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livio
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mercoledì 23 gennaio 2008
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tornatore e gli oscar
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Agli americani il film deve essere piaciuto molto dato che lo hanno escluso dalle candidature agli Oscar come miglior film straniero...
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(di miriam)
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loredana colloca
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sabato 12 gennaio 2008
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l'antieroina venuta dal freddo
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Agli antipodi delle lande assolate e del brusio delle cicale della Sicilia di Malena, Tornatore colloca in una Trieste infida e cupa la sua Sconosciuta antieroina venuta dal freddo.
Irena è una giovane donna che prima era bionda e faceva la vita in un posto pieno di sole, e che oggi ritroviamo sofferente e abbottonata, immersa nella foschia di una folla indifferente. Non sappiamo altro di lei, nè da dove arriva, nè perchè si accanisca così tanto nel tentativo di scavarsi un rifugio proprio lì, in quella città inospitale dove sembra essere capitata per caso, dove la gente “difficilmente si mette in casa degli stranieri”. Questo è quanto viene rivelato nei primi minuti dell’intricata vicenda, che il regista srotola cautamente davanti ai nostri occhi, come se si trattasse di un antico e preziosissimo arazzo.
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Agli antipodi delle lande assolate e del brusio delle cicale della Sicilia di Malena, Tornatore colloca in una Trieste infida e cupa la sua Sconosciuta antieroina venuta dal freddo.
Irena è una giovane donna che prima era bionda e faceva la vita in un posto pieno di sole, e che oggi ritroviamo sofferente e abbottonata, immersa nella foschia di una folla indifferente. Non sappiamo altro di lei, nè da dove arriva, nè perchè si accanisca così tanto nel tentativo di scavarsi un rifugio proprio lì, in quella città inospitale dove sembra essere capitata per caso, dove la gente “difficilmente si mette in casa degli stranieri”. Questo è quanto viene rivelato nei primi minuti dell’intricata vicenda, che il regista srotola cautamente davanti ai nostri occhi, come se si trattasse di un antico e preziosissimo arazzo. Tornatore ci ha ormai abituati al suo barocchismo narrativo, in cui la ridondanza degli stimoli circonda lo spettatore fino a portarlo quasi alla nausea, come nella Sicilia di Malena, in cui il mare non doveva essere un mare qualsiasi, ma il più blu che si fosse mai visto, quello delle cartoline che compongono le sequenze parallele dei luoghi dell’immaginario collettivo. Ma ne La Sconosciuta non troviamo il “troppo di tutto”, i virtuosismi della mano ingombrante del regista. Qui il ritmo della narrazione si fonde con il respiro spaventato della misteriosa protagonsta, la macchina da presa ne segue i movimenti con un copiaciuto voyuerismo che non tarda a contagiare lo spettatore. Il risultato è una sorta di “tracciato emozionale” che stravolge l’asse del tempo, in un continuo ricorso al flash back che sposta la narrazione in un altro luogo, questa volta, assolato e bucolico, in cui improvvisamente irrompe il male. Anche in questo caso, non un semplice “cattivo”, ma un crogiuolo di nefandezze con i tratti stravolti di un Michele Placido completamente glabro, che sembra strisciare davanti all’obiettivo, mentre ci snocciola le sua abilità di violatore di corpi e trafficante di neonati.
Insomma, in questo film c’è tutto l’occorrente perchè un autolesionista possa goderne la visione in maniera totale e appagante. La mercificazione del corpo e della maternità, lo stupro e la vessazione, l’omicidio e il tentato omicidio, il furto e l’accusa infamante, l’umiliazione e la speranza naufragata, in una ripida discesa agli inferi che dalla polvere d’oro di un laboratorio, trascina la protagonista (ma soprattutto lo spettatore) a una discarica assediata dai gabbiani. Tornatore si serve dei sette peccati capitali per infrangere tutti e dieci i comandamenti, costruendo ogni personaggio su un fondo di bassezza umana dalla verosimiglianza disarmante. Un crescendo che porta dal portiere (ladro e lussurioso), alla ricca coppia borghese (lei avara, lui ignavo, ma entrambi superbi), al magnaccio (ladro, lussurioso, avaro, rabbioso) fino alla protagonista, fino ad approdare alla protagonista, contenitore ideale e (non a caso) materno, a cui il regista affida il peso della redenzione collettiva. Tutto si spegne in uno stridente lieto finem sufficientemente breve da non intaccare l’intensità del tutto.
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dario lodi
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lunedì 7 gennaio 2008
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altalenante
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Una buona fotografia e un altrettanto buona regia per un film altalenante, troppo pieno di colpi di scena. La storia, in parte originale, in parte banale, ha qualche incongruenza (i 9 figli, la presenza mefistofelica di Placido, (francamente sopra le righe, urtante, in- sopportabile) e non poche esitazioni, quai sempre risolte con una mestizia d'accatto. Brava la Gerini, una sorpresa, diligenti la Rappoport e la Degli Esposti. Petulante la bambina.
