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irisblu
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sabato 26 aprile 2008
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brano magrebino
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Il brano è "Erevan" dei Radiodervish.
Lo puoi trovare on line sul Mediablog di Entina.
Ciao
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seppia
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mercoledì 2 aprile 2008
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mazzacurati trasforma quel quadrato di terra piatt
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Una regia da poeta, attenta e sfumata non solo nelle immagini ma anche nelle parole e nei sentimenti.Ottima l'interpretazione di Giovanni
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chiari alessandro
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lunedì 31 marzo 2008
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sei grande grande grande .......... (mina)
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Come accade nella geometria, in questo film ogni inquadratura è necessaria (se in un incastro manca un pezzo, non riusciremo mai a completarlo) e sufficiente per farcene apprezzare compiutamente la bellezza. Mazzacurati, durante la realizzazione di questa opera, sembra che sia stato baciato dall’ispirazione e la migliore dimostrazione di tale affermazione è la stupenda recitazione della stragrande maggioranza degli interpreti: la credibile compostezza e determinazione di Giovanni; sua zia Giacinta, calata a pennello nella parte del burbero benefico: suo padre, che si porta il ricordo della moglie nello sguardo rassegnato e dimesso; il viso interessante ed espressivo di Mara unito ad un sorriso (e ad un comportamento) di un candore disarmante; il sorriso desolatamente struggente di chi si porta dietro il peso di una terra lasciata e del razzismo più o meno strisciante di chi lo circonda (Hassan); la pesante volgarità paesana del convincente arricchito di turno (Amos) che, nella sua arroganza, non riesce minimamente a percepire la correttezza e l’onestà con cui viene trattato da Hassan; l’intensità con cui il più che taciturno amico di Giovanni riesce ad esprimergli il suo affetto inseguendolo con l’Ape per salutarlo nel momento in cui lascia definitivamente il paese; la ruvidità del carattere di Frusta, unita alla delicatezza dimostrata uscendo dall’officina non appena entra Mara; la glaciale gelidità dell’avvocato difensore, probabilmente avvezzo a tutte le più oscene nefandezze.
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Come accade nella geometria, in questo film ogni inquadratura è necessaria (se in un incastro manca un pezzo, non riusciremo mai a completarlo) e sufficiente per farcene apprezzare compiutamente la bellezza. Mazzacurati, durante la realizzazione di questa opera, sembra che sia stato baciato dall’ispirazione e la migliore dimostrazione di tale affermazione è la stupenda recitazione della stragrande maggioranza degli interpreti: la credibile compostezza e determinazione di Giovanni; sua zia Giacinta, calata a pennello nella parte del burbero benefico: suo padre, che si porta il ricordo della moglie nello sguardo rassegnato e dimesso; il viso interessante ed espressivo di Mara unito ad un sorriso (e ad un comportamento) di un candore disarmante; il sorriso desolatamente struggente di chi si porta dietro il peso di una terra lasciata e del razzismo più o meno strisciante di chi lo circonda (Hassan); la pesante volgarità paesana del convincente arricchito di turno (Amos) che, nella sua arroganza, non riesce minimamente a percepire la correttezza e l’onestà con cui viene trattato da Hassan; l’intensità con cui il più che taciturno amico di Giovanni riesce ad esprimergli il suo affetto inseguendolo con l’Ape per salutarlo nel momento in cui lascia definitivamente il paese; la ruvidità del carattere di Frusta, unita alla delicatezza dimostrata uscendo dall’officina non appena entra Mara; la glaciale gelidità dell’avvocato difensore, probabilmente avvezzo a tutte le più oscene nefandezze. E poi le scene, alcune delle quali si incolleranno per lungo tempo ad un angolino della memoria, come quella dell’ingresso di Mara in paese; pur essendo stata girata in modo estraneo rispetto al resto del film (nel senso che questo momento è indiscutibilmente “recitato”, mentre il resto del lavoro è di una spontaneità tale che viene da chiedersi se gli attori abbiano recitato o siano stati solo gli interpreti di se stessi; forse penserete che sono matto, ma provate lo stesso ad osservare con attenzione il movimento delle corde vocali di Mara quando parla sulla porta di casa con Hassan che le è andato a chiedere scusa) ha ugualmente un grande impatto emotivo, forse esaltato dal contrasto tra il primo, leggermente titubante, sorriso che Mara spara subito e gli sguardi inquisitori degli abitanti, sguardi più adatti ad un paesino della Barbagia che ad uno del Polesine. E poi le parole scritte (“Ho sentito la vita dopo tanto tempo”) e quelle pronunciate (“E’ molto bello ma è una cosa che non posso accettare: ha tanto valore.” “Se non lo tieni tu, …….. non vale niente”). Infine “La giusta distanza”, quella che un giornalista deve assolutamente mantenere tra se stesso ed i fatti per poter essere obiettivo ma anche quella che un altro aspetto della stessa persona non deve mantenere per essere pienamente coinvolto e poter godere fino in fondo di tutte le possibilità e le occasioni che la vita offre. Film dal doppio aspetto: inizia come commedia ma finisce in dramma; facilissimo innamorarsene, a perenne ricordo dei migliori prodotti italiani, quelli caratterizzati non tanto dai soldi quanto piuttosto dalla bravura di tutte quelle categorie che ancora una volta hanno dimostrato di saper costruire sapientemente immagini degne di un grandissimo contenitore (Luca Bigazzi, un nome, una garanzia; unitamente a tutti gi sceneggiatori). Cosa volete di più dal Cinema? Io niente; mi basta che qualcuno continui a raccontare così le nostra storie.
