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sanchezpizjuan82
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venerdì 4 aprile 2008
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e' un paese per i barbari
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Quelli che hanno visto il film hanno dato luogo a due opposte fazioni. Il primo è lo schieramento dei Delusi, che annovera coloro che lo hanno trovato troppo insolito, diseguale, discontinuo, e si aspettavano in definitiva che il Film-premio-Oscar fosse meno sofisticato e più rispondente al gusto del pubblico medio, e poi coloro che invece per essere fuori dal coro dicono “sì, ha vinto l’Oscar, ma non è mica uno dei migliori film dei Coen”. Sul fronte opposto c’è lo schieramento degli Entusiasti, di chi , anche se forse influenzato dall’aura di “guru” che accompagna Joel e Ethan, ha trovato il film magnifico nella sua raffinata asprezza, e si è rallegrato nel vedere il premio dell’Academy destinato ad un film di spessore più che di cassetta.
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Quelli che hanno visto il film hanno dato luogo a due opposte fazioni. Il primo è lo schieramento dei Delusi, che annovera coloro che lo hanno trovato troppo insolito, diseguale, discontinuo, e si aspettavano in definitiva che il Film-premio-Oscar fosse meno sofisticato e più rispondente al gusto del pubblico medio, e poi coloro che invece per essere fuori dal coro dicono “sì, ha vinto l’Oscar, ma non è mica uno dei migliori film dei Coen”. Sul fronte opposto c’è lo schieramento degli Entusiasti, di chi , anche se forse influenzato dall’aura di “guru” che accompagna Joel e Ethan, ha trovato il film magnifico nella sua raffinata asprezza, e si è rallegrato nel vedere il premio dell’Academy destinato ad un film di spessore più che di cassetta. Date retta ai secondi.
Certamente “Non è un Paese per Vecchi” non è un film che possa accontentare tutti: molti tratti grotteschi, alcune scene di violenza gratuita, quasi tarantiniana, improvvise accelerazioni e brusche frenate nel ritmo narrativo, qualche dialogo-monologo che ad uno sguardo superficiale è un po’ avulso dalla trama e soprattutto la difficoltà di individuare un protagonista. In realtà i Coen confezionano una pellicola polverosa ma limpida allo stesso tempo, come i deserti assolati da cui la vicenda prende vita, la colonna sonora è totalmente assente, persino sui titoli di coda, i dialoghi sono scolpiti nella pietra, i personaggi entrano ed escono (spesso per morte violenta) dalla trama, molti avvenimenti, anche fondamentali, avvengono “a camera lontana”, il finale tronco è abbacinante: lo spettatore rimane continuamente spiazzato e ammirato.
La storia, tratta da uno dei romanzi del superbo Cormac McCarthy, prende vita quando un redneck della provincia americana si imbatte in una valigetta zeppa di dollari, incustodita dopo un affare di droga finito in massacro. Ritenendosi duro abbastanza, non abituato a cedere davanti a nulla e nessuno, si risolve ad approfittare senza esitazione dell’occasione che la vita gli mette nelle mani, affrontando tutte le conseguenze del caso. Sulle sue tracce, e sulle tracce di chi è sulle sue tracce, un assassino psicopatico (Javier Bardem), lo sceriffo della cittadina (T.L.Jones), un killer prezzolato (W.Harrelson), una banda di messicani. Tutti questi sono alla pari protagonisti, sono burattini mossi dall’avidità, alla caccia di quella valigetta che è poi la vera forza motrice di tutta la vicenda. L’unico che se ne discosta è lo sceriffo (uno dei vecchi cui allude il titolo) incapace di comprendere le forze che animano gli altri personaggi ed allo stesso tempo inadeguato a combatterle, ultimo baluardo contro i barbari che avanzano, rappresentante di una legge che non riesce più ordinare il Caos.
Che ognuno pensi ciò che vuole, ma in “Non è un Paese per Vecchi” scorre la linfa del Cinema.
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mario
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venerdì 4 aprile 2008
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spreco di soldi!
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maxino
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venerdì 4 aprile 2008
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vergognoso minestrone texano da evitare!
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Vergognoso minestrone che sa di stravisto! Tra l'altro una descrizione del Texas tutt'altro che fedele. Di positiva c'è solo l'interpretazione del sempre grandissimo Javier Bardem. Per il resto non c'è ne capo ne coda, un disastro di film, non so come hanno fatto gli americani a premiarlo in questo modo, e questo la dice lunga sui veri principi del "nuovo mondo". DA EVITARE ACCURATAMENTE
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chiaravm
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giovedì 3 aprile 2008
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in un silenzio spettrale
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Mi ci sono voluti due giorni di involontaria riflessione per concludere se questo film mi fosse piaciuto o meno. Ero combattuta, ero uscita dalla sala con addosso un malessere quasi fisico, ma di cui faticavo a individuare l'origine.
