questa sfida. Così come penso sia stato l'obiettivo di molti di noi, vista la grande qualità del prodotto finale.
Che tipi di ricostruzione avete effettuato?
Fabrizio Bettelli: Raccontare il papato di Pio XII coincidente con il periodo della Seconda guerra mondiale è un po' come cercare di rappresentare la parte per il tutto. Sotto il cielo di Roma è stato fin dall'inizio un progetto molto rischioso, perché parla di una questione ancora ribollente e trattata troppe volte in maniera molto ideologica. Per gli obiettivi preposti, era necessario documentarsi adeguatamente ma non affrontare la Storia in modo né accademico né tanto meno documentaristico. Pio XII era un papa ieratico, pre-conciliare, una sorta di monarca che ha dovuto comunque traversare una strada irta di pericoli.
Nel film però non si accenna minimamente alle responsabilità del Papa e del fascismo italiano.
Fabrizio Bettelli: Non siamo degli storici e nessuno di noi ha avuto la pretesa di dire la parola definitiva sulla storia. Tuttavia volevamo anche compiere un'operazione di retromarcia rispetto a una polemica fortemente ideologica. Il nostro lavoro di ricerca doveva essere compatibile con l'economia di una fiction ed era escluso fin dall'inizio il fatto di fare il manifesto di una certa visione storica. Abbiamo cercato piuttosto di scrivere prescindendo da quelle posizioni che ci sembravano più radicali ed estreme. Si è evitato così di passare Pio XII attraverso le forche caudine ma anche di far emergere drammaturgicamente tutto il dissidio per alcuni dei suoi silenzi. Una delle domande che si pone il protagonista, "Cosa si penserà di me e dei miei silenzi?", resta aperta: poteva essere altrimenti?

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