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Bangkok Dangerous: il cinema estremo di Hong Kong a Bangkok

La versione occidentale del film dei fratelli Pang.
di Emanuele Sacchi

Ritorno a Bangkok per i fratelli Pang
Nicolas Cage (Nicholas Kim Coppola) Altri nomi: (Nicholas Cage / Nicolas Coppola ) (60 anni) 7 gennaio 1964, Long Beach (California - USA) - Capricorno. Interpreta Joe nel film di Oxide Pang Chun, Danny Pang Bangkok Dangerous - Il codice dell'assassino.

giovedì 28 gennaio 2010 - Approfondimenti

Ritorno a Bangkok per i fratelli Pang
10 anni dopo i fratelli Pang ritornano sul luogo del delitto. Anzi dei molti e sanguinosi delitti che affollavano prima l'originale Bangkok Dangerous e ora il remake ad uso e consumo dell'occidente.
Nel 1999 Bangkok Dangerous significò per i fratelli gemelli Danny e Oxide Pang, nati a Hong Kong e poi trasferitisi in Tailandia, l'immediata notorietà. Erano gli anni post-handover di Hong Kong, in cui una delle cinematografie più rivoluzionarie di sempre viveva un momento di crisi (commerciale e di identità) proprio mentre l'occidente cominciava ad accorgersene sempre più, complici il proselitismo dei vari Quentin Tarantino e Olivier Assayas e la venuta a Hollywood di profeti dell'action come John Woo, Tsui Hark, Ringo Lam, Kirk Wong. Un nome in particolare, quello di Woo, suggerisce la ragione per cui la scelta del protagonista sia caduta su Nicolas Cage, fan sfegatato del cinema orientale e naturalmente dell'originale dei Pang. Impossibile d'altronde dimenticarlo nei panni di Castor Troy in Face Off, benché il Joe di Bangkok Dangerous – Il codice dell'assassino ne rappresenti per molti versi l'antitesi. Entrambi killer, ma crepuscolare e introverso questo dove quello era follemente istrionico, nonché al centro di una crisi da ultimo hit e di una transizione verso la redenzione Joe dove Castor godeva nell'esibire le sue gesta da super-criminale. "Avevamo in mente Cage per il ruolo di Joe sin dalla fase di sviluppo della sceneggiatura", dice il produttore William Sherak. "Il personaggio di Joe non ha molti dialoghi, perciò avevamo bisogno di un attore che potesse usare la sua aura e la sua interiorità per trasmettere le emozioni. Nic è perfetto in questo senso". Dal canto suo Cage rincara la dose: "Quello che mi piaceva del Bangkok Dangerous originale era il suo stile, il montaggio e il ritmo. Quando ho letto la sceneggiatura della nuova versione, sono rimasto colpito dalla relazione tra il mio personaggio, Joe Ender, e quello di Kong. Si tratta di una relazione simile a quella tra un insegnante e il suo studente, ma che alla fine si trasforma in un'amicizia. Penso che sia interessante vedere delle culture diverse che cooperano, coesistono e vanno d'accordo". Regia affidata ancora ai Pang ma sceneggiatura a Jason Richman (Bad Company – Protocollo Praga, Swing Vote), che riprende diversi personaggi e sequenze del film originale con zelo encomiabile: torna anche il personaggio del sordomuto, che qui si ribalta dal protagonista al contraltare femminile, una deliziosa Charlie Yeung (Ashes of Time, New Police Story), la cui scelta non fa che ribadire l'attenzione della produzione per il cinema di Hong Kong e per il suo target.

Golden Twins
I fratelli Pang furono tra i primi a cogliere, con astuzia, il potenziale del collegamento tra uno scenario ideale come la selvaggia Bangkok - nuova Babilonia di sesso, crimine e contrasto tra miseria e ricchezza – e l'action estremo di Hong Kong, confezionando un noir-melò estetizzante ma molto funzionale come Bangkok Dangerous (1999), ideato per compiacere gli appassionati come pure i curiosi occidentali. Un successo tale da proiettarli nel firmamento del Sud-Est asiatico e da renderli nel contempo ispiratori del fenomeno del nuovo action tailandese. Il risultato della sovraesposizione mediatica si riflette nella scelta dei Pang per la regia di The Eye (2002), risposta all'imperante J-Horror di Hideo Nakata (Ring) e Takashi Shimizu (Ju-on: The Grudge).
Con The Eye Danny e Oxide fanno il botto, tanto che la storia della ragazza cieca che riacquista la vista ma finisce per vedere anche quello che non vorrebbe (né dovrebbe) vedere è un successo persino in Italia. La solennità della narrazione giapponese del kaidan (la tradizionale storia di fantasmi nipponici) viene sconvolta, acquisendo colori più forti e un'inattesa passionalità e finendo per funzionare sia come horror – con scene di raro raccapriccio come quella difficilmente dimenticabile dell'ascensore – che come parabola sulla diversità (tanto dei sensi che dell'animo). Ma il successo gioca un brutto tiro ai due gemellini d'oro, che da infallibili interpreti della tendenza del momento finiscono per ripiegarsi su se stessi. I seguiti di The Eye The Eye 2 (2004) e The Eye 10 (2005), come stranamente viene intitolato il terzo episodio – non sono all'altezza dell'originale e i Pang cercano nuove vie per uscire dal cliché: i due si dividono per lavorare in produzioni separate, con Danny maggiormente dedito all'horror declinato verso il fantasy (Re-cycle, Forest of Death) e Oxide più orientato verso l'action e il noir (The Tesseract e The Detective).
Solo The Detective (2007) si salva, grazie a un eccellente Aaron Kwok e a un affascinante mix di musiche e fotografia, a metà tra blaxploitation e action thai, mentre le altre prove non sfuggono da logiche limitanti di serie B o da capitalizzazioni su spunti divenuti cliché ancora prima di maturare pienamente.

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