Nowhere Boy

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Un film di Sam Taylor-Johnson. Con Aaron Taylor-Johnson, Kristin Scott Thomas, David Threlfall, Anne-Marie Duff, Ophelia Lovibond.
continua»
Biografico, durata 98 min. - Gran Bretagna, Canada 2009. - 01 Distribution uscita venerdì 3 dicembre 2010. MYMONETRO Nowhere Boy * * 1/2 - - valutazione media: 2,75 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La vera infanzia di Sir John rivelata da una di famiglia

di Antonella Barina La Repubblica

Si sapeva di una madre irresponsabile che lo aveva abbandonato. In realtà le fu strappato. Lo racconta in un libro la sorella del leader dei Beatles. Che dice: continuarono a vedersi di nascosto. Vittime dell'ipocrisia del tempo.
Quello di Allerton ton è uno dei tanti sobborghi inglesi - file di casette tutte uguali, giardino e finestre a bovindo - ma, a ben guardare i nomi delle strade o dei pub o delle insegne discrete, sembra di percorrere il paese della nostalgia. Una viuzza si chiama Penny Lane; un bar Sgt. Pepper; e su un edificio, che fino a poco tempo fa era un orfanotrofio dell'Esercito della Salvezza, c'è scritto « Strawberry Fields»... II tutto a pochi minuti di strada a piedi, a nordovest di Liverpool, 5-6 miglia dal centro città. E davanti al numero 251 di Menlove Avenue si fermano i pullman, si incantano rapiti i nostalgici, si fotografano a raffica i giapponesi... Una targa segnala: «Qui visse John Lennon dal 1945 al 1963», dai 5 ai 23 anni.
Questa casetta è una calamita, in una città dove il turismo è legato solo al football e ai Beatles. Eppure, apparentemente, è vietata alla stampa: «I giornalisti non possono entrare senza speciali autorizzazioni», intima il guardiano. Zona off-limits, come se un luogo di culto per migliaia di fan contenesse segreti di Stato.
Forse c'è una spiegazione: ad accompagnarci è Julia Baird, la sorellastra di Lennon, ben nota da queste parti per avere da poco pubblicato un libro che ha fatto scalpore. Un ricordo d'infanzia che rivela le ipocrisie che hanno travolto questa villetta così perbene. Sarebbe imbarazzante sentirgliele ripetere
davanti a fedeli devoti e ignari. Ora Imagine this. Io e mio fratello John Lennon esce in Italia da Giulio Perrone Editore, con la traduzione di Ilaria Arcà. Mentre Matt Greenhalg, già autore di Control, il film su Ian Curtis, cantante dei Joy Division, sta progettando una pellicola basata sui suoi ricordi: si intitolerà Nowhere Boy (cast ancora top secret).
Si pensava di sapere tutto sui Beatles. Non è così. «Continuano a uscire falsità vistose sulla nostra famiglia, perciò ho deciso di rettificarle in un libro, anziché procedere a suon di smentite e querele», spiega Julia Baird, ex insegnante di sostegno per adolescenti emarginati che ora, in pensione, fa la nonna. «L'errore più diffuso è l'idea che nostra madre - mia, di John Lennon e di altre due sorelle fosse una donna irresponsabile, felice di liberarsi dei primi due figli, avuti da padri diversi, scaricando il piccolo John a sua sorella Mimi e cedendo la secondogenita in adozione, per convivere allegramente con un terzo uomo, da cui poi saremmo nate io e Jackie. Altre invenzioni: che i rapporti tra mamma e John siano stati occasionali e distratti; e che zia Mimi fosse uno stinco di santo. In realtà quei primi due figli sono stati strappati a forza alla mamma che, disperata, ha continuato a vedere John di nascosto e, quando lui era adolescente, a insegnargli a suonare il banjo: è stata lei a stimolare il suo talento per la musica. Non solo: a sottrarle John, perché non crescesse "nella casa del peccato", è stata proprio l'ipocrita Mimi, che aveva un amante di trent'anni più giovane di lei».
Mother, you had me, but I never had you: Madre, tu hai avuto me, ma io non ti ho mai avuto). Con un libro a tratti un po' ingenuo e «cuore in mano», che avrebbe richiesto qualche sforbiciata. Ma che offre un affresco della cultura proletaria di Liverpool negli anni Cinquanta: rozza nel trattare i bambini, ma all'avanguardia in fatto di musica.
