mauro girella
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martedì 25 gennaio 2022
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incredibile storia vera
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Il film è basato su una storia vera tratta da un libro inchiesta di G. Crile: il deputato democratico Charlie Wilson (Tom Hanks), che negli anni '80 architetta il più segreto complotto con la CIA e, tramite accordi diplomatici condotti personalmente, con Afghanistan, Pakistan, Egitto ed Israele rifornisce di armi adeguate i Mujahideen nel corso della guerra tra Afghanistan e Unione Sovietica, per contrastare l’invasione di questi ultimi.
In questo piano é spronato ed aiutato dalla ricchissima Johanne Herring (Julia Roberts) e trova un alleato strategico fondamentale nello smaliziato agente della CIA interpretato dall’eccezionale Philip Seymour Hoffman.
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Il film è basato su una storia vera tratta da un libro inchiesta di G. Crile: il deputato democratico Charlie Wilson (Tom Hanks), che negli anni '80 architetta il più segreto complotto con la CIA e, tramite accordi diplomatici condotti personalmente, con Afghanistan, Pakistan, Egitto ed Israele rifornisce di armi adeguate i Mujahideen nel corso della guerra tra Afghanistan e Unione Sovietica, per contrastare l’invasione di questi ultimi.
In questo piano é spronato ed aiutato dalla ricchissima Johanne Herring (Julia Roberts) e trova un alleato strategico fondamentale nello smaliziato agente della CIA interpretato dall’eccezionale Philip Seymour Hoffman.
Guardando il film non si capisce se si sta seguendo una favola, una farsa, un fatto storico, o semplicemente un sogno americano e l’incertezza è aumentata dal fatto che Tom Hanks è lo stesso che ha interpretato Forrest Gump e ci si domanda se non ci troviamo davanti ad una simile favola americana. Un deputato USA, ricco ed agiato, che passa ogni ora di ogni giorno con un bicchiere di Chivas Regal (gli americani non sanno neanche cosa vuol dire bere bene) in mano, partecipa a festini ed orge a base di sesso e cocaina, indossa improbabili camicie che pagherà 2 o 300 dollari ciascuna, improvvisamente si commuove per la sorte degli Afghani e riesce ad organizzare una impossibile collaborazione internazionale per fornire loro armi, munizioni e istruttori con un budget di ben 1 miliardo di dollari, creando quindi tutte le premesse per abbattere aerei, elicotteri e mezzi corazzati russi, arrestando di fatto il loro tentativo di invasione militare dell’Afghanistan. Poi ti informi e capisci invece che è una storia vera avvenuta durante la presidenza Reagan (1981-1989), vera ma che non può essere raccontata proprio per l’intreccio di accordi segreti, mentre anche alte sfere USA, ignoranti come tutti di americani, seguitavano a confondere Pakistan e Afghanistan e forse anche Kazakistan e Ndokazzistan!
Il ritmo narrativo è sostenuto, senza scene allungate inutilmente, le locations sono molto variate, i pezzi del puzzle creato da Wilson si incastrano coerentemente.
Interessante e contraddittoria la figura di Charlie Wilson ottimamente interpretato da Tom Hanks che da una parte si crogiola tra belle e giovani stagiste e spogliarelliste, beve whisky a tutte le ore del giorno e non disdegna festini dove circolano droghe, ma dall’altra si rivela un abile ed intelligente politico, capace di tessere tele acrobatiche rimanendo nei limiti della legalità.
Lodevole (come sempre) la caratterizzazione dell'agente CIA di origine greca interpretato dall'impagabile Hoffman.
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elgatoloco
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domenica 6 giugno 2021
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"ideologico"ma valido, come film
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"CHarlie Wilson's War"(Mike Nichols, sceneggiatura di Aaron Sorkin, dal romanzo di George Crile III, 200/)racconta la vera stoira di un deputato al Congresso USA, peraltro spensierato(donnaiolo e altro), che viene contattato, in un momneto nel quale rischia di finie la sua carriera politica, per cercare di riequilibrare le sorti dei combattenti mujahdin in Afghanista(siamo nel 1980)quando, con l'invasione sovietica, moltissimi civili rischiano la vita per nulla. Dopo l'intervneot di un crurioso esponente della CIA di origini greche, mettendo fine a molti dubbi, il deputato Wilson, anche con l'aiuto di un'amica impegnata nel campo dei diritti umani per motivi religiosi(è fervente battista)decide di intervenire, dopo aver incontato l'allora presidente afghano e visto la situazione.
