gianleo67
|
sabato 16 novembre 2013
|
avvincente virtuosismo da 'survival drama'
|
|
|
|
Storia vera di Aron Ralston, ingegnere ventenne e appassionato di trekking, che rimane intrappolato per 5 giorni (127 ore) in un profondo crepaccio di un canyon dello Utah. Con il braccio destro incastrato tra la parete di roccia ed un grosso masso ed a corto di acqua, sopravviverà bevendo le sue urine e riuscendo ad amputarsi il braccio con un coltellino d'acciaio.
Spesso tacciato,a torto, di essere un regista furbetto e sensazionalista (per le tematiche scottanti e lo stile iperdinamico), il britannico Danny Boyle conferma doti e convizioni in questa maratona per la sopravvivenza di un moderno eroe dell'avventura in solitario nello scenario desolato di un deserto di roccia e coyote dell'immaginario cinematografico a stelle e strisce.
[+]
Storia vera di Aron Ralston, ingegnere ventenne e appassionato di trekking, che rimane intrappolato per 5 giorni (127 ore) in un profondo crepaccio di un canyon dello Utah. Con il braccio destro incastrato tra la parete di roccia ed un grosso masso ed a corto di acqua, sopravviverà bevendo le sue urine e riuscendo ad amputarsi il braccio con un coltellino d'acciaio.
Spesso tacciato,a torto, di essere un regista furbetto e sensazionalista (per le tematiche scottanti e lo stile iperdinamico), il britannico Danny Boyle conferma doti e convizioni in questa maratona per la sopravvivenza di un moderno eroe dell'avventura in solitario nello scenario desolato di un deserto di roccia e coyote dell'immaginario cinematografico a stelle e strisce.
Abile nel ricamare ritmo e tensione narrativa (non sempre per stomachi deboli) dall'apparente linearità di un racconto del tipo 'vado,cerco di uccidermi e ritorno' e suggerendo con indiscussa abilità artigianale il rapporto sempre attuale e controverso tra l'uomo e la natura (splendide le location e la fotografia di un'immensa aridità rosseggiante), trova la sua coerente dimensione espressiva nell'alternanza tra la descrizione di una calcolata razionalità della sopravvivenza e la dimensione inconscia dei meccanismi di difesa psichica, una dialettica ta il qui e ora di una insostenibile disperazione e l'altrove di un substrato emotivo da cui attingere motivazioni e determinazione per scelte terribili ma necessarie (bere la pipì come crudele e sarcastico contrappasso di una martellante educazione consumistica tra Coca Cola&co, rinunciare ad una parte di sè come atto necesasario per una sopravvivenza degli affetti passati e futuri, etc.). Giocando sulla continua osmosi tra i vasi comunicanti del conscio e dell'inconscio il regista di Manchester (ma americano d'adozione) ci restituisce il senso tragico ed eroico insieme della dimensione complessiva dell'uomo posto di fronte ai suoi limiti e ad i suoi tabù, laddove il coyote intrappolato (invero facile simbologia solo suggerita dal regista) si stacca istintivamente la zampa a morsi, l'homo sapiens deve attraversare i territori sconfinati e perigliosi di una naturale resistenza emotiva per arrivare alla lucida determinazione di un inevitabile autolesionismo. Questo flusso di coscienza che parte dal tran tran quotidiano delle moderne società dei consumi (illustrato nei siparietti esemplificativi dei titoli di testa e di coda) per arrivare a delineare il destino singolare di una tragica e colpevole casualità individuale è la cifra stilistica di un regista che da sempre rielabora le esperienze sensoriali e psichiche estreme come i sottoprodotti di una lisergica civiltà dell'alienazione (Piccoli omicidi tra amici,Trainspotting) qui declinandola come suggestivo contraltare di un esemplare 'survival drama' (Ballard l'avrebbe chiamato 'inner space'). Film avvincente ed emozionante (a tratti dalla crudezza insostenibile) poggia quasi interamente sull'indiscutibile virtuosismo di Boyle e la efficace presenza scenica di un energico James Franco, concedendosi nel finale ad una accattivante emotività per famiglie.
