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Amore, bugie e calcetto, commedia sentimentale sul campo di calcio

Il regista di Tre metri sopra il cielo torna con una commedia sul dio Calcio.
di Luciana Morelli

L'amore ai tempi del calcetto

venerdì 28 marzo 2008 - Incontri

L'amore ai tempi del calcetto
Dopo vagonate di celluloide consumate in nome dell'amore giovanile - da quello "moccioso" a quello prima e dopo gli esami passando per le 'ricercatezze' stilistiche dei Muccino Bros. – è giunto il momento dell'amore un tantino più adulto, quello dai trenta in su e dai cinquanta abbondanti in giù, quello in crisi per via del sesso (quando troppo e quando niente), del lavoro, dei figli che cambiano tutto e non sempre in meglio, dei conti da far quadrare e di quelle interminabili, odiatissime (dal gentil sesso, ovvio), sudatissime ma allo stesso tempo irrinunciabili partite di calcetto del giovedì sera, unico giorno in cui il dio Calcio, quello vero, riposa in pace. Troppo complicato e spinoso sarebbe stato fare un film sullo sport più amato dagli italiani e allora ecco una divertente commedia sentimentale sul suo surrogato di più largo consumo, una sorta di manuale d'amore per uomini (e soprattutto per donne) sull'orlo di una crisi di nervi che usa la brillante metafora del calcetto e la conseguente divisione in ruoli per raccontare tanti modi diversi di vivere la vita di coppia, il sesso, l'amicizia e la vita lavorativa in tempi complicati e sentimentalmente scombinati come quelli odierni. Il calcetto come pretesto per riunire gli uomini di oggi, di diverse generazioni ma dal comune spirito goliardico, un rituale maschile che in questo Amore, bugie e calcetto, diretto dal Luca Lucini di Tre metri sopra il cielo e scritto dal regista insieme al bravo Fabio Bonifacci (Notturno Bus, Lezioni di cioccolato), riesce paradossalmente a raccontare meglio le donne, spesso vere e proprie vittime di fidanzati e mariti 'pallonari', che i diretti interessati.

Storie d'amore con i crampi
Luca Lucini: È stata una bella sfida per me, sia in fase di scrittura che in fase di regia. Dovevamo portare avanti tutte le storie insieme, senza perdere di vista nessuna di esse, né l'emotività di ogni personaggio. Io e Fabio (Bonifacci, ndr) abbiamo lavorato a ben otto stesure dello script e abbiamo gestito la storia come quattro piccoli film paralleli, successivamente fusi in uno solo. Con gli attori ho organizzato delle letture separate del copione, sia per capire le loro esigenze in materia di battute sia per cucire loro addosso la storia e farli sentire a proprio agio alle prese con i rispettivi personaggi. È stato molto stimolante cercare di trovare l'equilibrio giusto per ognuno di loro senza perdere la lucidità e il filo del discorso. Per non parlare poi delle riprese delle partite di calcio, uno sport che al cinema difficilmente riesce a essere credibile. Tante le partite giocate per riuscire a montare le azioni che vedete nel film, tanto lavoro di montaggio e crampi di gruppo durante le ben dodici notti di riprese sul campo di calcetto.

Centravanti di sfondamento (e pentimento)
Claudio Bisio: Credo che questo sia in assoluto il personaggio più negativo che abbia mai interpretato al cinema. Vittorio è un uomo indifendibile, uno che ama barare pur di giocare in attacco e fare il goleador, uno che si dopa per giocare a calcetto, uno che prende il Viagra per fare sesso con una ventenne innamorata pazza di lui e che riesce a far soffrire tutti quelli che gli stanno vicino, figlio ed ex-moglie compresi. Si salva solo nel finale grazie a una redenzione che lo fa tornare sui suoi passi, e accetta di retrocedere in difesa. Non però spinto dall'opportunismo o da un sacrificio di 'rinuncia alla vita' per paura del rischio, solo per amore. Del film ho amato proprio questo, il finto buonismo che si cela dietro ogni personaggio. Sono molto felice di aver partecipato a un progetto così ben fatto e tanto divertente.

Dedicato alle donne
Claudia Pandolfi: Nonostante sia un film scritto da uomini, diretto da un uomo e incentrato su uno sport tipicamente maschile, Amore, bugie e calcetto è dedicato a tutte le donne, alle loro ansie, alle sofferenze, alla loro capacità di reagire di fronte a ogni difficoltà e di fronte alla palese fragilità dei loro partner che usano quell'unica sera a settimana per sfogare tutte le loro frustrazioni illudendosi di risolvere così tutti i loro problemi.

Un esempio da seguire
Angela Finocchiaro: Questo film evidenzia come il problema del cinema italiano non sia la mancanza di bravi attori. Vorrei sottolineare la grande generosità della produzione che ha creduto in questo progetto e in giovani bravi attori che rappresentano il futuro del nostro cinema.

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