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Moana, un mito nazionale

Presentata la miniserie in onda su Sky cinema.
di Alessandra Giannelli

Una Moana più credibile di Moana
Violante Placido (48 anni) 1 maggio 1976, Roma (Italia) - Toro. Interpreta Moana Pozzi nel film di Alfredo Peyretti Moana.

venerdì 27 novembre 2009 - Televisione

Una Moana più credibile di Moana
Finalmente sugli schermi di Sky Cinema, l'1 e 2 dicembre, in prima serata, l'attesissima miniserie sulla vita della pornostar più famosa d'Italia. Fugacemente mostrata all'ultimo festival della fiction, Moana è stata presentata quest'oggi alla Casa del cinema di Roma. Nel percorso della produzione Sky, spiega il responsabile Niels Hartmann, si è sempre avuto l'obiettivo di cercare storie originali e anche scomode, come Quo vadis Baby o Romanzo criminale, e Moana simboleggia questo percorso ed è un punto d'arrivo dal quale ripartire. Conferma appieno Leonardo Breccia, produttore di Polivideo, che esordisce con il ringraziare Sky per aver creduto in questo progetto, in un personaggio inusuale, per raccontare il quale ci si è attenuti al percorso reale della sua vita, con l'aggiunta di alcuni momenti di ricostruzione creativa; non c'era l'intento di fare un documentario o un'inchiesta giornalistica, ma soltanto il proposito di raccontare la vita di una persona fuori dalla norma, una persona molto determinata, combattiva; una donna senza ipocrisie né maschere, anche coraggiosa, considerata la sua educazione in una famiglia cattolicissima, mentre lei ha fatto una scelta impensabile per quei tempi e per quell'ambiente. Un progetto grazie al quale ci si è resi conto che l'Italia non è fatta solo di "santi, poeti e navigatori", ma anche di un personaggio come Moana, che fa parte del costume nazionale. Lei, non a caso, ancora oggi è ricordata da molti e resta uno dei miti di questo paese, al di là dei giudizi che se ne possano dare. Alfredo Peyretti, il regista, si dice contento dell'equilibrio che è stato raggiunto con il film e del racconto fatto attraverso uno spazio di libertà che il regista propone in tv da circa quindici anni, dopo sei anni vissuti in un paese più libero, sia politicamente sia culturalmente, come l'Australia. Questa forma di libertà l'ha vissuta facendo Moana, per la possibilità di raccontare la storia con una forma e una musicalità non limitate. C'è bisogno di coraggio per recuperare una mancanza culturale di libertà, nel personalizzare i prodotti che si fanno e per rivalorizzare il made in Italy, ribadisce Peyretti. Una realizzazione divertente, incalza Breccia, spiegando che la documentazione è stata fatta attraverso incontri con il vero Schicchi, il marito di Moana, Antonio Di Ciesco, e con l'associazione creata dopo la sua morte. Tantissimi sono stati i provini per arrivare alla scelta della protagonista Violante Placido, credibile anche a detta di Schicchi e il marito, tanto da sembrare "una Moana più credibile di Moana".

Violante, ci parli di questa esperienza?
È stata un'occasione unica. Questa donna mi ha accompagnato in tutto il film, è stata al mio fianco, nella mia immaginazione, sempre. Sentivo una grande responsabilità nei suoi confronti, nel suo ricordo ancora così vivo oggi da parte dei suoi numerosi fan. Oltre che una sfida per me come attrice, questa è stata un'esperienza che mi ha fatto crescere molto perché ho avuto la possibilità di calarmi in una donna piena di sfaccettature, che ti viene raccontata sia nella parte più esteriore, ma che guarda anche alla sua interiorità, al peso delle scelte che ha fatto dietro ai riflettori. Una donna che fa un percorso solitario, che sceglie questa strada, il mondo del porno, come provocazione sia nei confronti della famiglia sia verso una società con una mentalità un po' bigotta ed ipocrita. Il suo percorso parte dalla sua situazione familiare, dalla quale si dissocia e, invece, ha un bisogno enorme di essere amata, ma la sua natura non viene capita dai suoi. Per questo ha avuto bisogno di fare una scelta estrema, mantenendo una grande umanità.
Fausto Paravidino, come ci si sente ora che è tutto finito, anche alla luce dei fatti attuali in Italia, ad interpretare un ruolo così "di rottura"?
La prima sensazione è che siamo nel pieno revival degli anni Ottanta! Mi è venuta in mente una cosa che mi è capitata un po' di tempo fa, a proposito di Moana Pozzi, quando mi sono fermato a parlare col direttore dell'albergo in cui mi trovavo e lui mi ha confessato che Moana era un personaggio che a lui è sempre piaciuto tanto perché era una donna intelligente, ma anche per le sue tette. Allora io penso che la cosa interessante in lei è stata la combinazione tette-intelligenza, anche se non si capisce esattamente chi è il contenitore di che cosa. Bisogna essere abbastanza saldi per sapere se stiamo parlando di intelligenza o di tette, e qual è il torto che facciamo alla nostra intelligenza quando una delle due diventa il contenitore.