Sei nomination ai Premi Oscar 2011 ma nessun premio. Prima di uscire avvisate sempre i parenti: può salvarvi la vita!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
giuseppe m.
|
lunedì 11 novembre 2013
|
allucinazioni profetiche e dialoghi allucinati
|
|
|
|
Danny Boyle vola, con 127 ore, nel Blue John Canyon nello Utah. Protagonista assoluto di questo thriller biografico d'avventura è James Franco che veste i panni di Aron Ralston: fanatico climber di 28 anni che partito per un'escursione solitaria incontrerà il suo Destino. Per 5 giorni, 127 ore appunto - audacemente condensate in 90 minuti - rimarrà 'prigioniero' tra pareti rocciose millenarie in compagnia dei suoi rimorsi, rimpianti e delle sue paure. In questo "film d'azione con una ragazzo che non può muoversi", come da lui stesso definito, Boyle sa darci un'ulteriore prova del suo talento e come già in 'The Beach' sembra trovarsi a proprio agio in opere individuali e dalle tinte psicologiche.
[+]
Danny Boyle vola, con 127 ore, nel Blue John Canyon nello Utah. Protagonista assoluto di questo thriller biografico d'avventura è James Franco che veste i panni di Aron Ralston: fanatico climber di 28 anni che partito per un'escursione solitaria incontrerà il suo Destino. Per 5 giorni, 127 ore appunto - audacemente condensate in 90 minuti - rimarrà 'prigioniero' tra pareti rocciose millenarie in compagnia dei suoi rimorsi, rimpianti e delle sue paure. In questo "film d'azione con una ragazzo che non può muoversi", come da lui stesso definito, Boyle sa darci un'ulteriore prova del suo talento e come già in 'The Beach' sembra trovarsi a proprio agio in opere individuali e dalle tinte psicologiche. Con la fotografia, accattivante e limitata dalla location, veniamo catapultati in quel concentrato di Universo. Serrati tra quelle pareti e incollati ai nostri divani non potremmo fare a meno di immedesimarci nel protagonista. Una fusione tesa a farci provare le ansie e le paure ma anche il senso di frustrazione di Aron. L'impossibilità di muoversi liberamente viene fatta coincidere con l'impossibilità di ribellarsi alla Sorte: non a caso "... questa roccia è stata qui ad aspettarmi per tutta la vita [...] da quando sono nato ogni mio respiro, ogni mia azione mi ha guidato fin dentro questa crepa...". Tra allucinazioni profetiche e dialoghi allucinati un illuminato James franco ci accompagna verso quello che sarà riconosciuto come lo spirito di sopravvivenza assoluto. Abbandonando ogni sorta di rassegnazione, e grazie alla dinamicità psicologica del personaggio, il film cambia ritmo. Da questo turning point in avanti sequenza di immagini e musiche sono inscindibili: seguendo prima note sadiche e dolorose, accompagnate da una colonna sonora febbrile e tachicardica, ci ritroveremo con il fiato corto e l'avambraccio dolorante; poi rincorrendo quello spiraglio di sole e di speranza alla fine del canyon, sulla melodia di 'Festival' dei Sigur Ròs - così come il protagonista si abbandonerà nella sorgente d'acqua - ci abbandoneremo, scaricando la tensione e lasciandoci scorrere nel vivo delle riflessioni. Film che rappresenta un inno alla tenacia e invita ad attingere alla risorsa di forze e coraggio che si trova in ognuno di noi, è un lavoro - ben riuscito - che va a consolidare il sodalizio Boyle(regia)/ Dod Mantle(fotografia). Il Nostro eroe Aron ha aspettato di trovarsi in quelle condizioni per tirare le somme sulla sua vita. E tu? Beh io...'ho trovato un bel laccio emostatico'.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giuseppe m. »
[ - ] lascia un commento a giuseppe m. »
|
|
d'accordo? |
|
corazzatakotiomkin
|
venerdì 20 settembre 2013
|
quando lo spettatore è protagonista.
|
|
|
|
Impresa titanica per Boyle. "127 ore" non annoia nemmeno un minuto. Nonostante l'impossibilità motoria del protagonista lo spettatore viene trasportato tra ricordi e fantasie, ogni sensazione provata dal personaggio principale del film viene provata dall'osservatore con pari intensità. Ottima l'introduzione della colonna sonora e degli effetti sonori in generale. Film convincente ed esaltante.
|
|
[+] lascia un commento a corazzatakotiomkin »
[ - ] lascia un commento a corazzatakotiomkin »
|
|
d'accordo? |
|
billyjo3
|
giovedì 29 novembre 2012
|
capolavoro sfiorato
|
|
|
|
E' un Danny Boyle ultra-sperimentale quello che racconta la vera storia di Aron Ralston, trekker statunitense, che nell'Aprile del 2003 rimase intrappolato per 5 giorni nel Blue John Canyon (Utah) lottando contro il tempo per tornare alla vita e alla rinascita. L'intero film è un grande racconto intenso e commovente di vita e morte, caduta e resurrezione, oblio e rinascita. E' un viaggio appassionante, che non lascia spazio al pensiero, che prende e porta via e rapisce per ciò che è. Inizia come un'escursione tranquilla e rilassata, ma ben presto si trasforma in un vero e proprio incubo. Il punto di vista incentrato solo sul protagonista rimane tale dall'inizio alla fine, portando lo spettatore con lui sia nel buio della notte che nella luce del sole.
