oh dae soo
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martedì 6 aprile 2010
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l' uomo e la sua deriva
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Chiunque può, vada a vederlo.Questo perchè più ci penso, e maggiormente credo che siamo di fronte ad una grandissima opera, quasi unica nel suo genere. Al solito, prima la storia. A metà anni 80 una navicella aliena è atterrata a Johannesburg. Non può ripartire per un guasto. A quel punto più di un milione di alieni (chiamati gamberoni per la loro forma), è costretta a restare "da noi". Non "con noi" però, dato che gli alieni vengono ghettizzati in un'area chiusa, il Distretto 9 del titolo.Passano 20 anni. Quando un umano si infetta e inizia a mutarsi in uno di loro, è costretto, per non essere usato come cavia, a rifugiarsi proprio nel ghetto... Non basterebbero 200 righe a recensire in maniera soddisfacente questo film.
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Chiunque può, vada a vederlo.Questo perchè più ci penso, e maggiormente credo che siamo di fronte ad una grandissima opera, quasi unica nel suo genere. Al solito, prima la storia. A metà anni 80 una navicella aliena è atterrata a Johannesburg. Non può ripartire per un guasto. A quel punto più di un milione di alieni (chiamati gamberoni per la loro forma), è costretta a restare "da noi". Non "con noi" però, dato che gli alieni vengono ghettizzati in un'area chiusa, il Distretto 9 del titolo.Passano 20 anni. Quando un umano si infetta e inizia a mutarsi in uno di loro, è costretto, per non essere usato come cavia, a rifugiarsi proprio nel ghetto... Non basterebbero 200 righe a recensire in maniera soddisfacente questo film. Sono troppi i riferimenti politici , etici, culturali che stanno sotto l'evidenza delle immagini. Il Sudafrica dell'apartheid nella quale i nuovi "negri" sono gli alieni, i politici (non a caso tutti bianchi) che li usano come cavie da sfruttare; l' umanità, nel senso qualitativo del termine, che (come spesso accade) è rintracciabile solo nella povertà, in chi ormai non ha niente da perdere, in chi si trova in uno stato di completa sottomissione; l' esercito come macchina per uccidere, senza pietà; la stampa al servizio del potere che mistifica tutto. In District 9, l'Uomo, senza appelli, è condannato. Cinico, nazista (di razza superiore), incapace di emozionarsi, falso, opportunista. Sono gli Alieni, queste orrende creature alla fine ad essere i veri uomini, esseri viventi in cui la solidarietà, l'amicizia, la famiglia, l' umiltà, i sentimenti (indimenticabili gli occhi gonfi di pianto di Christopher, il protagonista alieno), il senso di patria, i sogni e la speranza sono virtù ancora rintracciabili. Questa è la forza del film, il suo messaggio dirompente. A livello filmico è comunque una grande opera per l'originalità della trama, per gli effetti speciali e visivi (alieni, armi, uccisioni), per l'atmosfera, per la grandissima interpretazione del protagonista, Sharlto Copley (non professionista!). Film che come poche volte mi è capitato, è un piacere per gli occhi, per la testa e per il cuore.Film, di cui negli anni sentiremo parlare e che minaccia di essere un punto di riferimento (e di confronto) con il cinema di genere che sarà. Ci sono in effetti 2 errori marchiani. Il primo è che non ci viene detto assolutamente come abbiamo fatto noi umani a capire la loro lingua. Può essere una omissione voluta, ma che non condivido. Il 2°, più grave, è che si parla di 1 milione e 600.000 alieni nel ghetto, cifra già di per sè assurda, ma che lo diventa ancora di più quando vediamo in moltissime inquadrature (anche campi lunghi) e in quasi tutte le scene del ghetto, al massimo 3,4 alieni per volta.Ciò può intaccare la verosimiglianza del film ma non la sua bellezza. Vedendo il finale, ci aspetta un seguito (District 10?). Noi, siamo qui ad attenderlo.
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maris
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lunedì 16 agosto 2010
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finalmente la fantascienza fatta con intelligenza!
