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frank80
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venerdì 22 febbraio 2008
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ben fatto
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Bel film, grandissimo l'attore protagonista. Da vedere assolutamente. Questo 2008 si è aperto alla grande.
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wesee
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giovedì 21 febbraio 2008
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un bel film ma
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a mio avviso anche leggermente pesante come le sue musiche.
Bravissimo Day-Lewis, lui si è da oscar.
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darjus
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mercoledì 20 febbraio 2008
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il brusco risveglio dell'america dal sangue nero
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Dopo un lungo sonno anche l’America ha il suo brusco risveglio (come capita nel corso del film sia a Daniel Plainview sia ad Eli Sunday, in più occasioni destati di soprassalto da brutte notizie inaspettate). È un risveglio amaro e violento che ha la forza della luce solare che colpisce il viso fuori di una miniera e scoperchia un cuore nero e pulsante, incapace di arrestarsi di fronte a nulla, perché accecato dall’ambizione, dall’avidità e dalla sete di potere. Il cuore nero dell’America pulsa tanto nel mellifluo e saprofita Sunday, predicatore impostore che tenta di unire gli uomini dietro un credo di urla e illusioni, quanto nell’arido e individualista Plainview, cacciatore di petrolio disposto a tutto pur di arricchirsi, ma privato del senso di vivere.
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Dopo un lungo sonno anche l’America ha il suo brusco risveglio (come capita nel corso del film sia a Daniel Plainview sia ad Eli Sunday, in più occasioni destati di soprassalto da brutte notizie inaspettate). È un risveglio amaro e violento che ha la forza della luce solare che colpisce il viso fuori di una miniera e scoperchia un cuore nero e pulsante, incapace di arrestarsi di fronte a nulla, perché accecato dall’ambizione, dall’avidità e dalla sete di potere. Il cuore nero dell’America pulsa tanto nel mellifluo e saprofita Sunday, predicatore impostore che tenta di unire gli uomini dietro un credo di urla e illusioni, quanto nell’arido e individualista Plainview, cacciatore di petrolio disposto a tutto pur di arricchirsi, ma privato del senso di vivere. Andersson scava nel cuore dei suoi modelli simbolo e vi trova il sangue nero (il titolo originale è “There will be blood”) di una terra arida e fredda, nonché tutta la barbara insulsaggine della conquista per la conquista, del possesso per il possesso, dell’ambizione per l’ambizione. A dispetto del dualismo che rappresenta da un lato il capitalismo selvaggio, dall’altra il conservatorismo bieco e bigotto sostenuto dalla chiesa, il regista californiano si concentra essenzialmente sul personaggio interpretato, in modo magnifico, da Daniel Day-Lewis. Già dal nome (Plainview: vista chiara) si comprende che sarà attraverso la sua persona che scorgeremo più chiaramente i segreti e i misfatti della “terra di frontiera”: è il carattere ruvido e gretto di Plainview, incapace di guardarsi dentro e di accettare emozioni, fallimenti e compassione, che rispecchia una storia americana fatta di conquiste, inganni e sangue. È il sangue che giace nel sottosuolo da cui ha origine l’America della modernità ed è il sangue che ci sarà in superficie quando questa farà i conti con i suoi mostri e nulla, tanto meno le bugie dei predicatori, sarà in grado di fermarlo. Andersson abbandona i toni apertamente moralisti (non piovono rane) e la coralità di Magnolia e, concentrandosi su una figura singola, per quanto invadente e ingombrante grazie all’eccellente e indimenticabile lavoro di Lewis, realizza un film straniante, privo di certezze o appigli concreti e che, pur ricordando “La morte corre sul fiume”, non assomiglia a niente di quello che si vede nel panorama cinematografico. Uno sguardo amaro, lucido e al tempo stesso selvaggiamente violento, che si giova di una tecnica registica raffinata e classicheggiante (come nelle riprese in campo lungo o nei primi piani ravvicinatissimi sulla faccia del protagonista). Ottimi costumi, scenografie, fotografia e le musiche di Jonny “Radiohead” Greenwood. All’altezza il cast, con un encomio per Dano che sa dare spessore al suo sordido personaggio. Ma dobbiamo ripeterci ancora: Daniel Day-Lewis, che recita con gli occhi, il corpo distorto e la voce possente e penetrante, è davvero mostruoso. ***½
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keir
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mercoledì 20 febbraio 2008
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la grande illusione
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Il Petroliere mi è sembrato essere un atto di cupidigia visionaria di Anderson nei confronti di D.D. Lewis, laddove si dimostra ingordo per la persona e sazio per il personaggio.
