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Sette anime: la ricerca della redenzione

Squadra che vince non si cambia: Gabriele Muccino conferma Will Smith e raddoppia.
di Marzia Gandolfi

La ricerca della felicità
Will Smith (Williard C. Smith II) (55 anni) 25 settembre 1968, Filadelfia (Pennsylvania - USA) - Bilancia. Interpreta Ben Thomas nel film di Gabriele Muccino Sette anime.

venerdì 9 gennaio 2009 - Incontri

La ricerca della felicità
Dopo aver girato in America un dramma a sfondo sociale e a lieto fine, Gabriele Muccino conferma Will Smith e raddoppia con una storia d'amore e di solidarietà "estrema", che illumina un film cupo e drammatico. Trovata la felicità e il benessere, questa volta l'attore americano, che ha concretizzato (dentro e fuori dallo schermo) l'american dream, è deciso a inseguire la redenzione e accanito nell'espiare l'errore commesso. Si farà "letteralmente" in sette per rimediare e "donerà" cuore e speranza alla bella e delicata Emily di Rosario Dawson. Smith e Dawson hanno accompagnato il loro (e nostro) regista a Roma, dove hanno soddisfatto generosamente curiosità e (simpatiche) indiscrezioni sulla realizzazione di Sette Anime. Discusso e biasimato dalla critica americana, l'ultimo film di Gabriele Muccino (ri)cerca in Italia riscatto ed happine$$.

Una luce nel buio
Rosario Dawson: Il mio personaggio vive e viene da un posto meno oscuro e cupo di quello che hanno abitato Gabriele Muccino e Will Smith. Il mio approccio alla vicenda era inevitabilmente diverso, regista e co-protagonista dovevano occuparsi di presentare gli aspetti più neri della storia: l'incidente d'auto, la morte, le malattie. Il personaggio di Will è tormentato dall'ossessione di controllare tutto e tutti, al contrario la mia Emily, pur vivendo una situazione clinica drammatica ed essendo costretta a ricoveri frequenti, è una creatura luminosa che riesce da sola a illuminare il film e la cupezza di Ben Thomas. Emily sorride sempre perché il suo domani non è garantito. Ho amato il mio personaggio proprio per questa sua visione del mondo, per quel suo reagire sempre e comunque ai colpi duri della vita, quello che le rimane da vivere se lo gode pienamente. La mia Emily non ha il controllo di nulla e non vuole controllare nulla. Entrando nella vita di Ben riuscirà ad accenderla di nuovo, invitandolo ad abbandonarsi. "Abbandonarsi" alla vita è il messaggio del film, perché soltanto così si può godere della sua grande bellezza e sopportare il suo carico di dolore.

Iniziazione Rosario Dawson: Lo confesso, Will era decisamente nervoso all'idea di girare la nostra scena d'amore e di sesso. Ripensandoci, nella sua carriera credo gli sia capitato una sola volta e proprio con sua moglie. La sua non è stata esattamente una performance spontanea, ne abbiamo parlato a lungo prima di girarla. In quei giorni Will era quasi timido e continuava a domandarmi come avremmo dovuto realizzarla. La scena di nudo lo imbarazzava, non voleva fare quelle cose tristi, tipo passarmi una mano sulla coscia, o addirittura darmi l'impressione di "toccarmi veramente" con la scusa di girare la scena. Insomma ha avuto decisamente qualche problema, come persona non come personaggio. Poi un giorno è venuto sul set Tom Cruise, perché nel film suo figlio Connor interpretava una parte, e Will gli ha chiesto consiglio. Infine è arrivato il giorno di girare e Will si è sdraiato su di me ma a quel punto è intervenuto Gabriele all'urlo di "cut - cut". Gabriele ha ricordato a Will che il mio personaggio aveva una condizione cardiaca delicata e che dunque avremmo dovuto scambiarci le posizioni. Nervosamente ha annuito e si è messo sopra di me. Alla fine ne siamo comunque venuti a capo coi risultati che vedrete sullo schermo.

