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mark10
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mercoledì 25 ottobre 2006
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lo "sconosciuto" tornatore
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La sconosciuta del film di Tornatore è Irena (Xenia Rappoport), una donna ucraina che si muove dal Mezzogiorno al ricco e operoso nord (la vicenda, girata a Trieste, è in realtà ambientata in un paese veneto di orafe tradizioni). Porta con sè una valigia ed un passato ingombrante, di cui il suo viaggio vuole essere insieme soluzione e redenzione. Irena tenta in ogni modo, anche commettendo un (quasi) omicidio, di farsi assumere come governante presso la facoltosa famiglia Adacher perchè, nella sua idea, in quella casa si trova l'oggetto misterioso che rappresenta il fine ultimo della sua ricerca. Lentamente, il complesso puzzle della vita di Irena andrà ricomponendosi, facendo affiorare una verità tremenda e sconvolgente (tanto per lei, quanto per noi spettatori).
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La sconosciuta del film di Tornatore è Irena (Xenia Rappoport), una donna ucraina che si muove dal Mezzogiorno al ricco e operoso nord (la vicenda, girata a Trieste, è in realtà ambientata in un paese veneto di orafe tradizioni). Porta con sè una valigia ed un passato ingombrante, di cui il suo viaggio vuole essere insieme soluzione e redenzione. Irena tenta in ogni modo, anche commettendo un (quasi) omicidio, di farsi assumere come governante presso la facoltosa famiglia Adacher perchè, nella sua idea, in quella casa si trova l'oggetto misterioso che rappresenta il fine ultimo della sua ricerca. Lentamente, il complesso puzzle della vita di Irena andrà ricomponendosi, facendo affiorare una verità tremenda e sconvolgente (tanto per lei, quanto per noi spettatori).
Ispirata ad un fatto di cronaca nera, la pellicola di Tornatore presenta sin dal titolo i tratti della grande opera. Sconosciuta è la protagonista: nel mondo della finzione, perchè piomba come un oggetto misterioso nella vita del tranquillo condominio di provincia; ma anche nella realtà, perchè la sua interprete, ignota al grande pubblico, viene collocata in mezzo ad una compagine di attori (Placido, Haber, Gerini, Buy e il sempre più brano Favino) protagonisti della scena italiana. Ma sconosciuto, in fin dei conti, ci era pure questo Tornatore: il cineasta siciliano abbandona i suoi tratti più tipici (romanticismo, delicatezza formale, ambientazione meridionale) per toccare corde che non sapevamo appartenergli: quelle del noir, del thriller psicologico, dello svelamento progressivo di una verità scomoda, anche dal punto di vista sociale. La sua regia, a tratti debitrice di certo cinema americano (Hitchcock in primis), è ottima, e riesce a rinvigorire una sceneggiatura che talora presenta delle smagliature (il "Kurtziano" Placido è efficace, ma poco credibile nella sua resurrezione; inoltre, sembra un po' tirata per le lunghe la scelta di prolungare la sofferenza dello spettatore nello svelamento di alcuni indizi essenziali per comprendere appieno la vicenda). Sostenuto da bravi attori (anche la Rappoport, non sempre straordinaria, ma comunque assai carismatica) e tallonato incessantemente dal commento musicale di un Morricone in versione Hermann, lo sviluppo della progressione drammatica centra l'obiettivo, riuscendo contemporaneamente a tenere lo spettatore sulla corda e a commuoverlo nel finale. Solo in mezzo ai soli, forte in mezzo ai deboli, il personaggio di Irena, a volte ambiguo, ci mostra comunque tutta la difficoltà di conquistare degli affetti in una società che spesso pretende di comprare e reificare questi sentimenti. Il finale lascia una speranza vera e, al contempo, la sensazione di aver assistito forse al film migliore di Tornatore dai tempi del suo masterpiece, Nuovo Cinema Paradiso, a cui può sicuramente essere equiparato per qualità complessiva e per il livello di emozioni che riesce a suscitare.
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soledifortuna
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martedì 24 ottobre 2006
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bellissimo! da vedere
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Un film intenso che segna un bel ritorno di Tornatore.
L'interpretazione della Rappoport è da Oscar.
Il film è costruito attorno al suo personaggio che appassiona dall'inizio alla fine.
Siperdona addorittura qualche eccesso alla Argento.
Da vedere assolutamente.
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lorysia
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martedì 24 ottobre 2006
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non c'è critica
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Non amo i registi italiani, ma Tornatore si.Il film ha tinte forti, è crudo e allo stesso tempo commovente. E' realistico pur per certi aspetti fantasioso. Lo rivedrei volentieri.
