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Sleuth, il dramma della gelosia

Il nuovo film di Kenneth Branagh (non) è un remake de Gli insospettabili.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Il film

giovedì 30 agosto 2007 - Incontri

Il film
Basato sull'opera teatrale di Anthony Shaffer - che era già stato adattato per il grande schermo nel 1972 - il nuovo film di Kenneth Branagh mette in luce l'animo umano di fronte al tradimento e all'umiliazione utilizzando il gioco come oggetto di rivalità fra uomini. Lo sceneggiatore Harold Pinter riprende in mano il lavoro di Shaffer per gettare le basi di un film - completamente diverso dall'originale - dove si esplora un nuovo mondo con nuove dinamiche, come ha spiegato Jude Law (co-produttore e interprete di Sleuth) nell'incontro che si è tenuto a poche ore dalla presentazione del film.

Cosa vi ha spinto a riprendere in mano la storia di Sleuth?
Jude Law: È stata la nostra ammirazione e il piacere nel vedere l'originale che ci ha indotti a cercare di spingerci più in là, trovando nuove affascinanti dinamiche. Harold non ha mai visto Gli insospettabili, ha adattato la sceneggiatura dall'opera teatrale e questo ci ha permesso di non fare un vero e proprio remake, ma un film nuovo. Una delle cose che ho amato di più della scrittura è l'ambiguità, ciò che lascia alla fantasia. La presenza/non presenza di Maggie (la moglie di AndrewWyke/Michael Caine e amante di Milo Tindle/Jude Law, NdR) fa sì che ci si ponga diverse domande. Allo stesso tempo alcune dinamiche ricordano quei vecchi film di guerra in cui i protagonisti finivano per dimenticare per cosa lottassero, ma l'importante era comunque vincere.

Su quali livelli si differenziano i due film?
Kenneth Branagh: Ne Gli insospettabili gran parte delle dinamiche si basavano sul gioco tra i protagonisti, noi abbiamo preferito concentrarci sulla rivalità tra i due. Questo è stato possibile farlo con ottimi risultati soltanto perché avevamo due attori come Michael e Jude e naturalmente grazie alla scrittura così ricca, intelligente e intensa di Harold. Per la scena in cui Jude parla al telefono gli avevo chiesto se mi poteva dare un'idea di quello che Maggie gli stesse dicendo e lui mi ha risposto: "Chi ti dice che sia Maggie?", così gli ho detto di dirmi cosa gli stesse dicendo la persona all'altro capo del filo e lui ha ribattuto: "Chi ti dice che stia parlando con qualcuno al telefono?". È stato un privilegio avere Harold alle prove e, da attore, vedere come Michael e Jude hanno lavorato, come hanno affrontato il progetto, come si sono preparati. È stato davvero commovente.

Come si è preparato per la parte e che ne pensa dell'interpretazione di Law che veste i panni che nel 1972 furono suoi?
Michael Caine: Non ho più rivisto Gli insospettabili da allora, da quando è uscito in sala. Però ricordavo che il personaggio ritratto da Laurence Olivier fosse molto eccentrico, un megalomane. Anche il mio Andrew Wyke lo è, ma in maniera totalmente diversa. È ossessionato dalla tecnologia, che gli dà una sorta di senso del controllo. La sua non è necessariamente una casa, ma uno spazio ipertecnologico, un luogo vuoto che rappresenta e rispecchia il vuoto nella sua vita. Non ho cercato di creare effetti particolari con la mia interpretazione, piuttosto ho lavorato a lungo cercando di rendere il mio personaggio reale.

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