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Giorni e nuvole, il precariato visto da Silvio Soldini

Margherita Buy e Antonio Albanese mettono in scena una crisi coniugale legata alla perdita del lavoro.
di Matteo Signa

Il film

lunedì 22 ottobre 2007 - Incontri

Il film
Con vent'anni di matrimonio alle spalle, una coppia alto borghese vede rompere la propria serenità dopo l'improvviso licenziamento del marito. Gli equilibri che sembravano consolidati rischiano di crollare travolgendo gli aspetti motivi e quelli professionali. La reazione dei due a questo triste episodio è decisamente diversa. Da un lato, Michele, pieno di orgoglio, trova difficoltà a reinventarsi mentre Elsa colma le difficoltà economiche della famiglia trovando un part-time presso un call center. Dopo Agata e la tempesta, Soldini decide di ambientare la vicenda di nuovo a Genova. A detta dello stesso regista, è la prima volta che un suo film non parla di personaggi che partono. Dall'inizio alla fine, i due protagonisti sono prigionieri degli accadimenti e non è un caso che non possano partire per il viaggio che avevano programmato.

Differente modo di girare
Silvio Soldini: Ogni film deve trovare un proprio stile. Giorni e nuvole è più lontano dai miei film passati come Brucio nel vento. L'intento era quello di buttarsi dentro l'arena insieme ai personaggi. Insieme al direttore della fotografia, Ramiro Civita, abbiamo lasciato gli attori liberi di lavorare sui tempi lunghi. Anche tre o quattro minuti di seguito senza fermarsi. Niente campo-controcampo. Sicuramente il risultato è più imperfetto ma c'è meno finzione. Abbiamo cercato di rimanere sempre dentro la vita dei personaggi.

Il mondo del precariato
Antonio Albanese: Ho riversato tutto sul corpo alternando leggerezza e pesantezza. Mi piaceva l'idea di una trasformazione sia nello sguardo che nella postura. Ci ha molto aiutato la sceneggiatura che rappresenta bene una situazione difficile senza giudicarla (...) Il mondo del lavoro mi appartiene da sempre. Da buon osservatore, vedo numerose situazioni simili a quelle del mio personaggio. Recentemente un mio amico ha ricevuto la triste notizia di essere licenziato. Ricordo ancora il suo sguardo come un fermo immagine. La città di Genova mi ha aiutato in questa direzione. Fin dalle prime riprese, ho respirato, per via delle gru e dei diversi cantieri, un'atmosfera molto vicina al mondo del lavoro.

La sceneggiatura
Silvio Soldini: Una parte delle cose narrate in questa pellicola nasce dalla volontà di stupire. Rompere improvvisamente la serena quotidianità di una coppia sposata da vent'anni. Molto spesso, mi capita di far nascere una sceneggiatura da quella del film precedente che ho fatto. Avevo voglia di fare qualcosa molto più dentro la realtà. Nello stesso tempo, il desiderio era quello di fondere l'attuale situazione socioeconomica con la sfera privata di una relazione solida e collaudata.

Il ruolo di Elsa
Margherita Buy: Con il personaggio di Elsa spero di riscattarmi da una serie di ruoli femminili che mi hanno infilato all'interno di un tunnel. Con questo film ho vinto molte mie pigrizie e sono riuscita a interpretare una donna che, non abbattendosi, fugge da qualsiasi sottomissione all'uomo. Questo grazie anche all'ottimo scritto degli sceneggiatori con i quali abbiamo dialogato a lungo. Non c'è stato un lavoro chiuso. Anche durante le prove, tutto è avvenuto con grande attenzione e amore.

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