Come è stato interpretare Ilona Staller?
Giorgia Wurth: È stato il ruolo più divertente fino a oggi, anche liberatorio. Avevo un punto di riferimento vivente, sono contenta di averlo fatto. L'impressione che ho avuto sul set è stata quella di vivere proprio negli anni Ottanta, anche attraverso i costumi. È stato come fare un viaggio nel tempo, anche molto interessante.
Non vi sembra di forzare un po' le cose, cercando di trasformare questo personaggio in una sorta di eroina della libertà di espressione, soprattutto alla luce degli avvenimenti recenti?
Hartmann: Non abbiamo avuto paura ad affrontare il tema. Nella seconda puntata potrete vedere un racconto abbastanza onesto della vita di Moana. Il fatto che Moana sia diventata un mito non ce lo siamo inventato noi di Sky, lo abbiamo raccolto da chi lo ha sempre raccontato. Da quando abbiamo iniziato questo progetto c'è stato tanto entusiasmo e questo è merito di Moana.
Placido: Moana aveva un lato esibizionista, che secondo me non era da condannare. Non è stata l'unica donna con il solo interesse che gli uomini si masturbassero guardandola, lei aveva qualcosa in più e sarebbe interessante anche indagare sul perché questa donna è stata mitizzata, magari anche facendone un film.
Peyretti: Nella seconda parte del film si parlerà di un porno più sofferto, con colori e musicalità diversi, rispetto alla prima puntata. Non credo che ci sia una sopravvalutazione di Moana, ma che lei sia importante come lo era il fenomeno punk in Inghilterra che non è da esaltare. È il senso del giudizio su fenomeni di resistenza, rispetto ad una cultura bigotta, da dover essere valorizzato.
Vi siete posti il problema che potrebbe essere vietato, andando in prima serata?
Hartmann: Ce lo siamo posti. Il film verrà segnalato come vietato ai minori di quattordici anni e, in quanto segnalato, può andare in onda in prima serata (si fa presente, però, che una recente sentenza del Tar del Lazio non ne permette la messa in onda prima delle 22.30 e su questo punto Sky promette di documentarsi!). Noi segnaleremo allo spettatore a che cosa 'sta andando incontro' e, da questo punto di vista, abbiamo la coscienza apposto. In una tv a pagamento ogni consumatore sceglie quello che vede.
Placido: Certo, non è cambiato proprio nulla, considerato che Donne assassine, in cui io facevo una infanticida andava in onda alle 21. Quando si parla di sesso c'è sempre questa reazione!.

Che bisogno c'era di tanta "invenzione"? Perché far vedere che Moana è caduta in trappola con il porno?
Breccia: Non cade in trappola nel mondo del porno, non rappresentiamo questo. Quello che noi rappresentiamo sono fatti realmente raccontati, che poi siano andati così questo io non lo so, sicuramente si è innamorata di un giovane attore americano che l'ha convinta a fare un film porno dicendole che il film non sarebbe uscito in Italia e lei lo ha fatto. È stata ingannata e questa è una storia raccontata da Moana nelle sue interviste. Per quanto riguarda 'il duca', lo ha detto lei di aver avuto rapporti con mafiosi, solo che dice di averlo saputo dopo. Alcuni indizi gli abbiamo dai suoi scritti, nulla è stato inventato di sana pianta.
Peyretti: La mia intenzione è stata quella di non fare una docu-fiction; per il resto, è la storia di una donna e tutto ciò che poteva servire a creare più empatia, all'interno del racconto filmico, è stato forzato, ma perché servisse alla costruzione del film.
In che modo la Moana di Peyretti è cambiata rispetto a quella di Bortone (precedente regista scelto per la fiction)?
Hartmann: I registi sono stati due. Cristiano Bortone ha curato tutta la fase di pre-produzione prima che iniziassero le riprese. Iniziate le riprese, ci sono stati ritardi e problemi di visione editoriale ed è subentrato Alfredo Peyretti. Il risultato di quello che avete visto è il percorso che abbiamo fatto insieme. È una cosa che accade spesso in altri paesi, qui meno; non è una scusa, ma rispetto al prodotto finale, siamo contenti delle decisioni prese.
Placido: Noi abbiamo iniziato a girare con Cristiano, ma non siamo andati così avanti nel progetto e io non ho visto nulla del materiale; la mia Moana è rimasta quella più o meno. Sono cambiate altri tipi di cose che hanno dato una chiave diversa a questo film. Magari Bortone voleva aderire a una visione un po' più mimetica, mentre Alfredo è più rock'n'roll, sono sensazioni, ma io non mi sono rivista. Per me c'è stato un momento di crisi perché c'era una forte responsabilità, per cui quando c'è stato il cambio di regia mi sono spaventata. Mi rassicurava lavorare con Bortone per la sua enorme sensibilità, ma, in questo caso, Cristiano non aderiva alla loro visione.
Breccia: Con Bortone è stata scritta la sceneggiatura e ci siamo trovati in sintonia, ma, quando siamo passati alla messa in scena, questa sintonia è venuta meno. Non ritenevamo che quel modo di rappresentare la sceneggiatura corrispondesse a quello che noi volevamo. Questo è stato il motivo reale. Con Peyretti questa sintonia l'abbiamo trovata perfettamente. Non ci sono state guerre mondiali con Cristiano, che resta nella sceneggiatura, ma il modo di lavorare di Alfredo ci ha convinto ad andare avanti.
Peyretti: Quando da Sky mi hanno chiesto di dare una 'sterzata' a questo progetto, io ho risposto che potevo dargli una chiave più rock'n'roll, più realistica pur in una dimensione di fantasia e mi sarei allontanato dal processo di mimesi, di integrare immagini di repertorio. Mi piaceva ricostruire il progetto in chiave realistica.

