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5x1: Butler, con quella faccia un po' così

Con Gerard, in viaggio tra i generi.
di Stefano Cocci

Dalla avvocatura ai musical di Broadway
Gerard Butler (Gerard James Butler) (54 anni) 13 novembre 1969, Glasgow (Gran Bretagna) - Scorpione. Interpreta Kable / John Tillman nel film di Mark Neveldine, Brian Taylor Gamer.

martedì 30 marzo 2010 - Celebrities

Dalla avvocatura ai musical di Broadway
La faccia da schiaffi ce l'ha, una di quelle che fanno vibrare il cuore delle ragazze, l'ideale per delle "rom-com" leggere e sbarazzine; il fisico c'è, quel tanto che basta per un'aggiustatina con gli effetti speciali e trascorrere due ore di film sugli spartani mezzo nudo e sudato; la voce anche, se è vero che gli è stato affidato il ruolo di protagonista nella trasposizione cinematografica del musical più visto di Broadway. Se poi tutte queste doti non vi bastassero, sappiate che Gerard Butler ha anche una storia abbastanza problematica alle spalle: fu cacciato dalla scuola d'arte e spinto a completare gli studi in giurisprudenza, cosa che fece brillantemente. Ma la carriera d'avvocato non faceva al caso suo. Il giovane Butler abusava di droghe e alcol per riempire un vuoto nella sua vita, l'incapacità di realizzarsi, fino al giorno in cui il suo capo non gli chiese: "C'è una sola buona ragione per cui dovrei tenerti qui con noi?". Gerard non esitò un istante, si licenziò e intraprese quella che sapeva essere la sua strada: la recitazione.
Da allora è saltato dagli adattamenti di Cechov alla televisione, in cerca di una possibilità, una sola, che potesse lanciarlo nell'Olimpo del cinema. Gliela offrì Joel Schumacher, con Il fantasma dell'opera. Da allora, è tutta discesa per Gerard Butler che, ad esempio, nei prossimi giorni arriverà sugli schermi con due film agli antipodi: l'action movie anti-reality Gamer al fianco del Dexter televisivo, Michael C. Hall, e Il cacciatore di ex, commedia romantica con Jennifer Aniston. Quindi, contate pure su di lui se c'è da fronteggiare un milione di persiani armati fino ai denti, cantare amori perduti, interpretare un anchor-man maschilista e omofobo, un truffatore o un galeotto che lotta per la propria libertà, ma non chiedetegli di fare l'avvocato, per carità.

La dura verità
La commedia romantica di Robert Luketic si basa su poche idee: la guerra dei sessi e due protagonisti belli e simpatici. Se per la bionda Katherine Heigl era l'ennesima prova sul campo del suo talento e della capacità di giocare sulle complessità della bellezza, in cui una donna affascinante e di successo non riesce a trovare la dolce metà, Gerard Butler, con i pettorali pompati e gli addominali scolpiti degni di Van Damme è stato una sorpresa. Sarà forse perché il ruolo gli sembra cucito addosso: un affascinante anchor-man di una tv locale di Sacramento che brucia le tappe grazie alle sue posizioni estreme in tema di amore. Così, tutte le migliori trovate sono sulle spalle forti di Butler, che non delude, ma il film si impantana nell'inevitabile snodo romantico. Senza contare che il film è zoppo perché il contendente all'amore della Heigl di fronte a Butler, semplicemente scompare.

300
C'è una battuta in 300 che ha fatto epoca: "Questa è Sparta!!!", con tanti punti esclamativi quanti erano i guerrieri alle Termopili. Nel gridarla, Gerard Butler scalcia in un pozzo l'ambasciatore persiano. Nella trasposizione cinematografica del fumetto di Frank Miller, Butler ha il ruolo cardine: il re spartano Leonida, un leader dalle straordinarie doti di soldato e di condottiero, ma anche un uomo con una visione moderna della propria patria. Il martirio a cui si sottopone echeggia nei secoli e ancora oggi lo si racconta al cinema. Addominali d'acciaio e mascella volitiva, Butler, dopo Il fantasma dell'opera, dimostra la sua essenziale poliedricità.

Rocknrolla
Il ritorno in grande stile di un regista a modo suo iconico e unico. Guy Ritchie ha girato a vuoto per qualche tempo, colpa di una moglie ingombrante come Madonna. Per rimettersi in sesto da un flop come Travolti dal destino, sceglie di tornare ai suoi truffatori carismatici immersi nelle nebbie londinesi. Per farlo prende con sé una delle facce da schiaffi più carismatiche, lo scozzese Butler, e gli mette al fianco, oltre al sempre bravissimo Tom Wilkinson, una pletora di piccoli criminali logorroici. Il risultato è "alla Ritchie", inteso di nuovo con un significato positivo.

Il fantasma dell'opera
Il regista e produttore Joel Schumacher lo volle con sé per la sua presenza scenica. Come dargli torto? Se c'è un pregio di Gerard Butler è la capacità di riempire lo schermo con la sua personalità tracimante. C'è tanto di lui e del suo modo di prendere la vita a morsi che non può non essere tenuto in considerazione sul grande schermo. Il suo fu un fantasma tormentato ma insolitamente romantico, preso in considerazione soprattutto perché non aveva mai visto il musical a teatro. Vai un po' a capire come fanno i casting a Hollywood...

Dear Frankie
Un piccolo film scozzese che diede l'opportunità al figlio di Glasgow di tornare in patria e lavorare con una troupe di concittadini. In questa piccola fiaba, un bambino vive il rapporto con il padre che lo ha abbandonato attraverso i sogni nutriti dalle finte lettere che la madre – una sempre straordinaria Emily Mortimer – gli scrive. Butler ha sempre parlato molto bene di questo progetto, che non ha avuto una grande distribuzione al cinema ma che i fans dell'attore potrebbero riscoprire, per la passione che lo sostiene e per una sceneggiatura che Gerard ha definito "inusuale, fresca e originale". Beh, è decisamente una buona pubblicità.

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