Un film ambizioso
Gabriele Muccino: Considero Sette Anime il mio film più estremo ed ambizioso. Al momento di lanciarmi in questa avventura sapevo bene che si trattava di un film rischioso e pericoloso, che avrebbe scatenato incendi ma ugualmente ho accettato la sfida. Era tutto molto intrigante e così non ci siamo fermati o fatti scoraggiare. Abbiamo iniziato a provare per cinque settimane, abbiamo cambiato molto della sceneggiatura e dei dialoghi ma la vera difficoltà è stata quella di "convincere" Will ad entrare in un personaggio lontano da lui e da quello che lui è nella vita. Will non conosce depressione né pessimismo, il suo invece è un personaggio spento, morto dentro e in preda ad una follia che lo sta lentamente divorando. Mettere i piedi in queste scarpe per lui è stata un'impresa ardua ma stimolando il suo ego sono riuscito a fargli affrontare Ben Thomas, a provocargli una reazione e a fargli portare avanti un personaggio che lo ha fagocitato fino al punto di condurlo (quasi) alla depressione. A metà film era arrivato a odiare ferocemente il suo personaggio, non voleva più saperne, non voleva continuare le riprese, voleva soltanto fermarsi, smetterla. C'è stato poi uno strano fenomeno di sovrapposizione tra lui e Ben, a un certo punto della storia nessuno dei due desiderava più perseguire il piano originario: Ben "voleva" continuare a vivere e ad amare Emily, e Will voleva smettere di essere un uomo depresso. Girare il film in maniera cronologica ha contribuito a scatenare questa reazione nel mio attore e ha aiutato ad ottenere sullo schermo il risveglio di Ben in modo convincente e autentico. Il suo risveglio è il motivo per cui ho scelto di girare questo film, Sette anime è una riflessione sull'amore e sulla capacità salvifica di questo sentimento. Se non amiamo e non siamo amati rischiamo facilmente di cadere in un percorso di tenebre, in cui ci devitalizziamo e ci scolliamo dal mondo reale.

Lavorare in America
Gabriele Muccino: Lavorando in America mi capitano storie che mai avrei pensato di leggere e poi di realizzare. Progetti sempre nuovi e diversi stimolano ed esaltano la tua creatività, necessaria e richiesta dagli studios. Non parliamo poi della loro grandissima serietà e professionalità che non si limita soltanto alla realizzazione del film ma persevera nel processo di marketing, la vendita del prodotto, pratica in Italia sconosciuta. Sono capaci di promuovere qualsiasi film e di fare in modo che il pubblico veda quei film. Da quando sono in America guardo al cinema in modo molto più industriale ma non penso affatto che questo sia un difetto, se un film ha un costo deve per forza rientrare di quella spesa, è una logica che si deve sposare con l'arte. Il film è un'opera industriale nella quale, se sei fortunato e hai talento, puoi realizzare la tua visione del mondo. Questo va detto senza false ipocrisie. La sfida vera sarebbe quella di "importare" in Italia quel percorso intelligente di promozione che ho conosciuto e apprezzato negli States. In Francia lo fanno già da tempo.

Corro da te
Gabriele Muccino: Perché ci sono tante corse nei miei film? Perché io credo in un dinamismo che supera l'ordinamento del pensiero, perchè è il modo in cui io affronto la vita, nel bene e nel male. So bene che l'essere impulsivi conduce a fare degli errori nella vita come al cinema, ma io sono fatto così, il mio cinema è fatto così. Io sono come i miei personaggi, sono uno che corre e che poi, soltanto poi, pensa a dove sta andando. È un vizio ma anche una necessità perché nei film che scrivo, o in quelli che scelgo semplicemente di girare, i miei personaggi devono sempre recuperare all'ultimo momento il tempo perduto. Queste corse rappresentano in modo fisico il tentativo di sistemare in extremis una situazione che ormai si è deteriorata, consumata. Questo è successo, sempre, da Giorgio Pasotti fino a Will Smith.

Restare nudi
Will Smith: Ben Thomas è in assoluto il personaggio più lontano da quelli interpretati fino ad oggi. Ho accettato quel ruolo perché stimo Gabriele e perché lui riesce sempre a portarmi in posti dove non sono mai stato prima, mi invita a fare le cose in maniera diversa, a vederle addirittura in modo diverso. Gabriele è insomma la mia arma segreta. Riguardo alla scena d'amore confermo quanto detto da Rosario, mi ha molto imbarazzato stare nudo come un verme davanti a tante persone. Il mio nervosismo nascondeva in realtà la mia preoccupazione nei confronti di Rosario, a cui non volevo in alcun modo mancare di rispetto. Scena a parte, in realtà io a letto sono fantastico (ride).

Turn on Turn off
Will Smith: Dopo aver letto la sceneggiatura mi sono profondamente commosso, ero toccato da quella storia e ricordo di aver trovato subito il contatto col dolore del mio personaggio. Quello che la storia esprimeva era il tentativo di un uomo di riparare a un tremendo errore commesso, ma il suo modo di porvi rimedio è decisamente malato e la strada verso la sua redenzione davvero contorta. È un film che solleva delle domande, che ti inchioda, che ti costringe a una riflessione e a fare un lavoro spirituale e intellettuale. È la prima volta che accetto di interpretare un personaggio che non mi piace, ma poi mi sono deciso perché volevo essere in grado di fare mie le sue osservazioni e di farle arrivare al pubblico. Sostenere questo ruolo è stata una vera impresa per me perché non sono ancora così bravo da accendere e spegnere un personaggio nella mia testa, così capitava spesso che Ben restasse acceso e che lo portassi a casa con me. Anche la mia famiglia ha dovuto sopportare i "suoi" umori e la "sua" depressione.

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