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zero99
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mercoledì 28 ottobre 2015
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1408 la camera d'albergo maledetta.
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Un film abbastanza buono, che si lascia guardare e che intrattiene bene, ma non lo reputo un film stupendo! Tre stelle mi sembrano le più adatte. E' un thriller/horror fatto bene, con una storia che cattura l'attenzione, e in qualche scena può anche inquietare abbastanza (es. quando il protagonista chiede aiuto dalla finestra, al suo dirimpettario, ed era lui che faceva le stesse mosse, oppure il fatto che in quella stanza erano morte 56 persone, e anche quello con la maschera in faccia che lo voleva uccidere). La stanza maledetta che induce le persone a suicidarsi, o ad uccidere, la trovo una bella idea (dato che è tratto da un libro di S. King dico bravo a lui, ma anche al regista che ha saputo fare un buon film).
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Un film abbastanza buono, che si lascia guardare e che intrattiene bene, ma non lo reputo un film stupendo! Tre stelle mi sembrano le più adatte. E' un thriller/horror fatto bene, con una storia che cattura l'attenzione, e in qualche scena può anche inquietare abbastanza (es. quando il protagonista chiede aiuto dalla finestra, al suo dirimpettario, ed era lui che faceva le stesse mosse, oppure il fatto che in quella stanza erano morte 56 persone, e anche quello con la maschera in faccia che lo voleva uccidere). La stanza maledetta che induce le persone a suicidarsi, o ad uccidere, la trovo una bella idea (dato che è tratto da un libro di S. King dico bravo a lui, ma anche al regista che ha saputo fare un buon film). Lo consiglio!
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1408
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lunedì 2 marzo 2009
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1408
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è un film inquietante perchè mike pur dovendo essere già impazzito in una situazione del genere resta cosciente e quindi la sua mente resta ancora più danneggiata da questi traumi e colpi di scena e infatti come dice mike stsso si trovava in una situazione kafkiana cioè una situazione in cui la mente impazzisce perchè consapevole di non avere spiegazioni logiche e quindi convinto dalla paura che ciò che sta vivendo è tutto vero. è un film pieno di colpi di scena e di angoscia perchè anzichè puntare su:sangue,vampiri e roba del genere punta su lo stato mentale. andate a vedervelo e resterete traumatizzati x tutta la vita!!!
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annalisarco
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mercoledì 15 febbraio 2017
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i nostri demoni in mostra
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Il maestro del brivido Stephen King non sbaglia mai, perché i suoi racconti non devono impressionare gli occhi, ma la mente. Non ci sono scene di inaudita violenza o morti truculente, solo tortura psicologica. Peggio, direte voi: esatto. Qualsiasi horror o splatter impressiona sul momento, per pochi secondi, i libri di Stephen King ti restano dentro. 1408 é un film tratto dall'omonimo racconto breve incluso nella raccolta Tutto è Fatidico, un thriller psicologico svolto in uno scenario che altro non è che la rappresentazione reale della mente umana: una camera d'albergo.
