annelise
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martedì 15 marzo 2011
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la malinconia e la tenacia di un re
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Da una sceneggiatura originale e dall'interpretazione di due splendidi attori( Colin Firth e Geoffrey Rush) non può che arrivare un ottimo film.Non è un film di guerra, non è un film d'amore, non è un film di avventura ma è un film in cui gli elementi pubblici ,storici e privati si fondono , partendo da uno spunto apparentemente semplice .
I personaggi sono protagonisti importanti di un'epoca storica relativamente recente: il duca di York , figlio di re Giorgio V , che salirà al trono di Inghilterra con il nome di Giorgio VI, all'alba della seconda guerra mondiale e,di contorno, la sua regale famiglia.
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Da una sceneggiatura originale e dall'interpretazione di due splendidi attori( Colin Firth e Geoffrey Rush) non può che arrivare un ottimo film.Non è un film di guerra, non è un film d'amore, non è un film di avventura ma è un film in cui gli elementi pubblici ,storici e privati si fondono , partendo da uno spunto apparentemente semplice .
I personaggi sono protagonisti importanti di un'epoca storica relativamente recente: il duca di York , figlio di re Giorgio V , che salirà al trono di Inghilterra con il nome di Giorgio VI, all'alba della seconda guerra mondiale e,di contorno, la sua regale famiglia.
Il Duca, familiarmente chiamato Bertie, è affetto da balbuzie. Questo problema lo limita molto nella sua vita pubblica e nelle occasioni in cui viene chiamato a comunicare , soprattutto davanti ad un microfono, che diffonde con la radio, sempre più spesso ,all'epoca, la parola alle folle .
La moglie, Lady Lyon, intraprendente e fiduciosa, lo "consegna" ad un bizzarro logopedista di origine australiana che riuscirà nell'impresa. Tra i due personaggi, nella relazione che ha molti elementi di quella psicoterapeutica , nasce e si sviluppa un rispettoso rapporto umano nel quale la dimensione regale viene messa da parte ed il futuro re assume tutte le caratteristiche dell'allievo ,prima insofferente e poi caparbio ,nonchè collaborativo. Vi è uno scambio originale , ricco di humor che fa partecipare lo spettatore con divertimento alle lezioni di una strana tecnica logopedica. Il grande lavoro fatto insieme è ,però, non solo sulla parola ma,indirettamente, sul recupero dell'autostima, sulla capacità di vincere il confronto con un fratello intraprendente ma inaffidabile e sul superamento del timore provato per il rigido padre.
Dalla malinconia si passa quindi alla consapevolezza di un ruolo che solo lui potrà rivestire, quando morirà il padre, perchè è un uomo affidabile, responsabile e degno di stare a capo di un grande regno.
Il discorso più importante, quello nel quale si dovrà cimentare, è quello nel quale dovrà comunicare al popolo inglese l'entrata in guerra contro la Germania nazista.
Le pause, i silenzi, le piccole incertezze saranno un complemento alla gravità delle parole e al contenuto di un discorso tragico serio e vibrante.
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emilio zampieri
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lunedì 14 marzo 2011
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buona storia, buonissimi attori
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Fosse capitato in un’annata con qualche film più “forte”, forse Il discorso del re non avrebbe vinto l’Oscar. Ma così si può dire anche, e molto di più, de Il gladiatore (ben lungi dal meritare il premio!) o di American Beauty, tanto per fare due esempi. Partiamo, quindi, con i difetti. Principalmente due: il ritmo non regge sempre bene, e si ha l’impressione di restare un po’ troppo in superficie. La storia riesce solo raramente a catturarti in profondità. Tuttavia, è proprio questa levità che fa de Il discorso del re un film assai piacevole. La storia è interessante e scivola bene (seppure, come ho detto, a volte si vorrebbe più movimento), gli attori sono affiatati e in parte, e la confezione è deluxe.