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diana di francesca
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martedì 24 ottobre 2006
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vdcchio cinema sadomaso
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Certo, partendo dal “sottozero”dell’inguardabile Malena,“La Sconosciuta” fa tirare un sospiro di sollievo.Molto vicino ai film americani “di genere”,si incentra sulla figura della sconosciuta che entra in una famiglia normale riuscendo ad accattivarsi fiducia e affetto e a sconvolgerne i parametri,finchè il suo gioco si precisa e si svela in tutta la sua ferocia.E'un film freddamente crudele,in cui deborda, contenuto con fatica, un immaginario erotico con forti pulsioni sadomaso.Si snoda come una fiction,con intrecci ora appassionanti ora inverosimili,con numerosi e spesso prevedibili colpi di scena.Di buon livello il primo tempo, intrigante, criptico e serrato,quasi interamente sostenuto dal personaggio di Irena (l’intensa Rappoport), concentrata e persa nelle sue trame deliranti da stalker,nel suo caparbio tentativo di riprendersi la vita ad ogni costo,chiunque ne faccia le spese.
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Certo, partendo dal “sottozero”dell’inguardabile Malena,“La Sconosciuta” fa tirare un sospiro di sollievo.Molto vicino ai film americani “di genere”,si incentra sulla figura della sconosciuta che entra in una famiglia normale riuscendo ad accattivarsi fiducia e affetto e a sconvolgerne i parametri,finchè il suo gioco si precisa e si svela in tutta la sua ferocia.E'un film freddamente crudele,in cui deborda, contenuto con fatica, un immaginario erotico con forti pulsioni sadomaso.Si snoda come una fiction,con intrecci ora appassionanti ora inverosimili,con numerosi e spesso prevedibili colpi di scena.Di buon livello il primo tempo, intrigante, criptico e serrato,quasi interamente sostenuto dal personaggio di Irena (l’intensa Rappoport), concentrata e persa nelle sue trame deliranti da stalker,nel suo caparbio tentativo di riprendersi la vita ad ogni costo,chiunque ne faccia le spese.Il secondo tempo invece ha un calo evidente nell’ispirazione,nella sceneggiatura, nell’atmosfera; pasticciato e incongruo,precipita verso il drammone Anni Cinquanta.Molte le scene "alla Tornatore" di cui si sarebbe potuto fare a meno (Irena distesa a letto con accanto il vestito da uomo, l’artificioso montaggio Griffith nella scena del ritrovamento del cadavere, il tema della spirale -le scale a chiocciola, il gioiello di Muffa-,le forbici -forse un richiamo freudiano alla consapevolezza che nei suoi film c’è sempre molto da tagliare),molte le sbavature che disturbano la sceneggiatura-tra le tante:*-la cassaforte degli Adacher, guarda che combinazione (è proprio il caso di dirlo),sta strategicamente collocata di fronte al buco della serratura in modo che basta guardarci per vedere il numero composto!;*-gli uomini del servizio d’ordine dei supermercati non perquisiscono le donne come se si fosse in “stato d’assedio”,per cui è chiaro che la scena è pensata solo in funzione del flash back;*-Irena racconta della selezione per scegliere le ragazze da far restare incinte, ma...9 figli in 12 anni non sono un po' troppi?sceglievano sempre lei?!Il finale consolatorio appare piuttosto assurdo,ma siamo ancora fortunati che Tornatore non abbia pensato addirittura di far sposare Irena col padre di Tea.Le musiche, suggestive nel tema portante, sono però troppo invadenti e onnipresenti come a cercare di rafforzare un'emozione che le immagini da sole non sostengono.Tra i momenti felici in una struttura filmica di maniera si impone la bella inquadratura densa di metafore delle due donne (Irena e Valeria) in controcampo sulla porta di casa di Irena;il colloquio toccante con Tea ricoverata in ospedale; i perturbanti flash con scene bondage e sadomaso. Concludendo, “La Sconosciuta” è un film senza colpi d’ala, ben interpretato da quasi tutti gli attori magistralmente diretti(oltre alla protagonista la brava Gerini che vivifica un ruolo ingrato come spesso le accade,P. Favino misurato e autentico,la piccola Clara Dossena sensibile ed espressiva,A.Haber che rende umano e credibile un personaggio che poteva rischiare il caricaturale);un film che riesce a catturare l'interesse ma che man mano che si sviluppa finisce col deludere.Ha certamente il merito di richiamare l'attenzione sula duplicità dell'individuo, sulla mescolanza tra bene e male, tra crudeltà e amore,sulle complicità e le somiglianze tra vittime e aguzzini,ma è condotto con troppa freddezza perchè il dramma riesca ad insinuarsi nell'animo,continuando a vivere "dentro" dopo il riaccendersi delle luci in sala.
