Canzoni in cerca d'autore
In principio era una canzone. Non una delle tante, ma una canzone del passato, famosa, capace di rispolverare vecchi ricordi. Come "Notte prima degli esami" o "Luna", di Gianni Togni, che però nell'ispirare il titolo della commedia di Stefano Calvagna (tutta ambientata in una lavanderia a gettoni dove i clienti vanno per lavare i panni in pubblico) finiva per dargli in prestito la primissima strofa, e guardo il mondo da un oblò. Stiamo parlando di titoli di film rubati alla canzone italiana per fini narrativi, nostalgici o per semplice immedesimazione. La scelta del titolo Mio fratello è figlio unico, celebre canzone di Rino Gaetano, per esempio è avvenuta per caso. "Ho pensato che cogliesse il sentimento di esclusione dagli affetti, il senso di separazione che prova uno dei protagonisti, in conflitto con il fratello. Usarla nel film mi sembrava, però, troppo didascalico e ridondante. Del resto la storia che racconto è più complessa" parola di Daniele Luchetti, che nell'adattare il titolo del brano al rapporto tra i suoi due personaggi maschili poneva senza volerlo l'accento sul contenuto di un testo che voleva essere contro la guerra, la sopraffazione, la violenza. E se nel caso di Luchetti l'ispirazione è nata dall'ascolto casuale dell'iPod, per Figli delle stelle il titolo si è materializzato in seguito a una riflessione del regista. "Volevo che a unire in un corpo solo i personaggi non fosse soltanto il disagio sociale ma anche una canzone. In fondo Sorrenti e la sua "Figli delle stelle" sono un po' simbolo della generazione che racconto". Nella settimana in cui esce il film di Lucio Pellegrini siamo andati a rintracciare altri titoli "pop" del cinema nostrano.

Albakiara
Non il miglior esempio di film con titolo preso da una celebre canzone, ma il flop vale la candela. Era il 1979 quando "Albachiara" faceva la sua prima apparizione in "Non siamo mica gli americani" (a ben vedere il titolo dell'album di Vasco Rossi avrebbe dovuto astenere Stefano Salvati dalla regia di questo "esperimento" malriuscito). L'Albakiara del nuovo millennio racconta di una ragazza che sì cammina per strada mangiando una mela coi libri di scuola, ma che allo stesso tempo s'incarica di rappresentare la cosiddetta generazione K, dove K sta bimbiminkia (come direbbe qualcuno). La protagonista del film di Salvati svilisce il senso del testo di Vasco Rossi, svilisce la figura di quella ragazzina acqua e sapone di cui cantava il rocker di Zocca e offre un pugno di polvere (bianca) sulla quale soffiare per cancellarne ogni traccia.

QPGA (Questo piccolo grande amore)
La scelta di costringere "Questo piccolo grande amore" in un acronimo ha attirato persino l'attenzione di Federico Moccia (scrittore prima e regista poi di commedie teen). "La canzone di Baglioni è talmente bella che non ha bisogno di modernizzarsi, anche se questo mi lusinga". Nel caso del film di Riccardo Donna, però, il titolo non vuole essere un omaggio né uno stratagemma. QPGA è di fatto l'adattamento cinematografico del concept album di Claudio Baglioni pubblicato nel 1972. Concepito come una sorta di opera pop (sulla falsa riga di Across The Universe e Mamma Mia!), QPGA regala la luce del proiettore ai due giovani di cui Baglioni canta la storia d'amore, una storia sospesa tra il sogno degli anni '60 e il risveglio degli anni '70.