Advertisement
Death Race: ciak, crank, "motore", azione

Aspettando Crank 2, Jason Statham cerca di sopravvivere nel lamieristico Death Race di Paul W. S. Anderson.
di Marzia Gandolfi

Ancora vivo
Jason Statham (56 anni) 26 luglio 1967, Syndenham (Gran Bretagna) - Leone. Interpreta Jensen Aimes nel film di Paul W.S. Anderson Death Race.

giovedì 27 novembre 2008 - Incontri

Ancora vivo
Jason Statham appartiene a quella schiera di attori che si impongono per naturalezza, fisicità, prestanza e non lasciano neppure per un momento il sospetto di essere pensati a tavolino. Magari soltanto costruiti in piscina. L'ex tuffatore olimpionico scoperto da Guy Ritchie (Lock&Stock – Pazzi scatenati e Snatch – Lo Strappo) è così fisico e sanguigno da mettersi in gioco completamente, offrendo il proprio corpo atletico sull'altare dello sguardo, senza temere ruoli sgradevoli o compromettenti. Senza preoccuparsi, come fanno i suoi colleghi, di costruirsi un'immagine con i personaggi che interpretano. Con Statham lo spettatore è chiamato di fatto a immergersi nell'azione fino a sperimentarne la totalità delle sensazioni. In tempi di defisicizzazione dell'eroe action dentro un cinema che si trasforma in (video)game, l'attore inglese è creatura vera che conosce la fatica della corsa, sia pure in auto. È la risposta del corpo allo stato attuale della percezione virtuale, è un corpo di muscoli definiti, statuari e immortali, è un superuomo pazzo, completamente pazzo, che può tuffarsi nelle fiamme della violenza senza ustionarsi. L'autista pignolo di The Transporter, uno e due, è una vita al massimo, meglio, un giorno al massimo, un morto deambulante che torna implacabilmente a respirare o a correre sulla pista e dietro la maschera di Death Race. Jason Statham è anche questa volta interprete di una creatura (Frankenstein) a suo modo fuori dall'ordinario. Non c'è mai per i suoi protagonisti la tensione enfatica verso una nobilitazione tragica del personaggio, piuttosto una costruzione drammaturgia brusca, rude, lineare e priva di complessità. È il simbolo dell'estetica "B", di un cinema velocissimo e pervaso di tecnologia. Ipercinetico e concitato è l'eroe pop di storie in accelerazione che si complicano e si semplificano bruscamente, mescolando vita da gangsters e perfido umorismo, ottima musica e villain credibili. Cattivi che prima della fine si saranno uccisi a vicenda per invidia o ripicca, per autodifesa o per sbaglio. In piedi resta soltanto lui. Ancora vivo, dopo gli incontri, gli scontri e i pugni in faccia.

250 HP
Jason Statham: Non so perché Paul abbia scelto me per il suo Death Race ma gli sono grato per la bella opportunità. Sarà per questa faccia da cattivo ragazzo col cuore d'oro, che assomiglia tanto al mio personaggio: un eroe non ancora svelato, appartenente alla classe operaia, che ha archiviato la sua "gioventù bruciata" e si gode le gioie del matrimonio e della paternità. Lavorare con lui è stato entusiasmante. Entusiasmante la sua attenzione ai dettagli, la sua intricata visione del futuro, la sua concentrazione costante per le immagini, per le emozioni dei personaggi, per le automobili ad ossido di azoto. Se questo non bastasse mi ha permesso di esprimermi su bolidi da 250 cavalli, macchine fornite di napalm, fumo, sedili eiettabili e uno stereo scassatissimo che pompa musica. Stare alla guida di qualcosa di così potente è un'esperienza difficilmente eguagliabile. Prima di allora non avevo mai fatto niente del genere. Non avevo mai guidato niente del genere.

Killer schizzato again
Jason Statham: Ho eseguito da solo la maggior parte degli stunt. Un po' per l'attrazione che esercitano su di me le automobili e un po' perché sapevo che Paul desiderava fare dal vero tutto ciò che era fisicamente possibile. Per questa ragione attori e stuntmen ci siamo messi a sua completa disposizione, cercando di aiutarlo a realizzare il film che aveva nella testa. Certo per gli incidenti più clamorosi si è servito degli effetti speciali, risparmiandoci altro "dolore". Graffi, lividi e contusioni non sono mancati neanche questa volta, credo ormai sia il mio destino e quello della mia faccia, sia pure dietro ad una maschera. Dopo Death Race, mi sono fatto del male col sequel di Crank. Sorpresa! Il mio personaggio non è morto. Se avete pensato che il primo "episodio" fosse ridicolo, aspettate di vedere il secondo, è completamente folle, ma in senso positivo. Quando Mark Neveldine e Brian Taylor mi hanno riconfermato nel ruolo non potevo davvero sottrarmi. Volevo tornare a lavorare con loro e per loro. Confesso inoltre di essere molto legato a questo personaggio. Quella di essere Chev Chelios è un'esperienza veramente unica, è un carattere selvaggio che mi ha dato la possibilità di esplorare la mia impulsività e di sentirmi veramente libero.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati