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17 Again – Ritorno al liceo: High School Generation

Bello, bravo e praticamente perfetto, torna in sala Zac Efron, enfant prodige che sbanca i botteghini, incanta le teenagers e scala Hollywood a colpi di musical.
di Marzia Gandolfi

Ricomincio da diciassette
Zac Efron (Zachary David Alexander Efron) (36 anni) 18 ottobre 1987, San Luis Obispo (California - USA) - Bilancia. Interpreta Mike O' Donnell, da adolescente nel film di Burr Steers 17 Again - Ritorno al liceo.

lunedì 11 maggio 2009 - Incontri

Ricomincio da diciassette
A una partita dal successo, il diciassettenne Mike O'Donnell ha abbandonato il campo di gioco assumendosi le sue responsabilità di giovane fidanzato e di giovanissimo padre. Vent'anni dopo gli restano il suo matrimonio fallito con la più bella ragazza del liceo, due figli adolescenti e il rimpianto di non aver fatto la cosa giusta sotto il canestro. Come nella migliore tradizione hollywoodiana gli verrà fornita una seconda possibilità per rivivere la sua adolescenza e per aggiustare un destino da perdente. 17 Again è l'ennesimo teenager movie che va ad aggiungersi a quello che a tutti gli effetti è diventato un vero e proprio genere dentro al genere: "ritornare" adolescenti (Mai stata baciata) o sperimentare l'età adulta (Big, 30 anni in un secondo) per riscoprire un altro se stesso, quasi sempre quello buono e giusto. Questa volta a fare il salto temporale e a ricominciare da capo è il quarantenne Matthew Perry, rimpiazzato nella finzione dal miracolo Zac Efron, ventiduenne baciato dal talento e dalla fortuna. Bello, bravo e praticamente perfetto, l'attore si è rivelato con la serie televisiva High School Musical ed è diventato celebre, a colpi di spazzola e a getti di lacca, col film musicale Hairspray. Nonostante i suoi pochi anni, Zac Efron ha raggiunto la perfezione artistica e soprattutto estetica, insidiando i cuori delle teenagers e conquistando successo e botteghino. Impossibile non leggere la commedia adolescenziale di Burr Steers (Igby Goes Down) come una rappresentazione del fenomeno divistico Efron: l'esigenza della visibilità pubblica che crea il monstre (di bravura) e lo sbatte in prima pagina o al centro dello schermo. Più defilato nelle performance cinematografiche precedenti, Zac Efron in 17 Again mette in scena la faccia tradizionale del divo, capricciosa e crudele, imprigionata nel cliché costruito con applicazione e impegno nel laboratorio Disney. Eppure l'esagerato talento dell'attore dichiara la necessità di gettare la maschera e rivelare la "vera" natura, magari maleducata, magari emancipata dai buoni sentimenti, magari meno splendida e più corrotta. Potrebbe soccorrerlo per esempio il cinema provocatorio di Gregg Araki, realizzando con l'incantevole Zac il contrappasso compiuto con Shannen Doherty (celebre icona di Beverly Hills 90210) in Ecstasy Generation, polverizzata dal raggio laser di una lucertola gigante. Abbattuto il "mostro", il sorriso congelato e la buona "maniera", l'attore esibirebbe la maschera nuda e finalmente l'emozione. Play it again, Zac.

Fuori cool, dentro nerd
Zac Efron: Mi ha davvero entusiasmato lavorare nel film di Burr Steers, mi faceva impazzire l'idea di interpretare il capitano della squadra di basket del liceo che gioca come un dio e volteggia con la palla in mano, perché io a scuola ero un autentico nerd, passavo i pomeriggi a casa a studiare mosso da un grande senso di responsabilità. I miei genitori tenevano moltissimo alla mia formazione e non avrebbero gradito una fila di B, dunque dovevo impegnarmi per collezionare una serie di A. A basket poi ero una frana, mi sono preparato molto bene per poter risultare un giocatore credibile e vincente nel film. Per tutto il corso delle riprese non ho fatto altro che muovermi col pallone, dovevo abituarmici fino a sentirlo come una naturale estensione del mio corpo.

Essere padre a diciassette anni
Zac Efron: Ho imparato davvero molto da Burr e lavorando davanti alla sua macchina da presa sono maturato come attore. Il film per quanto pieno di umorismo, richiedeva anche una grande prova di coraggio. Insomma mi si chiedeva di essere padre a diciassette anni, per questa ragione è stata fondamentale la collaborazione con Matthew Perry, è stato lui a ispirare la parte adulta che dovevo trovare in me. Ci scambiavamo le battute durante le prove, lui leggeva le mie e viceversa, era sempre lui a suggerirmi i tempi comici, è talmente brillante e poi ha quel modo speciale di ammiccare che ho cercato di aggiungere alla mia performance. Non è stato complicato per me lavorare con Matt perché fin da giovanissimo mi sono sempre trovato più a mio agio con gli adulti, in fondo il mio migliore amico è e resta mio padre, una persona importante che mi ha sempre spronato a inseguire il mio sogno di diventare attore, cantante e ballerino e di farlo sempre nel modo migliore.

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