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"CHarlie Wilson's War"(Mike Nichols, sceneggiatura di Aaron Sorkin, dal romanzo di George Crile III, 200/)racconta la vera stoira di un deputato al Congresso USA, peraltro spensierato(donnaiolo e altro), che viene contattato, in un momneto nel quale rischia di finie la sua carriera politica, per cercare di riequilibrare le sorti dei combattenti mujahdin in Afghanista(siamo nel 1980)quando, con l'invasione sovietica, moltissimi civili rischiano la vita per nulla. Dopo l'intervneot di un crurioso esponente della CIA di origini greche, mettendo fine a molti dubbi, il deputato Wilson, anche con l'aiuto di un'amica impegnata nel campo dei diritti umani per motivi religiosi(è fervente battista)decide di intervenire, dopo aver incontato l'allora presidente afghano e visto la situazione. Sarà un'impesa, per raccogliere i fondi, ma ce la farà, risucnedo a cambiare la situazione afghana, certo non da solo... Si trata di una storia vera, naturalmente raccontata dal punto di vista degli States. La questione afghana e di tutta la zona vicina(Pakistan, non solo)è legata notoriamente a una"sale de guerre"tra USA e un(mepo)URSS, mentre oggi la questione ha assunto altri toni e altre modalità, da quando l'URSS non esiste più , diventando Federazione RUssa, ma il play internazionale, certo appunto dikversmanete, rimane. Il film è certo vizito ideologicamente, ma le atrocità dell'URS anche verso i civili sono indubbi, dunque non si può condannare il film come"falso"e di propagana, anche se il mito dell'American Freedom è appunto un mito ideologico, costruito ad arte,/cfr.tutte le dittature appogiate dagli USA da quando esisteva la"cortina di ferro"), ma il film, che si avvale di una regia notevolissima, alternante momenti comici, drammatici, tragici, di Mike Nichols, è di grande levatura, come sceneggitura e certamente il libro da cui il fim è scaturito. Tom Hanks è bravisismo, in un ruolo che richiede continui camibamenti e brava è anche, più del solito Julia Roberts, che fa la danrzatirce del ventre ma è anche impegnata politicamente. Philip Seymour Hoffam, dal canto suo, "disegna"ottimamente il ruolo di un agente CIA per non dire altro e di più"molto particolare", dove la "sinfonia"filmica costruita da Nichols funzione a dovere, stupendo, emozionando, certo anche colpendo perché chiaramente legata, in ogni caso, a una tesi da dimostrare. Ma tant'è: se esaminassimo il retorpensiero ideologico di ogni opera d'arte, avremmo molte sorprese... El Gato
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paolp78
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domenica 7 marzo 2021
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politica internazionale, alla maniera americana
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Pellicola molto più astuta e profonda di quanto possa apparire ad una prima analisi, un po' come il suo protagonista, il deputato americano Charlie Wilson, che all'apparenza si presenta come un uomo vacuo e dissoluto, ma si dimostra invece capace di combattere battaglie sacrosante con ostinazione e abilità, mosso da alti ideali.
L'affermato Mike Nichols contemporaneamente celebra e schernisce la superpotenza americana di cui vengono emblematicamente messe in risalto le mille contraddizioni, ma che viene anche descritta positivamente in definitiva, come una nazione generosa e animata da un profondo senso di giustizia.
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Pellicola molto più astuta e profonda di quanto possa apparire ad una prima analisi, un po' come il suo protagonista, il deputato americano Charlie Wilson, che all'apparenza si presenta come un uomo vacuo e dissoluto, ma si dimostra invece capace di combattere battaglie sacrosante con ostinazione e abilità, mosso da alti ideali.
L'affermato Mike Nichols contemporaneamente celebra e schernisce la superpotenza americana di cui vengono emblematicamente messe in risalto le mille contraddizioni, ma che viene anche descritta positivamente in definitiva, come una nazione generosa e animata da un profondo senso di giustizia.