[+]
E' un Danny Boyle ultra-sperimentale quello che racconta la vera storia di Aron Ralston, trekker statunitense, che nell'Aprile del 2003 rimase intrappolato per 5 giorni nel Blue John Canyon (Utah) lottando contro il tempo per tornare alla vita e alla rinascita. L'intero film è un grande racconto intenso e commovente di vita e morte, caduta e resurrezione, oblio e rinascita. E' un viaggio appassionante, che non lascia spazio al pensiero, che prende e porta via e rapisce per ciò che è. Inizia come un'escursione tranquilla e rilassata, ma ben presto si trasforma in un vero e proprio incubo. Il punto di vista incentrato solo sul protagonista rimane tale dall'inizio alla fine, portando lo spettatore con lui sia nel buio della notte che nella luce del sole. Il bianco ed il nero, così opposti ma così complementari: è questo il punto di forza fondamentale dell'intera pellicola. Aron cade nel buio e rimane intrappolato, lo spettatore resta intrappolato con lui, assistendo sia allo sforzo sovrumano di liberarsi che alla decisione finale di commettere l'irreparabile per la sua sopravvivenza. Il dramma è intenso, ben dosato, colpisce per la sua forza visiva e narrativa, mostrando a volte ciò che vuole far vedere e a volte tenendo da parte alcuni pezzi del puzzle. Nello sviluppi della vicenda si assiste lentamente ad una ricostruzione del passato, delle speranze e delle prospettive del protagonista, che tra il sogno onirico e i flashback di ciò che è stato si rende conto ben presto che ha abbandonato ogni forma di legame umano, e che è forse il destino ad averlo voluto portare a quel punto. Si spinge oltre se stesso, oltre ogni immaginazione per tornare alla vita, a ciò che ha perso, e a quello che forse non ha mai apprezzato fino alla caduta in quel buco infernale. La solitudine viene ampliata ancor di più dalla sublime regia di Boyle, fatta di split-screen, punti di vista impossibili, occultati nei meandri più profondi di ciò che esiste e di ciò che è solo immaginazione, creando confusione ma al contempo senso di incubo ad occhi aperti. E' un viaggio di andata ma soprattutto di ritorno quello di Aron, un ritorno agli affetti, a tutto quello che di bello la vita gli aveva offerto e che lui aveva sempre sottovalutato (scena fantastica quella del dialogo botta/risposta con se stesso come in un talk show televisivo con tanto di risate di sottofondo). Un viaggio che porta alla luce finale, finalmente viva e calda che regala sussulti e fa vibrare le corde più alte dell'animo. Segnalazione finale per James Franco, protagonista intenso, fisicamente ed emotivamente fantastico, e per la colonna sonora, davvero ben strutturata, che mette in risalto il bianco ed il nero dell'intera bellissima storia. Unica nota negativa: la parte centrale del film, fatta di troppe visioni oniriche, che sfilaccia leggermente la trama e fa perdere la meravigliosa intensità che il plot di partenza aveva brillantemente creato. Per fortuna che la terza e ultima parte torna ad essere corposa e coerente. Quasi capolavoro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a billyjo3 »
[ - ] lascia un commento a billyjo3 »
|
|
d'accordo? |
|
lory08
|
mercoledì 28 novembre 2012
|
un bel film con un grande james franco
|
|
|
|
Veramente un bel film con scene che non si dimenticano facilmente, come quando improvvisa un'intervista televisiva a se stesso o quando in cui il protagonista tenta di tagliarsi il braccio (il momento migliore del film veramente duro e realistico).
|
|
[+] lascia un commento a lory08 »
[ - ] lascia un commento a lory08 »
|
|
d'accordo? |
|
brucemyhero
|
mercoledì 25 luglio 2012
|
oooppsss ....
|
|
|
|
Tratto, ed è ciò a scuotere, da una storia realmente accaduta, il film e l'interpretazione di James Franco valgono il doppio del biglietto d'ingresso. E' la storia, anzi la disavventura di Aron Ralston, escursionista nonchè guida del complesso di gole che circondano il Grand Canyon nello Hutah, che nel 2003 è vittima della sua passione ma soprattutto del 'vizietto': "non è che non hai detto a nessuno, ma proprio a nessuno DOVE ANDAVI?!" - "..no". Uno stupido incidente lo costringe infine ad amputarsi DA SOLO l'avambraccio destro, in alternativa: morire. Bello, bellissimo. Franco avrebbe strameritato l'Oscar!.