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Probabilmente perchè la fantascienza è solo il pretesto per raccontare invece qualcosa di molto più vicino a noi: l'emarginazione del "diverso", la disuguaglianza sociale, l'arroganza e i soprusi di chi ha il potere e molto altro ancora. L'astronave aliena, malandata e con l'equipaggio allo sbando, porta alla memoria le navi con cui sono sbarcati tanti clandestini, e anche la soluzione adottata per ospitare i profughi è la medesima, senza parlare delle reazioni degli abitanti "regolari" delle zone vicine (e il regista con acuta ironia prende come testimoni proprio coloro che quasi sicuramente avranno avuto lo stesso trattamento...). Ma le somiglianze con nostro contemporaneo vanno ben oltre.
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Probabilmente perchè la fantascienza è solo il pretesto per raccontare invece qualcosa di molto più vicino a noi: l'emarginazione del "diverso", la disuguaglianza sociale, l'arroganza e i soprusi di chi ha il potere e molto altro ancora. L'astronave aliena, malandata e con l'equipaggio allo sbando, porta alla memoria le navi con cui sono sbarcati tanti clandestini, e anche la soluzione adottata per ospitare i profughi è la medesima, senza parlare delle reazioni degli abitanti "regolari" delle zone vicine (e il regista con acuta ironia prende come testimoni proprio coloro che quasi sicuramente avranno avuto lo stesso trattamento...). Ma le somiglianze con nostro contemporaneo vanno ben oltre. La critica più feroce è forse contro la scienza asservita completamente al potere dei signori della guerra, ai quali è permesso tutto, anche togliere il cuore ad un uomo vivo e che non merita neanche di essere prima sedato. Dopo queste considerazioni si spiega da sè la scelta del racconto documentaristico, scelta quindi quasi obbligata. Gli alieni, dopo una prima impressione di vago disgusto, diventano quasi subito i "buoni" per i quali lo spettatore sano di mente parteggia. La scelta, anche questa molto artistica e azzeccata, di prendere come modello i mostri alieni anni '50 dei B-Movie, rivisti con un'ottima modellazione 3D, non è di certo casuale. Sembra proprio che il regista ci abbia fatto un bel tiro: prendendo ciò che da sempre è il "peggio" della fantascienza ( mostri orripilanti ) e mostrandoci quanto possono essere migliori di noi! La fase celebre è di certo quel: "Uomini di merda!!!" gridato dall'uomo protagonista, il quale sulla sua pelle, capirà qual'è l'unico modo per essere migliore: diventare come loro, gli altri, gli alieni che prima derideva e disprezzava.
Considero questo film un piccolo gioiello , di quelli che purtroppo capitano sempre più di rado.
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carmine antonello villani
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martedì 29 settembre 2009
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l'incubo alieno nell'inferno sudafricano
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Un vero incubo questo fantasy che prende a pretesto la convivenza con gli alieni per parlare di segregazione razziale e minoranze etniche. “District 9” è questo e molto di più, un film che rubacchia qualche idea non proprio originale –i riferimenti ai successi del passato sono inevitabili- per portare sullo schermo una visione dell’umanità per nulla edificante. Soliti segreti militari, quando sono in ballo armi micidiali e miliardi di dollari la vita sembra non avere alcun valore. Lo sperimenta un funzionario dell’agenzia internazionale per i rapporti con gli alieni nel bel mezzo di una metamorfosi a causa di un contagio nell’area di massima sicurezza. Braccato dai superiori ed abbandonato dagli stessi familiari, il mite protagonista -le similitudini letterarie e cinematografiche si sprecano: da “La Mosca” ad “Alien” sino al kafkiano Gregor Samsa-, si ritroverà a vagare in un terreno ostile mentre i militari gli danno la caccia in un distretto simile ad un campo di concentramento.
