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Fantastic Mr. Fox: caccia alla volpe

Arriva in sala la volpe anarchica di Wes Anderson col vizio del furto.
di Marzia Gandolfi

Ritratto di famiglia in un faggio

lunedì 12 aprile 2010 - Incontri

Ritratto di famiglia in un faggio
Mr. Fox è un giornalista frustrato che ha la fobia dei lupi e il sogno di cacciare (di nuovo) galline. In barba alla famiglia e corredato di un brillante travestimento, perderà pelo e coda ma non il vizio di predare pollame in compagnia di un opossum deconcentrato. Adattamento del bestseller per l’infanzia di Roald Dahl, Fantastic Mr. Fox è l’ultima e felice impresa di Wes Anderson, che sospende il cinema dal vero per la tecnica manuale della stop motion. Sempre incline all’ironia nostalgica e alla risoluzione esilarante e spiazzante, l’autore texano produce di nuovo, e suo malgrado, un cinema “familiare” che converge sempre e comunque nella figura paterna: quella che rispunta chiedendo amore (I Tenenbaum) o quella assente ma presente e ingombrante come un set intero di valige (Il treno per il Darjeeling). I bauli o le tracolle, l’affermazione personale o il record sportivo (del genitore), che i “figli” di Anderson si portano dietro in superficie o in profondità, sono i simboli evidenti di un passato da rielaborare e da abbandonare per diventare grandi e scaricare la loro mancata felicità. Confermando la sua passione per la letteratura, Anderson impiega ancora una volta la voce off e suddivide il suo film in capitoli. Capitoli che contengono le “fantastiche” avventure di una volpe anarchica che si misura con la sua natura selvatica, dentro pigiami vintage, look antropomorfi e un perfezionismo griffato dallo stesso autore. A Roma per presentare il suo film, Wes Anderson ci racconta il processo dell’animazione e il percorso all’interno delle relazioni parentali, che avvitano e svitano esistenze e destini.

Stop motion vs 3D
Wes Anderson: Quando decido di scrivere una sceneggiatura non mi chiedo mai che cosa si aspetta di vedere il pubblico, piuttosto che cosa interessa a me. Quando dieci anni fa chiesi perciò i diritti alla famiglia Dahl del bestseller per l’infanzia “Fantastic Mr. Fox”, lo feci perché interessato al testo e al suo adattamento per lo schermo attraverso la tecnica manuale della stop motion. Sarà pure una tecnica “antica” ma la preferisco fermamente al 3D, in fondo ho investito per questo film di animazione lo stesso tempo impiegato da James Cameron per realizzare il suo Avatar, che come tutti ho visto e ho trovato stupefacente. Io però non subisco in nessun modo il fascino del 3D e penso che non sarà mai una rivoluzione paragonabile a quella del colore. Certo, parlando di numeri e di incassi, il mio film in confronto ad Avatar è stato una delusione ma ugualmente ha goduto di un pubblico appassionato.

La prima volta Wes Anderson: Considero Fantastic Mr.Fox come il mio primo film, nel senso che prima d’oggi non avevo mai realizzato nulla di simile. Devo ammettere però che alcuni temi a me cari, come la famiglia, tornano e finiscono per fondare anche questo film. È qualcosa che accade tutt’altro che intenzionalmente. Pur nelle evidenti differenze, il mio lavoro sul set è stato quello abituale: modellare voci, recitazione, azione, musica dentro ad un rettangolo. Certo nel caso dell’animazione è necessario un maggior controllo su quello che accade davanti alla macchina da presa. La mia presenza su set è stata inferiore rispetto alla trascorsa esperienza, in questo caso poi si trattava di pianificare e organizzare il lavoro degli animatori, che sono soliti lavorare accompagnati dalla musica. Il loro è un mestiere lento e meticoloso, in un certo senso potremmo anche definirli degli attori. Ciascuno di loro contribuisce a dare vita al proprio pupazzo, mettendo personalità e spontaneità al servizio del proprio personaggio.

Pupazzi & disegni Wes Anderson: Quando cominciammo a lavorare al film non avevamo nessuna idea circa la realizzazione del set, siamo perciò partiti dai pupazzi, disegnati e poi realizzati in sei mesi. “Conquistati” i pupazzi abbiamo proceduto a creare intorno a loro una stanza o un ambiente nei quali avrebbero potuto trovarsi a loro agio. Si è trattato di un processo di crescita organica, non avevamo una visione unitaria della cosa. Solitamente quando lavoro a un film recupero vecchie annotazioni, un dipinto visto a una mostra o un disco ascoltato, ma questa volta sono partito dal libro di Roald Dahl, nelle sue pagine c’era già tutto quello che mi serviva. Ho scritto la sceneggiatura nella dimora dei Dahl, la Gipsy House, ispirandomi alla sua infanzia e ai luoghi in cui si è consumata. Io e Noah Baumbach abbiamo adattato la storia originale a cui però abbiamo aggiunto dei nuovi personaggi, un capitolo introduttivo e uno finale. Indubbiamente nei personaggi e nel design sono riscontrabili alcune influenze da Miyazaki e dall’animazione dello Studio Ghibli, di cui l’autore nipponico è fondatore. Altre volte invece a ispirarmi e a suggerirmi soluzioni è stata la vita stessa, ad esempio il centro della cittadina termale di Bath in Inghilterrra, in cui mi trovavo per questioni professionali, mi ha appassionato al punto che l’ho fatta ricostruire identica per il film.

Un cast familiare Wes Anderson: Lo confesso, mi piace lavorare con gli stessi attori. Quando inizio le riprese di un nuovo film è come se organizzarsi una rimpatriata tra amici. Ci sono attori poi come Anjelica Huston o Bill Murray a cui sono legato da profondo affetto ma indubbiamente la mia guida è e resta Jason Schwartzman, ci conosciamo da moltissimi anni e lavorerei con lui a tempo indeterminato.

Un brillante travestimento Wes Anderson: Mi divertiva l’idea di fornire a Mr.Fox un travestimento, un passamontagna che ne impedisse l’identificazione durante i furti di galline ma è evidente che il mascheramento è tutt’altro che brillante e serve soltanto a rendere tutto più emozionante, non certo per celare l’identità del personaggio. Rivedendo il film mi sono pentito di non aver assegnato ad Ash, il figliolo di Mr.Fox, un passamontagna col proprio nome cucito sopra, l’effetto sarebbe stato più esilarante, annullando il senso del travestimento.

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