E una cosa continuava a tornarmi in mente, mentre facevo tutt'altro, a casa, al lavoro, in auto: il silenzio. Mai visti (sì, proprio "visti"), mai sentiti in un film dei silenzi altrettanto realistici. L'assenza di suoni artificiali diventava la quarta dimensione dell'immagine, ne amplificava la concretezza, il realismo, la crudeltà quotidiana, il non-sense.
Una trama liscia, quasi piatta: un mucchio di denaro, il buono (lo sceriffo), il furbetto(il cowboy) e il cattivo (il killer), innumerevoli cadaveri tra i titoli di testa e quelli di coda.
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Mi ci sono voluti due giorni di involontaria riflessione per concludere se questo film mi fosse piaciuto o meno. Ero combattuta, ero uscita dalla sala con addosso un malessere quasi fisico, ma di cui faticavo a individuare l'origine.
E una cosa continuava a tornarmi in mente, mentre facevo tutt'altro, a casa, al lavoro, in auto: il silenzio. Mai visti (sì, proprio "visti"), mai sentiti in un film dei silenzi altrettanto realistici. L'assenza di suoni artificiali diventava la quarta dimensione dell'immagine, ne amplificava la concretezza, il realismo, la crudeltà quotidiana, il non-sense.
Una trama liscia, quasi piatta: un mucchio di denaro, il buono (lo sceriffo), il furbetto(il cowboy) e il cattivo (il killer), innumerevoli cadaveri tra i titoli di testa e quelli di coda. Tutto qui. Niente da capire, è già tutto davanti ai nostri occhi. A porci domande sbaglieremmo, perché interrogarsi, riflettere, cercare un senso che leghi vita e morte ormai è un mestiere per vecchi.
Un film che è una questione di pelle, prima di ogni altra cosa. Dopo due giorni in cui non riuscivo a togliermelo di dosso, ho concluso che i Coen avessero colto nel segno.
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pedro
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giovedì 3 aprile 2008
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un film sugli stivali
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Alcuni vi diranno che è un film sull'ironia della fortuna, altri sulla brutalità del destino, sulla fatalità della morte oppure sulla durezza del west americano. Ma vi assicuro che non è nient'altro che un film sugli stivali. Primo piano degli stivali di Bardem sul linoleum, stivali sulla sabbia riarsa del Texas, stivali insanguinati, stivali indossati solo con accappatoio. È sicuramente un film sulla relazione degli uomini con le loro calzature. È solo una conferma che anche noi uomini siamo vanitosi. Diamo un'occhiata alle prove. Tanto per cominciare gli stivali da cowboy hanno un'abbondanza di dettagli decorativi inutili per chi è fuori a radunare capi di bestiame. Voglio dire: c'è veramente bisogno di inserti in coccodrillo, serpente, ecc.
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Alcuni vi diranno che è un film sull'ironia della fortuna, altri sulla brutalità del destino, sulla fatalità della morte oppure sulla durezza del west americano. Ma vi assicuro che non è nient'altro che un film sugli stivali. Primo piano degli stivali di Bardem sul linoleum, stivali sulla sabbia riarsa del Texas, stivali insanguinati, stivali indossati solo con accappatoio. È sicuramente un film sulla relazione degli uomini con le loro calzature. È solo una conferma che anche noi uomini siamo vanitosi. Diamo un'occhiata alle prove. Tanto per cominciare gli stivali da cowboy hanno un'abbondanza di dettagli decorativi inutili per chi è fuori a radunare capi di bestiame. Voglio dire: c'è veramente bisogno di inserti in coccodrillo, serpente, ecc.? E potete scommettere un centinaio di dollari che un cowboy che si rispetti tira a lucido i suoi stivali prima di andare a letto. Dopo aver visto il fiml, non siete tentati anche voi di passare dalle vostre ridicole sneakers modaiole made in china, pubblicizzate dal calciatore di turno, ad un paio di magnifici stivali fatti a mano (che in proporzione costano molto meno)?
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albe
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martedì 1 aprile 2008
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un fil per cinofili
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due stelle attestano il gradimento per la scelta dei personaggi e della sceneggiatura per la tecnica con cui il film è girato, ma denotano anche lo scarso valore comunicativo del film. il messaggio che "si stava meglio quando si stava peggio" i fratelli cohen forse lo hanno percepito un pò tardi rispetto al mondo intero, ma evidentemente loro stanno bene.
i cinofili invece trovano pane per i loro denti nella sontuosa rappresentazione delle carcasse dei cani presenti nella scena della mattanza, nonchè nell'inseguimento del cane cattivissimo, e velocissimo a circa 1/3 della pellicola.
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lorenza rallo
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martedì 1 aprile 2008
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no country for old men- non è un paese per vecchi
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Ultimo successo dei fratelli Coen, che dopo un ventennio di collaborazione, riescono a scalare la ripida vetta degli Academy Awards, riuscendo a vincere quattro ambite statuette, su otto nominations, per miglior attore non protagonista (Javer Barden), migliore sceneggiatura non originale, ma soprattutto miglior regia e miglior film dell’anno, a dispetto di ogni pronostico che dava vincente il rivale “Il petroliere”.
