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Le percezioni sottili delle donne

I misteri di Romina Mondello, protagonista de L'ombra del destino.
di Edoardo Becattini

Romina Mondello (50 anni) 1 marzo 1974, Roma (Italia) - Pesci. Interpreta Lara nel film di Pier Belloni L'ombra del destino.

mercoledì 23 febbraio 2011 - Televisione

A due anni di distanza da L'isola dei segreti, Romina Mondello e Adriano Giannini si rincontrano in una nuova isola fittizia del Mediterraneo carica di nuovi delitti e misteri esoterici. Ma se l'ordine dei fattori rimane sostanzialmente lo stesso (oltre ai due attori principali, la commistione di generi fra romanticismo e poliziesco e la produzione di Albatross e Mediaset), il prodotto è cambiato. A cominciare dalla regia, che dopo la direzione di Ricky Tognazzi vede stavolta impegnato uno specialista delle indagini come Pier Belloni (uno dei creatori della serie R.I.S.) e una storia ancor più intricata tanto nei misteri da dipanare quanto nelle intricate relazioni amorose. Vera protagonista è l'isola di San Giorgio (ricreata sulle coste della Tunisia), dove giunge l'ispettrice Lara Di Falco in seguito a quello che si rivelerà solo il primo di una serie di delitti legati alla tradizione folklorica dell'isola e a un legame ancestrale con un'oscura profezia. Là, l'ispettrice ritrova un vecchio amore in Pietro, anche lui poliziotto ormai sposato e ritiratosi sull'isola per amore della moglie e del figlio.
Di queste ambigue relazioni fra thriller e romanticismo, fra sensibilità femminile e razionalità maschile e fra tacchi e spillo e scarponi, abbiamo parlato con la protagonista Romina Mondello. Da sempre attratta da indagini e misteri, l'attrice ci ha parlato di questo legame particolare con le "percezioni sottili" del thriller e dell'esperienza straordinaria con un maestro del cinema americano come Terrence Malick, che l'ha scelta per partecipare al suo prossimo progetto, quello che seguirà The Tree of Life.

Due anni dopo l'avventura su Korè, ritrovi Adriano Giannini in un'altra isola piena di misteri. Cosa dobbiamo aspettarci questa volta?
Non ci sono collegamenti diretti con L'isola dei segreti, a parte noi due attori protagonisti. Io e Adriano ci riproponiamo come coppia di attori e come coppia di poliziotti ma in due vesti assolutamente nuove. Ci dobbiamo aspettare un bel prodotto, finalmente un prodotto davvero di qualità e viva la televisione di qualità! Sono davvero molto contenta e molto orgogliosa di averlo fatto.

Quali sono quindi le differenze principali fra questo personaggio e quello de L'isola?
Lara Di Falco è una donna risolta. La Maria che abbiamo raccontato nell'isola di Korè era una donna che ancora doveva scavare nel suo passato e ritrovare certi dettagli della sua memoria. Come invece si vede già nel manifesto del film, Lara è una ragazza con la pistola: quella è un'immagine emblematica del personaggio perché la pistola avrà un ruolo fondamentale nella sua esperienza sull'isola di San Giorgio. È un oggetto fondamentale, che dovremo tenere d'occhio in questa serie. È un personaggio che mi è piaciuto di più interpretare per il semplice fatto che è una donna con molta più grinta. Lo scombussolamento interiore di Maria la faceva partire con il freno a mano, quindi ammetto di riconoscermi in realtà molto più in Lara, che è un personaggio molto più dinamico, d'azione. Poi mi piace tantissimo perché mantiene una spiccata femminilità pur facendo un mestiere che la porta sempre a combattere in prima linea, a scendere dai tacchi a spillo per mettersi gli scarponi e affrontare l'azione. Fra l'altro, credo sia la prima volta che venga nominata in una serie l'Unità per l'Analisi del Crimine Violento (UACV), corpo speciale della polizia scientifica che spero possa portarci la stessa fortuna di quando portammo sullo schermo per la prima volta i R.I.S.

A proposito di tacchi a spillo e scarponi, quanto ti attrae questa commistione di generi fra thriller e romanticismo?
È sempre difficile riuscire a fare dei personaggi a tutto tondo in televisione, perché generalmente non dà troppo spazio all'approfondimento. Per assurdo, è molto più facile raccontare la vita di un personaggio al cinema, dove in meno tempo si compie un percorso più definitivo, rispetto a un racconto a puntate dove occorre riprendere in mano alcuni elementi e ripetere alcuni dettagli. La cosa più interessante e divertente de L'ombra del destino è che si tratta di un mystery romantico, in cui la storia d'amore la fa da padrone e in cui si può dire che il mistero sta anche proprio nella storia d'amore. C'è mystery anche in questo rapporto complesso fra questi due poliziotti: Lara è quella che sceglie il mestiere e diventa ispettore di polizia in questo corpo speciale. Pietro invece mette da parte la carriera, sceglie l'amore e si trasferisce in questa isoletta del mediterraneo. I due si rincontrano dopo circa sei anni e si riaccende una miccia importante: c'è una tensione erotica molto forte fra loro. La cosa bella da sottolineare è che sono personaggi che hanno poco di finzione e molto di reale, sono molto umani e quindi molto fragili e tendenti alle tentazioni. Nonostante Pietro sia sposato e abbia un figlio, Lara rappresenta un elemento di attrazione fortissima dal quale lui non riesce a scappare e a liberarsi, fino a diventare quasi un'ossessione.

