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Viaggio al centro della terra e delle tre dimensioni

Arriva il "film vetrina" che apre la strada alla stagione delle tre dimensioni.
di Gabriele Niola

Viaggio al centro del 3D
Josh Hutcherson (Joshua Ryan Hutcherson) (31 anni) 12 ottobre 1992, Union (Kentucky - USA) - Bilancia. Interpreta Sean Anderson nel film di Eric Brevig Viaggio al centro della Terra 3D.

mercoledì 14 gennaio 2009 - Making Of

Viaggio al centro del 3D
Non sarà un film memorabile ma Viaggio al centro della Terra 3D dimostra come la tecnologia tridimensionale moderna non è finalizzata a stupire, ma ad imitare la visione reale degli esseri umani. Poi come tutte le tecnologie per il cinema cerca anche la meraviglia e lo stupore dello spettatore anche se la prima idea è di replicare la stereoscopia umana e non a caso per farlo i film vengono girati con due videocamere digitali, una accanto all'altra: una riprende le immagini destinate all'occhio destro e una quelle destinate all'occhio sinistro.
Viaggio al centro della Terra 3D ci mette di fronte al primo lungometraggio in live action interamente girato in 3 dimensioni, un'esperienza nuova per gli spettatori che ora non guardano più uno schermo ma una finestra al di là della quale si svolge il film in un ambiente veramente profondo.
Nonostante siano tecnologie altamente affinate e lungamente sviluppate, lo stesso non sarà difficile criticare le prime immature forme di 3D. Come ogni cosa ai suoi inizi avrà bisogno di tempo per arrivare ad una standardizzazione vera e soprattutto per essere utilizzato espressivamente. Ma le basi per un lungo sviluppo al momento ci sono. Alcuni dei migliori e più visionari registi americani sono all'opera su film in 3D con l'idea di allargare i meccanismi di senso del cinema: Spielberg, Jackson, Zemeckis e infine James Cameron, che con il suo Avatar a fine 2009 porterà nei cinema quella che lui stesso definisce un punto di rivoluzione del cinema.
Per ora vale quello che ha dichiarato Christopher Townsend, supervisore agli effetti speciali di Viaggio al centro della Terra 3D: "Nel 3D quello che dobbiamo fare è creare il mondo dietro all'attore fornendo il volume".

Come cambia la visione in sala
Fino a che non ci libereremo degli occhialini per approdare ad una forma definitiva di visione tridimensionale dove l'effetto è raggiunto solo grazie alla proiezione su schermo per ogni film in tre dimensioni che andremo a vedere saranno consegnati all'entrata gli appositi occhiali per la visione grandi a sufficienza da poter essere indossati sopra eventuali occhiali da vista. Questi non sono tutti uguali, alcuni sono di carta (e possono essere portati a casa), altri somigliano a normali occhiali da sole (e vanno riconsegnati all'uscita) altri ancora sono molto grossi, ma sono i migliori (e i più costosi per i cinema).
Una volta in sala la visione tridimensionale funziona più o meno secondo le stesse regole di quella normale, bisogna però contare che l'effetto 3D diventa fastidioso per l'occhio se la testa non rimane dritta (cioè se la linea immaginaria che collega gli occhi dello spettatore non è in posizione orizzontale), che l'intromissione di elementi non appartenenti allo schermo nel campo visivo risulta molto fastidiosa (come ad esempio la testa dello spettatore davanti) e che per chi non è abituato a portare gli occhiali tenerne un paio per due ore può essere irritante.
Questo non inficia in alcun modo il godimento del film a meno che non sia un brutto film. Se infatti la trama prende non c'è occhiale o testa di vicino che tenga, l'effetto funziona e tutto ci guadagna nei termini di coinvolgimento. Se però il film cala il suo ritmo ecco che tutti gli elementi sopra elencati diventano intollerabili.
Purtroppo serve a poco levare gli occhiali. Senza occhiali il film è inguardabile poichè le due diverse immagini che dovrebbero dare l'illusione della profondità ci appaiono separate e in sostanza sembra di vederci doppio.

