gio.capor
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mercoledì 16 gennaio 2008
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seduzione e tradimento (dopo cous cous)
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Ho visto “Lussuria” domenica scorsa. Se avessi inviato un commento nei giorni immediatamente successivi, mi sarei molto probabilmente dichiarato soddisfatto ed appagato dalla visione del film, come la maggior parte dei recensori di questo sito. D’altronde, come si fa criticare un film splendidamente girato ed interpretato dai due protagonisti (di cui uno, anzi una, al suo primo ruolo cinematografico)? Forse dicendo che l’unico difetto dell’ultimo film di Ang Lee è la sua assoluta e, paradossalmente, “impenetrabile” perfezione. Ieri sera, però, mi sono precipitato a vedere anche l’altro film premiato (con il premio speciale della Giuria) all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Mi riferisco a “Cous Cous” di Abdellatif Kechiche, a parere di molti critici ampiamente meritevole del Leone d’Oro assegnato a "Lussuria".
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Ho visto “Lussuria” domenica scorsa. Se avessi inviato un commento nei giorni immediatamente successivi, mi sarei molto probabilmente dichiarato soddisfatto ed appagato dalla visione del film, come la maggior parte dei recensori di questo sito. D’altronde, come si fa criticare un film splendidamente girato ed interpretato dai due protagonisti (di cui uno, anzi una, al suo primo ruolo cinematografico)? Forse dicendo che l’unico difetto dell’ultimo film di Ang Lee è la sua assoluta e, paradossalmente, “impenetrabile” perfezione. Ieri sera, però, mi sono precipitato a vedere anche l’altro film premiato (con il premio speciale della Giuria) all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Mi riferisco a “Cous Cous” di Abdellatif Kechiche, a parere di molti critici ampiamente meritevole del Leone d’Oro assegnato a "Lussuria". L’unico aspetto che accomuna il film franco-tunisino a quello cine-holliwoodiano di Ang Lee è la durata della pellicola. Entrambi i registi si sono presi più di due ore e mezzo di tempo per raccontarci una storia e per farci calare nel mondo in cui si svolgono le vicende dei personaggi. Ma, per il resto, siamo agli antipodi. Dopo lo stato d’ipnosi e incantamento in cui mi ha lasciato l’amour fou sbocciato tra il funzionario cinese collaborazionista e la sua concubina partigiana (come un fiore prezioso, dal profumo sofisticato, sul ciglio di una fossa comune), mi sono sentito precipitare goffamente nella realtà dei nostri giorni e delle nostre città, con annessi dormitori urbani periferici. Così, come risvegliandomi da un sogno meraviglioso ed inverosimile, seguendo i dialoghi dei personaggi (anzi, degli "umani") di "Cous cous", seguiti costantemente a distanza ravvicinata dalla macchina da presa come in una ripresa di famiglia (in interni che non hanno nulla da invidiare al covo di Provenzano), mi sono ricordato che anche dalla più “lussureggiante” delle scopate possono scaturire non solo laceranti conflitti interiori, ma anche figli in carne e ossa, da accudire, nutrire ed affrancare da biberon e pannolone (se non si vogliono investire in materiale ultrassorbente circa seimila euro all'anno, come evidenzia prosaicamente uno degli interpreti). Voilà la vie! Prendere o lasciare. Mi rendo conto che non ha molto senso commentare un film paragonandolo con un altro appartenente a tutt'altra cinematografia. Ma, in questo caso, il confronto è inevitabile, essendo i due film in programmazione nelle nostre sale a distanza di tempo così ravvicinata, dopo aver diviso la platea dei critici a Venezia. Al film di Kechiche rimprovero solo un'eccessiva dilatazione delle situazioni e dei dialoghi (in certi momenti avrei sparato volentieri una rivoltellata contro lo schermo per interrompere diverbi e monologhi cazzeggianti, stile telenovela) e l'indifferenza del regista, ai limiti della crudeltà, verso le aspettative oneste e legittime del pubblico (vedi la brusca, spietata chiusura della vicenda dopo aver costruito un clima di attesa che sostiene tuttta l'ultima parte del film). Eppure, se avessi fatto parte della giuria veneziana di quest’anno, superando un certo dissidio interno (seduzione/tradimento!), avrei assegnato il Leone d'Oro a "Cous Cous", alla sua lezione di realismo privo di retorica politicamente corretta, alla freschezza e credibilità della sua umanità imperfetta, immune da contaminazioni letterarie ed estetismi di maniera.
