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Piovono polpette: dal libro illustrato al cinema

L'utilizzo di un'animazione stile anni '50.
di Gabriele Niola

Piovono polpette dal look minimalista

lunedì 21 dicembre 2009 - Approfondimenti

Piovono polpette dal look minimalista
Se i disegni di Piovono polpette vi sembrano curiosi e insoliti non avete torto, il nuovo cartone animato in computer grafica partorito dalla Sony oltre a basarsi su un libro illustrato per l'infanzia (dal quale mutua molte soluzioni visive e un certo stile) si rifà anche allo stile d'animazione dell'UPA (United Pictures Artist) uno studio d'animazione che negli anni '50 si staccò dalla Disney per rivoluzionare i movimenti nei cartoni all'insegna del minimalismo.
E se i movimenti essenziali e stilizzati sono la componente più accattivante di certo Piovono polpette sa stupire anche con le straordinarie trovate che escono dal libro (un castello di gelatina, una tempesta di spaghetti, una nevicata di gelato) e diventano tridimensionali davanti ai vostri occhialini 3D. Dare corpo e succulenta attrattiva a quel cibo che viene dal cielo e ha un look cartoonesco è stata una delle sfide più difficili per un film che vi fa innamorare del cibo per costringervi poi a riflettere sulle implicazioni di quest'amore.

Pochi movimenti ben selezionati
Di sicuro la più grande sfida è stata dare un look unico e coerente a tutto il film" ricorda Pete Nash, supervisore all'animazione del cartone "In questo senso una delle principali ispirazioni è stato il lavoro fatto dalla UPA". Quello di cui si parla è la grande (e poco nota) rivoluzione che negli anni '50 fu operata da un gruppo di animatori staccatisi dalla Disney per realizzare cartoni dallo stile più grafico, piatto e stilizzato. Tra i loro prodotti di maggiore successo ci fu la serie di Mr. Magoo ma il loro stile caratterizzato da pochi tratti e movimenti essenziali (spesso dei personaggi si muovono solo le gambe mentre tutto il corpo rimane immobile) hanno influenzato tantissimo disegno seriale per la televisione e poi la stessa Disney al cinema.
Quello stile si ritrova in pieno di Piovono polpette, contaminato con l'estetica dell'animazione in CG, cosa che non è stata affatto facile "Il difficile era coniugare l'illuminazione e le textures realistiche della comptuer grafica con lo stile astratto di quell'animazione".
La dimostrazione dell'approccio e dello stile si vede in pieno nel personaggio di Manny, il cameraman silezioso e tranquillo che si rivela un pozzo di abilità e doti nascoste. Il suo corpo sproporzionato con gli occhi sempre coperti è animato con "un'economia di movimenti o anche alle volte un'assenza di movimenti che sono la sua forza. Crede molto in se stesso e per questo è calmo, non ha nulla da dimostrare".
Al contrario la cosa più curiosa di Flint, il protagonista del film, è come dal punto di vista del disegno e dell'animazione non abbia un sopra e un sotto, questo è abbastanza evidente quando è concentrato, magari nel laboratorio, e i suoi movimenti si fanno rapidi, essenziali coinvolgendo tutto il corpo dalla testa ai piedi. Le idee che balenano nella sua testa sono rese con i fulminei e imprevedibili movimenti.

Portare un libro illustrato al cinema
P iovono polpette è il film ideale per il 3D, questo i realizzatori lo sapevano da subito, la possibilità di far piovere cibo in sala era troppo succosa per essere persa. Rimangono però le difficoltà di che approccio adottare alla stereoscopia per uno studio che non l'ha mai fatta. L'ispirazione principale sembra essere stata Beowulf, di Robert Zemeckis, che gli autori avevano identificato come uno degli esperimenti migliori in materia di forsennate scene d'azione che non creano problemi con la profondità.
Sebbene quindi la storia del film abbia una grossa importanza nei termini di divertimento e coinvolgimento in Piovono polpette però il look ha un'importanza fuori dal comune. Da qui la scelta di un approccio stereoscopico 3D e quella di uno studio accurato di ogni componente come ad esempio la città in cui si svolge la storia.
La strutturazione della città infatti è uno degli ambiti in cui il film si distacca dal libro originale, dove la scelta cade su un look pittoresco mentre per il cinema si è optato per un minimo più di realismo, una città che abbia le sembianze di quelle vere, senza una precisa distinzione tra le diverse zone e molto grigia in modo da segnare una precisa differenza rispetto a quando poi diventa un polo turistico.
Nella stessa maniera il design del cibo ha richiesto un impegno fuori dal comune, poiché dalla sua attrattiva dipendeva molto del possibile successo del film. Il risultato finale doveva essere, ed alla fine è, appetitoso ma anche fumettoso, realistico ma in linea con l'approccio cartoon del film. Per arrivare a questo la scelta è stata di avere delle silhouette molto minimali ma poi delle textures complesse ed elaborate. In questo senso una delle parti più complesse e ben riuscite è quella del castello di gelatina dove tutto è contemporaneamente plastico e appetitoso.

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