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Il maestro del brivido Stephen King non sbaglia mai, perché i suoi racconti non devono impressionare gli occhi, ma la mente. Non ci sono scene di inaudita violenza o morti truculente, solo tortura psicologica. Peggio, direte voi: esatto. Qualsiasi horror o splatter impressiona sul momento, per pochi secondi, i libri di Stephen King ti restano dentro. 1408 é un film tratto dall'omonimo racconto breve incluso nella raccolta Tutto è Fatidico, un thriller psicologico svolto in uno scenario che altro non è che la rappresentazione reale della mente umana: una camera d'albergo. Piccola, non ti appartiene, ti sta stretta, ti é familiare ma non la riconosci come tua perché quante persone - con le loro storie personali totalmente estranee alla tua vita - sono state lí prima di te? Di quanti è stata dimora quella camera? "Le camere d'albergo sono inquietanti per definizione", e questo é ció che riesce a mostrarci l'inconfondibile regia di Mikael Håfström e l'interpretazione eccellente di John Cusack, qui all'apice della sua bravura. É la storia dello scrittore Mike Enslin, specializzato in storie di fantasmi, o almeno cosí vorrebbe che fosse.; la verità è che non ne ha mai visto uno durante le sue notti passate nelle camere degli alberghi conosciuti come "infestati". Ogni suo libro diventa un racconto di come quelle stanze non valgano la loro reputazione e sottilmente Mike gioca al credo-non credo per tenere i suoi (ormai pochi) lettori sulle spine. Lui è il primo a non credere, il primo ad essere scettico, un fantasma che cammina dopo la morte di sua figlia Katie (Jasmine Jessica Anthony) dalla quale non si è mai ripreso, causando anche la fine del suo matrimonio con Lily (Mary McCormack). Mike si è chiuso in se stesso, non comunica molto se non con il suo fedele compagno di avventure: un registratore portatile a cui racconta le notti in quelle camere, un muto interlocutore che gli servirá per riascoltare e scrivere i suoi libri. Una sola camera, la 1408 del Dolphine Hotel, sembra per un attimo attirare veramente l'attenzione di Mike il quale, ignorando l'insistenza del direttore dell'albergo Gerald Olin (Samuel L. Jackson) nel dissuaderlo dal pernottare in una stanza che ha causato più di 70 suicidi - sí, causato - e in cui nessun ospite dura più di un'ora, decide di restare. Come spesso accade nei romanzi di King, il protagonista incarna tutti gli stereotipi dello scrittore: nel suo mondo, scettico, perennemente con un bicchiere di alcool in mano, depresso e con una sigaretta sempre a portata di mano da utilizzare solo in caso di eventi apocalittici come la fine del mondo. Il suo registro è medio-alto, sceglie con cura ogni termine, descrive ció che vede come se stesse già scrivendo il suo libro. Quella camera, in cui non è presente nessun fantasma - come sottolineato da Olin -, è il peggior male in cui ci si possa imbattere: se stessi. Scelte, rimpianti, dolore, paure, tutto quello che abbiamo seppellito viene scoperchiato e portato alla luce, reso reale dalla nostra stessa mente. Come sopravvivere a tutto questo? Affrontandolo. Mike è da solo con se stesso e i suoi demoni, i fantasmi di questa camera non sono altro che il prodotto dei nostri sbagli e rimorsi, che ti mettono con le spalle al muro e ti portano alla follia. Una vita da egoista con il risultato di non potersi rivolgere a nessuno se non al suo registratore portatile che, alla fine, non è altro che la versione elettronica e in miniatura di Mike; una vita passata a togliere le speranze alle persone, anche quando non era rimasto nient'altro a cui aggrapparsi. E la camera non vuole altro che tormentarlo mostrandogli tutto questo, scaraventarglielo contro nei modi più atroci. Le sue speranze vengono distrutte anche quando, uno scettico come lui, cerca conforto nella Bibbia riposta nel cassetto della camera e che - seppur inizialmente non presentasse alcuna anomalia - una volta aperta mostra solo intere pagine bianche. Dove è la speranza adesso? A cosa aggrapparsi se neanche la fede puó più salvarti? Mike si ritrova davanti a ció che ha sempre fatto alle persone, ai suoi lettori, a sua moglie, a sua figlia; la piccola Katie, che si trova nell'angolo più profondo della sua coscienza, qualcosa che Mike ha sotterrato e chiuso a chiave, e che la camera è pronta a mostrargli. "Aprila": adesso è Mike a comandare, impone alla camera di aprire quell'ultima porta, la stanza più temuta della sua mente, il luogo più pauroso, il dolore più grande. Non c'è inferno peggiore a cui sopravvivere, Mike lo sa bene. Prende il controllo di se stesso, della sua mente e della camera: cambio di ruolo. Un viaggio nell'io più oscuro accompagnato da una narrazione dinamica che non stanca mai lo spettatore, con degli abili richiami tra la storia e i piani tecnici del film. Più si scava nella coscienza del protagonista, più la camera diventa fredda e buia; una camera dorata e piena di luce all'inizio con temperature elevatissime - a causa del malfunzionamento degli impianti di riscaldamento -, grigia e gelata alla fine. Hållström è un maestro nel fiondarci direttamente nell'angosciosa follia che si sta svolgendo all'interno della mente del protagonista, un labirinto senza uscita. Non ci si puó sbarazzare dei brutti ricordi, o essi diventeranno i demoni che ci perseguiteranno per tutta la vita: bisogna imparare a conviverci. E come Mike rimette in discussione le sue convinzioni e il suo scetticismo, concludendo la sua avventura con un ricreduto commento "sulla scala del brivido assegno al Dolphin Hotel 10 teschi", lo quoto e assegno a 1408 10 punti.