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Fosse capitato in un’annata con qualche film più “forte”, forse Il discorso del re non avrebbe vinto l’Oscar. Ma così si può dire anche, e molto di più, de Il gladiatore (ben lungi dal meritare il premio!) o di American Beauty, tanto per fare due esempi. Partiamo, quindi, con i difetti. Principalmente due: il ritmo non regge sempre bene, e si ha l’impressione di restare un po’ troppo in superficie. La storia riesce solo raramente a catturarti in profondità. Tuttavia, è proprio questa levità che fa de Il discorso del re un film assai piacevole. La storia è interessante e scivola bene (seppure, come ho detto, a volte si vorrebbe più movimento), gli attori sono affiatati e in parte, e la confezione è deluxe. Colin Firth è molto bravo, non tanto per le sue capacità mimetiche che ne fanno un credibile balbuziente, ma perché riesce a trasmettere la fragilità del personaggio. Non ho visto A single man, ed è la prima volta che osservo, con sollievo e senso di liberazione, Colin Firth darsi completamente. Ma Giorgio VI ha una spalla favolosa: un carismatico e delizioso Geoffrey Rush che ti conquista il cuore. La dolce Helena Bonham Carter, il tagliente Guy Pearce, l’ossequioso Derek Jacobi, il travagliato Michael Gambon e tutti gli altri fanno la loro parte con competenza, senza disturbare. Solo, Timothy Spall ha un’espressione un po’ arcigna e caricaturale per interpretare Winston Churchill, dai cui occhi traspirava un’umanità che Spall cerca di trasmettere solo a parole.
Il regista Tom Hooper si è messo al servizio di tutto questo, con perizia. Il suo Oscar mi sembra immeritato, ma probabilmente si è voluto premiare l’intera operazione (e capita spesso che il film vincitore “trascini” anche l’Oscar per la regia). Comunque, a conti fatti, lo spettatore avrà speso i soldi volentieri.
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epiere
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lunedì 14 marzo 2011
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lezione di cinema
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Come fare un ottimo film anche con una flebile trama..servendosi di grandi attori,di una ricostruzione accurata dell'epoca,di dialoghi intelligenti.
Meritati gli oscar(non ce l'ha fatta solo Rush,già premiato peraltro anni fa per Shine,ma combatteva contro l'immenso Bale di "The fighter) e un cenno particolare alla colonna sonora,bella e appropriata.
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andrelibero
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domenica 13 marzo 2011
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il d-d-discorso d-del re
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Uno di quei film un po' particolari che devono piacere, incarna perfettamente la lotta di una persona per superare un proprio difetto.
Anche il contesto storico con ambienti costumi ecc è molto realistico.
3 stelle belle piene
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toro sgualcito
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sabato 12 marzo 2011
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sua altezza l'ansia
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Il film rievoca una storia vera: la lotta contro la balbuzie del Duca di York che a seguito dell’abdicazione del fratello primogenito diverrà nel 1937 re d’Inghilterra assumendo il nome di Giorgio VI. Destino che imporrà al neo sovrano ulteriori ragioni per migliorare il suo assai traballante eloquio. In questa penosa lotta il Duca di York, poco prima di divenire re, viene sostenuto da un logopedista australiano: Mr. Lionel Logue, che con sistemi poco regali ma efficaci aiuterà il futuro sovrano a ridurre la sua balbuzie. Dunque un film con un soggetto piuttosto semplice ma sceneggiato e diretto bene. Buono anche il montaggio, i 50’ del primo tempo “volano” velocemente, ed anche il secondo procede spedito.
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Il film rievoca una storia vera: la lotta contro la balbuzie del Duca di York che a seguito dell’abdicazione del fratello primogenito diverrà nel 1937 re d’Inghilterra assumendo il nome di Giorgio VI. Destino che imporrà al neo sovrano ulteriori ragioni per migliorare il suo assai traballante eloquio. In questa penosa lotta il Duca di York, poco prima di divenire re, viene sostenuto da un logopedista australiano: Mr. Lionel Logue, che con sistemi poco regali ma efficaci aiuterà il futuro sovrano a ridurre la sua balbuzie. Dunque un film con un soggetto piuttosto semplice ma sceneggiato e diretto bene. Buono anche il montaggio, i 50’ del primo tempo “volano” velocemente, ed anche il secondo procede spedito. Colin Firth interpreta molto bene il disagio del Duca balbuziente, ma anche Geoffrey Rush (Lionel, il logopedista) è molto bravo e autorevole: il suo personaggio è davvero amabile. Belle le scenografie mentre la fotografia non mi è sembrata della stessa qualità. Per esempio non condivido l’uso di focali così corte, più adatte a videoclip che al cinema. Per allargare l’inquadratura preferisco ottiche meno spinte e arretramento della macchina da presa, ma questo necessariamente richiede teatri di posa più grandi. Figura di una intriganza misteriosa è la strana moglie di Mr. Lionel (Jennifer Ehle). Mentre ho trovato del tutto ingiustificabile la riduzione di Churchill a macchietta. Questa caduta apre un’incrinatura sulla regia di Tom Hopper su questo film. Impossibile addebitare al solo Timothy Spall questa stonatura perché la valutazione di un’interpretazione è pertinenza della regia, salvo eventuali imposizioni della produzione. In conclusione si tratta di un buon film, di certo amabile ma anche piuttosto prevedibile.
