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lorenzo l.
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mercoledì 16 febbraio 2011
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kidman da oscar
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Kidman da oscar niente da dire: si riconferma per quello è. Per quanto riguarda la trama non ne sono così entusiasta però: banale e scontata. Film fatto molto bene, ottima sceneggiature, ma niente di nuovo dal punto di vista della storia.
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claudiorec
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mercoledì 16 febbraio 2011
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struggente
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Un film immenso, con una Kidman da Oscar.
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d.melk
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martedì 15 febbraio 2011
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rabbit hole, la convivenza con il dolore
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Il tema -l'elaborazione del lutto- non può essere certo considerato il tratto più originale del film. La trama procede piuttosto lentamente, come ci si aspetta da un film del genere, tuttavia non cadendo mai nel monotono, nè diventando eccessivamente pesante, seppure ogni storia che tratti temi simili corra questo rischio; le scende di pianti ed esplosioni di rabbia e frustrazione sono ridotte al minimo indispensabile, ma non trascurate nè svalutate. L'interpretazione, non solo della Kidman, ma anche di Eckhart, è, a mio parere, eccezionale, e si adatta perfettamente ai personaggi, svolgendo un ruolo essenziale nella delinezione degli stessi, e aiutando notevolmente lo spettatore a comprenderne appieno la psicologia.
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Il tema -l'elaborazione del lutto- non può essere certo considerato il tratto più originale del film. La trama procede piuttosto lentamente, come ci si aspetta da un film del genere, tuttavia non cadendo mai nel monotono, nè diventando eccessivamente pesante, seppure ogni storia che tratti temi simili corra questo rischio; le scende di pianti ed esplosioni di rabbia e frustrazione sono ridotte al minimo indispensabile, ma non trascurate nè svalutate. L'interpretazione, non solo della Kidman, ma anche di Eckhart, è, a mio parere, eccezionale, e si adatta perfettamente ai personaggi, svolgendo un ruolo essenziale nella delinezione degli stessi, e aiutando notevolmente lo spettatore a comprenderne appieno la psicologia. Solitamente un film del genere mostra nelle prime scene la fase più dura e insopportabile del lutto, avvicinandosi man mano all'accettazione da parte del/dei personaggi/o del proprio destino; in "Rabbit Hole" avviene qualcosa di diverso: il senso di accettazione che permane alla fine del film, non sembra fare tanto riferimento all'impotenza dell'uomo di fronte al destino, quanto all'impossibilità di eliminare il dolore, di superarlo, o comunque, in qualsiasi modo, di fingerne l'assenza; ma, come ci suggerisce la stessa Dianne Wiest, questa "forzata convivenza col dolore" non è necessariamente un male.
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mammut
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martedì 15 febbraio 2011
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bello
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ero molto titubante ad andarlo a vedere, viste le reazioni non positive del pubblico all'uscita dal cinema. Di solito non mi lascio condizionare, però stavolta mi ero raffreddato abbastanza. Invece è un bel film con una grande recitazione della kidman. Da vedere
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il conformista
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martedì 15 febbraio 2011
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vacuo, senza pathos nè compassione
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Non succede niente in questo film, nessuna catarsi dei personaggi. E non ditemi che è un film solo sul dolore, mi pare pochino. Avessimo visto l'incidente, almeno avremmo simpatizzato di più per i personaggi che sono tutti indistintamente sgradevoli: marito e moglie, madre, sorella. Non si salva nessuno. Peccato perchè la Kidman è molto brava, anche dal poco che si riesce a riconoscere di originale del suo viso e del suo corpo.
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goldrake66
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lunedì 14 febbraio 2011
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la tana del dolore
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E' difficile scegliere di andare a vedere un film come RabbitHole quando si è genitori ma quando sei li davanti allo schermo e le immagini scorrono rimani 'incollato' alla poltrona preso dagli avvenimenti, entrando perfettamente nel dolore dei suoi interpreti. Una grande Nicole Kidman, forse non totalmente espressiva per una chirurgia estetica che in alcuni momenti l'ha resa insensibile , un grandissimo AAroon da premio Oscar perfettamente integrato in ruolo di padre falsamente rassegnato e una grandissima Diana West, madre e nonna sapiente e coraggiosa dal volto segnato dal dolore e dal ricordo ormai sottomesso ma che trapela da ogni singola parola....
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E' difficile scegliere di andare a vedere un film come RabbitHole quando si è genitori ma quando sei li davanti allo schermo e le immagini scorrono rimani 'incollato' alla poltrona preso dagli avvenimenti, entrando perfettamente nel dolore dei suoi interpreti. Una grande Nicole Kidman, forse non totalmente espressiva per una chirurgia estetica che in alcuni momenti l'ha resa insensibile , un grandissimo AAroon da premio Oscar perfettamente integrato in ruolo di padre falsamente rassegnato e una grandissima Diana West, madre e nonna sapiente e coraggiosa dal volto segnato dal dolore e dal ricordo ormai sottomesso ma che trapela da ogni singola parola......gesto....espressione. Tutto questo per un finale mozzafiato dove tutto puo apparire o essere sottinteso guardando un cancello apeto di un giardino fiorito. Starordinario!!!