Sebbene sottolinei con tutto l’impianto formale l’epicità della vicenda, è un film estremamente lungo per la storia che descrive e carica lo spettatore di aspettative in cui il sangue è solo valvola di sfogo, ma non risoluzione.
Tradisce il patto narrativo quando si presenta come una trama immediata, semplice come le parole del suo protagonista - imbonitore del concreto che fa da contraltare all’antagonista imbonitore dell’astratto -, che però scioglie i suoi punti nodali in situazioni dalla linearità piuttosto discutibile (in primis la psicopatologia dei personaggi).
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Il Petroliere mi è sembrato essere un atto di cupidigia visionaria di Anderson nei confronti di D.D. Lewis, laddove si dimostra ingordo per la persona e sazio per il personaggio.
Sebbene sottolinei con tutto l’impianto formale l’epicità della vicenda, è un film estremamente lungo per la storia che descrive e carica lo spettatore di aspettative in cui il sangue è solo valvola di sfogo, ma non risoluzione.
Tradisce il patto narrativo quando si presenta come una trama immediata, semplice come le parole del suo protagonista - imbonitore del concreto che fa da contraltare all’antagonista imbonitore dell’astratto -, che però scioglie i suoi punti nodali in situazioni dalla linearità piuttosto discutibile (in primis la psicopatologia dei personaggi).
Detto questo va anche dato rilievo all’assoluta eccellenza registica dell’autore (splendido il piano sequenza relativo all’incendio del pozzo di petrolio ed efficacissima la musica), capace di fondere perfettamente il contenuto con l’ambiente e di offrire la potenza visiva necessaria a percepire le meravigliose scenografie. Magistrale la fotografia. Perfetti i costumi e la confezione dei personaggi, finalmente realistici protagonisti del loro tempo e non ragazzotti hollywoodiani mascherati.
Monumentale Daniel Day Lewis nell’incarnazione dell’alter-ego Daniel (Plainview), capace di portare davanti al pubblico la saga di un uomo bigger than life, ma arido e solo come un grano della terra che cerca in tutti i modi di violare.
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(di lino)
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aramis3
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mercoledì 20 febbraio 2008
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bello
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Sarà che sono di parte (Daniel Day-Lewis) a me il film è piaciuto.
Questo è un attore che spessissimo riesce a donare pathos in tutti i suoi film. Grande attore indubbiamente, del resto... Nel nome del padre e Gangs of New York parlano da soli.
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il. prof.egizio domenico
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martedì 19 febbraio 2008
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il prof. egizio domenico: solo per pochi
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UNA STORIA DI PETROLIO, DI RICCHEZZA E DI SANGUE AMBIENTATA NELLA CALIFORNIA DEGLI ANNI 20, CHE PROFUMA DELLA GRANDE TRADIZIONE LETTERARIA DELL'AMERICA DI STEINBECK E DOS PASSOS, RILETTA IN CHIAVE EPICA DAL PREMIO OSCAR PAUL THOMAS ANDERSON E CON UN'INTERPRETAZIONE DA OSCAR DI DANIEL DAY LEWIS, CHE INCARNA L'ALTRA FACCIA DEL SOGNO AMERICANO. LAVORO DALLA COMPATTEZZA E DAL MINIMALISMO VERAMENTE SORPRENDENTI.