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Un vero incubo questo fantasy che prende a pretesto la convivenza con gli alieni per parlare di segregazione razziale e minoranze etniche. “District 9” è questo e molto di più, un film che rubacchia qualche idea non proprio originale –i riferimenti ai successi del passato sono inevitabili- per portare sullo schermo una visione dell’umanità per nulla edificante. Soliti segreti militari, quando sono in ballo armi micidiali e miliardi di dollari la vita sembra non avere alcun valore. Lo sperimenta un funzionario dell’agenzia internazionale per i rapporti con gli alieni nel bel mezzo di una metamorfosi a causa di un contagio nell’area di massima sicurezza. Braccato dai superiori ed abbandonato dagli stessi familiari, il mite protagonista -le similitudini letterarie e cinematografiche si sprecano: da “La Mosca” ad “Alien” sino al kafkiano Gregor Samsa-, si ritroverà a vagare in un terreno ostile mentre i militari gli danno la caccia in un distretto simile ad un campo di concentramento. L’esordiente Neill Blomkamp si concede il lusso di esprimersi per metafore, costruisce l’inferno in terra affidandosi ad una fotografia sporca che rende fin troppo l’atmosfera di una città ridotta a pattumiera: nessuna immagine patinata, il mondo può diventare un vero incubo se a comandare non è la ragione ma la sete di potere. Monito forse scontato, ma la messa in scena di questo assioma stupisce oltre l’immaginazione.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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nick nicolas nickquest
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venerdì 2 ottobre 2009
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opera prima
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A guardare distrattamente il trailer, si potrebbe pensare all'ennesima pellicola fanta-catastrofica tipo Independence Day, con gli invasori spaziali che approdano sulla terra minacciando la popolazione. Le locandine con il segno di divieto e anche i grandi adesivi che decorano gli autobus con la scritta "L'accesso a questo autobus è vietato ai non umani" e addirittura la forte somiglianza di questi alieni con il Dottor Zoidberg di Futurama, fanno un pò sorridere e perdere di credibilità a questo District 9 che invece grazie al cielo, non è la solita americanata dove gli alieni sono visti come pericolose creature assetate di sangue, quanto piuttosto sono rappresentati come scomodi profughi dei quali non si sa cosa fare e i riferimenti allo storico District Six di Città del Capo sono più che evidenti.
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A guardare distrattamente il trailer, si potrebbe pensare all'ennesima pellicola fanta-catastrofica tipo Independence Day, con gli invasori spaziali che approdano sulla terra minacciando la popolazione. Le locandine con il segno di divieto e anche i grandi adesivi che decorano gli autobus con la scritta "L'accesso a questo autobus è vietato ai non umani" e addirittura la forte somiglianza di questi alieni con il Dottor Zoidberg di Futurama, fanno un pò sorridere e perdere di credibilità a questo District 9 che invece grazie al cielo, non è la solita americanata dove gli alieni sono visti come pericolose creature assetate di sangue, quanto piuttosto sono rappresentati come scomodi profughi dei quali non si sa cosa fare e i riferimenti allo storico District Six di Città del Capo sono più che evidenti. Del resto, che questo non fosse la solita vaccata americana, lo si capisce fin da subito quando ci dicono che la navicella aliena non si ferma sopra Washington né tantomeno su New York, ma bensì a Johannesburg in Sudafrica cosa impensabile per una qualunque pellicola simil-spilberghiana e tra interviste, riprese che sembrano provenire da telecamere nascoste e finti servizi giornalistici, il film si sviluppa come fosse un documentario, conferendo realismo a un'assurda vicenda fantascientifica avente come protagoniste degli alieni dalle sembianze di crostacei giganti. Eppure, sebbene tremendamente surreale nella forma, i contenuti risultano essere molto più realistici di quanto si possa immaginare tra rifugiati in una baraccopoli e sciacalli costretti a rubare per vivere e sebbene le tematiche siano più che profonde, la trama non si aggroviglia attorno ad un polpettone sentimentalistico degno della miglior scena strappalacrime di ET che alzi la mano chi non ha pianto quando i militarli lo strappano dalle mani del bambino in una sequenza slow-motion con il crescendo della musica che accompagna il phatos, no questo District 9 è confezionato con massicce scene d'azione, adrenalina e risvolti che sfiorano lo splatter; una pellicola di puro entertainment dove alcune sequenze ricordano i game sparatutto alla Halo, ma dove tuttavia non si dimentica mai un intelligente messaggio antirazzista. E considerato che lui, Neill Blomkamp, ha la mia stessa età e che questo è in assoluto il suo primo lungometraggio di cui ha curato sceneggiuatura e regia, bhé, io direi che non gli è andata male per niente, soprattutto perché c'è già chi guarda agli incassi milionari e valuta la possibilità di un seguito...
