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Clint Eastwood, un americano "americano"

In Gran Torino il regista-attore rivede idee e sentimenti.
di Pino Farinotti

Eastwood Kowalski
Marlon Brando 2 aprile 1924, Omaha (Nebraska - USA) - 2 Luglio 2004, Los Angeles (California - USA). Interpreta Stanley Kovalski nel film di Elia Kazan Un tram che si chiama Desiderio.

lunedì 23 marzo 2009 - Focus

Eastwood Kowalski
Nel suo film Gran Torino Clint Eastwood si chiama Kowalski. Eastwood è un regista assolutamente rigoroso, quasi pedante, non lascia nulla al caso, dunque la scelta di quel nome ha una ragione, e un'ispirazione. Stanley Kowalski, è notorio, è il protagonista di Un tram che si chiama desiderio, il dramma di Tennessee Williams. Stanley venne subito identificato, nella pièce e nel film, con Marlon Brando. Trattasi di uomo rozzo e violento, tutto istinto e niente cultura, sposato con Stella, che ospita a casa sua la cognata Blanche, donna del sud, romantica e sognatrice, anche se nasconde traumi e vizi pesanti. Stanley, fra un'ubriacatura e una lite, fra urla provocazioni (soprattutto sessuali) rimasto solo con Blanche, la violenta. Dunque Kowalski come modello macho, violento, padrone. Walt, il Kowalski di Eastwood non ha combattuto la cognata, ha combattuto i "gialli" in Corea. Sia Stanley che Walt si sono scontrati con dei "diversi". Per Eastwood in Gran Torino i gialli continuano ad essere diversi e soprattutto nemici. Vive praticamente murato nella sua vecchia casa e non sopporta la famiglia di asiatici che confinano con lui. Coinvolto in una vicenda di violenza che riguarda i vicini, conosce il giovane Thao, minacciato da una gang. Il vecchio guerriero coreano prende di nuovo le armi per una causa opposta, che mai avrebbe immaginato. Salva il ragazzo e si conquista la gratitudine e l'amicizia della famiglia. Walt Kowalski, patriota rinchiuso in pregiudizi radicati, quasi ottantenne, è riuscito a rivedere tutto. Era razzista, ottuso, -reazionario è poco, repubblicano è poco- è diventato umano, solidale e persino felice.



Clint liberal
Clint Eastwood è così. Nasce praticamente con Leone dove fa il westerner che, magari non proprio alla John Wayne, ammazza i cattivi senza tante garanzie o ripensamenti. Poi diventa Callaghan dove fa sempre l'uomo del west ma in città: uccide i cattivi con garanzie e ripensamenti ancora minori. Dunque macho violento mai toccato dal dubbio. Uomo di destra, repubblicano estremo, alla Reagan allora, alla Bush figlio... di recente: i criminali vanno neutralizzati, arrestandoli potendo, altrimenti va bene un proiettile esplosivo di 44 Magnum. Clint-Callaghan non si sarebbe iscritto a "nessuno tocchi Caino". Successivamente l'attore regista, ha rivisto la sua posizione, meglio ha rivisto i contenuti. Continua a non amare i criminali, ma ... sta più attento, diciamo. Soprattutto Eastwood si impone di elaborare i due punti di vista, i due estremi, le due ideologie. Il doppio film Iwo Jima è esemplare in quella chiave. Raccontando la famosa battaglia del Pacifico nelle due ottiche, l' americana e la giapponese, Eastwood quasi sublima equidistanza e imparzialità e comprensione reciproca. I soldati di quei due eserciti sono vincitori e vinti allo stesso modo. Non deve esserci esultanza, non deve esserci trionfo. L'idea di Eastwood "solidale" non è la stessa di un Penn o di un Moore, che sono "sinistra militante", sono ideologia. La militanza ignora e combatte l'idea diversa comunque. Clint è un vero liberal, guarda e analizza, e se è il caso si muove anche contro il proprio sentimento.

Americani
L'America offre grandi esempi in questo senso. Una volta c'era John Ford che faceva i western con John Wayne. L'attitudine di Wayne di eroe individuale che fa giustizia e va bene così, era mediata, per i western ma non solo, da John Ford che lo aveva diretto molto spesso. In Un uomo tranquillo John Wayne prende a pedate la moglie Maureen O'Hara, la trascina per i capelli davanti a tutto il paese, siamo in Irlanda. Nonostante la cifra ironica che appartiene a quella sequenza è difficile negarne il carattere "politicamente macho". Dunque Ford uomo di destra, non liberale, reazionario, violento. Ma in precedenza il regista di origini irlandesi aveva firmato film come Furore e Com'era verde la mia valle. Il primo è una delle opere più nobili a descrivere la miseria di una famiglia maltrattata dalle istituzioni durante gli anni della depressione, l'altra è una rappresentazione realistica e commovente della vita disperata dei minatori del Galles. Sono strepitosi manifesti "populisti" realizzati dal "reazionario" John Ford, appunto. Un altro autore, Sidney Lumet, col suo primo film La parola ai giurati, aveva dichiarato per la prima volta il principio del ragionevole dubbio. Meglio un forse-assassino libero che un forse-colpevole in prigione. Nel suo ultimo film Onora il padre e la madre, un padre uccide il figlio assassino. Lumet il primo testimone garantista del cinema chiudeva 83enne con un padre giustiziere che evoca la nemesi antica, biblica. Nessuna militanza, nessuna ideologia, ma una giurisprudenza che sta nella nostra genetica, è naturale, non occorre cercarla tanto, è lì. Sono l'idea e il sentimento di Clint Eastwood, americano. Che bello, se fosse così dappertutto.

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