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Giulia non esce la sera: poetiche del disagio

A cinque anni da La vita che vorrei esce il nuovo film di Giuseppe Piccioni, storia d'amore "fuori dal mondo".
di Marzia Gandolfi

Cuori al verde
Valeria Golino (58 anni) 22 ottobre 1965, Napoli (Italia) - Bilancia. Interpreta Giulia nel film di Giuseppe Piccioni Giulia non esce la sera.

martedì 24 febbraio 2009 - Incontri

Cuori al verde
Ci è mancato Giuseppe Piccioni. Ci è mancato il suo cinema sommesso e sempre discreto. Ci sono mancate le sue scenografie credibili, la sua fotografia coerente alla storia e il suo coraggio di mettere in scena uomini e donne che hanno qualche "mancanza", che non posseggono l'efficienza media richiesta oggi dal mondo e dal mercato. Ci sono mancati, ancora, i suoi personaggi fuori dal mondo e col cuore al verde. Dopo cinque anni e una libreria "spettacolare" (e sempre operativa) nel cuore di Roma, Piccioni torna a raccontarci di un uomo e di una donna "condannati" alla vita. Giulia è un'istruttrice di nuoto in libertà vigilata e compromessa col mondo, Guido uno scrittore con una debole vocazione che cerca un coinvolgimento col mondo. Si incontreranno ai bordi di una piscina, lui per imparare a nuotare, lei per non andare a fondo. A Roma, regista e interpreti si raccontano, rivelando un "altrove" a cui aspirare, qualcosa di migliore del mondo e del cinema così com'è.

Creare in piscina
Giuseppe Piccioni: L'idea di Giulia non esce la sera nasce in un momento delicato della mia vita professionale, in cui non sapevo davvero che direzione prendere, così cominciai a frequentare una piscina; io però, a differenza del mio protagonista e di Valerio Mastandrea, sapevo nuotare. È stato in quei giorni che ho cominciato a riflettere sul nuoto, su quanto curiosa fosse questa attività sportiva che ti scollega dal mondo e ti lascia solo coi tuoi pensieri. Queste riflessioni sarebbero andate perdute se non avessi incontrato Federica Pontremoli con cui abbiamo creato il personaggio di uno scrittore scomodo. Non è stato facile raccontare una storia al centro della quale spiccasse questa figura, senza cedere alla tentazione di raccontare l'ambiente letterario. Ho sempre avuto una grande curiosità verso quel mondo ma allo stesso tempo non mi interessava "ricostruirlo", magari banalizzandolo. Abbiamo perciò mantenuto una certa estraneità, descrivendolo liberamente, dal punto di vista di chi non vi appartiene.

Lo scrittore e l'istruttrice (di nuoto)
Giuseppe Piccioni: Al centro del mio film c'è Guido, un personaggio sfuggente, medio in tutte le sue manifestazioni, un uomo e uno scrittore anomalo che ha delle ambizioni ma sembra allo stesso tempo volerle fuggire: dichiara di prendersela col mondo letterario e poi ne asseconda i vizi, si innamora di Giulia ma non riesce a trattenerla. Guido esprime metaforicamente tutti coloro che in questo paese si occupano di produzione culturale. Come loro il personaggio di Mastandrea non interviene sul mondo, non c'è corrispondenza tra la sua opera e il mondo, è affacciato sulla soglia della vita, non è mai nelle cose che fa, nelle situazioni in cui vive. Giulia invece è definita dal suo passato, è una sorta di ombra che ha qualche corrispondenza con Guido, sono entrambi genitori di un'adolescente, i loro nomi iniziano con la stessa lettera. D'altro canto c'è pure un mare a dividerli: lei vive una libertà vigilata e ha già dissipato la sua vita, lui al contrario non ha mai speso la sua, si manifesta ma poi torna indietro. A loro modo vivono due solitudini e hanno difficoltà a pensare una vita più autentica anche nell'errore.

Interpretando Guido
Valerio Mastandrea: Non è stato semplice per me interpretare Guido anche se da attore e da uomo ho sempre considerato stimolante la possibilità di essere sullo schermo un personaggio che non condivido. Guido mi rammenta troppo certi nostri intellettuali di professione, è ricco di sfumature che mi hanno costretto a riflettere sul nostro paese e su certe debolezze nazionali. È vero che Guido e Giulia condividono la solitudine ma è pur vero che se quella di Giulia trova corrispondenza nella realtà, quella del mio personaggio è un vezzo, un atteggiamento, ripeto, tutto italiano. L'unica responsabilità, e che responsabilità, che si prenderà sarà quella di scrivere una lettera alla figlia di Giulia nel tentativo vano di avvicinarle di nuovo. In questi mesi di riprese ho pensato molto al valore di un uomo così. Personalmente sono stanco di avere a che fare, da vicino o da lontano, con questo tipo di persone, è ora che ciascuno di noi impari ad assumersi le proprie responsabilità al di là del lavoro che facciamo, imbianchini, scrittori, idraulici o intellettuali, altrimenti le cose non cambieranno mai. Non ne posso davvero più di questo tipo di "elettorato".

Interpretando Giulia
Valeria Golino: Ho detto sì al film di Giuseppe Piccioni ancora prima di leggere la sceneggiatura. Forse un po' incautamente (ride) ma non mi pento di questo. Per questa ragione sono entrata presto nello spirito del mio personaggio, ho visto la mia Giulia cambiare tono fino ad avvicinarmi lentamente ma inesorabilmente a quello che poi sarebbe stata sullo schermo. Valerio è arrivato sul set quando lo script era ormai compiuto e con lui abbiamo cominciato a discutere sulla natura dei nostri personaggi, aggiungendo, smussando o levando. Per interpretare Giulia ho incontrato diverse detenute del carcere femminile di Velletri, sono stati incontri brevi, accompagnati da un certo pudore. Poi Giuseppe mi ha chiesto di cantare una canzone sui titoli di coda insieme a Francesco e a Rachele dei Baustelle, ero stupita e dubbiosa, cantare è una di quelle cose che non so fare ma che avrei voluto saper fare, così alla fine ho accettato. Avevo capito che non si trattava di una mera operazione di marketing, Giuseppe mi aveva chiesto quella speciale performance perché Giulia potesse emotivamente continuare a "esistere" fino e oltre i titoli di coda.

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