GRANDE CAPOLAVORO.
[+] ben tornato prof.
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(di )
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[+] finalmente!
(di chicca86)
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[+] ringrazio tutti per i vostri attestati di stima!
(di il. prof.egizio domenico)
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[+] felice ritorno
(di genio)
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(di pappone)
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(di ..............)
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[+] bravo prof
(di la nemesi del prof egizio)
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(di nicola da bologna)
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sbaffo
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lunedì 18 febbraio 2008
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soldi buttati
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con i punti del supermercato poli ce la siamo cavata senza spendere nulla, ma se avessi dovuto pagare il biglietto alla fine del film l'avrei fatto ingoiare al regista..l'unica nota positiva è la grande interpretazione del mitico Daniel Day Lewis..
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antonello villani
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lunedì 18 febbraio 2008
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l'america dei pionieri in un'opera disturbante
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E’ una sensazione di profonda amarezza quella che si prova alla proiezione del film “Il petroliere”. Perché l’inferno invade lo spettatore gia’ dalle prime scene, quando il protagonista cerca con avidita’ l’oro nero tra le pietre arroventate mentre per venti lunghissimi minuti si vedono solo il piccone che frantuma la roccia e la tragedia che di lì a poco si consumerà. Incidente o omicidio? Il regista di “Magnolia” firma un autentico capolavoro, traendo dal libro di Upton Sinclair –controversa biografia di Edward L. Doheny, magnate del petrolio vissuto nei primi anni del ‘900- un film epico girato alla vecchia maniera: piani lunghi, corsa all’Eldorado, tragedie familiari all’ombra del capitalismo più sfrenato.
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E’ una sensazione di profonda amarezza quella che si prova alla proiezione del film “Il petroliere”. Perché l’inferno invade lo spettatore gia’ dalle prime scene, quando il protagonista cerca con avidita’ l’oro nero tra le pietre arroventate mentre per venti lunghissimi minuti si vedono solo il piccone che frantuma la roccia e la tragedia che di lì a poco si consumerà. Incidente o omicidio? Il regista di “Magnolia” firma un autentico capolavoro, traendo dal libro di Upton Sinclair –controversa biografia di Edward L. Doheny, magnate del petrolio vissuto nei primi anni del ‘900- un film epico girato alla vecchia maniera: piani lunghi, corsa all’Eldorado, tragedie familiari all’ombra del capitalismo più sfrenato. Daniel Plainview –magistralmente interpretato da Daniel Day Lewis- rappresenta l’imprenditore misantropo che scende a patti col diavolo, il pioniere yankee che sacrifica gli affetti e baratta l’anima immolandosi al dio denaro, mentre un falso profeta –inquietante l’attore Paul Dano- parla di espiazione e redenzione con l’entusiasmo fanatico di un predicatore che rivela il doppio volto della religione cristiana. Anderson ha raccontato tutto questo in tre ore di angoscia filmica, affidandosi al talento di Daniel Day Lewis e agli speculatori che hanno il viso e la coscienza sporchi come il petrolio estratto con le trivelle. Un dramma difficile da digerire, ma che e’ fatto di pura pasta cinematografica.
Antonello Villani
(Salerno)
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linus2k
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lunedì 18 febbraio 2008
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se scrivo che non mi ha entusiasmato mi linciate?
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Ha vinto il Golden Globe come miglior film, Orso d'oro a Berlino per miglior regia, candidato a 8 premi Oscar tra cui miglior film, attore e regia ma..
aho! a me non ha entusiasmato! Monotono e sinceramente mi è sembrato forse troppo lungo, non mostra alcuna evoluzione dei personaggi che rimangono tali per le 2 ore e mezzo di film, chiusi nella loro avidità..