Quando le hanno fatto la proposta di questa serie, cosa ha pensato?
Placido: Non mi è stata proposta, c'erano dei provini, mi sono presentata e devo dire che avevo sentito parlare qualche anno prima di questo progetto, che poi era sfumato, e mi era rimasta la curiosità. C'era già una mia determinazione dall'inizio. Quando il provino è andato bene, mi sono spaventata perché rappresentava una vera sfida professionale. Io faccio questo lavoro perché sono una persona curiosa, ho bisogno di stimoli nuovi, di mettermi in gioco, di emozionarmi e un personaggio così, con un trasformismo del genere, era una cosa fortemente stimolante, qualcosa che non mi avrebbe annoiato. In tutte le scene ho cercato di starci dentro per il fatto che questa donna si è messa molto in gioco. C'è la gioia di vivere legata a un tormento. Secondo me c'era una sorta di gioco legato all'esibizionismo, alla trasgressione, anche distante dal gregge che poi dà anche un prezzo da pagare. Moana voleva sempre reinventarsi pur non rinnegando la scelta del porno e, nel momento in cui è diventata popolare, voleva usare il suo personaggio in maniera diversa, anche attraverso un animo umano e gentile.
Ci racconta la scelta delle musiche?
Peyretti: Le musiche spesso aiutano le idee, altre ti danno la possibilità che esistano le idee. Sky è molto attenta al suono della musica del film, che è un elemento fondamentale e non può esserne scisso. Nella mia paura di subentrare in corsa, ero incerto nella ricerca, ma ho immaginato Moana come se fosse John Lydon e Schicchi come se fosse il manager dei Sex Pistols e secondo me quella musica era il movimento di Moana. Volevo un movimento punk di rottura, tipica degli anni Ottanta.

È stata una scelta quella di non raccontare troppo della famiglia di origine di Moana? Quali le vostre posizioni sulla Moana donna più che sulla pornostar?
Breccia: I familiari sono tutti viventi, ma non avendo fatto un'indagine giornalistica, la famiglia appare poco, non volevamo raccontare una biografia. I contatti con la famiglia l'abbiamo avuti attraverso l'Associazione Moana Pozzi di cui fa parte la madre, i cui scopi sono quelli di raccogliere ogni documento di Moana: articoli, oggetti, vestiti. La nostra attenzione però si è concentrata su Moana. Non siamo andati a caccia di misteri.
Si parlerà del figlio?
Breccia: Non lo so se è il figlio, a me risulta il fratello dalle carte che abbiamo potuto vedere. Nessuna delle persone con cui io ho parlato ha confermato le dichiarazioni fatte da Simone (fratello/figlio). In ogni caso è un problema che non ci riguarda, non vogliamo fare un'indagine.
La conferenza termina con la notizia dell'azione legale mossa da Ilona Staller nei riguardi della serie, ma da Sky informano che l'istanza di urgenza è stata respinta. Ci sarà una comparizione dal giudice a gennaio. La produzione Sky risponde dichiarando di aver trattato Cicciolina come un qualsiasi personaggio pubblico, attenendosi ai dati e ai fatti conosciuti da tutti.

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