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(di susanna)
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[+] troppi tecnicismi!!!!
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stefanobuoro
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lunedì 23 ottobre 2006
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bel film un po violento
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Bel film con una bella trama sostenuta. Comunque molto violento con immagini assoluntamente cruente.
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antonella
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lunedì 23 ottobre 2006
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un'altra grande prova di regia da un "grande" del
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E' un'opera "magna" nella quale si intrecciano diversi piani di lettura, tutti molto intensi, brucianti, penetranti. Tra tutti, superbamente interpretati dall'eccellente Irena, la forza dell'amore e della disperazione di una madre. Fuori da ogni retorica, come donna e come madre, non si può restare freddi di fronte alla violenza di quest'onda che ti travolge fin dai primi fotogrammi e che ti mozza il fiato fino alla fine. Un vero capolavoro.
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david
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lunedì 23 ottobre 2006
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maternità violata
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Ottimo film "La sconosciuta" di Giuseppe Tornatore, dopo la mezza delusione di "Malena", il regista italiano più internazionale ritorna alla grande con una storia allo stesso tempo inquietante, emozionante e recitata alla perfezione.
Il regista non giudica niente e nessuno, ci mostra, attraverso ottime immagini accompagnate da splendide musiche, la storia di una donna ucraina giunta in una città del nord Italia per cercare qualcosa.
Minuto dopo minuto scopriamo qualcosa di più della vita di Irena, una straordinaria Xenia Rappoport, coadiuvata da un gruppo di ottimi attori italiani (su tutti la "Gina" di Piera Degli Esposti, il portiere di Alessandro Haber, Michele Placido e Pierfrancesco Favino).
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Ottimo film "La sconosciuta" di Giuseppe Tornatore, dopo la mezza delusione di "Malena", il regista italiano più internazionale ritorna alla grande con una storia allo stesso tempo inquietante, emozionante e recitata alla perfezione.
Il regista non giudica niente e nessuno, ci mostra, attraverso ottime immagini accompagnate da splendide musiche, la storia di una donna ucraina giunta in una città del nord Italia per cercare qualcosa.
Minuto dopo minuto scopriamo qualcosa di più della vita di Irena, una straordinaria Xenia Rappoport, coadiuvata da un gruppo di ottimi attori italiani (su tutti la "Gina" di Piera Degli Esposti, il portiere di Alessandro Haber, Michele Placido e Pierfrancesco Favino).
Il film dura quasi due ore, ma non c'è nessuna scena in più, tutte servono a sciogliere i nodi di una storia attuale e straziante, Tornatore sa come colpire al cuore lo spettatore, come emozionarlo senza artifici, con immagini che rimangono impresse e difficilmente si possono cancellare.
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x
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lunedì 23 ottobre 2006
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a tradimento
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Ne La sconosciuta, il film con cui Giuseppe Tornatore torna in sala dopo cinque anni di silenzio, le sequenza più strazianti sono quelle dove una bambina viene legata, spintonata a terra e costretta a rialzarsi dalla sua giovane tata: pura malvagità o amore spinto all’estremo? In realtà la scena ricorda uno dei capolavori del verismo italiano, la novella Rosso Malpelo di Verga, in cui un povero e disprezzato garzone di miniera tormenta in vari modi, e picchia con sempre maggior accanimento un ragazzino gracile, chiamato significativamente Ranocchio, a cui è affezionato dicendogli” Bestia! Bestia sei! Se non ti senti l’animo di difenderti da me che non ti voglio male, vuol dire che ti lascerai pestare il viso da questo e da quello!”.