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christo77
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venerdì 11 marzo 2011
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due stelle tutte per colin firth
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Mi scuso anticipatamente nel non essere d'accordo con la maggior parte di voi e con la maggior parte della critica mondiale nel giudicare questo film un capolavoro. Cerco di riassumere i molteplici motivi che fanno sì che io non collochi questa pellicola tra le "memorabili". In primis, l'evento narrato è assolutamente marginale del periodo storico nel quale avvenne. Un periodo segnato da ben altri e alti atti di eroismo o se vogliamo di ferocia, dove il ruolo dei monarchi inglesi al pari di quelli italiani o spagnoli, era a dir poco secondario rispetto a quello di Churchill, Mussolini, Franco ecc. Nonostante questo si è basato tutto un film sull'handicap di Giorgio sesto, facendo intendere che fosse di vitale importanza la sua figura per le sorti in guerra degli inglesi, fruitori del famoso "discorso" che egli rivolse alla nazione prima dell'entrata di questa in guerra.
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Mi scuso anticipatamente nel non essere d'accordo con la maggior parte di voi e con la maggior parte della critica mondiale nel giudicare questo film un capolavoro. Cerco di riassumere i molteplici motivi che fanno sì che io non collochi questa pellicola tra le "memorabili". In primis, l'evento narrato è assolutamente marginale del periodo storico nel quale avvenne. Un periodo segnato da ben altri e alti atti di eroismo o se vogliamo di ferocia, dove il ruolo dei monarchi inglesi al pari di quelli italiani o spagnoli, era a dir poco secondario rispetto a quello di Churchill, Mussolini, Franco ecc. Nonostante questo si è basato tutto un film sull'handicap di Giorgio sesto, facendo intendere che fosse di vitale importanza la sua figura per le sorti in guerra degli inglesi, fruitori del famoso "discorso" che egli rivolse alla nazione prima dell'entrata di questa in guerra. Insomma, il mio modesto e opinabile giudizio è che il film sia povero di contenuti, a tratti noioso e sorretto esclusivamente da un enorme Colin Firth, capace di cimentarsi in un' interpretazione di assoluto valore, nonché fulcro di tutta la storiella.
Torno a scusare la mia poca stima per questo lavoro, ammettendo persino la mia antipatia per i reali d'Inghilterra, semplici parassiti a carico dei cittadini, assolutamente marginali nella struttura politica inglese. Avrei trovato più avvincente un film su Edoardo ottavo, colui che in questo film viene trattato alla stregua di un vigliacco e incapace monarca e che invece decise di lasciare il trono per un puro e semplice motivo: l'amore verso la sua donna, amore di certo osteggiato dalla bigotta sua reale famiglia.
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samma
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venerdì 11 marzo 2011
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quando le parole sono le migliori armi
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Giorgio VI, il "re balbuziente", paradosso del destino il primo re globale inglese dopo la diffusione della radio.Un re che ebbe il difficile compito di affrontare la 2° guerra mondiale e le riluttanze del suo popolo in seguito all'abdicazione del fratello. E poi c'e l'amicizia: Bertie e Loyd. Duca di York e dottore senza dottorato; l'evoluzione da rapporto professionale fino ad una profonda amicizia continuata dai 2, così diversi quanto determinati a raggiungere il loro scopo.
