L'incontro
Tra tutti gli attori giunti al Lido per promuovere film sulla guerra - in Iraq come in Bosnia - Richard Gere è quello che appare più sereno nelle vesti di divo impegnato pubblicamente in una causa politica. Eppure difende a spada tratta anche i colleghi, dicendo che in America parte della comunità artistica, sin dagli anni '30, '40, si è mossa per portare all'attenzione del pubblico temi scottanti, prendendo parte a dimostrazioni e quant'altro. Anche sulla recente notizia che lo vorrebbe tra i più agguerriti contestatori delle Olimpiadi in Cina, l'attore vuole precisare che si tratta di una notizia errata, che non avrebbe nulla in contrario ai giochi olimpici a Pechino, se solo la Cina si dimostrasse disposta a discutere apertamente i problemi del paese, come la situazione in Tibet o la violazione dei diritti umani. "Entrare nelle Olimpiadi è molto importante per l'evoluzione del paese, ma sarebbe giusto anche parlare in maniera trasparente dei loro limiti". Sol Levante a parte, nel film di Richard Shepard Richard Gere interpreta Simon Hunt, un reporter che negli anni più caldi della guerra bosniaca si mise sulle tracce di Karadzic.

Cosa o chi l'ha ispirata per il personaggio di Simon Hunt?
Richard Gere: Quando Richard Shepard ha voluto che recitassi in questo ruolo ho subito preso a cuore la storia perché ha una forte risonanza nel mio animo. Sono stato per molti anni in quei luoghi, ho molti amici che vivono in Bosnia e la sceneggiatura ha toccato le mie corde più profonde. Ci siamo seduti a discutere su come sviluppare il materiale che aveva raccolto, che combinava temi sui diritti umani e sul sociale all'umorismo nero. Ero convinto che come regista ce l'avrebbe fatta perciò sono saltato a bordo.

Come mai ha scelto di partecipare con un cameo?
Diane Kruger: Nonostante fosse solo un cameo è stato davvero piacevole partecipare al film e questo è il motivo per il quale sono anche qui oggi. Da europea, la guerra che si è combattuta in quei luoghi è ancora molto accesa nella mia memoria. Da attrice invece, non ho mai rinunciato a partecipare a film statunitensi che si occupassero di temi così importanti. Sapevo che potevo dare qualcosa al mio personaggio che avrebbe fatto identificare le donne di tutto il mondo in lei. Per questo ho accettato la parte.

Cosa ha imparato recitando in questo film?
Terrence Howard: Intanto, negli anni in cui si combatteva quella guerra io ero ancora a scuola, e non ne sapevo nulla perché la tv e i media non ne parlavano. Ho imparato molto già solo leggendo la sceneggiatura. A un certo punto del finire del secolo scorso Sarajevo era diventata il centro del mondo, per poi essere completamente abbandonata cinque anni più tardi. Quello che io non sapevo mi ha spinto a voler fare questo film, in modo da poter essere d'aiuto ad altri che come me sono stati tenuti all'oscuro dei fatti.

Lei a un certo punto ha cercato di incontrare Karadzic. Se mai dovesse essere catturato, quale sarebbe la giusta punizione per i suoi crimini di guerra?
Richard Gere: Non è che lo volessi incontrare, per me era necessario fare richiesta di un incontro a delle persone che attraverso i loro sguardi avrebbero riflesso le loro paure. Mi piace porre le domande guardando le persone negli occhi, gli occhi dicono molto su quale sia la situazione e nel loro caso ho capito quanto temessero Karadzic. Un paradosso considerato che era diventato il leader del paese. Ma questo vale anche per noi americani. Continuo a chiedermi come abbia fatto Bush a salire al potere per ben due volte… Quanto alla punizione, non è questo il punto. È importante catturare queste persone, avere un confronto diretto con loro per capire cosa li ha spinti a fare quello che hanno fatto. Questo è necessario per evitare che situazioni simili si creino di nuovo e che un mostro come Karadzic possa di nuovo trasformarsi in leader.