Smart People

   
   
   

Com’è smart Dennis. Un vedovo che riscopre l'amore. In una commedia agrodolce che ha conquistato il Sundance Festival. Quaid scopre il cinema indipendente. E rinnova il sorriso

di Silvia Bizio La Repubblica

Due figli e due film in pochi mesi: è davvero un periodo d'oro per Dennis Quail, 54 anni e un sorriso inconfondibile. I figli, due gemelli nati da una "madre surrogata", sono maschio e femmina, e anche i ruoli nei due film non potrebbero essere più diversi. Dopo l'agente segreto di "Prospettive di un delitto", visto da poco in Italia, Quail arriva siigli schermi Usa in “Smart People" nei panni dì un eccentrico professore universitario vedovo, melanconica e sovrappeso: «A dire il vero non so proprio perché per questo ruolo abbiano scelto me», commenta tra il serio e il sardonico, La scommessa comunque è vinta: Il film, una commedia agrodolce con la Ellen Page di “Juno”, Thomas Haden Church e Sarah Jessica Parker, è stato applauditissimo all'ultimo Sundance Festival.
L'incontro con Quail avviene in una suite dell'hotel Four Seasons di Beverly Hills, non lontano dal quartiere "bene" di Pacific Palisades dove fattore. Vive con la moglie Kimberly Buffington, 25 anni più giovane di lui, figlia di un magnate immobiliare texano. Quaid ha sposato Kimberly nel 2004, tre anni dopo il suo chiacchierato divorzio da Meg Ryan. Insieme a) figlio jack, lui e Meg avevano incarnato la famiglia hollywoodiana ideale negli inni Novanta, prima che lei perdesse la testa per Russell Crowe e lui per la cocaina. Acqua passata. Oggi un Quaid in piena forma ha faticato non poco a entrare nei panni decadenti del protagonista di "Smart People", ma trasgredendo un dogma dei Metodo Stanislavskij, invece di ingrassare ha preferito far lavorare i truccatori. L'attore, diventato famoso negli anni '80 impersonando eroi simpatici e indisponenti in film di cassetta come “Uomini veti”, "The Big Easy" e “Salto nel buio", in realtà non è nuovo alla messa in scena di personaggi atipici: come l'emaciato cowboy Doc Holliday in “Wyatt Earp" - in quel caso Quaid perse davvero 20 chili di peso - e il borghesissimo marito segretamente gay di “Lontano dal paradiso". Eppure considera il ruolo dell'intellettuale Lawrence Wetherhold di "Smart People", diretto dall'esordiente Noani Murro, come uno spartiacque nella sua carriera. «Stavo quasi per tirarmi indietro», racconta. «Poi ho sentito il bisogno di cimentarmi in un ruolo capace di incutermi timore, che non sentivo cioè adatto ai miei mezzi».
Nei prossimi due anni Quaid figurerà in altri quattro film, tra cui “The Express", un dramma sullo sfondo dei football americano, e “G. L. Joe", thriller d'azione ispirato ai giocattoli e ai video della Hasbro «Per prepararmi al ruolo del Generale Hawk faccio pesi e mi riguardo i cartoni animati della vecchia serie, tanto profondo è il tenia del film», dice ridendo di gusto).
Mister Quaid, in "Smart People" lei interpreta un personaggio dotato di grande eloquenza, mentre in "Prospettive di un delitto" quasi non proferisce parola. Cosa preferisce?
Cosa prediligo? Una giusta via di mezzo. E come sempre variare tra un film e un altro. Se c'è una cosa a cui tengo come attore è la mia versatilità».
Che tipo ë Lawrence?
Ovvero?
«Quando c'è una difficoltà un vero uomo si rimbocca le maniche e si mette a lavorare. È così che ci si misura come individui. Ed è l'unico modo per sentirsi bene. Vede, con la recitazione io mi sto divertendo di più adesso di quando avevo 20 o 30 anni e guadagnavo un sacco di soldi».
Per un periodo, negli anni'90, lei era quasi sparito dalle scene. Cos'era successo?
«Mi sono fatto la fama del divo che aveva abbandonato la carriera mentre era al massimo. In realtà decisi di prendermi un anno di vacanza per liberarmi dalla mia dipendenza dalla cocaina. Un anno è diventato due, poi tre. Ma ho fatto bene a dileguarmi per un po'. È difficile mantenere certi livelli professionali. lo ho imparato la mia lezione, e non senza una dose di umiltà. Dovevo ripulirmi. Se non lo avessi fatto, oggi forse non starei qui».
Appena nati i suoi gemelli hanno vissuto una bruttissima avventura: come mai una persona riservata come lei ha deciso di parlarne pubblicamente?
La cronaca dunque parla nuovamente di lei, e non solo per i suoi film. Del resto, già la sua separazione da Meg Ryan avvenne sotto la luce accecante dei riflettori. Come vive la notorietà?
«Fa parte del mestiere di attore, qui a Hollywood. Ammetto che essere una coppia celebre, come lo eravamo io e Meg, non è per niente facile: significa doppia pubblicità, doppio pettegolezzo, e diventa quasi impossibile avere una vita privata. Ma io non sono Britney Spears, non devo affrontare quotidianamente gli assalti dei media affamati di gossip. Agli inizi della carriera la fama che avevo ottenuto - più per caso e fortuna ché altro - mi ha causato un senso di confusione e spaesamento, con tutta quell'attenzione invadente e la morbosa curiosità del pubblico. La mia vita era diventata una giostra impazzita. II successo può davvero darti alla testa, specie se ti capita da giovane. Ma dopo un po' ci fai l'abitudine, e se sei intelligente ti rendi immune dalle pressioni della fatua. A me è successo così. E mi guardo bene dal darmi delle arie».
Suo figlio Jack vorrebbe seguirete orme dei genitori e diventare attore?
In un altro film "J. L. Joe" in uscita l'anno prossimo interpreta invece l'improbabile generale Hawk. Come mai ha scelto di farlo?
Da L'Espresso, 1 maggio 2008

di Silvia Bizio, 1 maggio 2008

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