“Il regista a due teste” così spesso vengono definiti i due fratelli Coen, che per “Non è un paese per vecchi” si sono ispirati all’omonima opera di Cormac McCarthy, portando in scena, secondo il loro stile, galeotti in fuga, soldi sporchi, serial killer psicotici, in un far west moderno.
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Ultimo successo dei fratelli Coen, che dopo un ventennio di collaborazione, riescono a scalare la ripida vetta degli Academy Awards, riuscendo a vincere quattro ambite statuette, su otto nominations, per miglior attore non protagonista (Javer Barden), migliore sceneggiatura non originale, ma soprattutto miglior regia e miglior film dell’anno, a dispetto di ogni pronostico che dava vincente il rivale “Il petroliere”.
“Il regista a due teste” così spesso vengono definiti i due fratelli Coen, che per “Non è un paese per vecchi” si sono ispirati all’omonima opera di Cormac McCarthy, portando in scena, secondo il loro stile, galeotti in fuga, soldi sporchi, serial killer psicotici, in un far west moderno.
Llewelyn Moss è un saldatore, che un giorno, mentre va a caccia nel deserto si imbatte, in un massacro circolare, una sorta di resa dei conti per una partita di droga. Camion abbandonati, cani sgozzati, uomini trucidati, droga e una valigetta abbandonata, stracolma di denaro. Lo stesso Moss, approfitta della desolazione della valigetta per recarla con sé, incurante della scia di sangue che seminerà. Anton Chigurh (Javier Barden)è il mandante di queste atroci morti che si susseguono con un ritmo incalzante, senza esclusione di colpi, eccetto in qualche momento di redenzione in cui il carnefice faccia a faccia con la sua vittima gli offre una scelta, la vita o la morte scommessa nel lancio della monetina, testa o croce?!, unico espediente salvifico. A indagare sugli atroci delitti è lo sceriffo Ed Tom Bell (Tommy Lee Jones), il suo lavoro servirà a poco, niente e nessuno contrasterà e fermerà l’irrazionale furia assassina del Killer dal caschetto ridicolo.
Lande al tramonto, deserti paradisiaci, si contrappongono all’ efferata realtà umana. Tutto gira intorno ai soldi, come sempre. Meritatissimo il premio, come miglior attore non protagonista, vinto da Javier Barden, un cattivo eccellente, dallo sguardo atarassico e dalla voce roca che incute timore, un killer che gioca con la sua vittima, con una postura contrapposta , corpo e occhi divergenti. Un killer impunito, un killer che agisce a piede libero e incontrastato, che usa armi di svariata natura diabolica. Lo spettatore vive con ansia ogni esecuzione inaspettata. Ma anche i soldi, fulcro degli eventi, verranno messi in secondo piano, lasciando il posto ad una questione di principio e di promesse. Lo sceriffo, ormai prossimo alla pensione, si cimenta nella sua ultima missione, alla fine rimpiangerà con amarezza e insoddisfazione il lavoro abbandonato. Josh Brolin sarà una scaltra pedina, darà filo da torcere al deviato Chigurh, che lo seguirà passo passo, attraverso un sensore abilmente nascosto tra le banconote.
La maestria registica dei Coen è evidente dalle eloquenti tecniche di ripresa, la suspense avvolge ogni scena, la ripetizione dei dettagli, le panoramiche desertiche, gli inquietanti passi scalzi del killer che si avvicina alla verità, le ombre sull’asfalto, le tracce di sangue gocciolante, le scie della valigetta, i deep focus, danno una visione completa dell’azione e dello spazio.
« Penso che quando non si dice più «grazie» e «per favore» la fine è vicina. »,“Non è un paese per vecchi”, non è un paese dai buoni valori, ormai perduti, dove la spietata nuova generazione sta prendendo il sopravvento, portando alla rovina quel poco che di giusto rimane.
”Sempre per i maledetti soldi. Per i soldi, e la droga. Va al di là di ogni immaginazione, cazzo. Che senso ha? Dove andremo a finire? Se vent'anni fa mi avessi detto che un giorno nelle nostre cittadine del Texas ci sarebbero stati ragazzini coi capelli verdi e un osso infilato nel naso non ti avrei creduto.”
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alessandro
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domenica 30 marzo 2008
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oscar? deve essere un amico del regista..
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Lento, lentissimo, assolutamente noioso... e sembra durare una vita. + che "Non è un paese per vecchi" dovrebbero chiamarlo "Non è un film per vecchi".. dato che se non entri al cinema teenager, rischi di raggiungere la pensione prima della fine del film... triste
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sam
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domenica 30 marzo 2008
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non è un film per tutti
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gran bel film ma non per i sentimentalisti ed amanti del "gran finale" con buoni sentimenti
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stan
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sabato 29 marzo 2008
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non è un paese per tutti
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(di aldo ferro)
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