Nichols compie quasi un'operazione di denuncia allorché descrive come alla base delle scelte politiche e degli importanti stanziamenti economici statunitensi vi sia un cocktail di imperialismo, fanatismo bigotto, autentici buoni sentimenti e tanta improvvisazione. Tristemente le competenze e capacità tecniche sono spesso frustrate e imbrigliate dalla politica.
La parte di Charlie Wilson è affidata a Tom Hanks che la interpreta con tanta naturalezza da far sembrare il compito addirittura facile, confermando in tal modo il suo enorme talento, ancora una volta. Julia Roberts non è altrettanto convincente nel rendere il personaggio della ricca attivista; viceversa si impone brillantemente Philip Seymour Hoffman a cui è affidato un ruolo che richiede un'interpretazione istrionica ed elaborata, che il compianto attore e caratterista riesce a mettere in scena con grande tecnica, mestiere ed abilità. Il cast viene completato da Amy Adams, sempre molto brava, seppur in questo caso limitata da una parte non di primo piano, che non le richiede una prova particolarmente impegnativa; dal veterano Ned Beatty, che funziona benissimo; ed infine da una Emily Blunt qui ancor più agli inizi della Adams e pertanto relegata in una particina minuscola in cui la bravissima attrice si mette in mostra più per le sue grazie che per il talento.
Sono presenti varie scene che propongono bei corpi femminili seminudi (memorabile quella con la danza del ventre), tuttavia deve dirsi che non si scade mai nel volgare, né tali sequenze possono essere considerate gratuite, in quanto viceversa sono utili e necessarie per fare comprendere e risaltare aspetti e sfaccettature varie degli ambienti descritti da Nichols con questa sua pellicola.
Raramente un film storico-biografico ha saputo adottare uno stile narrativo così brillante ed una messa in scena altrettanto divertente e spettacolare.
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mercoledì 1 aprile 2020
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no cocaina!
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ma non faceva uso di cocaina, nell'idromassaggio sono tutti gli altri che la usano, lui mai in tutto il film.
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johngarfield
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giovedì 31 ottobre 2019
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sempre godibile
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I bassifondi di San Francisco (Knock on Any Door) (1949)
Un tema fondamentale nella cinematografia di Nicholas Ray è quello del conflitto letale fra un individuo in difficoltà e la società ostile. Non è una posizione del tutto originale. Anthony Mann lo segue da vicino, così come, in parte Tom Gries (Costretto ad uccidere (WILL PENNY)(1968) ed altri. In Mann quest’opposizione è di solito tra individui, di cui uno segue tranquillamente le regole e non intende sfidarle e mettersi in pericolo, mentre l’altro (o gli altri) è un accidente, una scheggia sbagliata di una società che, tutto sommato, difende coloro che vivono secondo le regole.
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I bassifondi di San Francisco (Knock on Any Door) (1949)
Un tema fondamentale nella cinematografia di Nicholas Ray è quello del conflitto letale fra un individuo in difficoltà e la società ostile. Non è una posizione del tutto originale. Anthony Mann lo segue da vicino, così come, in parte Tom Gries (Costretto ad uccidere (WILL PENNY)(1968) ed altri. In Mann quest’opposizione è di solito tra individui, di cui uno segue tranquillamente le regole e non intende sfidarle e mettersi in pericolo, mentre l’altro (o gli altri) è un accidente, una scheggia sbagliata di una società che, tutto sommato, difende coloro che vivono secondo le regole.
La posizione di Ray, invece, è molto più pessimista e vede nella società qualcosa di essenzialmente ingiusto, prontissimo nel condannare e assai meno a “capire”, giustificare. Per Ray, il personaggio preferito è il giovane, magari fragile, colpevole di essere cresciuto in ambienti disagiati, senza la protezione sociale rappresentata da centri di aggregazione positiva (scuola, oratorio, organizzazioni giovanili, famiglia) e quindi facilmente in balìa delle tentazioni facili e proibite.
Pensiamo, per esemplificare, a pellicole come La donna del bandito (THEY LIVE BY NIGHT)(1948), Gioventù bruciata (REBEL WITHOUT A CAUSE)(1955), All’ombra del patibolo (RUN FOR COVER)(1956) e, ma ce ne sono altre, questa.