Da dove nasce questa tua passione per i misteri e le indagini in tutte le sue forme?
È in assoluto un genere che mi piace e mi interessa, anche recentemente ho recitato nella trasposizione teatrale di "Donne informate sui fatti" di Carlo Fruttero, che è a sua volta un noir. Però devo dire che questa attrazione per il mystery mi viene da Giancarlo Scheri, il direttore Fiction di Mediaset, che prima mi ha voluto ne L'isola dei segreti e mi ha cercato ancora per L'ombra del destino. Avevo conosciuto Giancarlo tanti anni prima, nel 1997, in una serie televisiva che andava in onda la notte su Italia 1: AleX, in cui interpretavo una giovane Dylan Dog in gonnella che indagava in un'Italia dei misteri. Evidentemente le gente mi vede un po' come una donna misteriosa, una donna che riesce bene a concentrare i vari aspetti della femminilità. Forse perché sono una persona in genere molto riservata ma, come Lara, riesco a conciliare bene fisicità e femminilità, tacchi a spillo e scarponi. A questo proposito, è interessante notare come il mio personaggio parla spesso di "percezioni sottili", qualcosa a cui Pietro non arriva con la sua razionalità. Lara è una donna complessa, possiede questo sesto senso che la porterà alla soluzione del caso, grazie anche alla sua caparbia e alla capacità di leggere un nesso fra la filastrocca dei bambini dell'isola e gli omicidi. È un'intuizione tutta sua che porta avanti con grande forza, pur essendo ostacolata da Pietro che è molto più razionale e cerca sempre soluzioni diverse. Queste "percezioni sottili" sono un sesto senso tutto femminile che la mettono in contatto con la parte più intima del proprio io. Le donne hanno in generale questa sensibilità più spiccata rispetto agli uomini.

Che tipo di esperienza è stata girare questa nuova avventura e ritrovare il regista di RIS?
Ci sono state poche sorprese. Pier Belloni è il regista con cui ho fatto quattro anni di RIS e che ha tirato fuori da me un personaggio al quale sono molto legata: Giorgia Levi, la profiler dei RIS. Giorgia era un personaggio di rottura rispetto ai consueti caratteri femminili, molto innovativo. Devo dire che con Pier riusciamo sempre a tirare fuori dei lati umani da questi personaggi, a far sì che lascino un segno. Questa in particolare è una serie fatta davvero molto bene: è ben recitata, c'è una bellissima fotografia (di Gianni Mammolotti, ndr), è un prodotto di grande qualità. Per un attore la fatica principale è essere sempre molto allenati quando si arriva su un set. Per diventare Lara mi sono preparata molto: ho fatto un corso di Tai Chi, una disciplina che non conoscevo e nella quale mi sono messa alla prova, ho fatto poi molta boxe e mi sono allenata fisicamente. Questo training mi è stato utile anche per riuscire a sostenere i ritmi di produzione e il clima tunisino: girare per più di cinque mesi con cinquanta gradi all'ombra tutti i giorni per almeno tredici, quattordici ore richiede grandissima concentrazione e molta preparazione. Per fortuna, sono una donna molto costante. Mi dicono che sono un panzer e sono felice di ciò perché evidentemente mi ha aiutato a sostenere i ritmi di questa storia in cui, come vedrete, tutto diventerà molto convulso puntata dopo puntata. I primi episodi sono quelli introduttivi, in cui si devono presentare i personaggi e i contesti. Ne L'ombra del destino si entra in punta di piedi: all'inizio ci sono molte sospensioni volute, la storia parte lentamente e si cerca di creare la giusta atmosfera. Poi, a poco a poco, tutto diventa molto più frenetico e avvincente. In ogni puntata ci sono molti particolari da presentare e la cosa richiede un pizzico d'attenzione in più.

Cosa puoi raccontarci invece dell'esperienza sul set con un maestro come Terrence Malick?
Mi rendo conto dell'eccezionalità del caso. Ho fatto tre anni di provini e sono molto orgogliosa per essere stata scelta per lavorare nel suo prossimo film. Lui è un grandissimo professionista. Quello che più mi è piaciuto è che per la prima volta ho lavorato con qualcuno che rende l'attore veramente libero di esprimersi a 360 gradi, ma in questa libertà assoluta che ti dà mantiene sempre un controllo demiurgico e ti porta esattamente dove vuole lui. Al contrario di quello che si dice, è una persona molto solare, un uomo di un'intelligenza straordinaria. Malick è un filosofo e in quanto tale dice cose di una profondità fuori dal comune, parole che lasciano completamente a bocca aperta per la loro profondità. Credo che esperienze come queste siano uniche e mi sento davvero molto fortunata. Sono una persona che cerca di mettersi continuamente in discussione e lavorare con lui è stato anche per me stessa la conferma di qualcosa. È un artista di una professionalità enorme e in questo suo vivere in modo molto preciso e rigoroso il suo lavoro l'ho sentito molto vicino, molto simile a me.

In conclusione, ti auguri di partecipare ancora a un altro thriller di questo tipo, così da chiudere un'ipotetica trilogia delle isole misteriose?
Non ci avevo pensato, ma in realtà sì, mi piacerebbe molto. D'altronde tre è il numero perfetto…

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