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on the bomb
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lunedì 15 febbraio 2010
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alieni?semplicemente extracomunitari
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District 9:Dal trailer di lancio si intuiva subito la su attrattiva stranezza,il suo modo diverso di esprimere delle idee in un film fantascientifico e in un mondo dove gli alieni vengono trattati come ‘extracomunitari’, imprigionati in un centro profughi e chiamati “gamberoni” in modo dispregiativo. Un mondo dove la convivenza tra gli umani e i “non umani” è arrivata ormai al limite della sopportazione, a 20 anni da quello storico sbarco che vide un’astronave fermarsi sopra i cieli di Johannesburg, in Sud Africa, per rimanerci definitivamente, insieme al milione di passeggeri.
Che il Peter Jackson regista sia una certezza è ormai indubbio,qui siamo di fronte ad un film-documentario con l’uso di tecniche multiple di ripresa che simulano reportage giornalistici, riprese amatoriali con videocamere, insomma tutto l’armamentario da reality di ultima generazione.
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District 9:Dal trailer di lancio si intuiva subito la su attrattiva stranezza,il suo modo diverso di esprimere delle idee in un film fantascientifico e in un mondo dove gli alieni vengono trattati come ‘extracomunitari’, imprigionati in un centro profughi e chiamati “gamberoni” in modo dispregiativo. Un mondo dove la convivenza tra gli umani e i “non umani” è arrivata ormai al limite della sopportazione, a 20 anni da quello storico sbarco che vide un’astronave fermarsi sopra i cieli di Johannesburg, in Sud Africa, per rimanerci definitivamente, insieme al milione di passeggeri.
Che il Peter Jackson regista sia una certezza è ormai indubbio,qui siamo di fronte ad un film-documentario con l’uso di tecniche multiple di ripresa che simulano reportage giornalistici, riprese amatoriali con videocamere, insomma tutto l’armamentario da reality di ultima generazione.
Gli effetti speciali puntano al realismo con alieni insettoidi decisamente consistenti, il resto è degradazione urbana, xenofobia e violenza, insomma tutto il repertorio da tg di prima serata.
Fantascienza o attualità, in un paese che respinge i barconi pieni di extracomunitari rimandandoli senza tanti troppi complimenti da dove sono venuti? Illuminante, da questo punto di vista, un fulminante dialogo tra l’umano infetto e l’alieno, che sottolinea come “ora sei uguale a noi“, con l’altro che inviperito, furibondo e quasi schifato risponde “no, noi non saremo mai uguali!“, anche se ora con il suo stesso identico Dna.
District 9 coniuga perfettamente satira e denuncia sociale ad attente riflessioni sulla natura umana, senza dimenticare, e forse questo è il suo pregio maggiore, di essere anche un prodotto di grande intrattenimento.
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shining
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domenica 15 agosto 2010
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pensa..
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District 9 ci viene subito presentato come un documentario e mostra la disastrosa situazione di Johannesburg, Sud Africa, dove un milione di alieni vengono imprigionati nel distretto 9 e trattati come animali. Nel distretto regna il caos e la popolazione umana non ne vuole sapere. I riferimenti all'apartheid sono ovvi: gli alieni sono gli immigrati, e per rendere ancora di più il concetto xenofobo, il regista ha voluto che fossero disgustosi, cossicchè pure lo spettatore provasse senso di disgusto nel guardarli. Ma ovviamente dopo una manciata di minuti non si può che provare compassione per quelle creature maltrattate e odio profondo per l'uomo. La cosa impressionante del film è che sembra realtà: infatti l'utilizzo di telecamere a mano, a circuito chiuso, quelle dei telefonini, rende ancora più l'idea del vero, del documentario, e di conseguenza anche la violenza sembrerà più reale.
