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paolp78
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lunedì 24 luglio 2023
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temi difficili, trattati con leggerezza
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Le pellicole che trattano le tematiche più scottanti sono generalmente impegnate, sostenute e quasi sempre espressione di quel cinema d’autore che riscuote consenso tra i critici, ma non tra il grande pubblico visto che spesso accade che non se li guarda quasi nessuno. Questo film, diretto dal talentuoso Jason Reitman, figlio di Ivan (il regista di pellicole di successo come “Ghostbusters”), riesce a parlare di argomenti delicati come la maternità, le prime esperienze sessuali tra adolescenti, l’aborto, l’adozione e la responsabilità genitoriale, con leggerezza narrativa ma al contempo anche con la giusta attenzione e con una sorprendente profondità.
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Le pellicole che trattano le tematiche più scottanti sono generalmente impegnate, sostenute e quasi sempre espressione di quel cinema d’autore che riscuote consenso tra i critici, ma non tra il grande pubblico visto che spesso accade che non se li guarda quasi nessuno. Questo film, diretto dal talentuoso Jason Reitman, figlio di Ivan (il regista di pellicole di successo come “Ghostbusters”), riesce a parlare di argomenti delicati come la maternità, le prime esperienze sessuali tra adolescenti, l’aborto, l’adozione e la responsabilità genitoriale, con leggerezza narrativa ma al contempo anche con la giusta attenzione e con una sorprendente profondità.
Reitman non dà mai l’impressione di prendersi troppo sul serio, adottando uno stile giovanile che rende il film accattivante per il grande pubblico, ma anche adatto a veicolare il messaggio pedagogico che in definitiva l’opera riesce a dare.
La forza della pellicola sta nel saper creare un piacevole intrattenimento mentre sono analizzate e descritte senza tanti fronzoli complesse dinamiche psicologiche: questo connubio colpisce particolarmente, costituendo l'elemento caratterizzante l'opera.
La protagonista del film è la giovane attrice canadese Ellen Page (oggi Elliot a seguito del cambio di sesso), autrice di una interpretazione alquanto sbarazzina e bizzarra del personaggio, che risultò molto azzeccata ed accattivante. Ci sono poi le ottime performance di Jennifer Garner, Jason Bateman, Allison Janney e J. K. Simmons, tutti davvero molto adatti ai ruoli loro assegnati. Infine si ricorda il divertente Michael Cera che assolve alla funzione di valvola di sfogo ironica del film.
Il punto di vista con cui vengono analizzate le questioni oggetto della narrazione è certamente quello che si è affermato come dominante nella società attuale; tale visuale non viene imposta con pesantezza o in modo irritante, bensì con una riuscita naturalezza.
Ottimo il ritmo scorrevole che Reitman riesce a dare alla pellicola.
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ciccio capozzi
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lunedì 14 aprile 2008
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l’autonomia consapevole delle scelte di una donna
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Juno è una quindicenne che resta incinta. Decide di non abortire e di dare il figlio ad una coppia che lo desideri, e che sia in grado di dargli affetto. Pluricadidato agli Oscar 08, ha vinto quello per la migliore sceneggiatura originale, di un’esordiente, Diablo Cody, che in realtà si chiama Brook Boosey: e non c’è dubbio che questa sia uno dei suoi punti di forza. L’altro è l’attrice protagonista, in realtà ventunenne, E.Page. Il suo personaggio è un insieme di freschezza adolescenziale , tenera, ma non indifesa ingenuità, energia, intelligenza e senso autoironico, che non le viene mai meno. La regia (del figlio di Ivan Reitman), ha ben amalgamato i diversi spunti insoliti, assicurando un’atmosfera narrativa intelligentemente in bilico tra la commedia adolescenziale, e lo spaccato intergenerazionale, nonchè un efficace, svelto, ma attento spaccato di sonnolenta realtà provinciale.
