carli11
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domenica 6 marzo 2011
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buon film
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bello!!!
boyle ha scelto benissimo l'attore protagonista che ha saputo interpretare la vitalità ed energia in maniera egregia....
sempre svegli ma mai in angoscia
ottimi paesaggi e colori
il sole riscaldava e infondeva speranza
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linodigianni
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domenica 6 marzo 2011
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un finale consolatorio, un film adrenalinico
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Di questo film si possono apprezzare alcune cose pregevoli:
il montaggio molto accattivante, le riprese e le angolature insolite,
il ritmo impresso dalla musica e dalle panoramiche grandiose,
e il protagonista.
O meglio, il corpo, del protagonista.
Un corpo e la pietra che lo imprigionerà nella montagna, per la mano.
Una pietra che duemila anni aspettava il suo passaggio, dirà il
protagonista.
Il film ha due momenti inutili: quando eccede nei particolari
da intervento chirurgico,e nel finale, consolatorio, ridondante
e perfino tragicomico.
Nel complesso, non male. Visione consigliata
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(di lunapica)
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sarettajan
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venerdì 4 marzo 2011
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la forza della disperazione
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La mia domanda nell'entrare in sala era : "Riuscirà Boyle a colpire ancora tanto profondamente?"..
Beh diciamo che non si resta per nulla indiferrenti dinanzi a "127 ore", ma mi sento anche di dire che questo film non è al pari dei precedenti.
La trama impone una staticità e una fissità che richiedevano qualcosa in più, per coinvolgere pienamente lo spettatore, di quei momenti psichedelici tipici del regista inglese che lasciano la sua firma sulla pellicola ma che non sono sufficienti per creare quell'ansia che, a mio avviso, poteva essere l'unico vero trainante in un film così statico. Immediato il paragone con Buried, film spagnolo che parte dallo stesso presupposto concettuale, un uomo bloccato in una cavità/bara, ma che riesce ad essere talmente ansiogeno da far dimenticare allo spettatore che per circa due ore ha visto la stessa ambientazione e lo stesso, unico attore.
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La mia domanda nell'entrare in sala era : "Riuscirà Boyle a colpire ancora tanto profondamente?"..
Beh diciamo che non si resta per nulla indiferrenti dinanzi a "127 ore", ma mi sento anche di dire che questo film non è al pari dei precedenti.
La trama impone una staticità e una fissità che richiedevano qualcosa in più, per coinvolgere pienamente lo spettatore, di quei momenti psichedelici tipici del regista inglese che lasciano la sua firma sulla pellicola ma che non sono sufficienti per creare quell'ansia che, a mio avviso, poteva essere l'unico vero trainante in un film così statico. Immediato il paragone con Buried, film spagnolo che parte dallo stesso presupposto concettuale, un uomo bloccato in una cavità/bara, ma che riesce ad essere talmente ansiogeno da far dimenticare allo spettatore che per circa due ore ha visto la stessa ambientazione e lo stesso, unico attore.
Nonostante infatti James Franco interpreti bene il ruolo, in particolar modo in alcuni momenti in cui sembra perdere il lume della ragione, e nonostante il film sia arricchito di flash back per far respirare un pò il pubblico, ci sono troppi momenti di immobilità in cui lo spettatore è abbandonato a se stesso, lasciato libero di vagare, mentre invece dovrebbe respirare affannosamente in simbiosi con il protagonista.
Forse è anche la mancanza di suspence dovuta alla previa conoscenza dell'automutilazione finale a far sì che lo spettatore non frema mai intensamente, dato che sa già come si concluderà la vicenda.
Nonostante ciò il film è impreziosito da alcuni momenti stilisticamente bellissimi come quando la luce del sole entra progressivamente all'interno della cavità fino a raggiungere per pochissimo tempo il corpo assetato di luce dell'escursionista e anche momenti molto commoventi come tutta la parte finale in cui lo stesso riesce a liberarsi a fronte di un coraggioso sacrificio. E' un peccato che sia solo quel momento così crudo, quasi insopportabile da vedere e peraltro magistralmente girato, a svegliare lo spettatore dal torpore generale.
Incredibile la fotografia di Enrique Chediak e suggestiva la colonna sonora di A. R. Rahman vincitore l'anno scorso dell'oscar alla migliore colonna sonora per The millionaire e meritevole, a mio parere, della medesima candidatura quest'anno.
In conclusione credo che sia un film molto interessante, reso brillante dai paesaggi così perfettamente fotografati e con un forte messaggio morale, evidenziato dal percorso tutto interiore che Aron fa riflettendo sul suo individualismo egoista. Ciò non toglie che si ponga per me su un livello decisamente inferiore a quello del pluripremiato The millionaire.
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claudiorec
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venerdì 4 marzo 2011
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franco da solo
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Un'ora e un quarto in scena da solo. Candidato all'Oscar, (6 candidature, zero premi).
La scena finale è per stomaci forti.
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leooooo
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giovedì 3 marzo 2011
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..........
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almeno un oscar se lo meritava, Franco è molto bravo. tensione alle stelle, molto crudo in alcuni pezzi ma comunque ve lo consiglio.
la colonna sonora non male.
