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ana maria
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mercoledì 19 dicembre 2007
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in questo mondo libero
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però stato mi ha fatto molto piacere voglio vederlo adesso che vecchio rigrazia noi anderemo in cinema spazio anteo per via milazzo
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jack
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martedì 11 dicembre 2007
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stupendo
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gabry
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lunedì 26 novembre 2007
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in questo mondo di loach
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Angie,ragazza madre licenziata per l'ennesima volta,decide di mettersi in proprio con l'aiuto di un'amica, offrendo lavoro precario ad extracomunitari per lo più. Dall'altra parte della barricata angie diventa da sfruttata a sfruttatrice speculando su situazioni di povertà a suo beneficio, indurendosi a tal punto che non esita a denunciare alla poizia un accampamento di clandestini.Tra l'altro ha un rapporto contrastante col padre, lontano da un mondo che sta correndo troppo in fretta e l'inadeguato ruolo di madre con un figlio che sta crescendo.
Unico elemento equilibrante nel film, il giovane polacco con il quale Angie intreccia una fugace relazione, un ragazzo pulito ancora intonso, non ancora corroso da uno spietato sistema che stritola i più deboli, un'oasi a cui lei vi attinge nei poci momenti di dolcezza che si concede.
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Angie,ragazza madre licenziata per l'ennesima volta,decide di mettersi in proprio con l'aiuto di un'amica, offrendo lavoro precario ad extracomunitari per lo più. Dall'altra parte della barricata angie diventa da sfruttata a sfruttatrice speculando su situazioni di povertà a suo beneficio, indurendosi a tal punto che non esita a denunciare alla poizia un accampamento di clandestini.Tra l'altro ha un rapporto contrastante col padre, lontano da un mondo che sta correndo troppo in fretta e l'inadeguato ruolo di madre con un figlio che sta crescendo.
Unico elemento equilibrante nel film, il giovane polacco con il quale Angie intreccia una fugace relazione, un ragazzo pulito ancora intonso, non ancora corroso da uno spietato sistema che stritola i più deboli, un'oasi a cui lei vi attinge nei poci momenti di dolcezza che si concede.
Sarà proprio il ragazzo a dare ad Angie una piccola lezione di vita , rifiutando il denaro di lei(un favore si ricambia con un altro favore), prima di ritornare nella sua terra.
Film godibile dal punto di vista narrativo, incalzante nelle scene e nei dialoghi,anche se ha il sapore del "già visto", del resto Ken Loach, a parte un paio di tentativi "sentimentali" ritorna ai suoi temi preferiti e che in fondo gli riescono meglio.Nel complesso un buon film, da consigliare.
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pigna
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domenica 25 novembre 2007
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un film di riflessione
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Un film necessariamente deve dare qualcosa e quelli di Loach insegnano ... In questo mondo libero una storia di lavoro e immigrazione. Il personaggio di Angie, personaggio determinato ad arrivare in ambito lavorativo alterna momenti di crudeltà estrema a momenti di inaspettato buonismo ... film che traspone i difetti più marcati nell'"uomo al potere" ad una donna, è infatti Angie, che in un primo momento "sfruttata" tratterà un uomo da oggetto stravolgendo una situazione ormai collaudata... Attrice bravissima
Qualche errore registico ovvero una giraffa che spunta a inizio film ... E un casco che compare e scompare magicamente !!! buon film da vedere anche se gli errori ad un regista così non si perdonano !!!!
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pippen
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sabato 10 novembre 2007
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bel sito
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PIPPEN84.SPACES.LIVE.COM VI ASPETTO
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paolo
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lunedì 29 ottobre 2007
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una riflessione moderna
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Siamo uomini o portafogli?
Il mondo ci ha insegnato che non ci sono altri valori che quelli espressi dal saldo del conto corrente; è questa la riflessione che mi è venuta in mente guardando questo film, che è sì un pugno nello stomaco, ma che invita lo spettatore a riflettere sulla pochezza delle nostre ambizioni, sulla ristrettezza degli orizzonti impostaci dall'economia di mercato.
Non siamo piu' esseri umani ma siamo semplicemente dei soggetti economici, in un universo dove le regole del mercato hanno oltrepassato il loro limite, quando non servono piu' a migliorare la vita dell'umanità ma semplicemente a migliorare le condizioni economiche dei pochi, di coloro che piu' spregiudicatamente cavalcano le opportunità loro offerte infischiandosi della moralità, della correttezza, dell'umanità che si dovrebbe avere per gli altri.
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Siamo uomini o portafogli?