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Juno è una quindicenne che resta incinta. Decide di non abortire e di dare il figlio ad una coppia che lo desideri, e che sia in grado di dargli affetto. Pluricadidato agli Oscar 08, ha vinto quello per la migliore sceneggiatura originale, di un’esordiente, Diablo Cody, che in realtà si chiama Brook Boosey: e non c’è dubbio che questa sia uno dei suoi punti di forza. L’altro è l’attrice protagonista, in realtà ventunenne, E.Page. Il suo personaggio è un insieme di freschezza adolescenziale , tenera, ma non indifesa ingenuità, energia, intelligenza e senso autoironico, che non le viene mai meno. La regia (del figlio di Ivan Reitman), ha ben amalgamato i diversi spunti insoliti, assicurando un’atmosfera narrativa intelligentemente in bilico tra la commedia adolescenziale, e lo spaccato intergenerazionale, nonchè un efficace, svelto, ma attento spaccato di sonnolenta realtà provinciale. E’ stato presentato come film “antiabortista”. Si: la ragazza decide di non abortire; ma con l’identica sicurezza, d’accordo con i saggi genitori, decide di “dare in affidamento” per sempre suo figlio, perdendo ogni titolo alla stato di madre. Mentre invece è un’opera che riflette, autobiograficamente per la sceneggiatrice, fuori dagli schemi, sull’autonomia consapevole che deve caratterizzare le scelte di una donna, a partire dalla giovanissima età. Il film sfiora la drammaticità insita in questa angolatura. Ma la rende più efficace, perché ce la presenta in un clima da commedia: mi riferisco sia alla solitudine di Juno, che vive questa fase con ovvia difficoltà; ma soprattutto all’aspirante madre. L’impossibilità di questa di avere figli, ha generato un desiderio di averne, che è diventato quasi un’ossessione, tale da spaventare il marito; ma non la fa demordere da questo struggimento disperato. L’interpretazione che ne dà J. “Alias” Garner è da manuale per la sua composta, ma dolorosa intensità. Al suo dramma fa da specchio la pochezza adolescenziale del marito, che “gioca” ancora con i fumetti e la chitarra. Anche questo è un personaggio ben definito: ci è presentato come maturo, affascinante, in grado di colpire un’adolescente; ma in realtà è spaventato dalle difficoltà della vita. E la scelta di Juno, di affidare alla madre, lo stesso benché single, suo figlio, è in linea con la ricerca dell’autonomia. Ma fondata sul desiderio di ispirare le scelte di base su un reale amore, sincero e totale, com’è quello che la donna può nutrire per il figlio a lei affidato. Così sono ben curate tutte le altre figure di contorno, come il fidanzatino: la storia sentimentale tra lui e Juno è costruita con grande delicatezza e originalità, anche di commento musicale.
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peppe97
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giovedì 24 febbraio 2011
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una pellicola "da commedia non movimentata"
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Questo film oltre ad essere vuoto dal punto di vista degli effetti speciali,forse possiede qualcosa nelle questioni sentimentali:non mancano,infatti,le scene a sfondo riflessivo ed amoroso.Perciò credo che non sia stato affatto difficile conquistare l'oscar nel 2007 nella scenegiatura,visto che anche quest'ultima è "povera" nell'abbelimento e arricchimmento dei particolari.Sicuramente,sia se i dialoghi sarebbero stati utilizzati con più frequenza e,sia se il linguaggio avrebbe avuto meno termini "sporchi",forse questa pellicola avrebbe avuto un successo maggiore da tutti i punti di vista
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anne
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lunedì 28 luglio 2008
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c'era puzza di dentista là dentro
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Forse sono l'unica voce fuori coro, l'unica a cui non è piaciuto questo film. Allora, premetto che io ho la stessa età di Juno, che non ho grandi esperienze nella critica, ma volevo dire quello che penso. Questo film non mi ha detto niente. Sono entrata nel cinema con mia cugina piena di speranze, pensando di vedere una commedia fuori dal convenzionale che ti facesse riflettere e commuovere, e invece nessuna reazione.
Non mi sono piaciuti i genitori di lei -come fanno a non battere ciglio e lasciare che lei schiaffi un bambino alla prima coppia che trova, invece di aiutarla a crescerlo, a trovare una soluzione insieme a lei?- e nemmeno i dialoghi troppo sboccati ("Zeus se le trombava tutte ma io sono sicura che Giunone era la moglie", "Non sei tu che devi fartelo uscire dalla passera") o le battute desolanti ("A che punto sei [ovviamente vista la situazione del dialogo con la gravidanza]?" "Sono al 3° anno", "Lo sapete che in Cina danno via i bambini come gli I-Pod? Sì, li infilano nel.