Il film in questione è quanto di più Rayano ci possa essere. Ci troviamo di fronte a un ragazzo di aspetto piacevole, fragile ed eccessivo, come tutte le persone di carattere debole. Nasce e cresce nei bassifondi di San Francisco, in uno dei peggiori quartieri di tutto il Paese, luogo ideale di ruffiani, delinquenti e prostitute. La sua famiglia è disagiata, il padre è scomparso la madre inabile. A mandare avanti la baracca dovrebbe essere lui, il giovane Nick Romano (un buon John Derek); purtroppo, invece di trovare aiuto ed assistenza, trova solo chi lo induce al crimine. Un giovane avvocato, Andrew Morton (un grande Humphrey Bogart) lo ha difeso in diverse occasioni, ma stavolta Nick l’ha fatta grossa. E’ accusato di aver ucciso un poliziotto durante una rapina. Morton, sulle prime, si rifiuta di difenderlo, stanco dell‘inaffidabilità e delle bugie del giovane. Poi, alla fine, accetta, ma, nonostante i suoi sforzi, le prove sono contro di lui. Alla fine, Nick viene processato e condannato a morte.
Il film è stato diretto nel 1949 ed è una delle sue prime prove. E’ possibile, però, con un po' di attenzione riconoscere quello che poi Ray sarebbe diventato e cioè un regista coraggioso, progressista, di idee liberali, ma ossessionato dall’idea della società ingiusta, diseducativa, spietata verso i deboli e riverente verso i forti, l’establishment con i suoi pilastri e cioè la scuola, la polizia, il potere politico e finanziario.
E’ un film che considero tra i più interessanti di Ray, pur se riconosco che in questo film a basso budget, della Columbia, ci sono aspetti che contribuiscono a mortificare il potenziale esplosivo che ne è alla base: le limitazioni del budget, la frettolosità, la troppo facile giustificazione “sociale” del crimine. Però il merito di Ray è di essere riuscito ad ottenere da Bogart un’interpretazione misurata, controllata ma capace di suggerire nello spettatore una potenzialità, pur se in parte inespressa, che riesce a fuoruscire, pur se distillata, solo nell’arringa finale.
In quest’arringa, modello di abilità retorica, da un lato, e di precisa accusa contro un certo tipo di società, c’è già quello che sarebbe diventato un grande regista. La sceneggiatura, di Daniel Taradash (Oscar per Da qui all’eternità (FROM HERE TO ETERNITY)(1954)e un ottimo lavoro registico per Al centro dell’uragano (STORM CENTER)(1956), gran bel film dimenticato) e di John Monks Jr. (ottimo il suo lavoro in Omertà (THE PEOPLE AGAINST O’HARA)(1951) di John Sturges (altro ottimo film dimenticato), è di gran livello e arricchisce indubbiamente le ambizioni limitate (colpa dei producer) del film.
La condanna finale e, come detto, le limitazioni del budget non hanno sicuramente giovato al successo del film e, tantomeno nei teen-agers che a quell’epoca riempivano le sale.
Questo film, a livello personale, mi ha sempre colpito ed è diventato uno dei miei preferiti. Una delle scene che meglio ricordo, a parte l’arringa, di per sé sufficiente a salvare il film, è quella in cui Morton e il giovane Romano sono ripresi dall’alto, senza che all’intorno non si veda alcunchè, come se la macchina da presa fosse l’occhio del giudice, seduto sulla sua poltrona e dal quale dipende la vita dell’accusato. “E adesso cosa ne sarà di Nick Romano?” chiede fra l’altro Morton, ormai rassegnato al verdetto di condanna. La sua è un’espressione quasi implorante, ma dignitosa, e nasconde tutta l’amarezza per non essere riuscito a salvare una vita che, pur se colpevole, poteva essere seguita con maggiore sensibilità e dedizione. La società è quella che è, ma lui, difensore aperto e di idee progressiste, capisce che anche per lui c’è un po' di condanna morale.
