Sex and the City

Sex and the film, vi spiego come sono cresciuta

Un matrimonio. Un mistero. Forse un lutto. La versione cinematografica del serial, entrato nel costume mostrando una New York bella e libera, fa i conti con gli anni che sono passati. È cambiato il «sex» e anche la «city», dice Sarah Jessica Parker.
Sarah Jessica Parker è ancora più scricciolo di quanto non appaia sullo schermo: la giacca armi Ottanta che indossa è di Halston, designer ora in grande rilancio grazie a Tamara Mellon (artefice di Jimmy Choo) che ne ha rilevato il marchio con Harvey Feinstein. Sono dettagli che, per altri film, suonerebbero superflui ma, trattandosi di Sex and the City. The movie, la premessa fashionista è utile al gioco. Anche perché ha fatto diventare la Parker una business woman: una linea di abbigliamento, Bitten, e due profumi creati da lei. Per ora la serie ha dato i suoi frutti. E, comunque, le ragazze, insieme nelle suite del Ritz-Carlton di New York per presentare il film che uscirà in tutto il mondo il 30 maggio, sono un precipitato di tendenze. I cambi d'abito sono la norma ma il mantra preferito di Sarah Jessica Parker è: «Non sono come Carne, ho un figlio io (Jamesy avuto con il marito, l'attore Matthew Broderick). Mica posso passare il tempo a provare scarpe... Belle le sue! Di chi sono?».
Hai voglia a ribadire che il cuore del film è meno frivolo della serie, che il sesso non è' più tosi centrale come prima». Loro, Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda sono le ragazze che hanno sdoganato i sex toys e la masturbazione femminile e si sono «prese» gli uomini senza eccessivi sentimentalismi nella New York di fine anni Novanta. Una Manhattan che, allora, era «il posto dove il denaro scorreva, un grande parco giochi per bambini cresciuti che se la spassavano. Era la città del consumo: dove mangio, dove bevo, dove faccio shopping... Non so se fosse al suo meglio, ma era una New York attraente» riflette Cynthia Nixon Miranda, unica autoctona del gruppo. «Agli inizi» racconta con una parlantina divertente Kristin Davis, che sembra Charlotte anche quando non interpreta Charlotte, «io e Sarah Jessica ci dicevamo: le femministe ci odieranno! La prima puntata uscì nel 1998: nessuna serie parlava senza filtri di certe cose. Eravamo strane creature». Invece Cynthia Nixon, la cinica Miranda, è sempre stata convinta che, sopra i tacchi, a guidare il gioco, fosse una mente femmini sta. «La vera "rivoluzione" consisteva nel fatto che eravamo single e cool. Essere single non era una sfiga come ci avevano raccontato. Per certe donne, penso sia stata una scoperta. Essere single può essere una scelta e non solo un risultato della vita».
Emancipata, Cynthia, lo è anche nel privato: dopo anni di vita etero, un ex compagno e due figli, dal 2003 si è dichiarata, senza tanti patemi, lesbica. «Questo è quel che succede frequentando il set di Sex and the City» scherza. L'unica delle ragazze che si stranisce, quando s'affronta l'argomento sesso, è Sarah Jessica Parker: «Il vero punto di forza di Sex and the City era e rimane l'amicizia. I sex toys e tutte quelle cose h sono stati il pepe, non la sostanza».
«Certo che New York è cambiata rispetto a dieci anni fa, quando iniziammo a girare lo show» prosegue. «Ora è una città per i ricchi, dove il melting pot si sente di più nel mondo della finanza che in quello culturale». In una New York così diversa, potevano le ragazze, oggi per altro quarantenni, continuare ad essere quelle di prima, tutto shopping-uomini-sesso? No, perché ora sono entrate «nel regno delle responsabilità» spiegano prima Sarah Jessica, sfregandosi nervosamente le mani mignon, e poi Cynthia Nixon, più pacata. Responsabili, a modo loro: con tacco 12, look da gara e battute formidabili, come quella che, a bordo piscina, Samantha fa a Miranda guardandole il «cespuglio» che spunta dal bikini. Samantha: «Non hai tempo per farti una ceretta?». «Ho un bambino e un marito, le priorità cambiano». Samantha: «Anche Charlotte, ma non ha la foresta amazzonica tra le gambe!».