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Ne La sconosciuta, il film con cui Giuseppe Tornatore torna in sala dopo cinque anni di silenzio, le sequenza più strazianti sono quelle dove una bambina viene legata, spintonata a terra e costretta a rialzarsi dalla sua giovane tata: pura malvagità o amore spinto all’estremo? In realtà la scena ricorda uno dei capolavori del verismo italiano, la novella Rosso Malpelo di Verga, in cui un povero e disprezzato garzone di miniera tormenta in vari modi, e picchia con sempre maggior accanimento un ragazzino gracile, chiamato significativamente Ranocchio, a cui è affezionato dicendogli” Bestia! Bestia sei! Se non ti senti l’animo di difenderti da me che non ti voglio male, vuol dire che ti lascerai pestare il viso da questo e da quello!”. In una società fatta ancora di schiavi e padroni, in cui è inevitabile far torto o patirlo, l’educazione non passa attraverso i libri e le belle parole, ma attraverso la strada e i suoi crudi metodi: l’unico modo per sopravvivere è difendersi con i pugni e persino prendere il coltello ed uccidere, se necessario, solamente una morale ipocrita e anacronistica impone di porgere l’altra guancia. Ne La sconosciuta la storia di formazione si sviluppa gradualmente secondo una triplice prospettiva: la giovane protagonista cerca nel presente le traccia di un passato di atrocità che la ossessiona, la sua intrusione in un ambiente borghese benestante ne fa implodere egoismi e fragilità, la sua sconfitta sarà dolorosamente formativa per la bambina affidatale sofferente e patologicamente inerme per via di una strana malattia. A una conclusione l’intreccio così arriva e l’enigma si risolve. Peccato però, perché in realtà non dovrebbe essere affatto sciolto il nodo: come sognare colori e luce e cestelli di fragole rosse in mezzo a tanti incubi, quale spazio resta all’amore in un universo spietato che si insinua subdolamente nell’animo corrompendolo? Il lungometraggio recuperando con maestria le atmosfere algide alla Chabrol lascia percepire sotto pelle l’inquietudine della metropoli operosa e claustrofobica, la simbolica Velarchi( Trieste) popolata dagli orefici e dalle loro abitazioni opprimenti, invasa dai diseredati assetati di una vita migliore. Una macchina da presa che obbliga a centellinare con lo sguardo i forellini invisibili a occhio nudo nel tappeto pulito è la prerogativa di un noir esistenziale riuscito: il vaso di fiori in bilico sulla finestra, la scala a chiocciola, l’allarme della cassa al supermercato, chiavi e casseforti, scaffali e porte serrate sono i segni di una realtà ostile ed impenetrabile. Poi parole e spiegazioni neutralizzano la forza perturbante di immagini e gesti e il rebus si stempera in dramma patetico, a tradimento.
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[+] molto bello!
(di dodix2003)
[ - ] molto bello!
[+] splendido
(di fabio)
[ - ] splendido
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diomede917
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lunedì 23 ottobre 2006
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melodramma alla tornatore
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Chi è questa sconosciuta che viene dall'Ucraina? Si sa solo che si chiama Irina ed è tormentata da un passato fatto di violenza in formato flashback. Arriva a Trieste accompagnata da una collonna sonora ispirata ai gialloni di Hitchcock. Si insinua all'interno di una famiglia bene che vive in un condominio di Polanskiana memoria e da quel momento iniziamo una discesa nei tormenti di questa povera donna soffrendo e piangendo con lei come si faceva nei bei film anni 50 con la coppia Amedeo Nazzari-Ivonne Sanson. Nonostante qualche falla evidente in fase di sceneggiatura, Tornatore fa un film secco, deciso che ricorda un pò l'Almodovar melodrammatico che poggia su degli attori in stato di grazia regalandoci una scoperta che viene dall'est di nome Xenia Rappenport.
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Chi è questa sconosciuta che viene dall'Ucraina? Si sa solo che si chiama Irina ed è tormentata da un passato fatto di violenza in formato flashback. Arriva a Trieste accompagnata da una collonna sonora ispirata ai gialloni di Hitchcock. Si insinua all'interno di una famiglia bene che vive in un condominio di Polanskiana memoria e da quel momento iniziamo una discesa nei tormenti di questa povera donna soffrendo e piangendo con lei come si faceva nei bei film anni 50 con la coppia Amedeo Nazzari-Ivonne Sanson. Nonostante qualche falla evidente in fase di sceneggiatura, Tornatore fa un film secco, deciso che ricorda un pò l'Almodovar melodrammatico che poggia su degli attori in stato di grazia regalandoci una scoperta che viene dall'est di nome Xenia Rappenport. Intorno a lei danzano i nostri ottimi caratteristi da Alessandro Haber portinaio molto interessato ad una Gerini ormai a suo agio nel ruolo dell'algida borghese, un disgustoso in tutti sensi Placido e una straordinaria bambina Clara Dossena che riesce ad emergere bene in questo cast.
