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Cado dalle nubi: Borat delle Puglie

Gennaro Nunziante dirige Checco Zalone.
di Marianna Cappi

Come è nato il progetto, in sede produttiva?
Checco Zalone (Luca Medici) (46 anni) 3 giugno 1977, Bari (Italia) - Gemelli. Interpreta Checcho nel film di Gennaro Nunziante Cado dalle nubi.

martedì 24 novembre 2009 - Incontri

Luca Medici porta il suo Checco Zalone (dal barese “Che cozzalone”, ovvero che “cafone”) in trasferta dal palcoscenico televisivo di “Zelig” alle 480 sale italiane che la Medusa ha predisposto per Cado dalle nubi, vicenda (o “caso umano”) di un giovane cantante di Polignano a Mare che sbarca a Milano in cerca di successo. Terrone fra i leghisti, blasfemo tra i giovani cattolici, sessista fra gli omosessuali, Checco è un “fenomeno” non solo musicale, un gaffeur nato. Lo dirige Gennaro Nunziante, l’uomo che lo ha scoperto durante un provino per Telenorba e non l’ha più lasciato; lo affiancano Giulia Michelini, la strana coppia Dino Abbrescia - Fabio Troiano, Ivano Marescotti; produce Pietro Valsecchi per Taodue.

Nel film si intravede il gusto per la commedia all’americana e la volontà di non mettere in sequenza una serie di gag ma un film nuovo e autosufficiente.
Nunziante: La verità è che noi siamo quello che abbiamo visto. Indubbiamente il mio gusto è per la commedia americana, di sicuro, ma senza negare la nostra cultura e dunque, per questo copione, ho cercato un terreno d’unione con la commedia all’italiana. E poi c’era la volontà di restare sul piccolo, di non partire con ambizioni sproporzionate. Un po’ come le band inglesi, che si segnalano prima nel piccolo.

Come è nato il progetto, in sede produttiva?
Valsecchi: Mio figlio insisteva, diceva che dovevo conoscere Checco Zalone, che mi sarei divertito, che non potevo non ridere. L’ho invitato durante le vacanze con il suo autore, Gennaro, a Cortina: sono arrivati come Totò e Peppino, vestiti d’estate con fuori meno venti. Gennaro era così dentro la scrittura e la coppia era così solida che non si poteva dividerla, per questo non ci ho pensato un attimo e gli ho affidato la regia. Per essere un progetto cinematografico, poi, devo dire che tutto è stato molto rapido. Si può considerare Cado dalle nubi come l'inizio di un futuro d’attore e non solo di comico?
Zalone: Lo dirà il botteghino. Il mio timore è che quando la gente mi guarda pensi sempre:”questo è gratis”. Io spopolo su youtube e mi fa tanto piacere ma è gratis. Ora si tratta di spendere 7 euro per andare al cinema. Speriamo. A me il cinema piace, lo devo riconoscere, perché, essendo io molto emotivo, vivo il live con grande tensione, mentre i tempi del cinema mi fanno stare più tranquillo. In tv o in pubblico, prima di un’esibizione live, qualche volta maledico il giorno che ho deciso di fare questo lavoro da tanto che sono agitato.

Cosa c’è di autobiografico nel film?
Zalone: La traccia di base: anche io sono partito dal sud e sono arrivato in una Milano che non conoscevo e che poi mi ha regalato la popolarità. Volevo fare il jazzista, il musicista, come Checco all’inizio del film.

Componi i dissidi politici del nostro paese con una bonarietà tutt’altro che cialtronesca. Ti senti un Borat all’italiana?
Zalone: In un certo senso sì. Giocare con il politicamente scorretto, fornire un’immagine dell’Italia scherzosa e pungente, era quello che io e Gennaro ci proponevamo. La Puglia è sempre stata dipinta al cinema come territorio degradato, di ladri e mafiosi, per una volta abbiamo fatto di Polignano il territorio di una storia semplice. Ci doveva essere la statua di Domenico Modugno, che doveva essere la prima immagine del film, ma la famiglia non si è accordata su dove la statua dovesse guadare, se al mare o al paese, e alla fine non c’è stato nessun Modugno e ci manca l’inquadratura.

È un aneddoto vero, ma tutta la nostra comicità nasce dal fatto che Checco fa l’apologia dei difetti del sud. È questo il meccanismo che innesca la risata.
Nunziante: Non c’era da parte nostra la voglia di fare della satira di costume ma la commedia della piccola Italia sì. La parrocchia, per esempio: in Italia ci sono 9000 nuclei di questo tipo e ci sembrava divertente scherzare prendendo le parti di un certo conservatorismo (Checco non riconosce il giovane prete in abiti civili e lo scambia per un rivale in amore. Chiarito l’equivoco, lo invita a mettersi subito un colletto o un crocifisso, qualcosa per farsi riconoscere ed evitargli inutili preoccupazioni.) Fabio Troiano: quanto si è divertito a fare questo personaggio?
Fabio Troiano: Ho dovuto pescare nella mia parte femminile e ammetto che non l’ho trovata subito, però quando trovi la chiave poi va bene tutto e mi sono divertito moltissimo. Ho cercato di non fare la macchietta. Con Dino (Abbrescia, ndr), poi, c’è stato un feeling pazzesco perché eravamo già amici in partenza.

Come hai lavorato sulle canzoni che hai creato per il film?
Zalone: A parte “Angela”, che ho scritto in fase di sceneggiatura con Gennaro, le altre –specie “I Uomini Sessuali”- le ho scritte mentre giravamo. Sono molto soddisfatto. “I uomini sessuali non avranno gli assorbenti ma hanno le ali” è un gran bel verso, mi pare.

Nel film, Checco fa successo in tv in quanto “meravigliosamente mediocre”. È una critica aperta alla televisione di oggi?
Nunziante: Si, nel senso in cui Mario Luzi diceva che “l’eternità non è più così durevole”, che i modelli durano un giorno, un mese, un anno; non di più. Rossella (Medusa): A me la tv di oggi diverte molto, mentre quella in bianco e nero mi ha sempre annoiato molto. Quando mi hanno proposto Checco Zalone ho fatto un salto di gioia sulla sedia. E quando ho visto i giornalieri ho riso. Sapete? Persino quelli della commissione di censura hanno riso.

Nel 2006 il tuo inno per i mondiali è stato un successo, hai in mente qualcosa per quello del 2010?
Zalone: Ancora no. Mi auguro che qualcuno rubi, che prolifichino i trans, che l’Italia si macchi sempre un po’ –che poi non sono gravi colpe- perché è il pane di noi comici. Per quel che mi riguarda, seguo solo le partite del Bari e della Sampdoria perché c’è Cassano e il calcio non è fatto solo di vittorie ma di spettacolo, e Cassano fa grande spettacolo.

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