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bonneville
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lunedì 14 febbraio 2011
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fantastico, incole kidman insuperabile
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Il film rende benissimo la metafora claustrofobica del buco del coniglio. Nicole Kidman straordinaria
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reservoir dogs
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domenica 13 febbraio 2011
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un mattone pesante ma col tempo sopportabile
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Dall'omonima piece teatrale di David Lindasy-Abaire. Becca (Kidman) e Howie (Eckhart) sono una coppia benestante che abita in una villetta da sogno, ma negli ultimi otto mesi la loro casa è diventata un incubo perché ogni angolo anche il più nascosto ricorda il figlio di quattro anni perduto in un incidente.
La coppia reagisce in maniera diversa ed opposta al lutto: Becca schiacciata dal ricordo che la casa le da tenta di rendere l'ambiente il più asettico possibile togliendo tutto ciò che ricorda il piccolo mentre Howie passa le notti a vedere sul telefonino video di una famiglia felice.
In questo microcosmo di profondo dolore, una madre tenterà di consolare se stessa e la figlia il cui Destino ha in serbo la solita Sorte mentre un ragazzo con una donna su una panchina sogneranno, attraverso un fumetto, l'entrata della tana del bianconiglio; l'accesso per mondi paralleli forse migliori di questo.
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Dall'omonima piece teatrale di David Lindasy-Abaire. Becca (Kidman) e Howie (Eckhart) sono una coppia benestante che abita in una villetta da sogno, ma negli ultimi otto mesi la loro casa è diventata un incubo perché ogni angolo anche il più nascosto ricorda il figlio di quattro anni perduto in un incidente.
La coppia reagisce in maniera diversa ed opposta al lutto: Becca schiacciata dal ricordo che la casa le da tenta di rendere l'ambiente il più asettico possibile togliendo tutto ciò che ricorda il piccolo mentre Howie passa le notti a vedere sul telefonino video di una famiglia felice.
In questo microcosmo di profondo dolore, una madre tenterà di consolare se stessa e la figlia il cui Destino ha in serbo la solita Sorte mentre un ragazzo con una donna su una panchina sogneranno, attraverso un fumetto, l'entrata della tana del bianconiglio; l'accesso per mondi paralleli forse migliori di questo.
La terapia di gruppo non servirà molto alla coppia che comprenderà che l'unico modo per rendere col tempo il dolore sopportabile non è negarlo o tentare di evitarlo ma condividerlo assieme.
La pellicola di John Cameron Mitchell impressiona quello che può essere la peggiori delle perdite con estrema rigorosità senza mai cadere nel patetismo, dirigendo una superba Nicole Kidman candidata all'Oscar e un ottimo Aaron Eckhart.
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riccardo t.
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domenica 13 febbraio 2011
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complimenti
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complimenti, ottima recensione e perfetta analisi di un ottima pellicola.
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riccardo t.
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domenica 13 febbraio 2011
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nella tana del dolore
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bellissimo film. mi è piaciuta molto l'idea di affrontare il lutto senza cercare una soluzione nel superarlo ma nel mostrare come un padre e una madre reagiscano a tale perdita, questo grazie ad un ottima costruzione di personaggi supportati da due grandi interpretazioni. Eckhart crea un uomo a due strati: esternamente appare come colui che ha gli strumenti per superarla(lavoro,squash,gruppo di sostegno) ma che di nascosto dalla moglie guarda i video del piccolo Denny, non riesce più a comunicare con Becca(cercando l'affetto nell'erba e in una donna più ferita) e non riesce e non può dimenticare ogni piccolo dettaglio di suo figlio,dai video alla cameretta.
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bellissimo film. mi è piaciuta molto l'idea di affrontare il lutto senza cercare una soluzione nel superarlo ma nel mostrare come un padre e una madre reagiscano a tale perdita, questo grazie ad un ottima costruzione di personaggi supportati da due grandi interpretazioni. Eckhart crea un uomo a due strati: esternamente appare come colui che ha gli strumenti per superarla(lavoro,squash,gruppo di sostegno) ma che di nascosto dalla moglie guarda i video del piccolo Denny, non riesce più a comunicare con Becca(cercando l'affetto nell'erba e in una donna più ferita) e non riesce e non può dimenticare ogni piccolo dettaglio di suo figlio,dai video alla cameretta. nomination meritata per la Kidman, la sua Becca è una donna reale e vera che semplicemente ha perso la voglia di vivere, e di ricordare il figlio, il suo dolore represso e mai troppo esplicito salvo che alla fine ne fanno un personaggio fantastico. merito non solo del cast, ma anche di una sceneggiatura non complicata ma piena di piccoli indizi, e dialoghi mai fuori posto e scene chiavi che aiutano a capire l'agire dei protagonisti. ottimo il finale in linea col tono della pellicola. infine un gran bel film.
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