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[+] complimenti ma...:)
(di lola)
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diana di francesca
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lunedì 23 ottobre 2006
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vecchio cinema sadomaso
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Certo, partendo dal “sottozero” dell’inguardabile Malena, “La Sconosciuta” fa tirare un sospiro di sollievo. Molto vicino ai film americani “di genere”, si incentra sulla figura della sconosciuta che entra in una famiglia normale riuscendo ad accattivarsi fiducia e affetto e a sconvolgerne i parametri, finchè il suo gioco si precisa e si svela in tutta la sua ferocia.“La Sconosciuta” è un film freddamente crudele, in cui deborda, contenuto con fatica, un immaginario erotico con forti pulsioni sadomaso. Si snoda come una fiction , con intrecci ora appassionanti ora inverosimili, con numerosi e peraltro spesso prevedibili colpi di scena. Di buon livello il primo tempo, intrigante, criptico e serrato, quasi interamente sostenuto dal personaggio di Irena (l’intensa Rappoport), concentrata e persa nelle sue trame deliranti da stalker, nel suo caparbio tentativo di riprendersi la vita ad ogni costo, chiunque ne faccia le spese.
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Certo, partendo dal “sottozero” dell’inguardabile Malena, “La Sconosciuta” fa tirare un sospiro di sollievo. Molto vicino ai film americani “di genere”, si incentra sulla figura della sconosciuta che entra in una famiglia normale riuscendo ad accattivarsi fiducia e affetto e a sconvolgerne i parametri, finchè il suo gioco si precisa e si svela in tutta la sua ferocia.“La Sconosciuta” è un film freddamente crudele, in cui deborda, contenuto con fatica, un immaginario erotico con forti pulsioni sadomaso. Si snoda come una fiction , con intrecci ora appassionanti ora inverosimili, con numerosi e peraltro spesso prevedibili colpi di scena. Di buon livello il primo tempo, intrigante, criptico e serrato, quasi interamente sostenuto dal personaggio di Irena (l’intensa Rappoport), concentrata e persa nelle sue trame deliranti da stalker, nel suo caparbio tentativo di riprendersi la vita ad ogni costo, chiunque ne faccia le spese. Il secondo tempo invece ha un calo evidente nell’ispirazione, nella sceneggiatura, nell’atmosfera; pasticciato e incongruo,precipita verso il drammone Anni Cinquanta.Molte le "tornatorate" di cui si sarebbe potuto fare a meno (la scena di Irena distesa a letto con accanto il vestito da uomo, l’artificioso montaggio Griffith nella scena del ritrovamento del cadavere, il tema della spirale - le scale a chiocciola, il gioiello di Muffa-, le forbici -forse un richiamo freudiano alla consapevolezza che nei suoi film c’è sempre molto da tagliare), e molte le sbavature che disturbano la sceneggiatura, tra cui ad es:-la cassaforte degli Adacher, guarda che combinazione (è proprio il caso di dirlo), sta strategicamente collocata di fronte al buco della serratura in modo che basta guardarci per vedere il numero che viene composto.
- nove figli in dodici anni non sono un po’ troppi? sceglievano sempre lei per restare incinta?
-il finale appare piuttosto assurdo, con la giovane Tea che non si fa vedere per 10 anni ma poi accoglie a sorpresa Irena all’uscita dal carcere e sorride lieta ritrovando la responsabile sia pure indiretta della morte della madre; ma siamo ancora fortunati che Tornatore non abbia pensato addirittura di far sposare Irena col padre di Tea.
Tra i momenti felici in una struttura filmica di maniera si impone la bella inquadratura densa di metafore delle due donne (Irena e Valeria) in controcampo sulla porta di casa di Irena;il colloquio toccante con Tea ricoverata in ospedale; i perturbanti flash con scene bondage e sadomaso. Concludendo, “La Sconosciuta” è un film senza colpi d’ala, ben interpretato da quasi tutti gli attori(oltre alla protagonista ricordiamo la brava Claudia Gerini che vivifica un ruolo ingrato come spesso le accade, Pierfrancesco Favino misurato e autentico, la piccola Claudia Dossena sensibile ed espressiva, Alessandro Haber che rende umano e credibile un personaggio che poteva rischiare il caricaturale); un film che riesce a catturare l’interesse ma che man mano che si sviluppa finisce col deludere. Ha certamente il merito di richiamare l’attenzione sulla duplicità dell’individuo, sulla mescolanza tra bene e male, tra crudeltà e amore, sulle complicità e sulle somiglianze tra vittime e aguzzini; ma tutto è condotto con troppa freddezza perché il dramma riesca ad insinuarsi nell’animo, continuando a vivere "dentro", dopo il riaccendersi delle luci in sala.
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