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[+] meritevole il leone ad ang lee
(di gabry)
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monica
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mercoledì 16 gennaio 2008
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capolavoro
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Mi ha davvero colpito.
Le scene di sesso un po' troppo spinte e non del tutto necessarie, in quanto l'intensita' di sguardi trafugava una bruciante passione.
Ma possibile che solo in italia non ci siano attrici di tale livello.
Musica travolgente
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silvio
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martedì 15 gennaio 2008
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bel film
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Del film mi hanno colpito i colori, la buona interpretazione di Tony Leung, la ricostruzione storica di Shanghai(ottima)e qulla stupenda
bambola di porcellana che è Tang Wei: splendida (la protagonista).
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milena
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lunedì 14 gennaio 2008
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film di grande fascino
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ho trovato questo film stupendo,per la riambientazione,il fascino straordinario che emana Wang Jiazhi attraverso gli sguardi,la voce,le movenze lente e sensuali,l'abbigliamento femminile e perfetto e Mr Yee dallo sguardo penetrante.Molto bella la musica e le immagini delle città,il tutto è conturbante,malinconico,nostalgico....
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babi
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lunedì 14 gennaio 2008
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si vede
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..che di cinema ne capisci ben poco!
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gianni
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lunedì 14 gennaio 2008
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un film da non perdere.
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Bello, ben costruito, appassionante. La storia può sembrare scontata ma le interpretazioni, la fotografia, la colonna sonora ne fanno un evento unico, da vedere.
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raffaele esposito
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lunedì 14 gennaio 2008
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la lussuria è lasciare la sala
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Una pellicola di grande noia.il film si ingolfa già in primissima battuta cercando di depistare il pubblico tra antefatti e partite di majong tentando inutilmente di inserire in un'atmosfera ambigua che fa eco a vecchi film europei sul secondo conflitto mondiale.Per un'ora e mezza segui un inutile e mal recitato complotto di stampo studentesco ai danni di Mr yee ,senza che lo spettatore possa schierarsi pro o contro(evidentemente contano molto sul carisma dell'attore Tony Leung praticamente immobile).Alla fine i due consumano ed è terribile,orribili corpi contratti in amplessi freddi e isterici,ma quale lussuria.Il film è nel complesso imbarazzante e imbarazzato,oltretutto doppiato malissimo.
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Una pellicola di grande noia.il film si ingolfa già in primissima battuta cercando di depistare il pubblico tra antefatti e partite di majong tentando inutilmente di inserire in un'atmosfera ambigua che fa eco a vecchi film europei sul secondo conflitto mondiale.Per un'ora e mezza segui un inutile e mal recitato complotto di stampo studentesco ai danni di Mr yee ,senza che lo spettatore possa schierarsi pro o contro(evidentemente contano molto sul carisma dell'attore Tony Leung praticamente immobile).Alla fine i due consumano ed è terribile,orribili corpi contratti in amplessi freddi e isterici,ma quale lussuria.Il film è nel complesso imbarazzante e imbarazzato,oltretutto doppiato malissimo.Il premio a venezia?La solita esterofilia del cazzo.
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vexis
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domenica 13 gennaio 2008
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dominata e dominatore
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Wang Jiazhi è una donna che si fa dominare: l'arte, la rivoluzione, la passione. Non decide per sé, non fa domande, accetta tutto quello che gli altri decidono per lei. La posta è sempre più alta, e lei si abbandona, si concede con il corpo. Un abbandono che per Mr Yee, il dominatore, è prova che l'amore esiste anche per i carnefici: "siamo anime gemelle" cantano. La donna è dominata, il sesso le arriva al cuore come un "veleno", viene corrotta, ma è una corruzione che, al contrario della rivoluzione, riceve in cambio un uguale coinvolgimento: il dominatore si fida e non s'accorge dell'intrigo alle sue spalle. Quando l'intrigo sta per compiersi, lei, per salvarlo, rivela l'inganno: è la prima volta che la dominata sceglie e nel farlo si sottrae alla dominazione.
