clavius
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sabato 13 marzo 2010
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senza fascino
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Film didascalico e pieno zeppo di retorica. L'ultimo film di Eastwood mi sembra che compia un passo indietro rispetto a "Gran Torino", impastato di quel manicheismo che ho sempre trovato il vero difetto del suo cinema. Qui manca addirittura anche l'afflato epico. Non è sufficente mostrare scene di massa negli stadi per ottenerlo. Un film sbiadito che non rende onore neanche al rugby (sport di cui evidentemente lo stesso Eastwood non conosce il fascino). Troppo didattica per i miei gusti la figura di Mandela e troppa superficialità nel descrivere le profonde fratture che hanno attraversato (e tutt'ora attraversano) il grande paese africano. La sua veste classica senza increspature nè colpi d'ala, non fa che accrescere il senso di fastidio.
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Film didascalico e pieno zeppo di retorica. L'ultimo film di Eastwood mi sembra che compia un passo indietro rispetto a "Gran Torino", impastato di quel manicheismo che ho sempre trovato il vero difetto del suo cinema. Qui manca addirittura anche l'afflato epico. Non è sufficente mostrare scene di massa negli stadi per ottenerlo. Un film sbiadito che non rende onore neanche al rugby (sport di cui evidentemente lo stesso Eastwood non conosce il fascino). Troppo didattica per i miei gusti la figura di Mandela e troppa superficialità nel descrivere le profonde fratture che hanno attraversato (e tutt'ora attraversano) il grande paese africano. La sua veste classica senza increspature nè colpi d'ala, non fa che accrescere il senso di fastidio. Dimenticabile.
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v
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sabato 13 marzo 2010
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semantica
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Secondo voi è giusto tradurre invictus con invincibile?
Secondo me dichiararsi invitti è una constatazione , un guardarsi alle spalle e vedere che abbiamo saputo resistere ai colpi della sorte : non sono stato mai sconfitto.
L'invincibile invece è colui che pensa che non sarà mai sconfitto, qualcuno troppo sicuro delle proprie capacità(mi viene in mente l'Invincibile Armada spagnola, e la sua terribile sorte).
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marquise
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venerdì 12 marzo 2010
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clint, il migliore!
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ogni film con clint alla regia è un grande film. gran torino, changeling, flags of our fathers, million dollar baby...per citare gli ultimi. films di diverso genere,ma tutti di un'intensità disarmante! e anche invictus lo è.oltre a rendere omaggio ad un grande uomo del sudafrica e del mondo intero, nelson mandela, vorrei aggiungere che rende onore anche allo sport, in questo caso il rugby. lo sport ha un valore enorme nella vita di ogni uomo, e quindi, nella società civile. perchè ha il potere di creare unione, aggregazione; sa generare intense ed indimenticabili emozioni,positive o negative ,ma che aiutano a crescere e a migliorare.infine,lo sport è in grado di contrastare più di qualsiasi grande decisione politica,stupidità e crudeltà del genere umano, come il razzismo.
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ogni film con clint alla regia è un grande film. gran torino, changeling, flags of our fathers, million dollar baby...per citare gli ultimi. films di diverso genere,ma tutti di un'intensità disarmante! e anche invictus lo è.oltre a rendere omaggio ad un grande uomo del sudafrica e del mondo intero, nelson mandela, vorrei aggiungere che rende onore anche allo sport, in questo caso il rugby. lo sport ha un valore enorme nella vita di ogni uomo, e quindi, nella società civile. perchè ha il potere di creare unione, aggregazione; sa generare intense ed indimenticabili emozioni,positive o negative ,ma che aiutano a crescere e a migliorare.infine,lo sport è in grado di contrastare più di qualsiasi grande decisione politica,stupidità e crudeltà del genere umano, come il razzismo.
onore e merito anche ai due attori principali.