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District 9 ci viene subito presentato come un documentario e mostra la disastrosa situazione di Johannesburg, Sud Africa, dove un milione di alieni vengono imprigionati nel distretto 9 e trattati come animali. Nel distretto regna il caos e la popolazione umana non ne vuole sapere. I riferimenti all'apartheid sono ovvi: gli alieni sono gli immigrati, e per rendere ancora di più il concetto xenofobo, il regista ha voluto che fossero disgustosi, cossicchè pure lo spettatore provasse senso di disgusto nel guardarli. Ma ovviamente dopo una manciata di minuti non si può che provare compassione per quelle creature maltrattate e odio profondo per l'uomo. La cosa impressionante del film è che sembra realtà: infatti l'utilizzo di telecamere a mano, a circuito chiuso, quelle dei telefonini, rende ancora più l'idea del vero, del documentario, e di conseguenza anche la violenza sembrerà più reale. Ma d'altro canto, non è tutto reale? Purtroppo si.. Uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni, ma soprattutto un film che fa riflettere.
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albertodagiussano
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domenica 4 ottobre 2009
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umani e alieni: un confronto lungo quasi 60anni
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“Sono venuto qui per dirvi questo…”. Così recita il noto discorso finale ai potenti del mondo del "diplomatico" alieno Klaatu nel primo (e ineguagliabile) Ultimatum alla terra di Robert Wise. Quasi 60 anni sono passati da quel 1951, quando per la prima volta fecero la loro comparsa al cinema gli “alieni”.
Il mondo usciva dal secondo conflitto mondiale, entrando in un'era di incertezza dove avrebbe dovuto fronteggiare lo spettro di una nuova guerra, questa volta nucleare e dagli esiti probabilmente apocalittici. È da questo clima che emerge la figura dell'alieno, che a partire dal suo significato letterale di "estraneo, straniero", ha sempre portato con sé forti connotazioni simboliche e politiche, legate alle paure dell'ignoto, della diversità, del caos e della perdita di un'identità (personale e nazionale) mai avvertita così sfuggente come in quel periodo.
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“Sono venuto qui per dirvi questo…”. Così recita il noto discorso finale ai potenti del mondo del "diplomatico" alieno Klaatu nel primo (e ineguagliabile) Ultimatum alla terra di Robert Wise. Quasi 60 anni sono passati da quel 1951, quando per la prima volta fecero la loro comparsa al cinema gli “alieni”.
Il mondo usciva dal secondo conflitto mondiale, entrando in un'era di incertezza dove avrebbe dovuto fronteggiare lo spettro di una nuova guerra, questa volta nucleare e dagli esiti probabilmente apocalittici. È da questo clima che emerge la figura dell'alieno, che a partire dal suo significato letterale di "estraneo, straniero", ha sempre portato con sé forti connotazioni simboliche e politiche, legate alle paure dell'ignoto, della diversità, del caos e della perdita di un'identità (personale e nazionale) mai avvertita così sfuggente come in quel periodo.
Il cinema alieno più pessimista degli anni Cinquanta è invece un fiorire di minacce (Ultimatum alla Terra), di esseri senza identità che o si impadroniscono dell'uomo (La cosa da un altro mondo di Christian Niby e Howard Hawks, ripreso poi da Carpenter per il suo film) o si sostituiscono ad esso (L'invasione degli Ultracorpi di Don Siegel), di mostri che vengono addirittura da noi stessi, frutto del nostro inconscio costantemente represso (Il pianeta proibito di Fred McLeod Wilcox) o di alieni che senza troppe chiacchiere arrivano e distruggono ogni cosa (La guerra dei mondi di Byron Haskin).