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Forse sono l'unica voce fuori coro, l'unica a cui non è piaciuto questo film. Allora, premetto che io ho la stessa età di Juno, che non ho grandi esperienze nella critica, ma volevo dire quello che penso. Questo film non mi ha detto niente. Sono entrata nel cinema con mia cugina piena di speranze, pensando di vedere una commedia fuori dal convenzionale che ti facesse riflettere e commuovere, e invece nessuna reazione.
Non mi sono piaciuti i genitori di lei -come fanno a non battere ciglio e lasciare che lei schiaffi un bambino alla prima coppia che trova, invece di aiutarla a crescerlo, a trovare una soluzione insieme a lei?- e nemmeno i dialoghi troppo sboccati ("Zeus se le trombava tutte ma io sono sicura che Giunone era la moglie", "Non sei tu che devi fartelo uscire dalla passera") o le battute desolanti ("A che punto sei [ovviamente vista la situazione del dialogo con la gravidanza]?" "Sono al 3° anno", "Lo sapete che in Cina danno via i bambini come gli I-Pod? Sì, li infilano nel..."). Nemmeno come vengono dipinti gli adolescenti mi è piaciuto: Juno ha sedici anni ma per come si veste ne dimostra 6 in meno, ha le macchinine in camera sua e parla di bambini come se fossero fagioli. D'accordo, le è successa una cosa più grande di lei, però io non credo che noi sedicenni siamo talmente stupidi da non riuscire a comprendere, almeno un pizzico, che una vita sta nascendo dentro di noi, una vita indesiderata ma meritevole di vedere la luce del giorno.
Molto stereotipati i compagni di scuola (la cheerleader, il nerd, l'amica etc) ... E soprattutto pare che in questo film i ragazzi non abbiano aspettative verso la prima volta, non abbiano paura dell'ignoto e, parlo per esperienza, invece questi sentimenti li abbiamo. In questo film, loro semplicemente si dicono: "Andiamo al cinema... ehi, anzi no, restiamo qui e facciamo sesso". Paff. Dal nulla. Sono molto sboccati, guidano le macchine illudendosi di essere grand(se si può chiamare macchina quella specie di camion che ha Juno...), fanno sesso e non sanno che caspita combinano, perché non hanno nient'altro da fare. Patetica mi è sembrata la scena di Juno e Paulie nel letto di ospedale, che piangono per ciò che è avvenuto, e non vogliono neanche vedere il bambino (IL LORO FIGLIO, CA**O!!!!!!!) E' possibile che dopo il dolore del parto, appena suo figlio viene fuori, lei non provi nulla, non sappia che l'ha fatto lei, quel bimbo, non un brivido?
Secondo me, film che hanno saputo rendere bene gli adolescenti sono, nella commedia, "Mean Girls", con la tensione del liceo, i gruppetti, le situazioni tragicomiche... E nel drammatico, "l'Attimo Fuggente", capace di delineare il carattere di ognuno della Setta dei Poeti Estinti. Non certo Juno! Non capisco sinceramente il tanto attaccamento della critica, spietata nei confronti di certi film, e melensa e bonaria verso questo -tralaltro è scritto da una spogliarellista...-, e i messaggi che vuole lanciare non mi colpiscono in alcun modo. Sono solo sfiorati, come hanno detto tutti, per questo mi sembrano insipidi. Sicuramente è un film furbetto, però in sincerità non lo trovo né straordinario, né un capolavoro.
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P.S.: Una cosa: per favore, non dite "ragazzina" quando parlate di sedicenni, anche se ne parlate bene, perché alle nostre orecchie suona come un tentativo di sminuirci, come se significasse che non sappiamo pensare. E vi assicuro che invece una testa l'abbiamo.
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[+] d'accordo in pieno su tutto
(di bea)
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[+] dimostrazione di quello che hai scritto....
(di tami)
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(di robi..)
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(di kris)
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[+] adulti oggi, di nuovo ragazzini domani...
(di gus da mosca)
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[+] vero!! non sei l'unica a cui non è piaciuto
(di puzzlely)
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(di miriam e giulia indignate)
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[+] viva miriam e giulia!
(di carol)
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