|
|
[+] lascia un commento a brucemyhero »
[ - ] lascia un commento a brucemyhero »
|
|
d'accordo? |
|
tiamaster
|
martedì 22 maggio 2012
|
usno dei film più sopravvalutati a mia memoria.
|
|
|
|
A mio parere Danny Boyle è il regista più sopravvalutato di sempre, come le sue opere.Se si esclude il buonissimo trainspotting rimangono il tremendo sunshine,the millionaire SOPRAVVALUTATISSIMO (prevedibile e happy end inevitabile), e 127 ore,sopravvalutato in modo fastidioso.127 ore è un film innoquo sotto ogni punto di vista:james franco è terribile,recita come un sasso,il resto del film è NOIA,OVVIETà,GIà VISTO.Tutto si concentra sulla storia del prottagonista (ma và?!) e su i suoi rimpianti (ma va?!).Prodotto inefficace,ovvio,prevedibile,banale.Da dimenticare.
[+] ma sei sicuro?
(di taddarita)
[ - ] ma sei sicuro?
|
|
[+] lascia un commento a tiamaster »
[ - ] lascia un commento a tiamaster »
|
|
d'accordo? |
|
owlofminerva
|
giovedì 3 maggio 2012
|
libero persino dal suo corpo
|
|
|
|
Questa pellicola è stata un laccio emostatico, un coltello in una piaga, uno schiaffo alla temerarietà, ti tiene col fiato sospeso anche se la scena è bloccata in un crepaccio per quasi tutta la durata del film. Il protagonista è Aron Ralston, sbruffone, fanatico della libertà e nemico dei limiti, si concede una giornata di biking e trekking nel Blue John Canyon dello Utah senza dire niente a nessuno, solo con la sua libertà. Può fare quello che vuole, con la sua bike, una bottiglia di gatorade, una videocamera, una fotocamera e uno zainetto con i pochi attrezzi del mestiere, sprezzante del telefono (mobile o fisso indifferentemente) cui non si degna di rispondere.
[+]
Questa pellicola è stata un laccio emostatico, un coltello in una piaga, uno schiaffo alla temerarietà, ti tiene col fiato sospeso anche se la scena è bloccata in un crepaccio per quasi tutta la durata del film. Il protagonista è Aron Ralston, sbruffone, fanatico della libertà e nemico dei limiti, si concede una giornata di biking e trekking nel Blue John Canyon dello Utah senza dire niente a nessuno, solo con la sua libertà. Può fare quello che vuole, con la sua bike, una bottiglia di gatorade, una videocamera, una fotocamera e uno zainetto con i pochi attrezzi del mestiere, sprezzante del telefono (mobile o fisso indifferentemente) cui non si degna di rispondere. E’ padrone del suo destino, Aron prova un sadico piacere nello sfidare se stesso, e il suo fisico. Incontra due giovani e belle escursioniste con le quali condivide tuffi tanto giocosi quanto pericolosi. Le inquadrature del paesaggio sono da mozzare il fiato e vengono immortalate dalla stessa fotocamera di Aron lasciando qualche momento di gloria in più a quei posti incantevoli. Ma scendendo un crepaccio smuove un masso e si ritrova incastrato col braccio in una strettoia, è solo. Vivrà un’esperienza estrema, non è libero in tutto, non può fare tutto quello che gli passa per la testa, non è autosufficiente, ha bisogno di almeno otto uomini che lo tirino su. Lo assale un dubbio. Quella roccia era stata lì ad aspettarlo per tutta la vita, tutta la sua esistenza, fin da quando era solo un meteorite, un milione, un miliardo di anni fa, lassù nello spazio, lo ha aspettato, proprio, proprio lì, per tutta la vita è andato verso di lei, da quanto è nato ogni suo respiro, ogni sua azione lo hanno guidato fin dentro quella crepa sulla superficie della terra. E quella roccia lo costringerà a bere il suo piscio, penserà alla madre, al padre, alla sorella, alle raccomandazioni e ai messaggi in segreteria. Lascia un testamento nella sua videocamera, si registra da solo monitorando quelle ore da incubo. Il regista Boyle rende l’esperienza estrema di Ralston la stessa dello spettatore con una serie di rallentamenti e accelerazioni, soggettive impossibili e di raddoppi di formato, lo schermo diviene quello della videocamera. Si susseguono flashbacks e allucinazioni. Sopravviverà 5 giorni prima di lasciare il suo braccio lì e staccarsene. Avrà vissuto delle emozioni limite, avrà visto la luce del sole che scivola lentamente sulle pareti rocciose che lo intrappolano, illuminandole per pochi minuti al giorno e riscaldandone i piedi, solo per pochi minuti e le sue convinzioni saranno venute meno. E’ proprio quando urla disperatamente aiuto che qualcosa comincia a sgretolarsi della sua sicurezza, e prende coscienza di non essere un dio ma sceglie ancora di essere libero persino dal suo corpo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a owlofminerva »