Recensione completa su: www.annalisarcoblog.wordpress.com
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cavalcaincubi, ultimo dei lich
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lunedì 19 novembre 2012
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ah! praticamente hai recensito il libro.....
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Ciao Mary,
Scusa la frase sgradevole e acida, ma capirai che sono qui per giudicare. Tu hai analizzato il significato metaforico della trama, apparte un paio di frasette buttate lì e nemmeno giustificate, ma la trama è di King. è vero: il significato del finale è intenso, profondo,penetrante, ma stiamo sempre parlando del libro. Insomma, con la tua analisi che cosa volevi dire del film? Ti è piaciuto? E perchè? Le scelte registiche? Le inquadrature? Questo è il film, e pure qualcos'altro.
Ho visto questo film con l'intensione di sentire quello che ho sentito guardando "Strade Perdute" (Lynch), dato che le recensioni facevano presagire tanta emozione ho premuto play.
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Ciao Mary,
Scusa la frase sgradevole e acida, ma capirai che sono qui per giudicare. Tu hai analizzato il significato metaforico della trama, apparte un paio di frasette buttate lì e nemmeno giustificate, ma la trama è di King. è vero: il significato del finale è intenso, profondo,penetrante, ma stiamo sempre parlando del libro. Insomma, con la tua analisi che cosa volevi dire del film? Ti è piaciuto? E perchè? Le scelte registiche? Le inquadrature? Questo è il film, e pure qualcos'altro.
Ho visto questo film con l'intensione di sentire quello che ho sentito guardando "Strade Perdute" (Lynch), dato che le recensioni facevano presagire tanta emozione ho premuto play. E sono stato altamente gabbato. Mi piacciono i film in cui il protagonista orrorifico del film è un luogo, ma giunto a metà film mi è rimasta la Speranza di assaporare un colpo di scena come in "The Others". E la Speranza si è sparata alla tempia.
Concordo con te che effettivamente c'è dietro una grande testa, ma il film è stato realizzato in modo inadatto a uno scrittore come King:
-TENSIONE: fino a metà film è tutto da copione, e l'unica possibilità che avevano di prendere di sorpresa il pubblico se la sono giocata con la cosa del timer dell'orologio. La tensione si fa sentire quando lui rientra in posta e i morti sfasciano tutto, ma un ulteriore ennesimo errore rovina tutto. quale?
-EFFETTI SPECIALI: la grande rovina del film. Se volevo vedere tanta acqua mi vedevo LINEABLU. Tutto quel tempo perso a metterli in atto per poi svanire in una nuvola di fumo. Rovinano la scena di più grande impatto emotivo: quella della posta. Ma dico, la scena più ricca di emozioni, in cui il film si toglie la maschera, me la svuoti riempiendola di tutti quegli effetti inutili? La suspance si crea secondo per secondo, non mi puoi rallentare così un finale.