Il mondo ci ha insegnato che non ci sono altri valori che quelli espressi dal saldo del conto corrente; è questa la riflessione che mi è venuta in mente guardando questo film, che è sì un pugno nello stomaco, ma che invita lo spettatore a riflettere sulla pochezza delle nostre ambizioni, sulla ristrettezza degli orizzonti impostaci dall'economia di mercato.
Non siamo piu' esseri umani ma siamo semplicemente dei soggetti economici, in un universo dove le regole del mercato hanno oltrepassato il loro limite, quando non servono piu' a migliorare la vita dell'umanità ma semplicemente a migliorare le condizioni economiche dei pochi, di coloro che piu' spregiudicatamente cavalcano le opportunità loro offerte infischiandosi della moralità, della correttezza, dell'umanità che si dovrebbe avere per gli altri.
E' il fallimento di questa economia dove gli esseri umani servono solamente da tramite per il guadagno ed lucro spregiudicato.
Il film è ambientato nello squallore della vita riservata ai molti che fanno parte della schiera dei proletari, resa ancora piu' squallida dal fatto che stavolta sono sotto-proletari, la protagonista (brava) rinuncia a tutta la sua moralità in cambio dell'eden rappresentato dai soldi; rinuncia anche alla propria sicurezza, alla sicurezza per suo figlio; coinvolge la sua amica Rosy nell'impresa di fregare il prossimo, anche quando questo risveglia una grande pietà.
E'un film da vedere, fà pensare anche su ciò cge abbiamo apparenremente metabolizzato, anche stav ilta bravo Lorach!
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ruido en la kalle
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domenica 21 ottobre 2007
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un ken loach che avrebbe fatto invidia a zola !
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Scontri di civiltà?
Scontri di classe?
Globalizzazione?
Per poter interpretare questo film bisogna fare un salto ancora più indietro.
Fino alla tratta degli schiavi.
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francesco
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lunedì 15 ottobre 2007
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crudelia demon
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La storia di Angie, "bionda homini lupa" che si sente autorizzata a sfruttare perche' sfruttata, preda e predatrice nella catena alimentare della nuova giungla multietnica (anche quando si tratta di trovare un uomo per il sabato notte), offre un'attualissima occasione di riflessione sui meccanismi selvaggi e immorali della società della "totalmente libera impresa". Che piombano sullo spettatore come quel finale-mannaia, secco e improvviso. Mentre negli occhi ci resta un mucchietto di banconote passato di mano e appena inquadrato.
Perche' tanto il mercato non si ferma e la battaglia per il pane infuriava prima e infuriera' dopo lo spazio di vita narrato nel film. Loach (e Paul Laverty, il suo storico avvocato-sceneggiatore) giocano tutto intorno a un personaggio femminile al tempo stesso comprensibile e inaccettabile, vittima e carnefice, vestito di suggestioni da cinema e rotocalco: un po' moto-dark lady armata di cellulare e spiccioli di sesso, un po' Crudelia Demon in pelliccia maculata che spiega all'antichissimo padre come hanno risistemato il mondo, un po' "soccer mom" che si agita, falsamente casual, a bordocampo.
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La storia di Angie, "bionda homini lupa" che si sente autorizzata a sfruttare perche' sfruttata, preda e predatrice nella catena alimentare della nuova giungla multietnica (anche quando si tratta di trovare un uomo per il sabato notte), offre un'attualissima occasione di riflessione sui meccanismi selvaggi e immorali della società della "totalmente libera impresa". Che piombano sullo spettatore come quel finale-mannaia, secco e improvviso. Mentre negli occhi ci resta un mucchietto di banconote passato di mano e appena inquadrato.
Perche' tanto il mercato non si ferma e la battaglia per il pane infuriava prima e infuriera' dopo lo spazio di vita narrato nel film. Loach (e Paul Laverty, il suo storico avvocato-sceneggiatore) giocano tutto intorno a un personaggio femminile al tempo stesso comprensibile e inaccettabile, vittima e carnefice, vestito di suggestioni da cinema e rotocalco: un po' moto-dark lady armata di cellulare e spiccioli di sesso, un po' Crudelia Demon in pelliccia maculata che spiega all'antichissimo padre come hanno risistemato il mondo, un po' "soccer mom" che si agita, falsamente casual, a bordocampo. In casa tiene la foto della Monroe ma anche la sua e' un'innocenza perduta da secoli. Rimpiango forse l'ironia nera di film di Loach come "Riff Raff" oppure "Piovono pietre", magari personaggi più compiuti come il protagonista di "My name is Joe" e tuttavia Angie non puo' che essere sempre una figura precaria. Come me, come tanti, come troppi. Da vedere, da discutere.