Dunque, nel film si affronta la maturità dei quarant'anni. La più audace del gruppo, la sex bomb Kim Cattrall (cioè la Samantha dello schermo), ne ha, in realtà, 52: «Quando la serie è partita, ne avevo appena compiuti quaranta ed ero terrorizzata all'idea di dovere, a quell'età, interpretare una mangiatrice di uomini. Allora anche il rapporto con un uomo più giovane era quasi tabù. Forse abbiamo contribuito a far capire che la bellezza non si ferma a trent'anni». Samantha che, superato il cancro al seno, nel film si trasferisce a Los Angeles, cade nelle braccia di un uomo molto più giovane di lei. «Se c'è una cosa che ho imparato da lei» aggiunge Kim Cattrall, seducente come il suo alter ego (e come lei fidanzata con un ragazzo molto più giovane che non smette di chiamarla, anche durante l'intervista), «è quella di non aver paura del tempo che passa».
Miranda nel film vive a Brooklyn, «che lei odia ma che ha scelto perché ora è madre»; con Steven, il compagno, è chiaramente in crisi. Charlotte ha, finalmente, adottato una bambina: «Ma non sarà un sogno?» cerca di confondere le acque del plot Kristin Davis. «Guardando il trailer ho pensato: oh mio Dio, c'è tutto il film».
Facile a dirsi, ma ad analizzare il trailer (il film, anche per gli addetti ai lavori, rimane inaccessibile), il mistero resta e le scommesse sulla storia si moltiplicano. Allora: c'è un matrimonio. Finalmente Mr. Big (Chris Noth) e Carrie si sono decisi al grande passo. C'è Big che mostra una casa, provvista di immensa cabina armadio, a Carrie; Carrie in abito da sposa sale, con le amiche tutte acchittate, gli scalini del City Hall di Manhattan ma, all'improvviso, il wedding planner dice: «Abbiamo un problema» (subito dopo arriva una telefonata e, da come la Parker lascia scivolare il cellulare dall'abito nuziale; i capisce che qualcosa non è andato per il verso giusto...). Se a questo trailer, fatto ad arte per alimentare le congetture femminili, si aggiunge il fantasma di «una grave perdita», di cui parla con trasporto Sarah Jessica Parker, il giallo s'infittisce.
«Penso che il film vi sorprenderà perché parla della crescita, del diventare grandi, e di quanto l'amicizia sia fondamentale in questa nuova fase della vita. Carrie è matura, soddisfatta di sé e del suo lavoro: sta con Big, ha scritto già altri due libri». E ha ora un'assistente interpretata da Jennifer Hudson. «Questo film è una commedia ma affronta anche momenti di grande tristezza. Persino di cupa disperazione. E la disperazione che si prova a vent'anni è diversa da quella che si prova a quaranta, dopo una perdita. Devi fare i conti con te stesso. E Carrie, come tutte loro, per la prima volta è nuda davanti ai propri sentimenti». Oddio; Big muore? Sarah Jessica Parker si copre il viso coi capelli, diventa rossa... Ma può Big morire? Va bene che, secondo Miranda, «Potrebbe essere l'unico personaggio del gruppetto a votare repubblicano, però...». Miranda voterebbe Hillary. «Io voterò Barack Obama» chiarisce Cynthia. E Carrie? «Sarebbe indecisa tra i due» ipotizza Sarah Jessica Parker. «Io ho sostenuto la Clinton». Ma la domanda resta inevasa: muore, Big, o no? «Posso solo dire che a Carrie succede qualcosa di significativo». Comunque vada, una cosa è certa: nel film il sex è stato superato dalla sensibility. Meno sesso e più sentimenti, questa è la nuova filosofia del sex nella city. Filosofia degna di sequel.
Da Il Venerdì di Repubblica, 25 aprile 2008

di Elena Martelli, 25 aprile 2008