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Angel, l'omaggio di un regista al cinema (ritrovato)

Ozon trasforma il romanzo di Elizabeth Taylor in un melodramma d'altri tempi.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Il film

lunedì 1 ottobre 2007 - Incontri

Il film
Londra, primi '900. Angel vive sopra il negozio di drogheria gestito dalla madre vedova, ma fantastica di diventare una scrittrice di successo e trasferirsi a Paradise, la casa dei suoi sogni. La sua incredibile immaginazione le permette di scrivere un romanzo che in men che non si dica la porta a realizzare i suoi desideri. Accettata nei circoli aristocratici incontra Esmé, un giovane pittore senza talento che ama segretamente da anni e che sposa nel tentativo di realizzarsi anche come donna. Ma presto la sua fervida fantasia l'accecherà e Angel non riuscirà più a distinguere la realtà dal sogno. Tratto dall'omonimo romanzo pubblicato nella metà degli anni '50 dalla scrittrice inglese Elizabeth Taylor (da non confondersi con la celebre attrice), Angel trova una seconda vita fuori dalle pagine del libro grazie al film di François Ozon. Il regista francese sceglie la chiave del melodramma per narrarne la storia, rendendo allo stesso tempo omaggio alla Hollywood degli anni '30 e '40 utilizzando una cifra stilistica d'altri tempi. La sua opera cinematografica è praticamente un classico che non sfigurerebbe a una rassegna come quella del Festival del Cinema Ritrovato. Persino gli attori sembrano seguire le orme delle grandi star del passato come Vivien Leigh, Olivia de Havilland, Leslie Howard (e non è un caso che si tratta del cast di Via col vento). Se Sam Neill e Charlotte Rampling non hanno bisogno di presentazioni va detto che la giovane protagonista che incarna Angel, la venticinquenne Romola Garai, poco dopo aver recitato nel film di Ozon ha interpretato - curiosamente - un'altra scrittrice munita di una fervida fantasia in Espiazione. E se presto vedremo Michael Fassbender in Hunger - la storia vera di un gruppo di prigionieri politici che a Belfast, nel 1981, intraprese uno sciopero della fame e nella rivolta perse dieci uomini - nell'opera di Ozon l'attore irlandese offre il corpo e lo sguardo all'affascinante Esmé. A pochi giorni dall'uscita del film in Italia abbiamo incontrato il regista e l'attore protagonista di Angel.

Cosa l'ha attratta del libro e cosa ci ha trovato di contemporaneo?
Quando ho letto il romanzo mi è piaciuto tantissimo. Ho trovato molto interessante la descrizione accurata che la Taylor fa dello status dell'artista e penso che la fuga dal reale che compie la protagonista sia un argomento decisamente contemporaneo. Ci sono tante giovani donne oggi che decidono di sconnettersi dalla realtà e che vivono la realizzazione professionale e in campo affettivo come un obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Donne, come le varie miss o le protagoniste dei tanti reality show, che vedono il successo come unica finalità delle loro vite.

Nella sua fuga dalla realtà Angel viene però sopraffatta dal successo
Lei proviene da un ambiente povero, vive sopra il negozio di drogheria gestito dalla madre e agogna un futuro come scrittrice di successo e di trasferirsi a Paradise, la casa dei suoi sogni. Quando riesce a realizzarsi come scrittrice ha la possibilità di acquistare la proprietà e di conquistare anche l'uomo che ama, ma a quel punto il successo diventa una sorta di prigione per lei perché è poco consistente: in fondo lei è costretta a scrivere le cose che la gente vuole leggere. Quando devia da ciò nessuno la vorrà più.

Angel a un certo punto dice "Non cerco la realtà, cerco la bellezza". Può essere una chiave di lettura di tutti i suoi film?
Questa frase riassume molto bene il personaggio di Angel e il senso del film. Lei sfugge alla realtà ed è convinta che la fantasia sia la giusta realtà per lei. Anche nel personaggio della Rampling in Sotto la sabbia c'è questo dinamismo quando lei vuole convincersi che il marito sia ancora in vita.

Il suo film fa uso di un linguaggio del cinema del passato, riproposto sia nel montaggio che nelle soluzioni filmiche
Ho voluto rendere omaggio alla Hollywood degli anni '30 e '40 concentrandomi su quello stile invece di attenermi alla realtà. Mi piaceva l'idea che i giovani d'oggi, che non conoscono quel cinema, potessero ritrovarlo nel mio film. Oltretutto c'è anche un chiaro riferimento a Via col vento. Del romanzo mi aveva colpito il fatto che Angel fosse descritta come una donna senza fascino e sapevo che non sarebbe stato possibile fare un film di due ore con una protagonista che non fosse bella, così mi sono ispirato alla figura e al carattere di Rossella O'Hara. Angel, proprio come Rossella, ha la classica tête à claques (faccia da schiaffi, Ndr), la si odia e la si ama allo stesso tempo.

All'inizio aveva pensato a un'altra attrice per il ruolo di Angel
Sì è vero, avrei voluto Nicole Kidman, la quale aveva anche accettato per la gioia dei produttori che erano pronti a tirar fuori i soldi. Poi però mi sono reso conto di aver bisogno di un'attrice molto più giovane che potesse interpretare Angel anche a quindici anni. Certo, scegliere un'interprete pressappoco sconosciuta ha fatto storcere il naso ai produttori che ci hanno subito ridimensionato il budget costringendoci a girare parti del film in Belgio, che è meno caro rispetto all'Inghilterra.

Come si è trovato a lavorare su un testo anglosassone insieme a un regista francese?
Penso che per un francese realizzare un film inglese sia difficile per via di un approccio al cinema molto diverso. C'è un modo tutto inglese di fare le cose che tende a non mostrare cosa c'è nel cuore e tenersi le parole sulla punta delle labbra. Al di là di questo sul set non ci sono state barriere linguistiche. Se hai una forte personalità come François non hai bisogno di spiegarti a parole. A volte mi bastava solo un suo sguardo per capire cosa volesse da me. Interpretare un pittore inglese - per me che sono irlandese - è stata una sfida, ma mi è piaciuto molto calarmi nei panni di un personaggio che esprimesse lo status dell'artista in quel tipo di società.

Come si è preparato per la parte?
Beh, è il mio lavoro capire la gente e le diverse culture e riuscire a farle mie. Non è stato poi così difficile interpretare un inglese considerato che ho vissuto più di dieci anni a Londra e conosco bene l'animo inglese. Tutto il resto è molto noioso, devi leggere molto, documentarti, è un po' come per voi giornalisti che vi dovete preparare prima di un'intervista, non c'è niente di eccitante in quella fase. È stato molto impegnativo invece ricoprire il ruolo del pittore, ho dovuto fare un corso e ammetto che ogni volta che dovevo affrontare un dipinto avevo paura. La tela bianca mi metteva soggezione.

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