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attalo
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giovedì 11 ottobre 2007
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la qualità del realismo
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Dopo le puntate sulla commedia sentimentale interraziale(Un bacio appassionato) e sul dramma storico(Il vento che accarezza l'erba), in entrambi i casi con esiti discutibili, Ken il rosso torna alle tematiche che preferisce, quelle dello sfruttamento e del lavoro, anche se in chiave globalizzata.
Non tutto è perfetto nella sceneggiatura(tutto il tema del "privato" della protagonista non appare bene a fuoco) ma il film, soprattutto nell'asciutto finale, ha l'essenzialità delle cose migliori di Loach; ed è molto azzeccata l'idea di individuare la protagonista in una perdente, a propria volta schiacciata dal bisogno, e non solo dall'ambizione, (quasi) come i soggetti che sfrutta
Certo, quello che dicono i detrattori di Loach è vero.
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Dopo le puntate sulla commedia sentimentale interraziale(Un bacio appassionato) e sul dramma storico(Il vento che accarezza l'erba), in entrambi i casi con esiti discutibili, Ken il rosso torna alle tematiche che preferisce, quelle dello sfruttamento e del lavoro, anche se in chiave globalizzata.
Non tutto è perfetto nella sceneggiatura(tutto il tema del "privato" della protagonista non appare bene a fuoco) ma il film, soprattutto nell'asciutto finale, ha l'essenzialità delle cose migliori di Loach; ed è molto azzeccata l'idea di individuare la protagonista in una perdente, a propria volta schiacciata dal bisogno, e non solo dall'ambizione, (quasi) come i soggetti che sfrutta
Certo, quello che dicono i detrattori di Loach è vero. Ossia che è un regista che non mette in discussione la sua poetica da almeno quindici anni e che il suo cinema ha un'ottica realista che prescinde troppo da qualsiasi valore aggiunto.
Ma se il cinema non deve soltanto indurre elementi di riflessione sul reale, è certo che può essere "anche" questo.
Loach ha fatto di questa prospettiva il suo obiettivo, e di tanto bisogna continuare a ringraziarlo.
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bagigi
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giovedì 11 ottobre 2007
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la storia recente ha spuntato le armi di loach
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A me pare che Ken Loach si stia un po’ inaridendo: già da qualche film fa (da “Sixteen”, se non ricordo male) la sua consueta grinta e la lucida capacità di graffiare realtà e personaggi che la popolano mi sembra un tantino affievolita, assopita. Non vorrei (ma non lo escludo) che si tratti di una sorta di rassegnazione, come se lo stimolo alla denuncia fosse diventato in Loach stesso fisiologico e non sia più l’effetto della stimolante, arrabbiata “febbre” dei film precedenti. Chissà, il tempo che passa, la società civile che degenera sempre più in croniche patologie di ingiustizia e disuguaglianza sempre più radicate e mutanti in virus sempre più letali, forse sta (ahimè!!!) spuntando le armi a questo ottimo regista e forse a tutto il cinema che a lui somiglia.
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A me pare che Ken Loach si stia un po’ inaridendo: già da qualche film fa (da “Sixteen”, se non ricordo male) la sua consueta grinta e la lucida capacità di graffiare realtà e personaggi che la popolano mi sembra un tantino affievolita, assopita. Non vorrei (ma non lo escludo) che si tratti di una sorta di rassegnazione, come se lo stimolo alla denuncia fosse diventato in Loach stesso fisiologico e non sia più l’effetto della stimolante, arrabbiata “febbre” dei film precedenti. Chissà, il tempo che passa, la società civile che degenera sempre più in croniche patologie di ingiustizia e disuguaglianza sempre più radicate e mutanti in virus sempre più letali, forse sta (ahimè!!!) spuntando le armi a questo ottimo regista e forse a tutto il cinema che a lui somiglia. Non per niente… da “Riff Raff” a oggi di cose nel mondo ne sono accadute tante, e nessuna è andata (ahimè!!!) nel senso sperato da Loach, cioè a dire che gli operai di allora, oggi, stanno certamente peggio. E “In Questo Mondo Libero” lo si vede benissimo.
Peccato però uscire dalla sala senza sentire “nella pancia”, come in passato accadeva, quel desiderio, quella speranza di un mondo più giusto, quel pessimistico entusiasmo che spronava alla “resistenza” che film come “Raining Stone” o “Ladybird Ladybird” sapevano trasmettere.
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