Al giorno d'oggi, in un'epoca altrettanto ricca di incertezze e appena uscita dall'apocalisse sfiorata dell'11 settembre, Hollywood si è aggrappata proprio a questi film, rileggendo i grandi capolavori del passato e tentando di riadattarli alle tematiche odierne. Il terrore comunista di La guerra dei mondi è diventato però una metafora abbastanza debole del terrorismo nell'insipido remake di Steven Spielberg, mentre la critica all'omologazione capitalista di L'invasione degli ultracorpi (in cui qualcuno ha visto invece sempre il simbolo della minaccia del comunismo) si è trasformata nell'elogio dei sentimenti come chiave per il raggiungimento della pace nel non riuscito The invasion (con Nicole Kidman e Daniel Craig). Ancora peggio ha fatto l'Ultimatum alla Terra con Keanu Reeves, che recentemente ha riletto in chiave ambientalista l'ammonimento alieno proveniente dallo spazio (della serie "la Terra non è vostra, trattatela bene o saremo costretti a eliminarvi").
Proprio recentemente possiamo invece registare una sorta di rinascita per il genere della fantascienza in generale, che forse finalmente ha trovato il modo di coniugare il glorioso passato con nuove idee per il futuro. Aldilà degli alieni, esempi come Star Trek, Moon, District 9 e l'imminente Avatar sembrano aver riscontrato i pareri positivi di critica e pubblico, addirittura tanto da far gridare qualcuno alla reinvenzione di un intero genere. Il successo di District 9, in particolare, dimostra che siamo ancora lontani anni luce dal trovare una soluzione soddisfacente nel nostro rapporto con il diverso, con l’Altro, con ciò che non ci appartiene. In attesa di seguire i nuovi sviluppi di questa vicenda, non possiamo che lasciarvi con il sempre valido avviso carpenteriano: “Keep watching the skies!”.
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f.vassia 81
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giovedì 8 luglio 2010
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satira spaziale
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Co-prodotto da Peter Jackson e ben interpretato da attori sconosciuti, il film ha un inizio sorprendente: costruito in parte come una trasmissione televisiva d'inchiesta, si pone come clamorosa e cattivissima satira sul modo in cui i potenti della Terra affrontano, gestiscono e sfruttano le grandi emergenze umanitarie;poi, nella seconda parte, prevalgono l'avventura e l'azione, e l'originalità diminuisce. La storia d'amicizia fra il protagonista e l'alieno, pur nella sua ingenuità, riesce comunque ad essere toccante e coinvolgente. Tecnicamente, tutto ineccepibile.
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(di weach )
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weach
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lunedì 5 marzo 2012
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dinamico, intenso, sofferto esistenziale , special
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District 9
regia di di Neill Blomkamp
prodotta da Peter Jackson
contatto con il pubblico nel 2009
Per non cadere nella banalità riteniamo di poter individuare nel film il progetto di mettere in scena le sensazioni che si percepiscono nell'
essere messi in contatto con la diversità, come 'l'alieno" che alberga un poco ovunque , diversità prima percepita come qualcosa difficile da accettare , comunque da temere ; una diversità che poi assimilato come qualcosa di familiare ( una presenza sul territorio terrestre ventennale ), ma comunque egualmente conflittuale ; lo spazio di essere anche in seno ad una famiglia deve affrontare dei conflitti spesso insanabili; il processo di consapevolezza porta verso una nuova percezione che stigmatizza un nuovo modo di percepire il diverso, il mostro , l’ignoto che dilaga nelle nostre vite.
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District 9
regia di di Neill Blomkamp
prodotta da Peter Jackson
contatto con il pubblico nel 2009
Per non cadere nella banalità riteniamo di poter individuare nel film il progetto di mettere in scena le sensazioni che si percepiscono nell'
essere messi in contatto con la diversità, come 'l'alieno" che alberga un poco ovunque , diversità prima percepita come qualcosa difficile da accettare , comunque da temere ; una diversità che poi assimilato come qualcosa di familiare ( una presenza sul territorio terrestre ventennale ), ma comunque egualmente conflittuale ; lo spazio di essere anche in seno ad una famiglia deve affrontare dei conflitti spesso insanabili; il processo di consapevolezza porta verso una nuova percezione che stigmatizza un nuovo modo di percepire il diverso, il mostro , l’ignoto che dilaga nelle nostre vite.