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giorgio47
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giovedì 11 marzo 2010
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un omaggio alle capacità di un grande personaggio
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L’ultimo film di Eastwood è, secondo me, molto più complesso di quello che appare in una lettura superficiale. La coppa del mondo di Rugby del 1995, ad appena un anno dall' elezione di Nelson Mandela quale presidente del Sud Africa, è lo spunto spettacolare, tra l’altro magistralmente rappresentato, del film, ma nel sottofondo della scorrimento delle immagini e dei rapporti tra i personaggi, ci sono richiami ad una situazione esplosiva in un Paese dove l’apartheid, termine divenuto famoso, aveva dominato incontrastato. Questo film spiega, anche se probabilmente in maniera in parte romanzata e spettacolare, ma questo è anche cinema, perché quel Paese non è precipitato in una spirale di vendetta e di sangue, anche se ne aveva tutti i presupposti Credo che anche gli errori e le sottovalutazione, confessate dallo stesso Mandela, se si guarda bene non sono tralasciate dal film.
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L’ultimo film di Eastwood è, secondo me, molto più complesso di quello che appare in una lettura superficiale. La coppa del mondo di Rugby del 1995, ad appena un anno dall' elezione di Nelson Mandela quale presidente del Sud Africa, è lo spunto spettacolare, tra l’altro magistralmente rappresentato, del film, ma nel sottofondo della scorrimento delle immagini e dei rapporti tra i personaggi, ci sono richiami ad una situazione esplosiva in un Paese dove l’apartheid, termine divenuto famoso, aveva dominato incontrastato. Questo film spiega, anche se probabilmente in maniera in parte romanzata e spettacolare, ma questo è anche cinema, perché quel Paese non è precipitato in una spirale di vendetta e di sangue, anche se ne aveva tutti i presupposti Credo che anche gli errori e le sottovalutazione, confessate dallo stesso Mandela, se si guarda bene non sono tralasciate dal film. Le priorità, in un Paese dilaniato dalla povertà, probabilmente sarebbero dovute essere diverse, rispetto ad una coppa del mondo di rugby. Ciò nonostante resta l’immagine affascinante di un uomo che aveva capito che prima di risolvere i problemi che erano, e credo in parte siano ancora, tanti, bisognava creare una Nazione, cosa che il Sud Africa sino ad allora non era stato. Un film comunque emozionante, coinvolgente e girato, da quel grande regista che è divenuto Eastwood, in maniera magnifica.
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annelise
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giovedì 11 marzo 2010
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una partita di rugby per il nuovo sud africa
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Il film, a mio avviso, merita le quattro stelle per la realizzazione,per l'interpretazione degli attori e per il messaggio politico ed etico che ha voluto offrire al pubblico.
Pur presentando una realtà,a volte edulcorata,con una semplificazione della risoluzione di conflitti di un popolo (tanto diviso e con etnie tanto separate)riesce, tuttavia,a far riflettere,appassionare, incuriosire anche chi ha solo sentito lontanamente parlare di apartheid.
La figura di Mandela, interpretato da un meraviglioso Freeman, esce imponente nella pratica della conciliazione,nella ricerca di costruzione dell'identità del nuovo paese. La vendetta dei neri sui bianchi viene bandita lasciando sorpresi quanti se la sarebbero aspettata, perchè viene considerata inutile e dannosa per perseguire l'unificazione.
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Il film, a mio avviso, merita le quattro stelle per la realizzazione,per l'interpretazione degli attori e per il messaggio politico ed etico che ha voluto offrire al pubblico.
Pur presentando una realtà,a volte edulcorata,con una semplificazione della risoluzione di conflitti di un popolo (tanto diviso e con etnie tanto separate)riesce, tuttavia,a far riflettere,appassionare, incuriosire anche chi ha solo sentito lontanamente parlare di apartheid.
La figura di Mandela, interpretato da un meraviglioso Freeman, esce imponente nella pratica della conciliazione,nella ricerca di costruzione dell'identità del nuovo paese. La vendetta dei neri sui bianchi viene bandita lasciando sorpresi quanti se la sarebbero aspettata, perchè viene considerata inutile e dannosa per perseguire l'unificazione.
