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Arthur e la vendetta di Maltazard: Mega-mini-mondo

Besson porta in sala la 2° parte della trilogia tratta dai suoi racconti.
di Edoardo Becattini

Luc e Arthur
Freddie Highmore (Alfred Thomas Highmore) (32 anni) 14 febbraio 1992, Londra (Gran Bretagna) - Acquario. Interpreta Arthur nel film di Luc Besson Arthur e la vendetta di Maltazard.

domenica 20 dicembre 2009 - Incontri

Luc e Arthur
È il più sciovinista dei filoamericani, il più popolare degli auteurs francesi, il più snob fra i fautori dei kolossal, ed anche uno dei pochi, secondo forse solo a Zemeckis, che lo praticano in tutti i suoi generi e forme. Dopo essersi imposto all'attenzione del mondo come nuovo prodigio del noir e dell'hard boiled di matrice europea (Nikita; Leon) ed aver dimostrato che la vera concorrenza per i blockbuster statunitensi aveva residenza in Francia (Il quinto elemento), Luc Besson si è poi dedicato principalmente a produzioni e sceneggiature, finendo col dedicarsi a progetti bizzarri come Angel-A e passando poi alla letteratura per l'infanzia. Proprio da una serie di racconti fantasy-ecologisti ha deciso successivamente di trarre un personale esperimento di fusione fra cinema ripreso dal vero e animazione. Il risultato, Arthur e i Minimei, ha riscosso un enorme successo in tutto il mondo, e ora il regista che ha dipinto l'intoccabile "pulzella d'Orleans" come una combattente tenace e visionaria, in linea con la tendenza alla serializzazione dei nuovi blockbuster americani, si è concesso un doppio seguito a questa fiaba fantastica da lui stesso concepita. Arthur e la vendetta di Maltazard è pensato quindi come la prima parte di un'unica storia (la seconda, Arthur e la guerra dei due mondi, uscirà nelle sale fra qualche mese), che a sua volta riprende le avventure del giovane dodicenne lì dove le avevamo lasciate e si concede, in linea con la naturale evoluzione della fascia d'età del pubblico, più spazio per l'amicizia, con il piccolo principe Betameche, e per l'amore, con la bella (e discinta) principessa Selenia.

Rispetto al primo capitolo, c'è un nuovo apporto tecnologico?
Luc Besson: Nel primo episodio le circa 500 persone coinvolte erano tutte alla loro prima esperienza nel campo dell'animazione, io per primo. Con questo secondo lavoro mi sono sentito invece molto più libero e, forse per questo, mi sono divertito ancora di più. Abbiamo lavorato molto più lungo rispetto al primo episodio, girando assieme sia il secondo che il terzo capitolo, in continuità. D'altronde, non era pensabile fare un film per bambini di oltre tre ore e, allo stesso tempo, mi dispiaceva venir meno ai vari aspetti della storia dei miei libri, così che abbiamo deciso di girare assieme le due parti e di farle interrompere un po' bruscamente.
Io non sono un tecnico, non mi occupo direttamente dello sviluppo dell'animazione tridimensionale. Posso dire però che abbiamo impiegato più di due anni di lavoro per raggiungere questo risultato. Il mio compito, mese dopo mese, era quello di supervisionare il lavoro ed ogni volta che vedevo i nuovi contributi ne restavo strabiliato. Purtroppo ho dei tecnici poco loquaci, quindi alla fine sembravo l'unico realmente entusiasta del lavoro finale!

Il nuovo film è fedele al libro? Ci sono grandi novità nei personaggi?
Luc Besson: Beh, quando si ha la fortuna di andare molto d'accordo con l'autore del libro in genere si tende ad essergli fedeli... A dir la verità, qualche differenza ho dovuta comunque apportarla nella definizione dei personaggi. I libri che ho scritto parlano di una storia che si svolge linearmente e in continuità, ma il mio attore protagonista, Freddie Highmore, si trova tuttora in quell'età in cui cresce a vista d'occhio, per cui mi sono trovato costretto a tematizzare questo passaggio della crescita. Nei cinque mesi in cui abbiamo girato, Freddie ha preso più di un centimetro al mese. Se continua così, nel prossimo film gli dovrò far interpretare Maltazard!
Un cambiamento importante riguarda anche gli affetti: la storia fra Arthur e Selenia dall'essere un affetto celato è diventato una vera e propria storia d'amore. Un amore platonico ma per il quale Arthur sarebbe disposto a fare tutto.

Qual è la più grande differenza fra l'animazione europea e quella della Disney-Pixar?
Luc Besson: Molto semplicemente, non abbiamo la stessa cultura, gli stessi riferimenti. Per quanto mi riguarda, trovo molto eccitante l'idea di potermi confrontare sullo stesso livello di un colosso come la Disney-Pixar. Magari non vincerò, ma preferisco comunque concorrere con il campione del mondo, piuttosto che col mio vicino di casa. Non penso ci sia una vera opposizione, preferisco pensare che ci sia un'influenza reciproca e che ciò si rifletta in un prodotto sempre migliore. D'altronde, i gruppi di animatori sono in realtà composti da persone provenienti da varie parti del mondo e questo non può che riflettersi anche nella resa finale dell'opera. Inoltre, dobbiamo sempre tenere a mente che la Disney per più di quarant'anni ha preso le sue storie dal repertorio culturale e letterario dell'Europa e che solo adesso con Lasseter, che è un vero Artista del disegno e dell'animazione, si sono imposte delle storie originali e improntate ad un modello più personale.

Come mai usare così tanti cantanti per il doppiaggio?
Luc Besson: I cantanti e i musicisti sanno lavorare bene con la voce, quindi diviene perfino più comodo utilizzarli. Contrariamente a ciò che si pensa, sono persone estremamente disponibili e molto motivate a lavorare anche al di fuori del loro campo, soprattutto quando si parla di cinema. Inoltre, un musicista è raggiungibile molto più semplicemente rispetto a un attore. Per convincere un attore devi prima contattare il suo manager, il quale ti mette in contatto con l'agente, che a sua volta contatta un amico che forse riuscirà a convincere un attore a dire tre battute...

Cosa pensa della nuova tecnologia 3D?
Luc Besson: Il 3D apporta molte cose interessanti, ma penso che prima di tutto il cinema necessiti di una bella storia in cui la tecnologia risulti funzionale al racconto. Non credo nell'automatismo delle tecnologie: ogni innovazione va usata con gusto e con creatività. Inoltre, ho avuto esperienza diretta coi miei figli e coi loro amici che la visione con gli occhiali disturba soprattutto i più piccoli, perciò penso che si prima debba andare verso una proiezione del 3D che non preveda gli occhiali appositi, ma qualcosa di più naturale.

Come vede il suo passaggio dal noir più violento all'animazione più ottimista?
Luc Besson: Come regista, cerco soprattutto di seguire le mie esigenze. Negli ultimi 4 o 5 anni lo stato del mondo è talmente peggiorato che non mi sento in grado di aggredirlo con ulteriore violenza. Quando ho fatto film come Nikita o come Leon, la società borghese aveva bisogno di essere scossa, era come un gatto grasso che faceva solo le fusa e che necessitava di emozioni forti. Ma attualmente percepisco così tanta violenza nel mondo, che penso sia meglio proporre e rappresentare la dolcezza. Sono preoccupato soprattutto per i giovani, ai quali stiamo consegnando un mondo sporco e incattivito, e per questo penso che abbiamo bisogno di un po' di immaginazione positiva.

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