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Giorgio VI, il "re balbuziente", paradosso del destino il primo re globale inglese dopo la diffusione della radio.Un re che ebbe il difficile compito di affrontare la 2° guerra mondiale e le riluttanze del suo popolo in seguito all'abdicazione del fratello. E poi c'e l'amicizia: Bertie e Loyd. Duca di York e dottore senza dottorato; l'evoluzione da rapporto professionale fino ad una profonda amicizia continuata dai 2, così diversi quanto determinati a raggiungere il loro scopo. Il discorso del re è applicazione, superare i proprio limiti, è rigore e nobiltà d'animo, il tutto in una interpretazione quasi teatrale dei personaggi.
DS
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luciacinefila
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mercoledì 9 marzo 2011
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finalmente colin firth ha messo le ali
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superbo, meraviglioso eccitante.. divertente..storico appassionante originale.. non riuscirò mai a definire correttamnete un film di tali fattezze..... premi meritatissimi sceneggiatura perfetta e poi Lui...un grandisssimo interprete per una parte che sembra tagliata su misura per Coplin Firth che finalmente si vede riconosciuto il suo vero ruolo..quello di attore preparato e anche drammatico all'occorrenza. accanto a lui un Geoffery Rush impareggiabile.Che dire se non che finalmente stavolta i premi concessi corrispondono ai gusti degli spettatori.
Da non perdere assolutamente..e forse da guardare e gustare più volte..magari per non peredersi neanche una, delle tante sfumature di una regia impeccabile.
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superbo, meraviglioso eccitante.. divertente..storico appassionante originale.. non riuscirò mai a definire correttamnete un film di tali fattezze..... premi meritatissimi sceneggiatura perfetta e poi Lui...un grandisssimo interprete per una parte che sembra tagliata su misura per Coplin Firth che finalmente si vede riconosciuto il suo vero ruolo..quello di attore preparato e anche drammatico all'occorrenza. accanto a lui un Geoffery Rush impareggiabile.Che dire se non che finalmente stavolta i premi concessi corrispondono ai gusti degli spettatori.
Da non perdere assolutamente..e forse da guardare e gustare più volte..magari per non peredersi neanche una, delle tante sfumature di una regia impeccabile.
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eraclito
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martedì 8 marzo 2011
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e' un film che dà qualche emozione ma il fatto in
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E' un film che dà qualche emozione ma il fatto in sè è banale.Non meritava l'oscar
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(di hollyver07)
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il cugino di marvelman
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martedì 8 marzo 2011
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a chi somiglia il grinta
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Sì, somiglia al Grinta di John Wayne, ma solo esteriormente. In realtà è una versione un po' annacquata di un altro film, "Dead Man" di Jim Jarmusch con Johnny Depp. Anche lì uno di dittà (un uomo in questo caso) va a finire nel selvaggio west in un viaggio iniziatico accompagnato anche qui da due misteriosi psicopompi, un indiano buono e un killer cattivissimo. Ma il film di Jarmusch è più sognante, non ha messaggi né positivi né negativi, non da giudizi morali. Perché Jim Jarnusch è un grandissimo artista (ma col difetto di essere troppo compiaciuto di sé stesso) mentre i Coen sono solo dei bravi registi che ogni tanto hanno qualche buna idea.
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Sì, somiglia al Grinta di John Wayne, ma solo esteriormente. In realtà è una versione un po' annacquata di un altro film, "Dead Man" di Jim Jarmusch con Johnny Depp. Anche lì uno di dittà (un uomo in questo caso) va a finire nel selvaggio west in un viaggio iniziatico accompagnato anche qui da due misteriosi psicopompi, un indiano buono e un killer cattivissimo. Ma il film di Jarmusch è più sognante, non ha messaggi né positivi né negativi, non da giudizi morali. Perché Jim Jarnusch è un grandissimo artista (ma col difetto di essere troppo compiaciuto di sé stesso) mentre i Coen sono solo dei bravi registi che ogni tanto hanno qualche buna idea.
Oh...non guardatevelo Dead Man perché vi annoiereste...non è un film per cugini.
P.S.: Gli psicopompi non fanno quello che pensate voi...
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[+] già, perdono le piume per aria e tu la testa!!!
(di hollyver07)
[ - ] già, perdono le piume per aria e tu la testa!!!
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