Questo pragmatismo politico e ideologico si traduce e si concretizza ,oltre che in alcuni atti formali,nella gestione della quadra di rugby Sudafricana, in occasione dei Campionati del Mondo del 1995.Il Presidente, nonostante le pressioni ed il desiderio di vendetta delle vittime del precedente regime, non cambiarà nome alla squadra , non cambierà giocatori,nonostante uno solo sia nero,ma confermerà il mandato a squadra e capitano di rappresentare il nuovo Sud Africa nel mondo.
Il film scorre ed appassiona con le immagini dei bambini delle baraccopoli che si esaltano durante gli allenamenti dei campioni, con gli scorci di paesaggi meravigliosi, con i contrasti evidenti delle riprese dei quartieri più ricchi , abitati dai bianchi.
Insieme a Mandela è protagonista il gioco del rugby ,con la sua vivacità e la sua forza,i suoni, i colori, lo sforzo degli atleti: il suo potere aggregante avrà la sua esaltazione con il tifo per la squadra , accompagnata dal popolo verso un successo tanto preparato ma altrettanto difficile.
La squadra, con il suo capitano ( un vigoroso e bravo Matt Demon) diventerà, dopo le iniziali diffidenze, lo strumento nelle mani del Presidente a dimostrazione che impegno, sacrificio e coesione portano alla vittoria.
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tramontana
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giovedì 11 marzo 2010
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sempre immenso clint eastwood
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Ancora una volta Clint Eastwood fa centro con un film con un film immenso anche se stavolta sappiamo come va a finire, Clint sa miscelare con gusto e poesia gli scontri sportivi con quelli dell'animo di uomini costretti a cambiare ( E neanche malvolentieri )pensieri radicati da anni di odi e violenze. Matt Damon e Morgan Freeman lo aiutano con recitazioni da oscar.Oramai Clint è una garanzia e i suoi film lasciano puntualmente il segno. Un pensiero su matt damon dopo averlo visto in queso film i in The informant mi chiedo come qualcuno possa pensare di mettere mano al quarto Jason Bourne senza di lui , Damon può vivere senza Bourne ma non il contrario.
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paul keating
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giovedì 11 marzo 2010
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clint abbandona le vesti di re mida di hollywood
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Dopo aver inanellato una serie di capolavori il maestro Clint incappa in un film "normale", intriso di stereotipi del filone sportivo hollywoodiano: il topos della squadra derelita che, in occasione del grande evento, si compatta e dà il meglio di sè. Tematiche politiche, tensioni razziali da post-apartheid appena sfiorate senza "sporcarsi le mani"; insomma, tutto abbastanza prevedibile, straordinaria interpretazione di Freeman/Mandela a parte: da sola vale il prezzo del biglietto. Matt Damon mono-espressivo per tutta la durata del film
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margi
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mercoledì 10 marzo 2010
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non mi ha emozionato
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ovviamente una regia ottima e degli ottimi attori. ma non mi ha emozionato e non lo consiglierei a chi non ama il rugby (sport per molti incomprensibile).
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francesca50
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martedì 9 marzo 2010
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al grande clint
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questi sono film di valore! clint eastwood non mi ha mai deluso ma questo è uno dei migliori. spero di rivederlo anche come attore e gli auguro di vivere tantissimo per la sua e la nostra gioia. fa film profondi per un pubblico non intellettualoide ma intelligente.in questo ha toccato un tema sociale ma di attualità. spero che prima o poi riesca a cogliere il tema dei giovani non ben inseriti nella società evidenziandone le cause.so di non aver scritto una vera recensione ma delle considerazioni sul regista. la prossima sarò più brava.
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(di marquise)
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az123bcd
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martedì 9 marzo 2010
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straordinairo
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come sempre Estwood coglie l'essenziale del rapporto tra persone.
lo sport come motivo di unione tra persone.
denso,pulito,limpido e forte il messaggio.
siamo tutti uomini diversi solo per il colore della pelle,religione e costumi sociale,ma l'amore per lo sport azzera ogni sorta di apharteid.
splendido film.
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