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lunedì 7 gennaio 2008
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Una buona fotografia e un altrettanto buona regia per un film altalenante, troppo pieno di colpi di scena. La storia, in parte originale, in parte banale, ha qualche incongruenza (i 9 figli, la presenza mefistofelica di Placido, (francamente sopra le righe, urtante, in- sopportabile) e non poche esitazioni, quai sempre risolte con una mestizia d'accatto. Brava la Gerini, una sorpresa, diligenti la Rappoport e la Degli Esposti. Petulante la bambina.
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dizionario dei film 2008
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sabato 22 dicembre 2007
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il grande ritorno di tornatore
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L'ucraina Irena viene in Italia per fare la donna delle pulizie in un quartiere benestante di Trieste, ma è sopratutto interessata alla famiglia Adacher, la loro bambina infatti è secondo lei sua figlia, in quanto la donna nasconde un terribile segreto, nel paese post-sovietico un violento magnaccia (Placido) ne aveva fatto una prostituta, e la metteva spesso incinta (come tante altre) per dare i figli a coppie che non possono averne, Irena, cerca ora di "rapire" la bambina di casa credendo che sia sua figlia, finale a sopresa. Sei anni dopo il discreto "Malena" (2000) il regista siciliano torna alla regia con un film decente e coraggioso sul toccante tema delle prostitute (per forza) dei paesi est-europei e sullo sfruttamento dei loro uteri per dare figli ad altri.
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L'ucraina Irena viene in Italia per fare la donna delle pulizie in un quartiere benestante di Trieste, ma è sopratutto interessata alla famiglia Adacher, la loro bambina infatti è secondo lei sua figlia, in quanto la donna nasconde un terribile segreto, nel paese post-sovietico un violento magnaccia (Placido) ne aveva fatto una prostituta, e la metteva spesso incinta (come tante altre) per dare i figli a coppie che non possono averne, Irena, cerca ora di "rapire" la bambina di casa credendo che sia sua figlia, finale a sopresa. Sei anni dopo il discreto "Malena" (2000) il regista siciliano torna alla regia con un film decente e coraggioso sul toccante tema delle prostitute (per forza) dei paesi est-europei e sullo sfruttamento dei loro uteri per dare figli ad altri. La regia è briosa ma allo stesso tempo accattivante, non manca qualche caduta di gusto versò la meta del film, ma la recitazione di K.Rappoport è stupenda e anche i personaggi di contorno accellerano molto il film, spiccano tra gli altri la Gerini nella parte della madre di famiglia, Haber come il servile portiere e la bambina C.Dossena. M.Placido nella parte di "Muffa" il mafioso è perfetto, rapato a zero riesce davvero a farsi odiare, anche se qualche forzatura si poteva risparmiare. Forse tutto sommato la pellicola è piuttosto violenta e spinta, in quanto si vuole fare molto notare, ma il suo messaggio è chiaro, la donna è considerata dall'uomo un essere inferiore. Difficile comunque da ripetere per lo stile impeccabile. Grande battage pubblicitario, ma successo inferiore alle aspettative, 4 David di Donatello e 3 Nastri d'Argento 2007 e premo alla festa di Roma, fallito purtroppo il lancio internazionale.
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josè 67
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mercoledì 28 novembre 2007
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ue pe, si gruosso!
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Il miglior regista italiano,che ti fa vedere un film come se qualcuno te lo stesse raccontando, un po come una poesia; questo è Tornatore! La trama molto forte va ad affrontare un dramma che alcune donne in alcuni posti nel mondo vivono realmente. Crudo ma vero.
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giulio
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mercoledì 21 novembre 2007
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il raffinato (giuseppe tornatore)
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Dopo Malèna,l'attesissimo ritorno di Tornatore,lascia un pò di amaro in bocca agli amanti del cinema d'autore,ma,sicuramente meno,a chi ama quello trasgressivo.
Il film si salva,principalmente,per la buona interpretazione della protagonista e per la discreta messa in scena,ma,alcune situazioni,sono talmente esagerate,da sfiorare il ridicolo involontario.
Poteva essere un buon film,nelle mani di un serio professionista,ma,Tornatore non ha nè le capacità tecniche,nè il talento visivo,per ottenere un risultato che ci faccia rimpiangere il cinema dei grandi Maestri.
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rigido
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martedì 20 novembre 2007
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grande ritratto di donna
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Ben diretto e sceneggiato. La Rappoport dà una grande prova di attrice, molto calata e nel ruolo e senza una sbavatura. Anche se il finale è sentimentale, offre un po' di pace alla protagonista, che nella sua vita non ne ha mai avuta. Ottimi gli altri attori di contorno.
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