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johngarfield
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lunedì 28 ottobre 2019
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messaggio inquietante
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A mio avviso, il "vero" messaqggio di Nichols non è certo la glorificazione di un sistema che, contro ogni aspettativa, riesce ad ottenere risultati straordinari pur se solo grazie all'iniziativa privata di qualche personaggio influente. No, non è certo questo e basterebbe riguardarsi la filmografia del regista per rendersene conto. Il messaggio qui è molto più inquietante e cinico: per cambiare le sorti di un conflitto, è sufficiente che un paio di personaggi influenti, anche se corrotti e moralmente discutibili, faccia pressioni su coloro che stanno nella stanza dei bottoni. Capovolgendo il messaggio, in negativo, è sufficiente che un paio di personaggi influenti faccia pressione, per i motivi più disparati, su chi veramente può allentare i cordoni della borsa e decidere.
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A mio avviso, il "vero" messaqggio di Nichols non è certo la glorificazione di un sistema che, contro ogni aspettativa, riesce ad ottenere risultati straordinari pur se solo grazie all'iniziativa privata di qualche personaggio influente. No, non è certo questo e basterebbe riguardarsi la filmografia del regista per rendersene conto. Il messaggio qui è molto più inquietante e cinico: per cambiare le sorti di un conflitto, è sufficiente che un paio di personaggi influenti, anche se corrotti e moralmente discutibili, faccia pressioni su coloro che stanno nella stanza dei bottoni. Capovolgendo il messaggio, in negativo, è sufficiente che un paio di personaggi influenti faccia pressione, per i motivi più disparati, su chi veramente può allentare i cordoni della borsa e decidere. Ciò è possibile quando, dietro a queste pressioni,ci siano relazioni e vincoli non commendevoli e piccoli o grandi ricatti personali e logiche del "do ut des". Può succedere quindi che si scateni un conflitto, un colpo di stato o sanzioni economicamente letali per un paese sovrano. La cosa più tremenda non è che l'amministrazione USA decida di compiere azioni più o meno discutibili sullo scacchiere mondiale, ma che il capriccio di un paio di miliardari corrotti e ignoranti, grazie alle proprie influenze e disponibilità economica, possa condizionare le scelte del proprio Paese in ambito internazionale(e non solo...). Con tanti saluti all'"illuminata" politica estera dell'"appeasement", veramente uno schiaffo sonoro e "vero" (purtroppo) da parte di un regista, come sempre, capace e coraggioso.
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fabiomoro
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martedì 12 aprile 2011
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non solo la guerra di charlie wilson
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Che film straordinario!! Diverte ed emoziona, pur facendo riflettere. Bravissimi gli attori (Hoffman su tutti); intelligenti, divertenti, sarcastici ed ironici i dialoghi. Ho letto alcuni dei commenti dei detrattori del film e ritengo che spesso perdano di vista quello che inanzitutto un film deve fare: emozionare (dove l'emozione è qualsiasi sentimento diverso dalla noia!!). Se poi vogliamo parlare dell'importanza di ciò che viene trattarto nel film (la guerra in tutta la sua crudezza e crudeltà e gli enormi costi di denaro e vite che richiede) dobbiamo dire che, se è vero quello che ci viene raccontato, al sig. Wilson bisogna davvero fare un monumento per avere contribuito indirettamente ma attivamente alla fine della guerra fredda e alla fine della minaccia nucleare che quest'ultima si portava dietro.
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Che film straordinario!! Diverte ed emoziona, pur facendo riflettere. Bravissimi gli attori (Hoffman su tutti); intelligenti, divertenti, sarcastici ed ironici i dialoghi. Ho letto alcuni dei commenti dei detrattori del film e ritengo che spesso perdano di vista quello che inanzitutto un film deve fare: emozionare (dove l'emozione è qualsiasi sentimento diverso dalla noia!!). Se poi vogliamo parlare dell'importanza di ciò che viene trattarto nel film (la guerra in tutta la sua crudezza e crudeltà e gli enormi costi di denaro e vite che richiede) dobbiamo dire che, se è vero quello che ci viene raccontato, al sig. Wilson bisogna davvero fare un monumento per avere contribuito indirettamente ma attivamente alla fine della guerra fredda e alla fine della minaccia nucleare che quest'ultima si portava dietro.