Poi straripa un concetto forte: dove alberga il vero mostro? Fra gli umani o gli alieni? ?Forse è così la possibile lettura !
Sullo sfondo una Johannesburg ,teatro permanente di un conflitto sociale disumano, questa volta si rinnova una differente apartheid, non più quella fra bianchi e neri ma questa volta fra umani e non: una segregazione che comunque prende corpo anche questa volta alimentata dall''ignoranza , dalla paura , dal timore del diverso ma anche dalla paura di un confronto paritario.
Mentre questo giovane regista , alla prima esperienza con un lungometraggio , sta ancora assorbendo l'improvvisa notorietà che gli è piovuta addosso conDistrict 9, cerchiamo di mettere insieme un parere sulla sua personalità espressa da novello regista: l'action, il digitale , la percezione veloce, le intuizioni geniali sono gli ingredienti della sua cinematografia; una cinematografia che comunque non disdegnare di affrontare con compiutezza e sensibilità contenuti esistenziale fondamentali .
District 9 è vincente perché contiene una storia originale ,mai noiosa, che ci invita a guardarci allo specchio e comprendere meglio le mostruosità che siamo capaci di partorire; e tutta questa intima riflessione prende corpo con un linguaggio cinematografico agile , intuitivo, quello di Neill Blomkamp ,che tutto osserva e , come una spugna, sa assorbire e decodificare la cinematografica che lo ha preceduto con grande senso di innovazione e duttilità.
Complimenti alla regia.
Che questa opere di fantascienza resti gelosamente nelle nostre private cineteche come esempio eccellente di innovazione.
vale 4 stelle d'oro ed il piacere di " viaggiare" con lei
buona visone
weach illuminati
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darkenry
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domenica 25 novembre 2012
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un film originale e riflessivo
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District 9 è un film fantascientifico del 2011 diretto da Neill Blomkamp. Negli anni '80 una nave aliena si ferma sopra Johannesburg. La nave rimane ferma e dopo tre mesi lo stato del sudafrica decide di mandare dei soldati ad esplorare l'astronave e trovano un gruppo di alieni in pessime condizioni che, per via del loro aspetto, vengono soprannominati "gamberoni". Portati sulla terra i rapporti tra loro e gli umani è molto teso e difficile e perciò bengono rinchiusi nel Distretto 9 controllata dall MNU una compagnia multinazionale che dice di voler aiutare il rapporto tra umani e alieni ma in realtà vogliono scoprire i segreti delle armi dei "gamberoni" (termine dispreggiativo con cui vengono chiamati).
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District 9 è un film fantascientifico del 2011 diretto da Neill Blomkamp. Negli anni '80 una nave aliena si ferma sopra Johannesburg. La nave rimane ferma e dopo tre mesi lo stato del sudafrica decide di mandare dei soldati ad esplorare l'astronave e trovano un gruppo di alieni in pessime condizioni che, per via del loro aspetto, vengono soprannominati "gamberoni". Portati sulla terra i rapporti tra loro e gli umani è molto teso e difficile e perciò bengono rinchiusi nel Distretto 9 controllata dall MNU una compagnia multinazionale che dice di voler aiutare il rapporto tra umani e alieni ma in realtà vogliono scoprire i segreti delle armi dei "gamberoni" (termine dispreggiativo con cui vengono chiamati). Dopo 20 anni dal loro arrivo, gli abitanti non ne possono più e chiedono che gli alieni vengano spostati. Sarà compito di Wikus Van Merwe far spostare gli alieni. Il film è davvero un prodotto molto originale: gli alieni che sono in tutto e per tutto degli immigrati che vengono incompresi e disprezzati dagli umani. Un film che parla di vari argomenti come il razzismo e l'integrazione. Il tutto raccontato nella prima parte come un mockumentary mentre nella seconda come un normale film con protagonista un uomo (Wikus) insicuro e codardo che capirà sulla propria pelle come vivono gli alieni. Ottimi gli effetti speciali (soprattutto il modo con cui sono stati realizzati gli alieni).
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