Per me questi due sono i motivi principali per cui "1408" è riuscito male. Per non parlare delle scelte registiche!! Tra un'inondazione e un'altra potevano prendere un pò di tempo per Jackson, per utilizzare al meglio gli oggetti (tra cui il libro dei morti e la bibbia ((cazzo un film basato sul dualismo
scetticismo/fede e la bibbia me la sveli all'ultimo... bah!))).
Insomma scelte registiche 0.
MARY, comunque possiamo parlare di significati e di lotta per la vita quando vuoi, basta che mi prometti di non recensire più nulla! AHAHAHAHAH dai scherzo.... Però ti consiglio di leggere qualche recensione prima di farne di tue. Detto ciò , anche se ciò che ho detto non è tutto ciò che vorrei aver detto (cose da dire su questo film ce ne sono, ma la voglia di dirle è poca, e sono stanco), TI SALUTO E TI AUGURO TANTE CARE COSE
VOTO COMPLESSIVO DEL FILM: 4/10
CavalcaIncubi, ultimo dei Lich
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amandagriss
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sabato 20 aprile 2013
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l'archivio dell'inconscio
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Dopo 23 con Jim Carrey,largo ad altri numeri tradotti in incubo e portati sullo schermo con la nobile intenzione di turbare i sogni degli spettatori,soprattutto se le cifre in questione sono dispensate dal Re del brivido Stephen King.Ispirato ad un suo racconto,della raccolta Tutto è fatidico,1408 è il numero di una stanza d'albergo che dietro l'apparente normalità nasconde la sua vera natura di abitacolo infernale,famosa nelle cronache locali per aver condotto al suicidio tutti coloro che vi hanno alloggiato.Basta mettervi piede perché l'orrore in sé racchiuso trasudi copioso investendo,letteralmente,l'ospite di turno.
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Dopo 23 con Jim Carrey,largo ad altri numeri tradotti in incubo e portati sullo schermo con la nobile intenzione di turbare i sogni degli spettatori,soprattutto se le cifre in questione sono dispensate dal Re del brivido Stephen King.Ispirato ad un suo racconto,della raccolta Tutto è fatidico,1408 è il numero di una stanza d'albergo che dietro l'apparente normalità nasconde la sua vera natura di abitacolo infernale,famosa nelle cronache locali per aver condotto al suicidio tutti coloro che vi hanno alloggiato.Basta mettervi piede perché l'orrore in sé racchiuso trasudi copioso investendo,letteralmente,l'ospite di turno.Sarà così anche per John Cusack,scrittore-eroe di nicchia del paranormale,dedito ai 'viaggi della leggenda',ovvero a quelle visite nei luoghi che la credenza popolare considera stregati,con l'intenzione di far luce sui fenomeni razionalmente inspiegabili che ivi si verificano e che,purtroppo,si rivelano ogni volta frutto di macchinazioni umane ascopo di lucro.Certo che non potrà mai assistere ad un fenomeno 'esp',trafitto dalla perdita recente della figlioletta,il cui dolore ha soffocato dentro,è oramai alla deriva come scrittore ecome uomo,finché l'offerta di pernottare nell'assai temuta stanza d'albergo 1408 gli offrirà,attraverso un agghiacciante viaggio nei recessi della sua anima,‘organizzato su misura per lui’,la possibilità di affrontare ipropri fantasmi per liberarsene definitivamente. Opera ben congegnata che fa leva sulle più recondite,intime paure di ognuno.Ben sorretta da un sempre bravo John Cusack,si avvale di buoni momenti di puro terrore e palpabile angoscia ma non osa spingersi fino in fondo,limitandosi a sfornare brividi da parco-giochi supportati da ottimi effetti speciali, visivamente efficaci ma emotivamente innocui.Il limitedel film sta nel “non essere riuscito a trasfigurare il quotidiano in esperienze di macabra suggestione” -come qualcuno,a ragione,ha scritto- (al contrario di It, Shining o Secret window per esempio).Artificioso ma coinvolgente.Godibile.