Colonna sonora straordinaria e molto buono in determinati passi, secondo me il film perde parecchio nella lunga distanza (difficile secondo me reggere un film molto lungo se non è effettivamente un mega capolavoro)
E se qualcuno l'ha visto ed ha capito l'ultima sequenza del film (forse un po' grottesca e scadente nel ridicolo) mi farebbe piacere capirla anche io.
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Ha vinto il Golden Globe come miglior film, Orso d'oro a Berlino per miglior regia, candidato a 8 premi Oscar tra cui miglior film, attore e regia ma..
aho! a me non ha entusiasmato! Monotono e sinceramente mi è sembrato forse troppo lungo, non mostra alcuna evoluzione dei personaggi che rimangono tali per le 2 ore e mezzo di film, chiusi nella loro avidità..
Colonna sonora straordinaria e molto buono in determinati passi, secondo me il film perde parecchio nella lunga distanza (difficile secondo me reggere un film molto lungo se non è effettivamente un mega capolavoro)
E se qualcuno l'ha visto ed ha capito l'ultima sequenza del film (forse un po' grottesca e scadente nel ridicolo) mi farebbe piacere capirla anche io..
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giulia
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lunedì 18 febbraio 2008
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il dramma del potere saggiamente interpretato
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Due grandi ritorni.Due titani si fronteggiano in una stupenda e vibrante pellicola.Paul Thomas Anderson fornisce un'attenta regia e una suggestiva scenografia,Daniel Day Lewis si cala in un'intensa e iperbolica interpretazione,già fruttuosa di un golden globe e di una nomination all'Oscar.Il film è in corsa con ben otto meritatissime nominations,tra le quali campeggia anche "miglior film" e "migliore regia".Queste le premesse che fanno solo da sfondo ad una storia penetrante, tratta dal romanzo "Oil" e stupendamente realizzata in pellicola da Paul Thomas Anderson.La storia di Daniel(interpretato da Daniel Day Lewis)tra continue trivellazioni alla ricerca dell'oro nero,fino alla sua totale conquista,è un viaggio nell'animo di un uomo,il cui cinismo e misantropia progrediscono parallelamente alla scoperta di pozzi neri e profondi dai quali risucchiare preziosissimo petrolio.
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Due grandi ritorni.Due titani si fronteggiano in una stupenda e vibrante pellicola.Paul Thomas Anderson fornisce un'attenta regia e una suggestiva scenografia,Daniel Day Lewis si cala in un'intensa e iperbolica interpretazione,già fruttuosa di un golden globe e di una nomination all'Oscar.Il film è in corsa con ben otto meritatissime nominations,tra le quali campeggia anche "miglior film" e "migliore regia".Queste le premesse che fanno solo da sfondo ad una storia penetrante, tratta dal romanzo "Oil" e stupendamente realizzata in pellicola da Paul Thomas Anderson.La storia di Daniel(interpretato da Daniel Day Lewis)tra continue trivellazioni alla ricerca dell'oro nero,fino alla sua totale conquista,è un viaggio nell'animo di un uomo,il cui cinismo e misantropia progrediscono parallelamente alla scoperta di pozzi neri e profondi dai quali risucchiare preziosissimo petrolio.Accecato dalla sete del potere e del petrolio,Daniel ci conduce in un lento ed inesorabile viaggio,alla scoperta della sua anima,che lentamente si spoglia,fino a mostrarsi crudemente nuda.Da plauso è anche l'interpretazione di Paul Dano,nelle vesti di un fervido e fazioso predicatore,motivo di accesi scontri con Daniel,in un toccante dibattito sul moralismo e la religione.Infine la scenografia.Sapientemente studiata nei contrasti dei corpi spesso ricoperti di bitume immersi nello sfondo di un'arida California di fine 800'.Tutto è al suo posto,nel momento giusto."Il petroliere" è un'occasione unica per assistere ad uno spettacolo sull'ascesa dell'uomo-potere ed alla sua discesa nel più nero dei pozzi dell'avidità.
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[+] ok
(di chicercatrova)
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