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Medicina generale 2: una fiction dal finale inaspettato

Intervista a Nicole Grimaudo.
di Alessandra Giannelli

Chi è Nicole Grimaudo
Nicole Grimaudo Altri nomi: (Nicòle Grimaudo ) (44 anni) 22 aprile 1980, Caltagirone (Italia) - Toro. Interpreta Anna Morelli nel film di Luca Ribuoli, Francesco Miccichè Medicina Generale 2.

mercoledì 23 dicembre 2009 - Televisione

Chi è Nicole Grimaudo
Nicole Grimaudo deve il suo esordio a Boncompagni, ritrovandosi casualmente nel cast di Non è la Rai: un trampolino di lancio interessante che le permetterà, da quel momento, di lavorare in teatro, al cinema e poi in televisione. Sempre accanto ad autori importantissimi in ogni ambito: da Gabriele Lavia ai fratelli Taviani, passando per Battiato e Tornatore, la ritroveremo anche nel prossimo film di Ferzan Ozpetek, Mine vaganti, accanto a Riccardo Scamarcio e Alessandro Preziosi. In questa stagione televisiva, dopo i panni di un magistrato nella terribile vicenda del mostro di Firenze, la bella attrice catanese veste quelli di Anna, caposala in quel di Medicina generale, serie giunta alla sua seconda edizione.

Ti piace il personaggio di Anna Morelli?
Si, altrimenti non l'avrei fatto. Il personaggio che interpreti ti deve piacere davvero, altrimenti diventa un lavoro e basta; mi piace molto, mi è piaciuta la prima lettura, mi ha appassionato dalla prima serie, ha avuto un'evoluzione divertente, mi ha interessata questa mamma con due figli. Posso dire di essermi innamorata immediatamente del mio personaggio.
Personalmente, quali sono gli aspetti che apprezzi di Anna e quali, invece, detesti?
Quelli che apprezzo sono la sua forza di volontà, lei si mette in testa una cosa e riesce ad ottenerla. È molto altruista, riesce a perdonare con più facilità rispetto a me, e poi è molto dedita agli altri. Detesto gli stessi pregi perché, a volte, l'avrei voluta un po' più arrabbiata, quando invece riesce a trovare il lato umano delle persone, perdona troppo, in tanti episodi l'avrei fatta agire diversamente.

Che cosa ha di diverso, rispetto ad altre fiction sul tema, Medicina generale?
Il modo in cui viene girata e interpretata. Qui c'è un'unione del cast che arriva. Ci sono personaggi molto forti, non è stereotipata, soprattutto nella seconda serie. Non abbiamo cercato, per forza, il "perbenismo", ma abbiamo messo in luce problematiche importanti che possono esserci negli ospedali. Direi che i personaggi sono meno eroici sia professionalmente sia umanamente.
Come sta rispondendo il pubblico?
Abbiamo battuto la finale di X Factor e, nelle prime due puntate, siamo andati sotto di pochissimo a Ballarò; insomma, abbiamo fatto dei buoni risultati.
Ci racconti che esperienza è stata quella de Il mostro di Firenze?
È stata un'esperienza faticosa perché si raccontano storie vere, riapri delle ferite. Ti assumi di interpretare un personaggio che davvero ha vissuto quelle vicende e, soprattutto, andare a girare dove realmente erano accaduti i fatti reali non è stato facile. Non mi era mai capitato di interpretare un ruolo di una donna magistrato (il sostituto procuratore Silvia Della Monica), che ha avuto in mano una così tanto grande responsabilità, pensando che lei stessa l'avrebbe vista. Dopo mi ha fatto anche i complimenti. Un ruolo complicato, quello di una donna che, a soli 30 anni, ha a che fare con uno dei fatti più cruenti degli ultimi anni in Italia; una donna che, comunque, nonostante il cinismo e la durezza che doveva avere, non poteva nascondere l'umanità davanti a quei corpi di donne martoriati e mutilati, non poteva rimanere distaccata. Finora è stato uno dei lavori più tosti, sicuramente.

Tu hai lavorato, fin da giovanissima, con importanti autori; è stato difficile?
Difficile, ma è quello che ti auguri fin dall'inizio se fai questo mestiere. Ci sono sempre delle velleità: per qualcuna è diventare la velina di Striscia la notizia, per altre di lavorare con Tornatore. Raggiungere i propri obiettivi è sempre una cosa importante e per me è stato un obiettivo importante perché, volendo fare l'attrice, ho avuto la fortuna di lavorare e di confrontarmi con dei grandi che mi hanno fatto crescere, ma anche piangere, che mi hanno dato di tutto. Sono dei set duri, dove ti viene richiesto sempre il massimo, di essere concentrata. Anche se si dice che questo è un gioco, è anche un mestiere di disciplina ed è molto faticoso. È stato per me un periodo felice: ho fatto la televisione che mi è piaciuta, ora il cinema, se dovesse ricapitare la televisione la rifarei. Era quello che mi auguravo di costruire.
Dell'esperienza di Non è la rai ti ricordi volentieri?
È stata la prima in assoluto. Ognuno di noi ricorda la prima cosa che ha fatto con piacere, un po' sorrido, un po' mi vergogno, mi imbarazza, ma c'è una grande tenerezza nei riguardi delle prime cose che si fanno. Quella per me rappresenta molto: il trasferimento da Caltagirone a Roma, la possibilità di rapportarmi ogni giorno con 140 ragazze, di capire che cosa è una telecamera, di essere visti da milioni di persone in un attimo e poi di uscire per strada ed essere riconosciuta. Insomma, io la ricordo con piacere perché è stata una giostra, come se mi avessero dato un gettone in mano e mi avessero detto di divertirmi, provando a giocarmela bene. Infatti, mi sono divertita.

Ti vedremo nel prossimo film di Ozpetek, ci puoi anticipare qualcosa?
Il film è ambientato a Lecce e si svolgerà lì. Il nucleo centrale è questa famiglia pugliese, i cui figli sono Scamarcio e Preziosi. Il mio ruolo, invece, è quello di Alba, che non fa parte della famiglia, ma entra in contatto, inizialmente professionale, con Scamarcio e poi diventa un rapporto più speciale, un'amicizia importante legata al fatto che entrambi sono due persone fragili, alla ricerca di qualcosa, con la paura di ammettere le proprie paure. Loro sono due anime che si riconoscono, per questo legano, e può essere una forma di amore, di affetto, anche se lui è omosessuale e con me ci sarà un rapporto diverso da quello che ci immaginiamo.
Quando non lavori, che cosa ti piace fare?
Mi piace muovermi, viaggiare. Quando non lavoro posso avere anche un mese a disposizione, per cui mi organizzo e vado all'estero, ma anche in Sicilia. Roma la vivo più come base per il lavoro che come casa.
Tornando alla serie, la coppia Anna Morelli-Giacomo Pogliani (interpretato da Andrea Di Stefano) resisterà?
Non lo posso dire perché svelerei il finale. Ci sono dei momenti, in questa serie, in cui della coppia pensi in un modo, poi in un altro; siamo stati bravi perché, davvero, fino alla fine non si capisce, ci sarà un finale inaspettato, ma anche al di là dell'amore, molto teatrale. Davvero inaspettato!

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