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ultimoboyscout
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martedì 8 febbraio 2011
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accettabile.
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Horror psicologico e tormentato, non soffre esageratamente del passaggio da libro a film. Due discreti attori, in particolare Jackson ci mette del suo per apparire quanto più astuto e intrigante possibile. Certo niente di eccezionale ma sono riusciti almeno a non far danni, considerando che è già difficile fare una trasposizione cinematografica tratta da un libro, in particolare se si tratta di libri di Stephen King. Regia sorprendente, ciò che accade all'interno della stanza è molto interessante e a momenti riesce anche ad abbastanza pauroso ed ossessivo.
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_violetgnallu_
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venerdì 7 dicembre 2007
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1408 esprime tormento, non terrore.
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Io non sono nessuno per dare giudizi sull'operato del regista riguardo al film.. però mi sento comunque in grado di dire che, per me, 1408 non è una delle migliori trasposizioni dei libri di Stephen King... solo perchè esce un pò di sangue dai muri e ci sono alcune anime angosciate che gli mettono paura, non lo vedo un film che rispecchia cosa veramente King voleva trasmettere ai suoi lettori con il suo libro... Per mia opinione sempre, King nei suoi libri sa cogliere la paura ke ognuno di noi ha nascosta nel più profondo di se stesso... magari non la si sente subito... ma piano piano riesce a tirarla fuori.. e purtroppo chi cerca di tradurli nel mondo reale molte volte produce dei veri e propri fiaschi.
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Io non sono nessuno per dare giudizi sull'operato del regista riguardo al film.. però mi sento comunque in grado di dire che, per me, 1408 non è una delle migliori trasposizioni dei libri di Stephen King... solo perchè esce un pò di sangue dai muri e ci sono alcune anime angosciate che gli mettono paura, non lo vedo un film che rispecchia cosa veramente King voleva trasmettere ai suoi lettori con il suo libro... Per mia opinione sempre, King nei suoi libri sa cogliere la paura ke ognuno di noi ha nascosta nel più profondo di se stesso... magari non la si sente subito... ma piano piano riesce a tirarla fuori.. e purtroppo chi cerca di tradurli nel mondo reale molte volte produce dei veri e propri fiaschi... ora, non per fare pubblicità, ma solo a titolo di commento di altre trasposizioni dei libri di King, ad esempio... IT. Io il libro non l'ho mai letto, però il film mi pare buono, anzi, molto buono. Cioè, magari il pagliaccio, al giorno d'oggi, inteso come mostro può sembrare stupido o quasi assurdo, però attraverso quel personaggio prima l'autore nel libro e poi il regista nel film hanno saputo incutere TIMORE, creare ansia... ed è questo, e ripeto QUESTO, che manca al giorno d'oggi nei film di horror... io sono un'appassionata ma a mio malgrado devo ammettere che film "decenti" che sanno metterti paura davvero, o almeno ansia come dicevo prima, ce ne sono veramente pochi... Anzi, a dire il vero sembra quasi che molti "scambino" la paura con la tortura! E invece no... la tortura è paura di vedere... e basta... l'horror invece... è paura vera, pura. Difficile da creare. Tanto più da trasmettere!
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[+] ke c'entra it
(di etta)
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(di nasonero)
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[+] nonono
(di jimmycorgan)
[ - ] nonono
[+] non mette paura?!
(di claudio1990)
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cinofilo_bau
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domenica 22 giugno 2008
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ma ce n' era proprio bisogno?
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Banale che piu' non si puo' questo filmetto che non spaventa (se non chi ha dovuto pagarne la produzione).