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rescart
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sabato 20 marzo 2010
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sesso alcol e rock & roll in salsa afgana
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Mentre il neo eletto Ronald Reagan è in tutt'altre faccende affacendato sul fronte iraniano, alleato con gli iracheni di Saddam; più a nord, in Afghanistan, i russi fanno quello che vogliono sulla popolazione inerme e i campi profughi pakistani si gonfiano di una marea umana. Uno stranamente umano generale Zia ha pietà di loro, ma il vero problema è che rappresentano una bomba sociale innescata contro il suo regime di usurpatore, assassino politico di Bhutto. Pur di ammazzare un po' di russi rossi la sesta donna più ricca del Texas, interpretata da Julia Roberts, non esista a definire tale omicidio cosa buona giusta. E' lei la chiave, in tutti i sensi, per alimentare il flusso di soldi americani che finanzieranno la guerra di Charlie Wilson, un deputato ubriacone che convincerà il Senato americano a stanziare un miliardo di dollari l'anno fino alla definitiva sconfitta degli oppressori russi.
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Mentre il neo eletto Ronald Reagan è in tutt'altre faccende affacendato sul fronte iraniano, alleato con gli iracheni di Saddam; più a nord, in Afghanistan, i russi fanno quello che vogliono sulla popolazione inerme e i campi profughi pakistani si gonfiano di una marea umana. Uno stranamente umano generale Zia ha pietà di loro, ma il vero problema è che rappresentano una bomba sociale innescata contro il suo regime di usurpatore, assassino politico di Bhutto. Pur di ammazzare un po' di russi rossi la sesta donna più ricca del Texas, interpretata da Julia Roberts, non esista a definire tale omicidio cosa buona giusta. E' lei la chiave, in tutti i sensi, per alimentare il flusso di soldi americani che finanzieranno la guerra di Charlie Wilson, un deputato ubriacone che convincerà il Senato americano a stanziare un miliardo di dollari l'anno fino alla definitiva sconfitta degli oppressori russi. Peccato che molto di quel denaro si fermerà in Pakistan e finirà nelle tasche di Zia che così prenderà due piccioni con una fava. Ma questo non è stato forse vero anche per gli americani che oltre a liberare l'Afghanistan liberarono i russi dal conunismo? Il ragionamnto non fa una grinza, ma solo se si è convinti che i principi e i valori che erano dietro la rivoluzione d'ottobre possono svanire per una semplice disfatta militare. Che poi non fu neppure una Waterloo.
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tommynini
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martedì 16 marzo 2010
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stinger
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ottimo film solo per gli appassionati di storia e di politica americana.interpretato benissimo ,in particolare da seymour hoffman gia' premio oscar per truman capote.julia roberts impersona la classica miliardaria texana evangelica ed interventista con ironia.e'la vera vicenda dell'afghanistan invaso dai russi poi portato alla vittoria dagli stanziamenti americani in fatto di armi.colpisce la differenza tra la nostra politica e quella americana con quel tratto tipicamente yankee.manca forse un po' di pathos,ma il realismo di come siano andate le cose e' perfetto.ottime immagini di repertorio ed un inedito coinvolgimento di israele,egitto,arabia saudita accomunati dal nostro deputato nella guerra ai sovietici che sancira'il crollo dell'urss.
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ottimo film solo per gli appassionati di storia e di politica americana.interpretato benissimo ,in particolare da seymour hoffman gia' premio oscar per truman capote.julia roberts impersona la classica miliardaria texana evangelica ed interventista con ironia.e'la vera vicenda dell'afghanistan invaso dai russi poi portato alla vittoria dagli stanziamenti americani in fatto di armi.colpisce la differenza tra la nostra politica e quella americana con quel tratto tipicamente yankee.manca forse un po' di pathos,ma il realismo di come siano andate le cose e' perfetto.ottime immagini di repertorio ed un inedito coinvolgimento di israele,egitto,arabia saudita accomunati dal nostro deputato nella guerra ai sovietici che sancira'il crollo dell'urss.peccato che solo alla fine ci siano i prodromi dell'integralismo talebano che conquistera' la regione.da un punto di vista storico manca la figura di bin laden gia' allora uno dei capi della rivolta dei mhujaedin e amico e sodale degli americani.ma si sa che la censura in qualunque parte del mondo e' di moda!!!
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don64
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lunedì 1 marzo 2010
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film..realta'
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Film sul problema della guerra ambientato negli anni 80, tratto da una storia realmente o similmente accaduta.La trama molto godibile, prende lo spettatore per trascinarlo per tutta la durata del film che nel complesso e' piacevole,interessante,importante e a mio parere bello.Voto 8
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