Come cambia l'attrezzatura
Detto in parole povere le videocamere digitali sul set diventano due, una accanto all'altra. Il regista non ha più una lente ma due lenti che riprendono la scena. Ogni videocamera registra le immagini da un'angolatura differente imitando la visuale che si ha con i due occhi umani. L'idea è che poi queste due immagini possano sullo schermo sovrapporsi (grazie ad una proiezione alternata) e creare assieme agli occhiali l'illusione di una maggiore profondità.
Nessuna vera invenzione dunque, il 3D del cinema sfrutta l'idea del 3D umano, quello della visione stereoscopica degli uomini sostituendo le lenti agli occhi e la proiezione più gli occhiali al cervello.
Ma non si fermano qui le novità. Fino ad oggi infatti tutta l'attrezzatura per la ripresa stereoscopica era molto ingombrante, Viaggio al centro della Terra 3D invece è stato il primo film narrativo a sfruttare il Fusion System, un'attrezzatura di ripresa all'avanguardia sviluppata da James Cameron (e chi se no?) e dal direttore della fotografia Vince Pace. A differenza di molti altri sistemi speciali di ripresa il Fusion System è leggero e maneggevole e prevede due cineprese 3D ad alta risoluzione. È compatto trasportabile e si maneggia bene, tutte caratteristiche che offrono una libertà un controllo e una flessibilità senza precedenti per i realizzatori.
"In passato le cineprese 3D erano così scomode e pesanti da limitare la libertà dei movimenti della cinepresa e questo diminuiva le opzioni del regista nell'organizzare una scena dinamica" rivela lo stesso regista Eric Brevig "L'attrezzatura di ripresa Fusion è talmente ben congegnata e piccola che noi possiamo spostarla come se fosse una cinepresa 2D. Questa evoluzione è enorme. Siamo riusciti a girare tenendola in mano e anche sott'acqua, così come a montarla su una steadicam e utilizzarla per le riprese aeree".
Ma non è stato possibile sempre usare il sistema Fusion, per alcune inquadrature eccessivamente ravvicinate si è dovuti ricorrere ad un'altra invenzione sempre di Vince Pace la Beam Splitter, un'attrezzatura che consente di ridurre lo spazio tra le lenti.

Come cambia la tecnica
Se ancora ci fossero dei dubbi sulla natura intrinsecamente dimostrativa delle potenzialità del 3D di Viaggio al centro della Terra, ci pensa la scelta del regista a fugarli. Eric Brevig viene infatti dal mondo dei film in 3D destinati a parchi tematici, dunque non un vero uomo di cinema ma un vero tecnico. Il risultato si sente a livello di trama ma paga a livello di effetti.
Per realizzare le sequenze con effetti visivi in 3D la squadra degli effetti speciali, com'è normale in questi casi, ha svolto un doppio lavoro, facendo due volte il rendering delle inquadrature dotate di effetti visivi, poichè due sono le videocamere utilizzate. Quindi dalle 726 originali si è passati a più di 1400 inquadrature da ritoccare.
Il supervisore Christopher Townsend spiega che "Dobbiamo creare con la computer grafica un oggetto geometrico che si muove proprio come farebbe nel mondo reale. Così, se l'orizzonte si estende per dieci chilometri allora devi costruire un modello al computer che faccia lo stesso. Non si può fingere inserendo un dipinto piatto, bisogna fornirgli le giuste dimensioni".
L'alta risoluzione però ha le sue peculiarità tra le quali c'è quella della costante profondità di campo che tiene tutto a fuoco e questo, sommato al 3D, può rendere difficile attuare alcune soluzioni tipiche del linguaggio del cinema. A questo scopo è stata elaborata la cosìddetta "convergenza attiva", un sistema grazie al quale i realizzatori sono stati in grado di cambiare il punto focale in 3D "così come un realizzatore tradizionale cambia obiettivo" spiega Brevig "Noi trasferiamo il punto di convergenza dove c'è l'azione in modo che la visione per le persone che guardano il film 3D sia facilitata".
Quello che accade infatti è che "c'è una maggiore profondità di campo in un'immagine ad alta definizione di quanto avviene in una su pellicola tradizionale" dice Christopher Townsend "questo fa sì che ci siano molti più elementi a fuoco per quanto riguarda la distanza tra la cinepresa e il soggetto inquadrato. Su pellicola se un attore appoggiato ad una parete rocciosa sposta la mano verso la cinepresa possiamo avere a fuoco le sue dita o i suoi occhi ma non entrambe le cose. Con il 3D ad alta definizione considerando la maggiore profondità di campo invece entrambi gli elementi sono a fuoco cosa che ci permette di dar vita ad un effetto iperrealistico".

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