A parte la storia in se non sia nulla di che (uno scrittore la cui vita e' stata segnata dalla prematurissima scomparsa della figlia malata; che "recensisce i luoghi infestati" e ci mette pure la valutazione in teschietti), la realizzazione riesce a creare una certa atmosfera solo nell' incipit della storia, quando viene praticamente introdotto il personaggio. Il centro del racconto e cioe' la sua permanenza nella stanza maledetta di un albergo, che conta al suo attivo 56 decessi (sticazzi) alcuni dei quali sicuramente violenti, e', dal punto di vista narrativo, un disastto. Non c'e' tensione, non c'e' pathos e nemmeno un po di thrill, nulla! Stephen king ha scritto una gigantesca mole di romanzi e racconti e le trasposizioni cinematografiche da queste raramente hanno avuto esito felice.
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Banale che piu' non si puo' questo filmetto che non spaventa (se non chi ha dovuto pagarne la produzione).
A parte la storia in se non sia nulla di che (uno scrittore la cui vita e' stata segnata dalla prematurissima scomparsa della figlia malata; che "recensisce i luoghi infestati" e ci mette pure la valutazione in teschietti), la realizzazione riesce a creare una certa atmosfera solo nell' incipit della storia, quando viene praticamente introdotto il personaggio. Il centro del racconto e cioe' la sua permanenza nella stanza maledetta di un albergo, che conta al suo attivo 56 decessi (sticazzi) alcuni dei quali sicuramente violenti, e', dal punto di vista narrativo, un disastto. Non c'e' tensione, non c'e' pathos e nemmeno un po di thrill, nulla! Stephen king ha scritto una gigantesca mole di romanzi e racconti e le trasposizioni cinematografiche da queste raramente hanno avuto esito felice. Eccezioni sono Il molto, forse troppo, valutato shining e l' ottimo "the shawshank redemption"( che comunque si distacca decisamente dal filone "supernatural" essendo un tipico movie di ambiente carcerario). Un dubbio sorge spontaneo: sara' mica che i buoni risultati sono cosi' rari perche' i racconti di questo genere mal si prestano a una trasposizione filmica? La scrittura di King in quella che rappresenta la stragrande parte della sua produzione e' sempre molto intrisa di introspezione, a volte mal si distingue quella che e', sia pure nel romanzo, la realta' da quelle che sono le allucinazioni o gli incubi dei personaggi. Anche in Shining il pur ottimo Kubrik a volte manca nel rendere i percorsi mentali del protagonista, i suoi tormenti, i dubbi irrisolti, la sua gia' svelata potenzialita' di uomo violento, che nel libro viene semplicemente enunciata e manca totalmente nel film. Nel film si procede alla visione della trasformazione di un uomo apparentemente normale in uno psicopatico, a causa delle infestazioni dell overlook hotel, nel romanzo sappiamo, fin dall'inizio che egli ha usato le maniere forti con uno dei suoi studenti e si hanno forti sospetti di maltrtattamenti nei confronti del figlio.
A questo punto una finale considerazione: lasciate stare King per i vostri film: godetevi (alcuni) dei suoi romanzi. Al cinema meglio Biancanebve di Walt Disney che certe orrende vaccate.
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fluturnenia
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sabato 13 giugno 2009
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le solite panzanate kinghiane
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Di fronte al dolore, all'impotenza, l'egoismo prende il sopravvento come arma di autodifesa. Il film è una metafora dove la camera (cito testualmente la recensione del sito) diviene allora la materializzazione di un senso di colpa per omissione al quale non è possibile sfuggire. Verissimo peccato che è tutto un gran baraccone tra fumogeni ed effetti speciali da film pomeridiano. Trasposizione da carta a celluloide davvero eccelsa in perfetto stile kinghiano. 104 minuti nn sn lo standard di un film tv ma il risultato è su quella lunghezza d'onda. A metà pellicola ne ero già sazio. E non parliamo dei doppiaggi. Un pomeriggio alla snai a guardare le corse dei cavalli è cosa assai + avvincente, finisci col prenderla + seriamente!
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