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I liceali 2: Enea Pannone, un professore controcorrente

Intervista a Massimo Poggio.
di Alessandra Giannelli

Dagli esordi al ruolo del professore
Massimo Poggio (54 anni) 9 aprile 1970, Alessandria (Italia) - Ariete. Interpreta Enea Pannone nel film di Lucio Pellegrini, Francesco Amato I Liceali 2.

venerdì 27 novembre 2009 - Televisione

Dagli esordi al ruolo del professore
Chi non lo ricorda nella celebre pubblicità delle Poste italiane, nelle vesti di un ingenuo e simpatico postino alle prese con una gigantesca pannocchia, per la regia di Ferzan Özpetek? Da quel momento in poi Massimo Poggio, attore teatrale formatosi sotto la direzione del celebre Luca Ronconi (alla Scuola del Teatro stabile di Torino), conquisterà la popolarità grazie alle pellicole del regista turco (La finestra di fronte e Cuore sacro). In questi giorni lo ritroviamo nei panni di Enea Pannone, la new entry del corpo docente nella seconda serie de I Liceali. Ci racconta del mondo della scuola, ma anche del suo lavoro che fa con un principio costante: non dimenticare mai di renderlo sempre interessante.

In questa seconda serie irrompe il tuo personaggio, il professore Enea Pannone, che tipo è?
È un irresponsabile, è uno che si lancia. Durante la storia arriverà a dire a una sua allieva di studiare meno, rischiando di creare conseguenze anche abbastanza tragiche. Ha delle uscite a sproposito, ma questo è anche il suo bello, perché le cose che fa e che dice gli partono dal cuore, senza pensare troppo alle conseguenze. Si intromette, senza volerlo, nella coppia Cicerino-Sabatini (Giorgio Tirabassi e Claudia Pandolfi). Pannone è arrivato alla scuola con l'incoraggiamento del preside e viene presentato come quello che gli ha fatto rivedere i suoi punti di vista, come colui che lo ha illuminato. Arriva in questa scuola, dove il rapporto tra gli insegnanti è molto ministeriale, canonico, e ne altera gli schemi. Insomma, comincio col fare, con gli altri insegnanti, degli esercizi di meditazione; tutta una serie di cose che si fanno a teatro per instaurare un contatto, fisico e mentale, con le persone che ti circondano, per creare un gruppo. Questa serie di attività pratiche fanno si che il rapporto tra Cicerino e Sabatini, che è un po' in crisi (anche se lo sa solo lei), venga messo a nudo, ma senza volerlo, non c'è nessun fine. Chiaramente accadranno delle cose, che non posso raccontare.
Una fiction come I Liceali rispecchia l'ambiente scolastico attuale?
Non lo so, ma spero proprio di si. Sicuramente il grande pregio di questa serie, come già accadeva nella prima, dove io non c'ero ma che ho visto e che mi piaceva, è che è molto umana. Mi sembra che, rispetto alle cose classiche che si vedono, è meno edulcorata, è poco ammansita per la televisione. Le situazioni non sono addolcite; è una serie diretta, anche brutale, specialmente nei rapporti tra i personaggi. La cosa divertente è che io faccio l'insegnante, anche se la scuola non la frequento da un sacco di tempo.
Tu come andavi in matematica e fisica?
Abbastanza bene, se non ricordo male. I miei ricordi sono lontani, anche perché io non ho mai preso una maturità visto che ho iniziato a lavorare. La fisica mi piaceva, ma non stavo attento, mi stava antipatico l'insegnante. In matematica andavo bene. Comunque, per fare il professore, ho dovuto ristudiare tutta una serie di cose.

Quale dovrebbe essere il professore ideale?
Un buon professore dovrebbe essere uno che non può prescindere da chi ha di fronte, deve essere una sorta di regista. Un buon regista è uno che trasmette qualcosa agli attori, ma non può pretendere qualcosa che gli attori non possono dare o meglio deve fare delle richieste e deve avvicinarsi all'attore in base a come è. Credo che un buon insegnante dovrebbe essere così: non uno che sta davanti allo sportello della posta, ma che entra nella psicologia della persona che ha di fronte. Credo sia anche il modo di far appassionare i ragazzi.
A proposito di posta, la tua popolarità si deve all'incontro con Ferzan Özpetek che ti ha scelto per lo spot delle Poste italiane; com'è stato questo incontro?
È stato casuale perché io avevo fatto un provino per fare questa pubblicità ed era successo che al provino era presente una sorta di responsabile delle poste ed io, in realtà, sono piaciuto molto a lei, più che a Ozpetek. Così, alla fine mi sono ritrovato a girare questo spot! La pubblicità è una cosa anche difficile, molto controllata, soprattutto perché è davvero comunicativa.
Così sono venuti film come La finestra di fronte e Cuore sacro?
Si, infatti! Devo dire che, quando ero stato scelto per il primo film, ero davvero contento, poi però, quando mi è arrivata la sceneggiatura e ho visto che non avevo battute, mi dicevo che andavo a fare la comparsa. In realtà stavo sbagliando totalmente perché era una cosa molto importante, anche d'interazione con il regista, ma l'ho capito sia quando giravo, sia, soprattutto, quando ho visto il film realizzato. Ad esempio, la scena iniziale con la colluttazione nel forno, con la farina che girava per cui è molto pittoresca, in cui io uccidevo il fornaio e scappavo, è stata davvero importante. Io, nella scena, dopo essere scappato, arrivavo a un bivio e dovevo scegliere se andare a salvare l'amore della mia vita o, prendendo un'altra strada, a salvare la mia famiglia. Sono stato io a proporre al regista di far vedere che, prendendo una strada, la imboccavo guardando disperato quello che stavo però lasciando. Questa cosa piacque molto al regista. È stata un'esperienza importante, la prima volta in cui mi ritrovavo su un set in cui si faceva il cinema vero.

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