[ - ] lascia un commento a owlofminerva »
|
|
d'accordo? |
|
lomax
|
martedì 28 febbraio 2012
|
non devi addormentarti...se ci riesci
|
|
|
|
Questa volta Boyle mi ha proprio deluso. Il film è lento, e non avrebbe potuto essere altrimenti visto la situazione in cui si ritrova il protagonista, ma anche se il regista gioca abilmente con la cinepresa, trasformandolo a tratti in un video musicale psicadelico, sezionando ripetutamente lo schermo in tre parti, e abusandone perchè alla lunga la cosa comincia a stufare e infastidire, nonostante qualche interessante interpretazione visiva sulle visioni oniriche del protagonista, il film non porta da nessuna parte e ti resta solo la speranza che finisca in fretta, liberandotene. Il film 'Buried', ambientato in situazioni analoghe è nettamente migliore. A margine un interrogativo: come mai il protagonista Aron (James Franco), che fin dall'inizio della vicenda presenta un pizzetto ben curat
[+]
Questa volta Boyle mi ha proprio deluso. Il film è lento, e non avrebbe potuto essere altrimenti visto la situazione in cui si ritrova il protagonista, ma anche se il regista gioca abilmente con la cinepresa, trasformandolo a tratti in un video musicale psicadelico, sezionando ripetutamente lo schermo in tre parti, e abusandone perchè alla lunga la cosa comincia a stufare e infastidire, nonostante qualche interessante interpretazione visiva sulle visioni oniriche del protagonista, il film non porta da nessuna parte e ti resta solo la speranza che finisca in fretta, liberandotene. Il film 'Buried', ambientato in situazioni analoghe è nettamente migliore. A margine un interrogativo: come mai il protagonista Aron (James Franco), che fin dall'inizio della vicenda presenta un pizzetto ben curato completo di baffetti e barbetta, alla fine della vicenda non presenta alcune modifiche sotto questo aspetto, in pratica perchè dopo 5 giorni la barba non gli è minimamente cresciuta ed è rimasta oridinata e ben curata?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lomax »
[ - ] lascia un commento a lomax »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
venerdì 13 gennaio 2012
|
bloccato nel canyon
|
|
|
|
Nell'aprile del 2003 un ingegnere con la passione per l'escursionismo estremo rimane intrappolato circa 5 giorni in un canyon dello Utah. L'unica soluzione per uscirne vivo sarà quella di amputarsi parte del braccio.
Un'opera forte che rende giustizia all'impresa compiuta dal protagonista che, a causa del suo carattere difficile, finì intrappolato senza aver detto a nessuno dove fosse diretto. Ottima l'intesa Boyle-Franco in quanto il primo riesce a comunicare sia il grande sconvolgimento di un uomo bloccato nel canyon ma ha anche il merito di offrirci uno spaccato della sua vita attraverso un mix di flashback ed allucinazioni. Franco a sua volta si cala meravigliosamente in una parte non certo facile e che ha richiesto una dura preparazione.
[+]
Nell'aprile del 2003 un ingegnere con la passione per l'escursionismo estremo rimane intrappolato circa 5 giorni in un canyon dello Utah. L'unica soluzione per uscirne vivo sarà quella di amputarsi parte del braccio.
Un'opera forte che rende giustizia all'impresa compiuta dal protagonista che, a causa del suo carattere difficile, finì intrappolato senza aver detto a nessuno dove fosse diretto. Ottima l'intesa Boyle-Franco in quanto il primo riesce a comunicare sia il grande sconvolgimento di un uomo bloccato nel canyon ma ha anche il merito di offrirci uno spaccato della sua vita attraverso un mix di flashback ed allucinazioni. Franco a sua volta si cala meravigliosamente in una parte non certo facile e che ha richiesto una dura preparazione. Da segnalare che nella versione in dvd del film si può trovare un finale alternativo più ricco di quello che è stato selezionato e che, a mio parere, sarebbe stato migliore mentre il finale scelto pare un pochino trascurato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
|