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Wang Jiazhi è una donna che si fa dominare: l'arte, la rivoluzione, la passione. Non decide per sé, non fa domande, accetta tutto quello che gli altri decidono per lei. La posta è sempre più alta, e lei si abbandona, si concede con il corpo. Un abbandono che per Mr Yee, il dominatore, è prova che l'amore esiste anche per i carnefici: "siamo anime gemelle" cantano. La donna è dominata, il sesso le arriva al cuore come un "veleno", viene corrotta, ma è una corruzione che, al contrario della rivoluzione, riceve in cambio un uguale coinvolgimento: il dominatore si fida e non s'accorge dell'intrigo alle sue spalle. Quando l'intrigo sta per compiersi, lei, per salvarlo, rivela l'inganno: è la prima volta che la dominata sceglie e nel farlo si sottrae alla dominazione. Una sottrazione che è tradimento risolvibile solo con la morte: la dominata la sceglie per sè e il dominatore non si sottrae nel dargliela. Nel farlo elimina anche coloro che, attori principianti, pensavano di potere recitare la rivoluzione senza considerare la complessità della vita. Il dominatore vince, ma la vittoria è in realtà una perdita senza uguali: l'unico amore.
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hieronymus
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domenica 13 gennaio 2008
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lussuriosi, ang lee vi ha assolto
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Lussuria è uno dei titoli meno azzeccati della storia del cinema. Si, ci sono alcune scene di sesso più che spinto, addirittura violento, ma il film certo non si incentra su questo se non per il fatto che è visto di buon occhio e come fonte del fiume della passione. Il film non mette niente in luce, tutto rimane in penombra, il signor Lee è uno che ha studiato, si vede, ma rischia di cadere nella banalità, di perdere l'interesse del pubblico lungo la strada; non succede in questo caso ma ha rischiato troppo, dovrà stare più attento. Nel complesso meglio girato di Brokeback Mountain che contava soprattutto su una storia più originale (ma molto, molto più originale) di questa. In ogni caso nessuno dei due meritava il Leone d'Oro, ma vista l'assoluta mancanza di concorrenti degni di questo nome (diciamolo, dopo questo e forse un altro non c'era una film decente a Venezia nell'ultima edizione) si è accaparrato il titolo, non senza farmi storcere il naso ora che l'ho visto.
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Lussuria è uno dei titoli meno azzeccati della storia del cinema. Si, ci sono alcune scene di sesso più che spinto, addirittura violento, ma il film certo non si incentra su questo se non per il fatto che è visto di buon occhio e come fonte del fiume della passione. Il film non mette niente in luce, tutto rimane in penombra, il signor Lee è uno che ha studiato, si vede, ma rischia di cadere nella banalità, di perdere l'interesse del pubblico lungo la strada; non succede in questo caso ma ha rischiato troppo, dovrà stare più attento. Nel complesso meglio girato di Brokeback Mountain che contava soprattutto su una storia più originale (ma molto, molto più originale) di questa. In ogni caso nessuno dei due meritava il Leone d'Oro, ma vista l'assoluta mancanza di concorrenti degni di questo nome (diciamolo, dopo questo e forse un altro non c'era una film decente a Venezia nell'ultima edizione) si è accaparrato il titolo, non senza farmi storcere il naso ora che l'ho visto. Caro Ang Lee, ci sei vicino, ma invece di trasmettere passione attraverso storie d'amore e sesso (per carità, entrambe le cose non mi dispiacciono per nulla soprattutto nella vita ;) ) cerca di trasmettere più passione attraverso la regia, abbandona la teoria e lasciati andare, il talento c'è eccome! Comunque visto il paronama che abbiamo nei cinema tutto l'anno, Lussuria è sicuramente una boccata di ossigeno e vale sicuramente i soldi del biglietto, non ci sono dubbi. Per chi volesse imparare qualcosa dal piacere di andare al cinema:questo è un buon cinema per cominciare ad amare il cinema (oltre, mi dispiace, non va). Per un pubblico medio andrebbe benissimo, gli intenditori stiano alla larga. Al diavolo Christian De Sica, Boldi, Pieraccioni, quelle schifezze di Moccia, o i due orrendi "notte prima degli esami". Il cinema è un'arte, cercate di apprezzarne la bellezza e sopravviverà, o continuate a magnificare la mediocrità più indegna che c'è e morirà a breve. Passo e chiudo.
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(di hieronymus)
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jj
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sabato 12 gennaio 2008
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nn
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