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nano
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mercoledì 26 marzo 2008
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da vedere
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Assolutamente non banale, un film molto bello. Da non vedere se si è d'accordo con gente tipo Quentin Tarantino a cui non piacciono i film italiani e che poi pontificano la Fenech come attrice
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vittorio
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martedì 25 marzo 2008
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bel film!!
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Film interessante, semplice, che riesce con molta semplicità a mostrare la vita di provincia italiana....
Bel film che dimostra come il cinema italiano si stia finalmente elevando ad un livello più alto e come il cinema italiano stia finalmente cercando altre vie....
Bello e da vedere!!
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akillea
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mercoledì 19 marzo 2008
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uno spaccato di vita
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BELLO, BEN RECITATO,MA SOPRATUTTO REALE COME PUO'ESSERE IL QUOTIDIANO DELLA GENTE COMUNE.SENZA SBAVATURE.Nota :CONCADALBERO esiste veramente, frazione di CORREZZOLA (Erroneamente dato per inventato su alcune recensioni giornalistiche)
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vincent
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lunedì 17 marzo 2008
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ludovica 6 unica
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Il film è bellissimo, così come i protagonisti sono di una bravura incredibile. Da cinefilo posso dire che il cinema italiano grazie a films simili può solo sperare bene e tornare ai fasti di una volta. Una volta sul treno incontrai una giovane attrice con la quale scambiai due battute proprio sul cinema e tutto ciò che è arte, ci vedemmo, facemmo quattro passi, stemmo a parlare di notte,io e lei con alle spalle la mitica Fontana di Trevi,io non dimenticherò e so, senza presunzione, che anche per lei sarà così, non si possono dimenticare certe emozioni, nè esprimere, come quelle che ti può dare solo l'arte, come il cinema, quello vero però..Vincent. La mia mail è: f_vspina@yahoo.it
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darione 86
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martedì 11 marzo 2008
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bel thriller "leggero"
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Complimenti,veramente carino il film. Trovo superba l'attrice che fa la parte di "mara" e ottima anche l'idea della storia di sfondo del giovane giornalista. Il colpo di scena finale è da applausi.Ero scettico, ma una volta vista sono rimasto favorevolissimamente coinvolto e compiaciuto.
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valentino
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mercoledì 20 febbraio 2008
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un film mazzacurati al 100%,interpreti eccellenti.
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Un film 'Mazzacurati al 100%', chi lo ama e lo conosce trova in questa pellicola tutto ciò che spera e si aspetta dal regista e ne gode appieno. Ho apprezzato interamente quanto narrato.
Bello, intimo, allo stesso tempo sociale.
Fotografia splendida, forte dei paesaggi piatti del Delta del Po che conferiscono il giusto contesto alle tematiche narrate. Una storia d'amore credibile, a tratti poetica. Un finale da giallo che regge bene. Attori eccellenti con interpretazioni straordinarie, a tratti emozionanti. Tocca temi rilevanti come la solitudine, l'immigrazione e l'integrazione sociale, la giustizia. La vita della campagna, quella del polesine, che ancora rimane tale: lontana persino dalla periferia.
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Un film 'Mazzacurati al 100%', chi lo ama e lo conosce trova in questa pellicola tutto ciò che spera e si aspetta dal regista e ne gode appieno. Ho apprezzato interamente quanto narrato.
Bello, intimo, allo stesso tempo sociale.
Fotografia splendida, forte dei paesaggi piatti del Delta del Po che conferiscono il giusto contesto alle tematiche narrate. Una storia d'amore credibile, a tratti poetica. Un finale da giallo che regge bene. Attori eccellenti con interpretazioni straordinarie, a tratti emozionanti. Tocca temi rilevanti come la solitudine, l'immigrazione e l'integrazione sociale, la giustizia. La vita della campagna, quella del polesine, che ancora rimane tale: lontana persino dalla periferia. Temi importanti raccontati ed approfonditi per quanto necessario allo scorrere fluido della storia e del film, senza cadere nel superficiale.
Lo rivedrei subito.
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claudio
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lunedì 18 febbraio 2008
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da vedere
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