La storia di Baird inizia in un'altra casetta a schiera di mattoni rossi a Penny Lane, dove oggi vive un signore schivo che non vuole saperne di fan dei Beatles, e dove negli anni Quaranta viveva il burbero nonno Pop, ex marinaio, con tre delle sue cinque figlie. Mimi, primogenita segaligna che si sposerà avanti negli anni; Nanny, asmatica dai capelli biondi che Pop (baffi rossi) rinnegò come se non fosse stata figlia sua, soprannominandola «mostriciattolo»; e Julia, la prediletta che, con orrore del padre severo e perbenista, a 14 anni si invaghì di Alf Lennon, un irlandese cresciuto in orfanotrofio, che presto partì per mare. Benché lui fosse sempre in viaggio, JuHa lo aspettava paziente; anzi, a 24 anni lo sposò addirittura (nessuno della famiglia partecipò alle nozze), per tornare subito a casa di Pop, mentre Alf si rimbarcava.
«Fu durante una licenza del marito che mia mamma rimase incinta di John. Alf era in mare anche il giorno del parto, il 9 ottobre dei 1940, continua Baird. E più tardi, in piena guerra, Liverpool devastata dai bombardamenti, Julia non ebbe più notizie di Alf per un anno e mezzo: quando andò a ritirare gli otto scellini che lui le mandava dalla sua paga, le dissero che il marinaio Lennon aveva abbandonato la nave ed era sparito negli States. Senza sussidi, mamma si trovò un lavoro come maschera in un cinema... E fu in quella sala che nel 1944 (dopo che Alf era ricomparso e ripartito per l'ennesima volta) incontrò un giovane soldato gallese in licenza, con cui ebbe una storia. E ahimé una bambina, Victoria Elizabeth, sotto gli occhi indignati della famiglia e della società. La risoluzione barbara - e inamovibile - di darla in adozione fu di Pop, che ricattava mia madre dandole un tetto e aiutandola a sbarcare il lunario. Victoria fu affidata a una coppia di norvegesi che la chiamò Ingrid: seppe la verità solo a 19 anni. E per la nostra famiglia fu come non fosse mai nata: io scoprii dell'esistenza di questa mia sorella vent'anni fa».
Disperata - senza più sua figlia, senza marito, senza denaro, senza una buona reputazione.
Julia lavorò come cameriera in un caffè. Dove conobbe Bobby Dykins, un giovane rappresentante che iniziò ad adorarla e ad affezionarsi al piccolo John. Tanto che, all'inizio del'46, i tre decisero di vivere insieme. Pop era furioso. La sorella Mimi, che intanto si era sposata, più indignata che mai. Julia era una madre inadeguata, che viveva nel peccato: il piccolo John non poteva stare con lei. Le inviò gli assistenti so ciali e riuscì a sottrarglielo. John Lennon aveva cinque anni: da allora visse con la zia Mimi.
«A ricostruire queste scandalose verità - l'adozione forzata di Victoria, il ratto legalizzato di John - è stata la zia Nanny che, prima di morire nel '97, ha voluto rivelare gli orrori di cui era stata testimone», spiega l'autrice di Imagine This, che prende il cognome Baird da suo marito. «A verificare in prima persona il legame tra John e la mamma, durato negli anni, sono stata invece io. Nata da Julia e Bobby nel '47, poco dopo il trasferimento di mio fratello da zia Mimi. John veniva spesso a trovarci. Ricordo la mamma che passava ore ad ascoltare un disco intitolato Mio figlio John, piangendo. Ricordo ché lui, adolescente, marinava la scuola per stare con lei, che dipingeva, cantava, suonava il banjo, l'ukulele, il pianoforte, la fisarmonica... E gli insegnava le note. La moda americana del rock'n'roll stava prendendo piede in Inghilterra e lei ballava, mettendo i dischi di Elvis. Il primissimo gruppo di John era composto da lui e dalla mamma. Poi si sono uniti i suoi amici, che arrivavano con le chitarre. Provavano in cucina». Baird continua: «Nessuno di noi lo sapeva, ma nel '56 l'algida e moralista Mimi iniziò una vita segreta. Io l'ho scoperto di recente quando, scrivendo il mio libro, contattai uno studente cui Mimi aveva affittato a lungo una stanza. Lui inaspettatamente confessò: a vent'anni si era innamorato della sua padrona di casa, di cinquanta anni, sposata ma ancora vergine. Una passione travolgente. Se solo John e mia madre lo avessero saputo, le cose sarebbero andate ben diversamente».
Invece un giorno dei 1958, dopo essere andata a trovare John a casa di Mimi, Julia morì sul colpo, travolta da un'auto. John, diciassettenne, si ubriacò per mesi. Molti anni dopo, in un'intervista, dichiarò: «Avevo perso mia madre per la seconda volta. Mi fece molto male. Proprio quando avevo iniziato a ricostruire un rapporto con lei era morta. Non riuscii a versare neppure una lacrima. Allora pensai di essere di ghiaccio».
Da Il venerdì di Repubblica, 31 Ottobre 2008

di Antonella Barina, 31 Ottobre 2008

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