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bobdex
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giovedì 3 marzo 2011
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survive
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Sarà che la storia di questo 127 Ore è davvero emozionante, sarà che è tratta da un fatto realmente accaduto, sarà che le ambientazioni sono bellissime e allo stesso tempo inquietanti, sarà che Danny Boyle si conferma un ottimo regista, originale e col dono di tenere chi guarda incollato allo schermo, alla poltrona e ai pop corn, sarà che James Franco in questo ruolo dimostra tutta la sua bravura (per chi ancora avesse dubbi) incarnandosi perfettamente e spontaneamente in un alpinista biker un pò svitato ma molto coraggioso, sarà che le musiche fanno da cornice portante del tutto, sarà che...A me questo film mi è piaciuto tantissimo.
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Sarà che la storia di questo 127 Ore è davvero emozionante, sarà che è tratta da un fatto realmente accaduto, sarà che le ambientazioni sono bellissime e allo stesso tempo inquietanti, sarà che Danny Boyle si conferma un ottimo regista, originale e col dono di tenere chi guarda incollato allo schermo, alla poltrona e ai pop corn, sarà che James Franco in questo ruolo dimostra tutta la sua bravura (per chi ancora avesse dubbi) incarnandosi perfettamente e spontaneamente in un alpinista biker un pò svitato ma molto coraggioso, sarà che le musiche fanno da cornice portante del tutto, sarà che...A me questo film mi è piaciuto tantissimo.
Ho già detto tutto?
Rimane da dire che oltre a non annoiarmi minimamente (c'era il rischio, visto che lo sfortunato alpinista lotta contro il proprio braccio e un masso) il film in sè è riuscito anche a farmi sobbalzare dalla poltrona, nel momento della recisione del braccio. Niente a che vedere con taglietti alla Saw, quì si vede proprio il fulcro del dolore, i nervi che si sfilacciano dal corpo. Terrificante, ma allo stesso tempo, magnifico. Come tutto questo 127 Ore.
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reservoir dogs
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giovedì 3 marzo 2011
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solitudine globale
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Tra le agitazioni di un mondo sempre in movimento, Aron Ralston (Franco), un giovane escursionista si prepara per un week end di trekking e biking. Nel Blue John Canyon, dopo un incontro fortuito con due escursioniste Aron prosegue il suo viaggio all'insegna della libertà (solitaria).
Ma proprio quella libertà gioca ad Aron un brutto scherzo in quei paesaggi mozzafiato dello Utah: un masso si smuove e lo intrappola per il braccio in una stettoia.
E' l'inizio di un sequestro a cui la Natura sottopone Aron di modo che durante il tempo rifletta su la sua condizione esistenziale (rispondere alla madre "assillante" poteva essere una salvezza), di come la solitudine lo abbia portato inevitabilmente in quel luogo bello e sperduto allo stesso tempo.
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Tra le agitazioni di un mondo sempre in movimento, Aron Ralston (Franco), un giovane escursionista si prepara per un week end di trekking e biking. Nel Blue John Canyon, dopo un incontro fortuito con due escursioniste Aron prosegue il suo viaggio all'insegna della libertà (solitaria).
Ma proprio quella libertà gioca ad Aron un brutto scherzo in quei paesaggi mozzafiato dello Utah: un masso si smuove e lo intrappola per il braccio in una stettoia.
E' l'inizio di un sequestro a cui la Natura sottopone Aron di modo che durante il tempo rifletta su la sua condizione esistenziale (rispondere alla madre "assillante" poteva essere una salvezza), di come la solitudine lo abbia portato inevitabilmente in quel luogo bello e sperduto allo stesso tempo. La riflessione, al termine delle provviste, muta in allucinazione (un talk-show confessione di fronte alla telecamera digitale) e l'allucinazione trova una sola "ragionevole" via d'uscita.
Danny Boyle firma questa claustrofobica storia costringendoci in uno spazio ristretto poco prima immenso, mostrandoci in modi diversi il solito luogo attraverso una telecamera digitale, fotografie, primi piani di un progressivo deperimento fisico, la morbosità nel riprendere l'acqua fonte di salvezza per l'uomo e per il mondo intero.
Lo split screen in più occasioni ci mostra un mondo frenetico che non ha tempo da perdere; essere soli in uno stadio (come quando Aron viene lasciato dalla sua ragazza) metafora di una solitudine invisibile ma globale, la musica ci immerge nel paesaggio per poi riconsegnarci alla natura; il rock nelle cuffie diventa improvvisamente silenzio tra le rocce rosse.
La troppa ruffianeria finale dopo una serie di virtuosismi abbassa il livello del film che resta comunque godibile.
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fogo89
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giovedì 3 marzo 2011
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un gran bel film.
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A mio parere questo film sfiora il capolavoro. Oltre all'ottima e mai gratuita regia di Mr. Boyle, vengono affrontate diverse tematiche in modo sublime...
la solitudine, la ricerca di se stessi, l'indifferenza della natura, la sopravvivenza... la psicologia.
Dubito che possa non piacere... e ad alcune persone può anche servire a farsi qualche domanda su se stessi.
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simonakko
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mercoledì 2 marzo 2011
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stupendo
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Semplicemente Incredibile quello che ha dovuto passare quest'uomo e il film lo racconta in maniera ottimale e spietata. Immagini e fotografie mozzafiato, un film capolavoro
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(di carli11)
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marzia80ud
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mercoledì 2 marzo 2011
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spietata scelta
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fotografia particolare. di impatto emotivo. visionario. lento ma convincente... eccetto l'errore della scena in cui si toglie lo zaino. cruda e spietata scelta. mi taglio un braccio per poter vivere o resto bloccato aspettando la morte?
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