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Aiuto vampiro: tra Freaks e Twilight alla ricerca di un'identità

Il modellamento dei vampiri per un target giovanile.
di Rudy Salvagnini

Un'ambientazione fiabesca
John C. Reilly (John Christopher Reilly) (58 anni) 24 maggio 1965, Chicago (Illinois - USA) - Gemelli. Interpreta Larten Crepsley nel film di Paul Weitz Aiuto Vampiro.

lunedì 3 maggio 2010 - Approfondimenti

Un'ambientazione fiabesca
Uno degli aspetti più riusciti di un film diseguale e a tratti scombinato come Aiuto vampiro è l'ambientazione, che privilegia i contorni fiabeschi e fantasy, sia pure tinti di horror. La cornice scenografica caratterizzante prescelta è quella di un freak show itinerante, un circo particolare fatto per esibire stranezze più che abilità circensi. In sostanza, la classica esposizione di fenomeni da baraccone, che ha ascendenze lontane e fa parte di un immaginario antico e misterioso. Quando non è il circo vero e proprio il luogo dell'azione, assume rilievo il rifugio privato degli esseri che lo popolano, una sorta di villaggio autonomo assai selezionato negli ingressi. Il freak show è già stato teatro del film cult per eccellenza, Freaks di Tod Browning, un'opera geniale e "maledetta", la cui particolarità principale è che i freaks, i fenomeni da baraccone, che la animano sono tutti veri anziché essere frutto del trucco e degli effetti speciali. Accusato di sfruttamento della deformità, ma anche lodato per aver avuto il cuore e il coraggio di mostrare l'umanità di persone nel vedere le quali l'uomo "normale" di solito si volta dall'altra parte, Freaks è in ogni caso un capolavoro assoluto, cosa che non si può certo dire di Aiuto vampiro, che di fronte alla tematica del "diverso" prende la scorciatoia più facile e innocua.
In Aiuto vampiro, i freaks sono infatti, più convenzionalmente, delle illusioni create artificialmente dalla magia del make-up, un agglomerato di bizzarrie visive che vanno dall'animalesco teratologico - i nanetti deformi la cui origine è oggetto di un piccolo colpo di scena nel finale del film - al quasi normale, non a caso la ragazza di cui si invaghisce il protagonista. La ragazza infatti appare del tutto simile a una normale ragazza carina: l'unica differenza è una vezzosa coda da scimmia generalmente celata, in qualche modo (qui entra in gioco la sospensione dell'incredulità), sotto la gonna. L'insieme pittorescamente baracconesco è vicino quindi - più che Freaks - a film meno nobili, come i seguiti (non riuscitissimi) di quel gioiello di umorismo nero che è Basket Case di Frank Henenlotter. Con Basket Case 2 e 3, infatti, Aiuto vampiro condivide il concetto di un luogo protetto dove i "mostri" possono vivere serenamente la loro vita al riparo dagli sguardi inorriditi degli esseri umani, in una sorta di realtà parallela e pacifica. E condivide anche l'assoluta irrealtà dei suoi mostri, che quindi non mettono alcun disagio, sono come dei cartoni animati viventi.
L'ambiente rétro del vecchio circo nella sua connotazione più magica e misteriosa e l'attrazione che produce su due giovani di una placida cittadina della provincia americana riportano a un altro fantasy horror di grande eleganza, ma sostanzialmente irrisolto dal punto di vista narrativo: Qualcosa di sinistro sta per accadere diretto da Jack Clayton e tratto da un bel romanzo di uno dei massimi scrittori di fantascienza, Ray Bradbury. Aiuto vampiro riprende in parte quell'atmosfera, cercando di modernizzarla con esiti variabili, ma soffre della stessa carenza di coesione e brillantezza nel racconto.

Un terreno comune con altri film sui vampiri
Il circo dei freak di Aiuto vampiro è però anche il circo dei vampiri, almeno di uno. In questo caso il richiamo diretto è a un classico della decadenza hammeriana, La regina dei vampiri, prodotto dalla Hammer nel momento in cui cercava nuove strade nel tentativo di rilanciarsi. Quel film raccontava proprio di un circo itinerante, rifugio di crudeli vampiri e altre creature mostruose (per esempio, una donna felino che, peraltro, più che un mostro è un notevole contributo al già consistente tasso erotico del film): sospeso tra reale e surreale, La regina dei vampiri presenta più di qualche aspetto in comune con Aiuto vampiro, ma ne differisce in quello fondamentale. Lì, tra vampiri e umani c'è una contrapposizione assoluta, nel pieno rispetto di una tendenza allora ancora consolidata. In Aiuto vampiro, invece, come tende sempre più a usarsi adesso, c'è un terreno comune in cui è possibile un dialogo.
Questo è anche il terreno comune tra Aiuto vampiro e Twilight (e i suoi seguiti), originati entrambi da saghe librarie di successo.
Anche in Aiuto vampiro, infatti, ci sono due gruppi diversi di "vampiri": quelli propriamente detti non uccidono le persone di cui si nutrono, gli altri invece sì e lo fanno anche volentieri. Come in Twilight - e in diversi film precedenti (La stirpe è solo uno tra questi) - c'è dunque una differenza tra queste creature delle tenebre. C'è una lotta in corso e una delle due fazioni è in grado di convivere segretamente con gli esseri umani e anzi desidera farlo. Questa differenza è un po' di comodo e serve soprattutto a rendere accettabile l'inaccettabile: diventare un vampiro non è più un grosso guaio se non devi uccidere altre persone e puoi goderti comunque la vita eterna con il solo problema di una forte attrattiva verso la carne cruda e il sangue. Il desiderio di diventare vampiro non era estraneo ai film di vampiri del passato, ma in questi casi era il soggetto byroniano - attratto dalla forma più dannata del romanticismo - a desiderare di diventare vampiro, perdendo umanità e andando verso un assoluto che rimaneva desiderabile anche se era coniugato con la perdizione. Chi diventava vampiro si dannava e sapeva di farlo, ma era attratto dalla dannazione o, talvolta, dal male assoluto e dal potere che esso conferiva. Diventare vampiro nei film odierni rappresenta solo un cambiamento verso qualcosa di positivo: si acquistano super poteri, non si muore e non si diventa neanche cattivi. Ma, dato che tutto questo potrebbe essere un po' noioso per lo spettatore, ecco che anche in Aiuto vampiro - come in Twilight - è necessario trasferire sui vampiri cattivi le caratteristiche proprie - magari anche peggiorate in senso animalesco - dei buoni, vecchi vampiri di una volta. In questo modo si crea una contrapposizione utile ai più elementari effetti drammatici e si spinge lo spettatore a immedesimarsi nei vampiri buoni.
È una delle contaminazioni e mutazioni cui il genere vampiresco si sta sottoponendo per rivitalizzarsi dal punto di vista commerciale, cosa che, almeno con Twilight, è riuscita perfettamente. Intervista col vampiro ha in qualche modo inaugurato la serie delle saghe vampiresche al cinema precorrendo i tempi, ma rimanendo ancora saldamente nell'alveo della tradizione, con solo un'enfasi sul romanticismo che non era in fondo altro se non l'incremento di un ingrediente da sempre presente nei film di vampiri. Twilight e Aiuto vampiro battono strade diverse e divergenti tra loro puntando sul coinvolgimento del pubblico giovanile e rimodellando il mito del vampiro con in mente quel target. Se questo comporterà un duraturo cambiamento di rotta nel cinema dei vampiri ce lo dirà il futuro che, peraltro, ci darà anche molte altre risposte più importanti.

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