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5x1: Gli spiccioli di Mel Gibson

Davanti o dietro la macchina da presa, un nome sempre di richiamo.
di Stefano Cocci

Il boxoffice è pazzo per Gibson
Mel Gibson (Mel Columcille Gerard Gibson) (68 anni) 3 gennaio 1956, Peekskill (New York - USA) - Capricorno. Interpreta Thomas Craven nel film di Martin Campbell Fuori Controllo.

martedì 16 marzo 2010 - Celebrities

Il boxoffice è pazzo per Gibson
Due miliardi di dollari. Se è difficile definire la carriera di un uomo controverso come Mel Gibson con le parole, forse possono riuscirci i numeri. A tanto, infatti, ammonta il totale degli incassi di un attore che ha iniziato con la fantascienza (la serie Mad Max), ha continuato con i drammi del passato (Gli anni spezzati e Il Bounty), ha sfiorato la guerra del Vietnam prima come reduce traumatizzato (la saga Arma Letale) e poi come protagonista (We were soldiers) ma che soprattutto è stato un eroe per una nazione (Braveheart) e simbolo dell'umanità girando La Passione di Cristo.
Poi, qualcosa si inceppa e la vita del cattolicissimo Gibson – il suo nome di battesimo Mel Columcille è ispirato a due santi irlandesi – entra in una vorticosa discesa: il divorzio dalla donna che gli ha dato sette figli, l'arresto per guida in stato di ebbrezza e lo sproloquio anti-semita ad uso e consumo degli agenti che lo arrestarono che presto fece il giro del mondo isolando Gibson dai meccanismi di Hollywood.
Oggi, con due miliardi di dollari fatti guadagnare all'industria americana dei sogni e della celluloide e almeno 500 guadagnati come regista, l'ex "arma letale" torna con il suo pezzo forte: il poliziotto disposto a tutto, soprattutto infrangere le regole che dovrebbe difendere pur di raggiungere la verità in Fuori controllo, pellicola che in patria ha raccolto "appena" 42 milioni. Spiccioli, si fa per dire.

Arma letale
Se il nome di Gibson è uno dei più conosciuti al mondo e sinonimo di blockbuster è merito dell'agente di polizia Martin Riggs, soprannominato "arma letale" perché la cosa che gli riesce meglio è uccidere. Sostanzialmente è il capolavoro dell'attore australiano (che ricordiamo è nato vicino a New York e trasferito da piccolo in Australia perchè il padre vinse 145 mila dollari al quiz Jeopardy! e decise di cambiare continente): intrapreso un percorso di autodistruzione dopo la tragica morte dell'amata moglie, a Riggs è affiancato un tranquillo agente di colore vicino alla pensione, il Murtaugh interpretato da Danny Glover. I due diventeranno una delle coppie di poliziotti più amate delle storia del cinema, oltre ad essere una delle meglio riuscite e scritte, tra azione e divertimento, battute e senso della vita.

Braveheart
Se Rocky sarà ricordato per aver tolto l'Oscar al Taxi driver di Scorsese nel 1977, Braveheart, per alcuni, è il "peggior" Miglior film premiato negli ultimi 20 anni. Nel 1996, nella cinquina, facevano bella presenza Il postino, Apollo 13, Ragione e sentimento di Ang Lee e Babe – maialino coraggioso. Francamente, non si può dar torto ai membri dell'Academy se quell'anno preferirono l'eroe scozzese William Wallace al maialino impavido, alle beghe amorose di Jane Austen con la Winslet in corsetto e a "Houston abbiamo un problema" di Ron Howard. Per lo meno Gibson regala quasi tre ore di battaglie truculente, assassini, incesti, una meravigliosa Sophie Marceau e una scena finale che ispirò numerose parodie, anche in Italia e con i politici protagonisti. Ricordate Maroni che grida "libertà"?

La Passione di Cristo
370 milioni di dollari in patria, 240 nel resto del mondo. In Italia La Passione di Mel Gibson ebbe l'incasso più alto, USA esclusi, con 23 milioni, subito seguita dai 20 del Regno Unito. Volenti o nolenti, credenti o atei, sostenitori del Mel Gibson crociato o apostoli della laicità e la ragione, il film che si accredita come il più fedele ai testi sacri nella ricostruzione della sofferenza di Gesù è stato un successo globale, grazie anche alla massiccia campagna stampa che lo precedette: le accuse di anti-semitismo e le voci su un apprezzamento di Papa Giovanni Paolo II, subito smentite dagli ambienti vaticani. Addirittura si arrivò a parlare di piccoli miracoli avvenuti sul set (ambientato principalmente nella Matera dei Sassi che divenne una splendida Gerusalemme, dove anche Pasolini girò il suo Vangelo secondo Matteo) come le gravidanze della Bellucci e ldella Morgenstern o la folgorazione fondamentalista di Caviezel che, dopo La Passione, ha iniziato a girare gli Stati Uniti tenendo conferenze per la destra ultra-cattolica. Da allora, però, Caviezel è sostanzialmente sparito... se non è un miracolo questo per lo meno è un'ottima notizia.

What women want
Mel Gibson ha anche un'anima "leggera". Sicuramente è quella che non litiga con i poliziotti e non finisce in prima pagina ma in un paio di occasioni l'attore australiano ha dimostrato di avere anche dei tempi comici. Come quando ha doppiato Rocky Bulboa nel film di animazione Galline in fuga, partecipato a una puntata dei Simpsons o affiancato Helen Hunt nella commedia di Nancy Meyers, What women want. Per Mel fu un'esperienza del tutto inusuale quella di entrare nella testa delle donne grazie al dono di "sentire" i pensieri dell'altra metà del cielo. È un peccato che, tra le centinaia di donne con cui entra in contatto, nessuna abbia mai espresso un pensiero compiuto su cosa pensasse di Braveheart o del vero Mel Gibson. Sarebbe stato carino poter ascoltare quei pensieri lì.

Un anno vissuto pericolosamente
Con il senno di poi, si potrebbe dire "una carriera vissuta pericolosamente". È il primo ruolo di un certo peso di Gibson, con un regista importante (Peter Weir) e una risonanza internazionale (fu ben accolto al Festival di Cannes). L'attore confermò la propria attitudine ai drammi storici: qui siamo nella metà degli anni Sessanta, in Indonesia, nel bel mezzo del colpo di stato contro Sukarno. Lui, un giornalista australiano, intreccia una relazione con un'assistente all'ambasciata inglese interpretata da Sigourney Weaver. Entrambi sono professionisti che amano vivere pericolosamente: la Weaver era reduce dagli alieni di Ridley Scott, Gibson aveva sfidato il futuro apocalittico di George Miller in Interceptor e per Weir dovette sfidare le minacce di morte dei fondamentalisti islamici che temevano il film. Da allora i due non hanno accennato a calmarsi: la Weaver continuò a dare la caccia ad alieni e serial killer, Gibson le ha suonate a tutti, dagli inglesi agli ebrei fino agli spagnoli ai tempi della conquista dell'America.

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